[Le absidi del presbiterio - elaborazione digitale su foto di Sabino Di Tommaso - 03/05/2022]
Le strutture essenziali del presbiterio sono state realizzate non più tardi del Quattrocento. Sono edificati nel più classico stile gotico il grande arco trionfale d'ingresso e tutto l'insieme absidale, formato dal coro centrale a da due absidiole laterali.
Quali criteri costruttivi sono stati utilizzati nella realizzazione
di questo insieme ecclesiale? Nel Tre-quattrocento erano conosciuti
dai migliori costruttori di chiese ed edifici importanti
i consigli contenuti nel manuale realizzato da un architetto francese, Villard de Honnecourt:
41 fogli (33 superstiti) ricchi di precisi disegni e annotazioni
in piccardo antico (francese della zona di Amiens).
Poiché le strutture gotiche dell'Annunziata appaiono molto armoniose,
provo se nella loro costruzione è stata tenuta presente
la semplice regola geometrica che Villard espose nel suo taccuino.
Dapprima riporto brevemente quanto egli annota, riprendendolo
dai testi di alcuni ricercatori.
Scrive il Prof. Renato Sparacio nel sotto citato testo:
“Una delle poche prove del ruolo e del livello culturale degli architetti nel tempo del gotico è rappresentata dal taccuino di Villard de Honnecourt (pubblicato nel 1858). Comprende 33 fogli di pergamena con schizzi e disegni risalente all’inizio del XIII secolo. «… Villard de Honnecourt vi saluta, e prega tutti coloro che lavoreranno con gli strumenti che troveranno in questo libro di pregare per la sua anima e ricordarsi di lui, perché in questo libro si può trovare grande aiuto per la saldezza della muratura e per gli strumenti di carpenteria; vi troverete anche il modo per rappresentare efficacemente le figure, i disegni, secondo quanto comanda e insegna l’arte della geometria».” [NDR]
[Renato Sparacio, "La scienza e i tempi del costruire", UTET, 1999, pag. 368]
Scrive Daniela Galasso:
“Che i tre archi siano ottenuti con la medesima apertura di compasso lo scrive lo stesso Villard nella didascalia al disegno (foto sotto) [1]; a noi non rimane che verificarlo. L’arco 1, a tutto sesto, è ottenuto facendo centro in C1 ed in esso r = d/2 (con r = raggio, d = diametro); l’arco 3 si ottiene puntando il compasso in C3 con la stessa apertura dell’arco 1. Nell’arco 3 si ha che r = d. L’arco 2 infine si ottiene facendo centro in C2, proiezione sull’orizzontale dell’altezza dell’arco 3, mantenendo la stessa apertura di compasso con la quale si sono ottenuti gli archi 1 e 3. Nell’arco 2 si ha che r = 2/3d. Si vede dunque come effettivamente con questo metodo si riescano a disegnare tre profili di archi aventi sesto, luce e monta differenti usando una sola apertura di compasso.”
NOTE[1] «Par chu fait om trois manires d’ars a conpas ovrir one fois», Villard, in “Taccuino di disegni” o “Livre de portraiture”, manoscritto n. 19093 della Biblioteca Nazionale di Parigi, XIII secolo.
[tratto da "Villard de Honnecourt la rivoluzione strutturale del medioevo" di Daniela Galasso, in “ArchigraficA”, ottobre 2008 - semestrale di architettura, città e paesaggio, pag.13]
"Wilars de Honcort v(os) salue (et) si proie a tos ceus qui de ces engiens ouvront, c'on trovera en cest livre q(u)'il proient por sarme (et) q(u)'il lor soviengne de lui. Car en cest livre puet o(n) trover grant consel dele grant force de maconerie (et) des engiens de carpenterie, (et) si troveres le force de le portraiture, les trais, ensi come li ars de iometrie le (com)ma(n)d(e) (et) ensaigne."
Il disegno dello schema di Villard de Honnecourt da me su riprodotto, (schema che appare effettivamente utilizzato nella costruzione delle campate delle cattedrali di Reims nel 1211, Amiens, …), si realizza, come egli spiega, con una sola apertura di compasso (con r = C1 C3). Si disegnano così 1 arco a tutto sesto (per il costolone diagonale della campata) e 2 archi ogivali (policentrici): un arco “a terzo acuto” o “in terzo punto” (per il costolone trasversale) e un arco a sesto acuto o equilatero (per il costolone longitudinale).
Sovrapponendo una maschera del disegno di Villard sulle foto degli archi
innalzati nel presbiterio dell’Annunziata,
risulta che i quattro archi trasversali sono realizzati a terzo acuto,
come si può vedere nelle sottostanti riproduzioni.
(nelle foto non è proposta l'absidiola destra, in quanto strutturalmente identica a quella sinistra).
Infatti, da una prima approssimata misurazione, per l'arco trionfale risulta il rapporto raggio_semiarchi / Luce_archi
uguale a 0,64 ; per le absidi, sia centrale che laterali, il rapporto
risulta uguale a 0,69. Per tutti gli archi ogivali trasversali, quindi, tale
rapporto corrisponde a circa i 2/3 (0,6)
previsti dalla regola di Villard.
In appoggio alla indiscussa abilità delle maestranze che edificarono il nostro presbiterio riporto quanto scrive Harmen H. Thies in ‘Processi’ tecnici ed evoluzione dei sistemi strutturali negli edifici di culto (secoli VI-XVI), a pag. 49 del testo sottocitato:
“Architetture progettate con tale coerenza e perfezione fino ai dettagli erano realizzabili solamente in base a nuove premesse tecnico-organizzative. Devono esserci stati … disegni progettuali ed esecutivi proporzionati, proiezioni ortogonali delle piante, sezioni e prospetti, sulla base dei quali potesse essere organizzato e condotto il lavoro di cantiere. Questo è confermato dalle prime proiezioni grafiche conservate e dal già citato ‘libro di modelli’ di Villard de Honnecourt.”
[tratto da “L’arte medievale nel contesto 300-1300: funzioni, iconografia, tecniche”, di AA.VV, Ed. Jaca Book, Milano, 2006.]
Nella maggior parte delle chiese gotiche a tre navate le campate laterali sono a base quadrata fin dagli albori.
[Particolare della pianta delle campate centrale e laterali di una chiesa in un disegno del Villard]
Il particolare del disegno di Villard è qui riprodotto anche per confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, che lo schema architettonico del presbiterio dell'Annunziata, pur nella sua estrema semplicità plastica, risponde ai più severi canoni del gotico due-trecentesco francese. Forse l’invasione degli Ungheri comportò la distruzione del primitivo presbiterio e parte delle navate come la copertura, usualmente, a capriata lignea; fu così possibile ristrutturare la chiesa ancora a tre navate sui resti della precedente sotto i del Balzo - D'Angiò e, poi, gli Aragonesi, probabilmente con l'ausilio di maestranze d'oltralpe al seguito del casato angioino.
Tenendo infine presente parallelamente il documento della
"visita ad limina" del 1608, in cui il vescovo
Antonio Franco comunica alla Sacra Congregazione del Concilio di aver visitato
l'Annunziata e di averla trovata a tre navate divise da colonne,
appare
impensabile che nel Tre-quattrocento, si ricostruisse un presbiterio
in base a precisi criteri gotici e si terminasse la chiesa incoerente con tale stile.
Si operò certamente sulla falsa riga della Cattedrale,
anch’essa in quel tempo a cantiere aperto: tre navate
con identico arco trionfale gotico; era oltre tutto illogico
realizzare un presbiterio a tre absidi se la chiesa,
già originariamente a tre navate, venisse poi terminata a navata unica.
Quando, allora, la chiesa fu trasformata ad unica nave?
Non dimentichiamo che, sempre nel 1608, il su citato vescovo trovò il tetto
della chiesa danneggiato dalla pioggia e, in particolare,
quello della navata destra (a sinistra di chi entrava) pericolante;
probabilmente le condizioni tanto precarie dell’edificio
costrinsero le autorità, a poco più di un secolo dalla precedente
ristrutturazione, a convertire la chiesa a navata unica.
Resta ora un impegno importante: rinvenire documenti che certifichino quando esattamente è avvenuta tale ristrutturazione. Esisteranno ancora tracce documentarie di tale trasformazione, realizzata comunque non più tardi di fine Seicento?