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Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


XIX
Castel del Monte feudo del gran capitano Consalvo

Il gran capitano Consalvo, Ernàndez di Cordova, celebre per l’acquisto del regno di Granata, e per la sconfitta dei Mori di Spagna, fu spedito da Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, alla conquista del reame di Napoli, che con Ludovico XII, re di Francia, si disputava. Il viceré di Francia, Luigi d’Armignac, duca di Nemours, il quale reggeva Terra di Lavoro e l’Abruzzo, aveva occupate molte terre di Puglia e di Calabria, governate dal Gran Capitano, come viceré e gran plenipotenziario del Re Cattolico. Eccetto Barletta, Andria, Gallipoli, Taranto, Cosenza, Gerace, Seminara, e poche altre città vicine al mare, tutto era passato sotto la bandiera dei Francesi.

E poiché l’esercito di Francia di giorno in giorno ingrossava; il Gran Capitano spedì da Barletta Pietro Navarro a difendere Canosa, caduta in potere dei Francesi. Di ciò dispiaciuto, si portò subito in Andria, e vi pose dentro i suoi fedeli soldati, che vi levarono cosi gran tumulto, che gli Andriesi per paura e dell’onore e delle insopportabili vessazioni, afflitti e piangenti se ne fuggirono tutti quanti in Trani, rimanendo Andria deserta (1).

Consalvo, dopo la celebre disfida di Barletta, si ridusse con l’esercito in codesta città senza danari, e con poche vettovaglie (2). Se non che il 27 aprile 1503 con l’aiuto di duemila e cinquecento Alemanni, in compagnia del famoso Ettore Fieramosca, e dei valorosi Fabrizio e Prospero Colonna, fece uscire fuori Barletta il suo esercito, e passato l’Ofanto, corse sopra Cerignola, ove stavano accampati i Francesi. Sebbene l’ora fosse tarda, il duca di Nemours attaccò la battaglia, che non fu lunga, e i Francesi furono sconfitti! Molti furono prigionieri, e molti i morti, fra i quali il medesimo Duca, il cui cadavere Consalvo fece portare in Barletta, ed onorevolmente seppellire nella chiesa di S. Francesco (3).

Intanto Luigi D’Ars, audace capitano francese, essendo riuscito, nella fuga da Cerignola, a riparare a Venosa; riunì colà tutti i Francesi rimasti sparsi pei varii luoghi di Puglia, ed un bel giorno all’improvviso s’impadronì di Castel del Monte (4), donde scese ad occupare Andria. Ma i Barlettani, che a difesa di questa città avevano mandato parte di loro artiglierie (5), corsero in aiuto di essa ed azzuffatisi sotto le mura di Andria coi francesi, li ruppero e li misero in fuga così da togliere loro di rientrare nella città (6). In seguito il Gran Capitano li scacciò da Castel del Monte (7).

Finalmente conquistato tutto il regno al suo re Ferdinando; il 14 maggio 1503, fece la sua solenne entrata in Napoli, ove accolto con pompa veramente reale, e con gran festa; il giorno seguente riscosse da tutti i baroni il giuramento di fedeltà per il Re Cattolico. Ma Ferdinando avendo cominciato a sospettare delle intenzioni del Gran Capitano, che accarezzava baroni e cavalieri, donava largamente agli amici i beni della corona, e di re non gli mancava che il nome; ai 4 settembre 1506, imbarcatosi a Barcellona con cinquanta vele, navigò verso l’Italia. Saputosi ciò dal Consalvo, questi spedì subito al re un suo rappresentante a prestargli obbedienza e ad offrirsi pronto a riceverlo. Il re gli fece benevoli accoglienze, per cui il Gran Capitano andò ad incontrarlo nel porto di Genova, e di là, il 1° novembre 1506, Ferdinando con la Corte e molti grandi signori Castigliani ed Aragonesi entrò in Napoli, simulando di venire a visitare il bel regno, conquistatogli da Consalvo (8). In questo frattempo Ferdinando si mostrò liberalissimo col Gran Capitano, confermandogli tutti gli Stati, che possedeva nel regno, e donandogli col titolo ed onore di ducato la città di Andria col Castello del Monte. Questo privilegio fu datato dal Castelnuovo di Napoli, il 1° gennaio 1507 (9).

Il Re Cattolico, dopo essersi trattenuto nel regno sette mesi; senza rumore alcuno, ricondusse Consalvo in Ispagna, donde non gli permise più di uscire, né d’esercitare il suo valore, perché da quel giorno in poi non l’adoperò né in guerra, né in pace mai. Un suo rappresentante, Giovanni Molinos di Valenza, governò la duchea di Andria.

Andria, cripta della Cattedrale con le tombe delle imperatrici sveve

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Nel 1515 il Gran Capitano, maritando la sua figliuola Donna Elvira a Luigi Ernandez di Cordova, suo congiunto; le assegnò in dote, oltre a molti Stati nella Spagna, i suoi feudi di Napoli, tra i quali la duchea di Andria col Castello del Monte. In nome del Guevara nel gennaio 1515 venne a prenderne il possesso Andrés della Torres, nobile Spagnuolo (10), che ne fu governatore sino al 1544.

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In tempo di questo duca spagnuolo, cioè nel 1528, il famoso Odetto di Foix, Monsignor Lautrec, uno dei capitani più insigni, che avesse allora la Francia, compiva la sua audacissima spedizione nel reame con un fioritissimo esercito di trentamila persone a piedi, e cinquemila a cavallo. I Francesi dopo di avere presa d’assalto Melfi, e fatto prigioniero il principe Sergianni Caracciolo, che valorosamente la difendeva; dopo di essersi impossessati di Ascoli, di Barletta e Venosa, volsero le armi contro di Andria (11). Forse per lavare l’onta loro toccata dal Gran Capitano, che li aveva cacciati dal regno; forse per vendicarsi della sconfitta, che avevano riportata nella disfida di Barletta; diroccarono le mura di Andria, ne distrussero i suburbani giardini, e saccheggiarono ed incendiarono questa città, che a Consalvo s’apparteneva, e con essa devastarono pure Castello del Monte, e lo cannoneggiarono senza pietà; scorgendosi ancora sulle sue mura esterne, dalla parte del mezzodì e dell’ovest, le profonde impronte delle palle nemiche! (12). È da credere che, dopo questo saccheggio, Castel del Monte sia rimasto per lungo tempo disabitato, e che la prima distruzione, che esso soffri, debba attribuirsi ai Francesi! (13).

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Colla morte del duca Luigi Ernandez, la duchea di Andria col Castello del Monte passò al di lui figliuolo Consalvo II Ernandez di Cordova, che dalla Spagna, con lettere patenti del 15 maggio 1543, dirette al sindaco di Andria, qui spediva per suo luogotenente il gentiluomo Giorgio de Balzedo, che vi giunse il 5 ottobre 1544 (14), e ne ebbe il possesso il 17 dell’istesso mese. Durò nel suo ufficio sino al 1552.

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 112-117.]


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1)
A lo gran capitan dispiacque molto,
e andossene in Andri in quel momento;
e vi pose da dentro gran tumolto
di soi fìdel soldati; e se ‘l ver sento,
Andri disabitò, con duol occolto
temendo de l’onor, d’aspro tormento;
et in Trani se ne andorno tucti quanti
gli afflicti citatin, con amar pianti.
Anonimo, Guerra seguita nel Regno di Napoli tra Francesi e Spagnuoli in ottava rima. Codice già Strozziano, ora della Biblioteca Nazionale di Firenze, CI, VII, n. 1075. È scrittura del principio del secolo XVI, costa di 492 ottave.
L’autore pare che sia Andriese, mentre parlando degli Italiani della disfida di Barletta, dice:
Li nostri Italiani uscenno fora
da la patria mia Andria benegna,
con orden tal, c’ognun se ne inamora
vedendo quella turba cossi degna
con tridici corseri avante a lora
copertati et armati d’una insegna;
et questi che a costoro avante andavano
tridici gentil homini li menavano.
[Giuseppe R. Sanesi, in «Archivio storico per le province napoletane», XVII (anno 1892), fascicolo 1, pp.143-185.]
E tanto più pare che l’autore di questo poemetto sia Andriese, perché sotto lo stemma di Andria, messo sulla porta del convento delle Benedettine, si legge: Andria non minus fìdelis, quam benigna, che l’Anonimo traduce: Andria benegna.

(2) Guicciardini, Storia d’Italia, Milano, vol. II. lib. V, cap. V, pag. 267.

(3) Questa chiesa ora non esiste più; si fa menzione di essa in una pergamena del Duomo di Trani, datata il 12 aprile 1452, XV Ind. «Dictus Balducius aut heredes eius domos ipsos recipiant de manibus dictorum fratrum et assignare debeant fratribus Eccl. S. Francisci de Barulo etc». Beltrani, C. Lambertini, pag. 527.

(4) Guicciardini, Storia d’Italia, Milano, vol. II. lib. V, cap. V, pag. 348 e 353.

(5) «L’Università di Barletta supplica V. Ill. S. (il Gran Capitano) atteso che per ordine de quella andò in Andri certa loro artegliaria, videlicet cinque passavolanti de brunzo con loro mascoli, et vinte archibusi con una quantità de passaturi, pallocte de piumbo, forcine et altre cose de munitione per la fortifìcatione de quella città in tempo stava V. Ill. S. in Barletta con lo felicissimo exercito, et essendo seguita la rotta de Francisi in la Cerignola per la eximia prudenza et virtù de quella, più e più volte haveno mandato loro Sindici in ditta Città per la recuperatione de ditta artegliaria, de continuo hanno dennegato volere quelle restituire, non obstante la lettera expedita per V. Ill. S. ad ditta Città et Gubernatore de quella per la restitutione de ditta artegliaria: et finalmente successa la occupazione fatta per Luis d'Ars de ditta città de Andri, se portò via la major parte de ditta artegliaria: per lo che se supplica V. Ill. S. se digne ordinare e comandare al Governatore de Barletta presente et futuro, che debia costrengere la Università de Andri, et cittadini de quella alla integra restituzione de dicta artegliaria, o yero allo equivalente pretio de quella, per essere persa per loro colpa et defecto. Placet Ill. Dño quod restituantur quæ extant, deperditæ vero non fuerunt recuperatæ, restitutis machedis vel fulconestis». Loffredo, Stor. della città di Barletta, vol. II, pag. 508.

(6) «Se supplica la prefata maestà (Ferdinando il Cattolico) che se digne concedere ad ipsa Università (di Barletta) li offici sonno in epsa pro tempore vacaturi … et questo in remuneratione de la demonstratione facta per dicta Università per servitio de vostra maestà, quando de poi partito lo felicissimo exercito da Barletta li omini de epsa Terra audacemente uscero fora et roppero et fugaro Luis D’Ars allora inimico et infesto a le Aragonesi imprese quillo scazando da la città de Andri, et quella da poi reaquistata a la fedelità de V. C. M.tà etc.». Loffredo, Storia di Barletta, vol. II, pag. 516.

(7) Costo, presso Di Tarsia, Mem. di Conversano, pag. 393.

(8) Giannone, Ist. civ. del Reg. di Nap., vol. II, lib. XIII, pag. 331.

(9) Vedi Documento XLVI.

(10) D’Urso, Storia della città di Andria, lib. VI, cap. VIII, pag. 123.

(11) Giornale del Rosso, pag. 7.

(12) Il Duca di Luynes, Recherches sur le monum. etc. Descrip. de Castel del Monte, nota 9.

(13) Gregorovius, In Puglia, Castel del Monte, pag. 340.

(14) D’Urso, Storia della città di Andria, lib. VI, cap. VIII, pag. 124.