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Domenico Di Leo

RICERCA SULLE ORIGINI DI ANDRIA

stralcio dalla tesi di laurea del 17/12/1971

Parte II - le fonti letterarie:
La Tavola Corografica Longobardica


L’Agresti [1] cita un documento dell’VIII secolo in cui  “si enumerano le città appartenenti al Ducato di Benevento, fra le quali Andria”. Questo documento sarebbe una “tavola Corografica Longobardica esposta dal monaco Gasparre Berretti, riportata dal Muratori nel tomo X del Rerum Italicarum Scriptores del secolo VIII”.
Il Mucci [2], ricopiando l’Agresti senza citarlo, accoglie e riporta la stessa notizia  e si affretta, come al solito, a dedurre che “tenendo conto dei suddetti documenti, si può senz’altro affermare che Andria prima del Mille esisteva; e doveva essere abbastanza grande se consideriamo il fatto che due Santi (Santa Silvia e San Placido) passando attraverso il suo territorio siamo stati invogliati visitarla”. Ma la ricerca che ho effettuato in proposito per verificare l’esattezza della notizia, ha portato alla scoperta che questo “documento” non dimostra niente. Infatti nel R.I.S., t.X, c’è solo una settecentesca “Dissertatio Chorographica” sull’Italia altomedioevale, in cui l’autore, un “Anonymus Mediolanensis”, dopo i “Prolegomena”, dedicati ai problemi generali della storia dell’Italia nel medioevo, passa a parlare brevemente di ogni regione, città e paese. Per le origini di Andria sono indicati solo due documenti del X e XI sec. [3], ma niente dell’VIII sec.: “ANDRIA: Leon. Ost., I, 60. Andre; Guil. Apulo, pagg 259. a. 266. b. Andrum [4]. Inoltre, nella “ Protestation” l’anonimo autore, aprendo un dialogo con i lettori, si lascia identificare: “ Quin imo rogo, obtestorque aequum quem libet sincerae eruditionis amatorem, ut si quae in hoc uno labore emendanda, aut etiam reprehendendam animadveterit, aperire mihi, licet Anonymo, non vereatur, epistolas suas dirigens ad Cl. Virum Joseph Antonium Saxium, Bibliothecae Ambrosianae Praefectum;”
L’autore quindi è Giuseppe Antonio Sassi, il presuntuoso e puntiglioso successore del Muratori nella direzione dell’Ambrosiana di Milano.
Probabilmente l’Agresti suggestionato dallo pseudonimo dell’autore, ha creduto che si trattasse di un documento dell’VIII secolo; non sono riuscito però a rintracciare il “monaco Gaspare Berretti” a cui l’Agresti attribuisce la “tavola corografica”. Volendo forse rintracciare il nome  dell’autore, si sarà imbattuto erroneamente in questo nome. [De Italia medii ævi dissertatio chorographica ... Auctore anonymo mediolanensi i.e. Giovanni Gasparo Beretta, 1727]


[2] MUCCI, op. cit., p. 91.
[3] Saranno presi in considerazione nel succ. parag.