Chiesa del SS. Salvatore

Contenuto

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

Capitolo VII.

di Michele Agresti (1852-1916)

La Chiesa del SS. Salvatore

Madonna di Trimoggia, prima dell'ultimo restauro (foto Valerio Iaccarino)

La Chiesa del SS. Salvatore è messa a circa due chilometri dalla città, dal lato di mezzogiorno. Di questa Chiesa già abbiamo fatto un cenno nel I. volume di quest’opera, quando parlammo del trasloco del Capitolo Collegiale di S. Nicola, dalla sua primitiva residenza di S. Maria di Trimoggia nella nuova residenza della Chiesa di S. Nicola (1104).
L’antica Chiesa di S. Maria di Trimoggia aveva un’altare intitolato al SS. Salvatore del quale custodiva gelosamente una preziosa e prodigiosa tela, rappresentante il Divin Redentore legato alla colonna.
Stando la grande devozione a questa Immagine del Salvatore, nel 1816 il Capitolo di S. Nicola, accanto all’antica Chiesa di S. Maria di Trimoggia fe’ costruire una Cappella, dedicata esclusivamente al SS. Salvatore, dove collocò quell’antichissima Immagine, chiusa in cornice.
Però, crescendo sempre più la devozione a quella prodigiosa Immagine, e ritenuta troppo angusta quella Cappella, il benemerito Capitolo di S. Nicola, nel 1872, la fe’ ingrandire ed abbellire, erigendovi un maestoso altare di marmo, su cui primeggiava la portentosa Immagine del Salvatore, chiusa in più ricca cornice. Nè di ciò contenti i zelanti Canonici di quell’insigne Capitolo, nel 1900, fecero abbattere la vecchia Chiesa di S. Maria di Trimoggia e la Cappella del Salvatore, per far ricostruire una novella e più ampia Chiesa, intitolata al Salvatore, come omaggio sull’inizio del secolo ventesimo [1].
Questa nuova Chiesa, costrutta sotto la direzione dell’egregio ingegnere, il nobiluomo Cav. Riccardo Ceci di Francesco, è di stile romano lombardo.
Il prospetto principale è decorato da paraste in pietra da taglio con fondate in mattoni, chiuso da due grandiose colonne di marmo nostrale colorato e lavorato a pulimento [2]. Nel mezzo avvi un portale di egual pietra da taglio, decorato di due colonnine sporgenti, con basi e capitelli ben intagliati, fregiato da ricca cornice dentellata.
Sul mezzo del prospetto, si eleva il Campanile di egual struttura in pietra e mattoni nostrali, con base ottagonale, portando negli spigoli colonnine con basi e capitelli ben lavorati: termina a piramide ottagonale su ricca cornice di pietra.
L’interno della Chiesa si presenta a tre navi, più ampia quella di mezzo. Esse sono divise da pilastri di marmo bianco con mezze colonne addossate e lesene color giallognolo, lavorate a pulimento, con capitelli e basi in marmo bianco [3].
Le navi, coperte da volte a crociera, fan capo a tre Cappelle coperte con volte a cupola. Quella di mezzo, di maggiore ampiezza, è intitolata al Salvatore, l’altra a destra alla Vergine Addolorata, la terza alla Madonna di Trimoggia.
La nave di mezzo si eleva su d’un secondo ordine di piedritto, in cui son locate quattro finestre obblique.
Un pregevole altare di marmo (dovuto alla generosità della Signora Chiarina Doria, vedova di Giuseppe Ieva) si eleva in fondo alla Cappella Maggiore, intitolata al Salvatore, in cima al quale, chiuso in nicchia di pregevole marmo, trovasi esposto alla venerazione dei fedeli il prezioso antico dipinto del Salvatore.
Parecchi altri altari di marmo son pure eretti in questa nuova Chiesa (non ancora menata a termine), fra i quali quello splendido, fatto costruire dalla distinta Signora Donna Caterina dei Conti Spagnoletti - Zeuli, vedova Porro.
Il pavimento, il colonnato, gli altri altari, e quanto si ammira in questa Chiesa, tutto fu costrutto ad iniziativa del Capitolo di S. Nicola, e coll’obolo dei devoti del Salvatore, fra i quali primeggiano l’Eccellentissimo Vescovo Staiti, Mons. Porro, i fratelli canonici Riccardo e Cataldo Onesti, i Signori Ceci ed altri.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1] Quasi tutte le Chiese antiche sono intitolate al Salvatore, del quale ne riportano la effigie. Così le Cripte di Santa Croce, di Cristo della Misericordia e della Cattedrale di Andria, di cui fu recentemente scoperto anche il frammento di un affresco del Salvatore, come innanzi è detto, parlando della Cripta della Cattedrale.
[2] Per quanto ammirevole il pensiero di quel benemerito Capitolo, nel far costruire la nuova Chiesa, per altrettanto è deplorevole l’aver fatto demolire l’antica (benché di nessun pregio).
Poteva benissimo costruirsi il nuovo tempio, pur restando in vita l’antico, che formava una storia di quei remotissimi tempi.
[3] Questo marmo nostrale trovasi nei tenimenti di Corato.

 [testo tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi" di Michele Agresti, tipi Rossignoli, Andria, 1912, Vol II, pag. 114-116]