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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 81-82

Libro Quinto

Capitolo Primo.

Passaggio della Città di Andria dal Dominio Svevo a quello degli Angioini.
Vescovo di essa Città Fra Placido da Sulmona.
Anni 1267

Avendo Clemente IV. invitato Carlo I. d’Angiò alla conquista dell’una, e l’altra Sicilia, ed avendogliene accordata l’investitura ai 6. Gennajo del 1266. si vide sollecitamente nel segnato anno [1] scendere questo Principe alla testa delle sue numerose, e formidabili truppe in questi Dominii. Manfredi forse non così facilmente gliene avrebbe ceduto il possesso, se non fosse stato tradito dagli esecutori de’ suoi militari apparecchi (trovando Carlo libero il passaggio); e non fosse stato abbandonato sul campo di battaglia in Benevento dai suoi Baroni; dove da disperato battendosi cadde trafitto. La morte di questo Re tolse a Carlo ogn’ imbarazzo, e tosto venne salutato dai popoli per Sovrano de’ Regni delle due Sicilie. Ma mentre costoro credevano dover respirare un aria più mite, si trovarono in vece in una situazione deplorabile sotto questo nuovo governo. Gli Andriesi principalmente, che fin allora non avevano sofferto il peso delle contribuzioni, si macerarono con inutili doglianze nel vedersi obbligati a pagare tanti dazii, gabelle, angarie, perangarie, collette, taglie, ed altro. Questo nuovo Re trovavasi così sfibrato pe’ tanti armamenti, che non gli furono sufficienti neppure i tesori di Manfredi. Egli trovò nel castello di Capoa molti sacchi di moneta di oro, e fattili vuotare in una delle sale alla presenza della Regina Beatrice sua moglie, disse ad Ugo del Balzo Cavaliere di sua compagnia, che ne avesse colle bilance fatta la partizione. Questo Cavaliere con bella prontezza gli rispose = Che bisogno avvi di bilance? Tosto coi piedi fattane la divisione in tre parti; questa, disse, sia di Monsignore il Re; questa della Regina; e quest’altra de’ vostri Cavalieri. Un tratto si naturale di vivacità piacque tanto al Re, che là per là lo creò Conte, donandogli la Contea di Avellino [2]. Ma perché nel Regno molti erano i Baronaggi dopo questa gratificazione ad Ugo, praticò l’istesso a favore degli altri illustri Campioni, che lo avevano seguito nella incertezza delle sue campagne.
Andria però dalle prime fu riserbata come feudo della Casa Reale. Difatto Carlo dopo aver concesso il Principato di Salerno al suo primogenito diede poi quello di Altamura al suo secondogenito Filippo; e per conseguenza anche il Contado di Andria, il quale andava unito a quel Principato. Ma questi essendo morto in fresca età, allora il padre investì del solo Contado di Andria Raimondo Berlingiero suo Nipote, figlio di Carlo II. suo primogenito [3]. Distinguendosi costui per la somma prudenza, e giustizia venne poi dal padre Carlo II. creato Reggente della Vicaria, il quale officio sostenne con molta gloria. Ed ecco il perché trovasi nei Reali Registri di Napoli questo titolo nelle antiche Pergamene — Raymundus Andriae comes, et Regiae Vicariae Praeses.
Da quest’epoca incomincia la continuata serie de’ nostri Vescovi presso l’Ughellio. Dopo un anonimo mette per Vescovo di Andria fra Placido senz’alcuna indicazione. Su di costui nella Cronaca della Religione Domenicana leggonsi queste parole «Frater Placidus de Sulmona Aprutinus, Episcopus Andriensis in Bariana Provincia Regni Neapolitani sub Archiepiscopo Tranensi circa annos 1280. a Nicolao creatus» [4]. Si rileva in altre da Reali Registri «Frater Placidus Andriensis Episcopus instat apud Regem Carolum II. pro decimis 1290.» Finalmente si rileva dal Sarnelli [5] che questo nostro Vescovo Fra Placido sia intervenuto, sotto Bonifacio VIII. Nel 1295. alla Consagrazione della Chiesa Cattedrale di Bisceglie, fatta da Lione Vescovo di quella Città coll’assistenza di sette altri, che nomina.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Muratori, Annali d’Italia. Giann., lib. XIX. pag. 523.
[2] Muratori Ann. 1266.
[3] Chronic. Parmenses, Tom. 9. Gian. lib. XXI. pag. 147. Vol. 3.
[4] Bullarium Ord. FF. Praedicator. Reverendissimi Pat. Tho. Ripoll. Mag. Generalis illustratum a Patre Antonino Bremond Romae 1729. Tom. 1. p. 574.
[5] Notizia del Prevosto Pastore nel suo manoscritto.