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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 17-19

Libro Secondo

Capitolo III.

Occulto esercizio degli atti religiosi de' cristiani Andriesi.

Per quanto tempo gli Andriesi sieno vissuti in questa cristiana religione loro insegnata dal principe degli Apostoli io non saprei precisare. Conosciamo solo, che ricaddero in parte ne’ pristini errori: dico in parte, poichè un’altra rimase ferma nella cristiana credenza, e di ciò veniamo assicurati da’ monumenti irrefragabili, ed ancora esistenti. Mi spiego. Non appena la religione di Cristo, come ognuno conosce, incominciò a spandere la sua luce nel mondo, che da questa mortalmente ferite le deboli pupille de’ principi, e magistrati dell’impero romano, opposero la più viva resistenza per soffocarla sul nascere. Diluviarono gli editti dettati veramente dal fiele dell’iniquità, co’ quali si dichiaravano rei di stato coloro, che si scoprivano appartenenti alla società cristiana. Quindi fu di tutta necessità per quei nuovi credenti, ch’ebbero il dono della perseveranza, celarsi dal resto dei viventi: e cosi tra gli anfratti impenetrabili, ne’ sotterranei inaccessibili all’occhio del profano celebravano i loro sagrosanti misteri. Ed ecco il perché in Andria, e come in altri luoghi di antica data, si sono scoperte, e si scoprono delle caverne, dove sono tuttora visibili gli altarini formati sul tufo, o pietra, ed anche le pie immagini. In effetti nello scavo, che anni sono venne praticato nell’antica, e collabente casa de’ signori Colavecchio, dirimpetto alla chiesa di S. Domenico, si rinvenne un sotterraneo, dove patentemente si manifestavano i cristiani esercizii della nascente chiesa; cioè un altarino con una croce nel tufo. Nelle nostre urbiche adiacenze quello speco, dove al presente avvi la chiesa di S. Maria di Altomare, e specialmente quella caverna nella valle di S. Margherita, e tante altre, come vedremo a suo luogo (dove si sono trovati altari, immagini, ed anche il coro; cose tutte appartenenti al cristianesimo) che altro indicano, se non il segreto culto de’ primi fedeli? Dunque bisogna convenire, che non la intera popolazione di Andria sia di bel nuovo ritornata alla Idolatria; ma che un certo numero dì Cristiani siasi conservato nella fede.
Questo infelice stato di violenza ebbe luogo a tormento de’ recenti cristiani nei primi tre secoli della chiesa. Incominciarono le persecuzioni, come si conosce, da Augusto; e terminarono a tempo di Costantino il Grande. Infatti un Calligola non giunse anche all’empietà di ordinare per sé le adorazioni di un Dio [1]? Claudio, che gli succedette, non espulse da Roma tutti gli Ebrei, sotto il qual nome si comprendevano i Cristiani [2]? Dopo Claudio a quali tor¬mentosi supplicii non gli assoggettò l’empio Nerone? E cosi semprepiù crescendo la ferocia, e la tirannide, quale tristo e lugubre spettacolo non presentò la Chiesa sotto di un furibondo Diocleziano, e Massimiano? come anche sotto gl’Imperadori Massenzio, Licinio, ed altri? Ma dopo avere il Cielo mostrato ai forti della terra il miracolo della sua Religione, risorgendo essa dalle sue oppressioni sempre gigante, volle accordare una certa calma ai figli suoi. Nel principio del secolo quarto ecco nelle mani di Cotantino la sorte del mondo. Iddio a lenire per qualche tempo le ferite dell'afflitta Cristianità, si compiacque chiamare costui alla sua Religione [3].
Questi ordinò ai Presidi delle Provincie, ed ai Prefetti Pretoriani, che avessero prontamente pubblicate le sue Leggi intorno alla libertà del culto Cristiano. Dopo avere così resa la pace alla sposa del Nazareno, trasferì la Sede dell’Impero da Roma in Costantinopoli. Quivi annuendo alle pie ricerche della sua santa genitrice s’interessò non poco pel miracoloso scoprimento dell’augusto legno su cui depose la vita il Redentore del Mondo. Allora fu che discesero nuove Leggi a maggior sollievo del Cristianesimo colle quali s’imponeva una semprepiù pubblica, e distinta adorazione al Legno venerando della Croce. E volendo egli darne l’esempio, anche ad insinuazione della pia genitrice, prescrisse l’erezione di un augusto Tempio in onore di essa in Gerosolima e di un altro in Roma nel Campo Esquilino sull’antico edificio Sessoriano. Intanto i seguaci dell’Evangelo, ancora allibiti dalle sofferte tirannie, non sapevano uscire dalle loro romite caverne. Temevano sempre degl’insulti degli Idolatri: anche perchè sotto l’Impero di Costantino fu attaccata, ma non distrutta l’Idolatria. Egli co’ suoi editti concesse ai Cristiani il libero esercizio della loro Religione; ma non valse a rovesciarne gl’Idoli infami. Ecco perchè l’augusto Legno trovasi adorato ne’ primi secoli anche in luoghi celati alla vista de’ profani. Una prova assai autentica di quanto ho detto abbiamo in Andria in quel tempietto nella distanza di pochi passi dalla Città, il quale, come si vede, è incavato in un gran masso tufegno [4]. Non cade alcun dubbio che questo sia stato dedicato all’augusto Legno della Croce nei tempi di Costantino; poichè siamo appieno, e dimostrativamente convinti dai caratteri di quelle pitture esistenti sulle pareti interiori di esso. Sono pitture antichissime di mano greca e del pennello di quell’epoca. Ognuno può osservare nella nave sinistra di essa Chiesa le imprese del medesimo Costantino, e della madre S. Elena a cavallo col suo seguito, indicanti la invenzione del sagro Legno. Quivi nel medio Evo fuvvi una Confraternita sotto il titolo della Croce, vestendo il sacco rosso; come, oltre alla verbale tradizione, si scorgeva da quella pittura sulla fronte dell'ingresso. Ma questa dappoi si dismise per gl’incomodi della lontananza nelle sue prestazioni.
Ma debbo confessarlo per nostro scorno: questa Cappella, che molto rivendica la sua antichità, questa più delle altre è rimasta negletta, ed obbliata in modochè quelle pitture degne di conservarsi con nicchie di argento, vengono vilmente abbiettate, ed ora sono appena reperibili ne’ loro distintivi caratteri.
NOTE
[1] Petav. Suc. Im. Rom. Caligula pro Deo coli se voluit.
[2] Svetonio: Judaeos, impulsore Christo, assidue tumultuantes Roma expulit.
[3] Il Petavio, ed il Baronio vogliono, che Costantino sia stato battezzato nell’anno del Signore 324. dal S. Pontefice Silvestro I., contro l’opinione del Papebrocchio, dei Congio, e del Pagi, che dicono di avere a lungo differita la ricezione di questo Sagramento.
[4] Parlo di quella cappella sita sulle grotte di Santacroce, appartenente a questo nobile collegio dei Niccolini.