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Castel del Monte - disegno di V.Baltard del 1836
[Castel del Monte - disegno di V.Baltard del 1836]

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


Documento XLIX

REGNO D’ITALIA

VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA

Contratto di cessione tra il signor Ferdinando Carafa Duca di Andria ed il Governo,
del predio denominato Castel del Monte in Provincia di Bari
.

L’anno 1876, il giorno 1° febbraio nell’ufficio della Prefettura di Napoli. —

Innanzi al Commendatore signor Antonio Mordini Prefetto della Provincia di Napoli, assistito dal Consigliere Cav. Francesco Colletta, Capo dell’ufficio contrattuale della Prefettura medesima, ed alla presenza dei sottoscritti cogniti ed idonei testimoni si è personalmente presentato e costituito il signor Ferdinando Carafa Duca di Andria e di Castel del Monte per la infrascritta causa.

Il Ministero della Istruzione Pubblica con nota 30 settembre ultimo N. 13886, nel riferire che il prenominato signor Duca di Andria, pregatone, acconsentiva di cedere al Governo il suo Castello d’Andria, autorizzava questa Prefettura a fare le pratiche per devenire alla regolare stipulazione del contratto, nel quale potevano inserirsi le clausole accennate nella dichiarazione di esso signor Carafa, e che questi riputava necessarie alla tutela del decoro della sua famiglia.

In adempimento di tali superiori disposizioni, questa Prefettura iniziava delle pratiche col ripetuto signor Duca d’Andria precisamente dirette allo scopo di conoscere la provenienza, l’uso ed altri simili indispensabili elementi di fatto intorno allo stabile, che or si cede. Alle quali domande essendosi ampiamente annuito con la esibizione di titoli e documenti comprovanti la legittimità del possesso dell’immobile di cui è obbietto, il costituito signor Duca nell’intendimento che le origini, le traslazioni di dominio e la provenienza alla sua Ducal Casa si sappia ed in quella che sia fatto noto ai venturi, la impellente ragione onde è indotto a cedere lo Storico Monumento al Governo Italiano, dichiara innanzi tutto che ad esso signor Ferdinando Carafa si appartiene il Castel del Monte detto pure Castromonte; che il Real Governo più volte in tempi diversi lo abbia fatto esortare e premurare a far restaurare, mantenere e custodire nel modo che meglio gli avesse potuto riuscire, la parte che resta del detto Castello, affinché un sì pregevole ed interessante monumento storico ed artistico non fosse interamente distrutto.

Che il detto signor Carafa, benché a niuno secondo nel desiderio ardentissimo di conservare alla patria ed alla sua famiglia le preziose reliquie del detto Castello, pure dopo aver nutrita per lungo tempo la speranza di riuscire allo scopo ha dovuto suo malgrado convincersi della inutilità dei suoi privati sforzi, e ciò non solo a cagione delle politiche vicende e delle sventure sofferte dalla suo famiglia e da lui medesimo, ma per la ingente spesa occorrevole sia per riparare alquanto ciò che dell’antico edifizio rimane, sia per accorrere a brevi periodi alla sua manutenzione, e sia per provvedere alla sua custodia, e tutto ciò senza la più lontana speranza di poterne ritirare mai un qualsiasi profitto, essendoché l’annoso Castello di che trattasi, si è un monumento storico ed artistico, e pertanto inadatto ed assolutamente incapace a qualsiasi uso, sì per il suo presente stato, sì per la natura delle sue costruzioni, e sì per il lungo solitario e disabitato in cui è posto.

In risposta alle sopraccennate premure ed esortazioni del Real Governo, esso signor Carafa faceagli presente le ragioni e circostanze su divisate, che costituiscono lui e qualsiasi altro privato individuo nella impossibilità di preservare dalla totale rovina quell’avanzo di sì famoso edifizio. — In vista di ciò il Real Governo nel nobile scopo di conservare all’Italia lo Storico Monumento, faceva premurare esso signor Carafa di concorrere al cennato lodevole scopo nel concedere al Governo il ridetto Castello, ed egli vedendo in ciò il solo mezzo d’impedire la totale distruzione, e desiderio di conservare alla patria una preziosa reliquia di arte ed uno storico monumento vi annuiva … ecc.

(Nell’articolo 1° il Duca d’Andria fa un cenno storico del Castello: ma sventuratamente esso è fondato sulle fantasie poetiche del Lauria!)

Art. 2° — Il signor Ferdinando Carafa, Duca di Andria e di Castel del Monte, dichiara e consente di concedere e trasferire, come di fatto concede e trasferisce al Governo Italiano il predetto Castello nello stato come ora si trova, sotto ogni rapporto, quale stato e ben noto al Governo, senza alcun patto di riprenderlo con tutti i dritti e servitù attiva e passiva, se per avventura ve ne fossero, e libero da ogni sorta di afficienza ipotecaria e di pesi inerenti, e gliene garantisce l’assoluto dominio ed il possesso in futuro; aggiungendo che il trasferimento medesimo si compie nel fine precipuo di veder conservato questo patrio monumento, che le sventure, e le vicende politiche, sofferte dalla sua famiglia e da lui, non gli permettono di restaurare, mantenere e custodire. Beninteso che concedendosi e trasferendosi dal signor Carafa il Castel del Monte, non viene egli a spogliarsi ed a rinunziare al dritto onorifico di seguitare a portare il titolo di Duca di Andria e di Castel del Monte, che anzi questo dritto rimane espressamente riserbato per sé e pei suoi discendenti.

Art. 3° — Per gli effetti della presente concessione il Ministero della Pubblica Istruzione esprimendo la sua completa soddisfazione verso il sullodato signor Ferdinando Carafa, Duca di Andria e di Castel del Monte, per avere secondato le lodevoli premure del Governo, dirette alla conservazione dello Storico Castello, e consentito che il medesimo sia trasmutato in Monumento Nazionale, offre, a tale scopo, non già come prezzo (ché niuno il fabbricato ne vale), ma come semplice attestato di riconoscenza lire 25,000 – ecc …

A. M. D. G.
[= Ad Maiorem Dei Gloria]


[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, p. 165-168.]