Mione, in via Calderisi

Contenuto

 palazzina Lupicini  
[Palazzina Mione in via Calderisi, foto Sabino Di Tommaso 2015 - portale laterale della palazzina, foto G. D'Ambrosio 2016]

Case - palazzine del borgo antico

Palazzina dei Mione (poi dei Lupicini, ... , Calderisi)
in Via Calderisi

La Centrone, nel suo studio sotto richiamato, afferma che l'edificio originario di questa palazzina è appartenuto nel Cinquecento alla famiglia dei Lupicini. L'Agresti afferma (nel testo sotto citato) che lo stabile fu proprietà dei Pellegrini, (ipotesi ritenuta improbabile dalla Centrone); la struttura, comunque, a metà Seicento divenne proprietà degli Excelsis; nel Settecento fu abitato da alcuni componenti della famiglia del medico Domenico Antonio Arcamone. Nell'Ottocento infine divenne proprietà dei Calderisi.


[Lapide dei Mione in S. Maria Vetere - foto Sabino Di Tommaso, 2019 ]

Lo stemma con le tre conchiglie, presente fino al secolo scorso sul portale laterale ed visto anche dall'Agresti, indica invece che questo palazzo nel Cinquecento apparteneva alla famiglia dei Mione e probabilmente fu da essa costruito.
Infatti una pietra tombale dei Mione con tale stemma, datata 1540 (a lettura degli storici, in quanto la lapide è attualmente in parte slabbrata) è presente nella Chiesa di S. Maria Vetere.
Inoltre in Cattedrale la famiglia Mione, detenendo il giuspatronato della Cappella della Natività della Vergine Maria eratta a destra del presbiterio, nel 1544 aveva fatto erigere il relativo portale di accesso, ponendo il suo stemma con le tre conchiglie sui due piedistalli e nella chiave dell'arco; tale portale monumentale cinquecentesco attualmente orna in presbiterio l'accesso alla Sagrestia.

L'Agresti, nel libro delle sue ricerche storiche sul Capitolo Cattedrale di Andra, scrive:

"Questa famiglia [Pellegrini] aveva il suo palazzo sull'angolo della piazzetta di via Calderisi, dove tuttora ammirasi un gran portone di pietra, avendo in cima uno scudo ben scolpito e lo stemma, formato dalle tre chiocciole suddette. Il palazzo è costruito metà in pietra e metà in tufi, formati a bozzetti e a punta di diamante."

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 46].

Una descrizione accurata e ricca di riferimenti documentali ce la fornisce lo studio della Centrone citato in calce.

“La facciata presenta due tipi di paramenti murari.
Elevato su uno zoccolo in pietra tufacea a bugne rustiche poco aggettanti, l'edificio mostra un rez-de-chaussée di breve respiro.
Al di sopra della cornice marcapiano si distende, invece, il bugnato a punta di diamante. Apparentemente regolare, esso mostra conci della stessa sagomatura, ma di modulo non perfettamente quadrangolare.
Due ordini sovrapposti di tre finestre interrompono il tessuto murario. ... Il secondo ordine di finestre, inserite in facciata e aggiornate stilisticamente in tempi posteriori, sonotutte balconate: frutto di interventi settecenteschi quella centrale e quella laterale destra, in sile liberty il balcone di sinistra. ...
Il palazzo presenta sul lato destro il portale. Questo, disposto diagonalmente alla facciata, è limitato, a destra, da edifici ottocenteschi. ... Il portale era, in origine, provvisto di battenti, come dimostra la presenza dei gangheri in pietra. ...
Il corpo di fabbrica più antico (XV secolo) è posto su due piani. Di questi è visibile solo il secondo ... nel quale si apre una finestra con cornice a beccatelli affiancata da una mensola decorata. L'estremità forata fa pensare all'esistenza di una mensola gemella e che entrambe servissero per sostenere il bastone per esporre i drappi.
[Nella parete che da in un atrio di Via Palestro] è ancora visibile un'elegante finestra, in stile catalano, innestata in un tessuto murario in tufo, concluso in alto da una cornice doppia. ... Profilata da una cornice a bilanciere, in tufo, con peducci lavorati a fogliame, è coronata da una modanatura a ovuli. A metà altezza la finestra è affiancata da due bellissime mensole forate, in pietra, decorate a motivi geometrici e floreali.
Gli interni dell'edificio sono loso parzialmente leggibili. ...
Passando attraverso un grande ambiente di forma rettangolare con volta settecentesca, si accede in un vano più piccolo. ... questo introduce ad un  ambiente di servizio anch'esso a volta settecentesca chiuso da un portone prospiciente via Palestro. Il dislivello tra le vie Calderisi e Palestro fa in modoche questi ambienti interni del palazzo si aprano, su via Palestro, a livello stradale, su via Calderisi, a livello del primo piano. Probabilmente esso costituiva l'accesso per le carrozze."

[tratto da “Palazzi Storici di Andria tra il XVI e il XVIII secolo”, di Carmela Centrone, a cura del C.R.S.E.C. di Andria, Grafiche Guglielmi, 2004, pagg. 85-90.]