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Panoramica d'insieme della Colonia Agricola - Scuola Pratica di Agricoltura, inizi Novecento
[Panoramica d'insieme della Colonia Agricola - Scuola Pratica di Agricoltura, inizi Novecento]

L’Istituto Tecnico Agrario Provinciale “Umberto I”
Andria

di Giuseppe Boccardi


Origini e fondazione della Colonia Agricola (1813-1876)

Antica Istituzione della Terra di Bari è l’Ospizio Vittorio Emanuele II in Giovinazzo fondato come Opera Pia dal re Ferdinando I per risolvere il problema dell’infanzia abbandonata e divenuto importante funzione sociale. Con il R.D. 24 Aprile 1813 di Gioacchino Murat, anche l’Ospizio di Giovinazzo, come altre istituzioni, in altri Comuni della Regione (Andria, Bitonto), verme riconosciuto legalmente autonomo (1). L’Ospizio raccoglieva i proietti giunti a sette anni, gli accattoni, i vagabondi, per le provincie di Terra di Otranto e di Terra di Bari.

Quarant’anni dopo, la vita dell’Ospizio era in gravi difficoltà. Una Commissione d’Inchiesta ne verificò anche episodi di costume nella vita della Comunità. Nel 1863 il suo relatore Giuseppe Patroni Griffi propose che “quell’Istituto dovesse avere a principio scopo l’istruzione agricola teorico-pratica, e ciò per le condizioni peculiari della Provincia, in cui l’agricoltura è fonte specialissima di ricchezza”, e “che le arti ed i mestieri venissero in seconda linea: la scuola e le scienze per quanto richiesto dal fine stesso dell’Istituto” (2). Alla relazione e alla proposta, seguì un Regolamento Organico dell’Ospizio, discusso ed approvato il 28 dicembre 1864 e, subito dopo, furono comprati altri terreni in Giovinazzo destinati alle esercitazioni pratiche degli alunni. Ma questo pare non affrontasse i problemi di fondo della Istituzione: una nuova Commissione nel 1873 studiò nuove riforme da introdurre nell’Ospizio di Giovinazzo. Fu in quell’anno che il relatore, Giuseppe Beltrame, uomo integerrimo e autorevole membro della Deputazione Provinciale, presentò alla stessa Deputazione un’accurata relazione sull’Ospizio. Si proponeva, da una parte la soppressione del ricovero dove i trovatelli erano avviati soltanto ai mestieri di fabbro, di sarto e di calzolaio, trascurando del tutto la coltivazione dei campi, e dall’altra, la fondazione di una Colonia Agricola Provinciale che meglio poteva rispondere agli attuali bisogni della società e della vita della Regione. La Deputazione Provinciale reagì con fermezza al disordine dell’Ospizio e nell’anno stesso approvava le proposte del relatore Beltrani.

A quella Delibera fu vivace la reazione della città di Giovinazzo; la chiusura dell’Ospizio, che dal 1819 ospitava una media di 450 abbandonati, creava gravi danni all’economia pubblica e privata, per i tanti interessi che bruscamente venivano interrotti. I Giovinazzesi non riuscirono a revocare la Delibera. Il Consiglio Provinciale suggeriva però una soluzione diversa e la decisione fu rimandata.

Alla luce dei fatti, la Commissione riesaminò scrupolosamente la situa-zione e alla fine richiamò l’attenzione della Deputazione Provinciale sulla necessità della fondazione di un Istituto rinnovato e con Decreto del 1° Febbraio 1865 esso venne riconosciuto sotto lo stesso titolo di Ospizio Vittorio Emanuele II di Giovinazzo e destinato al mantenimento, educazione e istruzione dei trovatelli, e, in casi eccezionali degli orfani (3). Un Istituto, perciò idoneo a raccogliere i fanciulli abbandonati per educarli con un’adeguata sufficiente vigilanza e disciplina, orientandoli verso un mestiere secondo le capacità di procacciarsi, da soli, i mezzi per vivere dignitosamente. Si prospettò inoltre una possibile continuità dell’Istituto di Giovinazzo per indirizzare ai soli lavori di fabbro-ferraio, sartoria e calzolaio: una istituenda Colonia Agricola avrebbe invece ospitato i giovani provenienti dall’Ospizio di Giovinazzo per avviarli all’agricoltura. Si consigliava, per questo, l’acquisto di un vasto podere, sufficiente per l’impiego di almeno 150 giovani nelle coltivazioni tradizionali o in altre coltivazioni nuove, da introdurre con la guida dei tecnici e di provetti coltivatori.

[da “L’Istituto Tecnico Agrario Provinciale “Umberto I” — Andria”, di G. Boccardi, tip Zema, Bari, 2004, pp.15-16]


NOTE

(1) Archivio Storico Provinciali di Bari, Assistenza e Beneficienza.

(2) V. Damiani, L’Ospizio di Giovinazzo in un secolo di vita, Bari, Tip. Accolti Gil, 1922, pag, 9. (Archivio Storico Provinciali di Bari).

(3) Archivio Storico Provinciali di Bari, Assistenza e Beneficienza, Faldone 1, Categoria serie 67.