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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 146-147

Libro SETTIMO

Capitolo VII.

Re di Napoli Filippo IV. Duca d’Andria Fabrizio III.
Vescovo di essa Vincenzo Caputo di Ruvo.
Gli successe Alessandro Strozza. Contrasti tra questo e la casa Carafa.
Suo rimpiazzo da Monsignore Felice Franceschino.
Introduzione dell’Ospedale di S. Giovanni di Dio.

Anno 1625.

Dietro la vacanza di questa sede Vescovile per la morte di Monsignore D. Antonio de Franchis, che l’aveva governata per anni ventuno ad occuparla venne mandato da Urbano VIII. Monsignore D. Vincenzo Caputo [1], trasferito dalla Chiesa di S. Severo. Questo Prelato spiegò, decorosi progetti per la casa di Dio. Ma dopo il suo governo di circa un’anno prevenuto dalla morte corse alla patria de’ giusti. A rimpiazzarlo ci venne dall’istesso Urbano Monsignore D. Alessandro Strozza Canonico Fiorentino, e molto amico della Corte di Roma. Sotto costui nel primo anno ebbe luogo la dedicazione della Collegiata Chiesa di S. Nicola, assegnandosi l’anniversario nella prima Domenica di Luglio [2].
Entrato l’anno 1630. il Duca Fabrizio nel verde degli anni suoi fu colpito dalla morte, lasciando tre figli, D. Antonio, D. Carlo, e D. Ettore e la vedova moglie D. Emilia Carafa. Il primogenito D. Antonio dopo pochi mesi seguì il Padre, e prese il governo D. Carlo. In quest’anno 1631. successero forti contrasti tra il Vescovo e la casa Carafa a motivo dell’Educandato delle zitelle. Da tempo immemorabile esisteva qui un Conservatorio di donzelle fondato, come s’interpetrò, dall’antichissima famiglia Mione [3], che poi per mancanza di ajuti era rimasto disabitato. Or nel 1609. essendo venuto in Andria a visitare il fratello, il Generale de’ Gesuiti D. Vincenzo Carafa, figlio di Fabrizio II. questi domandò, se qui esistesse un riparo per strappare dalle violenze del bisogno la onestà pericolante. Alla notizia, essersi l’antico Conservatorio dismesso, egli obbligò il Duca Antonio suo fratello a stabilirvi un altro a proprie spese. E così il Duca determinò per confugio dell’onore bersagliato quel palazzo sull’alto del Pennino, che oggi a metà si possiede da questo Reverendissimo Capitolo Cattedrale, ed a metà dal signor Consigliere de Liso [4]. Perchè tutta la spesa portavasi dalla Casa Carafa; così i suoi ministri ne regolavano l’amministrazione. Quando Monsignore Strozza nella sua santa visita conobbe, che i secolari avevano immediato contatto con zitelle e di Educandato, dettesi alla escandescenza. Ordinò che subito a lui fossero consegnate tutte le chiavi del Conservatorio. Ma gli Uffiziali, col braccio Ducale, si beffarono de’ suoi giusti risentimenti; e si negarono a farne la consegna. Il Prelato con petto Apostolico pubblicò loro la scomunica, se nello spazio di ore ventiquattro non fossero state eseguite le sue disposizioni. Ecco elevarsi in Città un forte rumore dalla forza de’ partiti. S’introdusse frattanto una causa strepitosa dinanzi al Metropolitano; ma mentre le cose erano nel maggiore fermento, pervennero le Bolle Pontificie pel trasferimento del Vescovo Strozza da questa Sede in quella di Miniato nella Toscana, nel Marzo del 1632., e così cessarono le brighe. Dall’istesso Urbano VIII. fu fatta la provvista nel medesimo anno in persona di Fra Felice Franceschini, Ministro Generale de’ Conventuali.
Sotto il governo di costui trovo di notabile il solo introducimento della Religione de’ Frati di S. Giovanni di Dio [detti Fatebenefratelli]. L’Università considerando che per essere ben governati, ed assistiti gl’infermi, non eravi altro mezzo più proprio, che chiamare in Città questa pia Religione; così coll’opera del Vescovo avanzò domanda al Ministro Generale dell’ordine, Frate Niccola Avignola, ch’era in Roma. Questi col gradimento maggiore accettò l’invito e fu sollecito a spedirvi per suo commissario il Provinciale di Napoli Fra Epifanio Luciani, per combinare sul bisognevole. Si tenne nella casa del Vescovo una sessione, e questa Università si obbligò pagare in ogni armo ai Frati dell’Ordine ducati quattrocento dalle rendite dello Spedale della Misericordia; la quale somma servir doveva pel loro sostentamento, e pel governo degl’infermi. Si assegnò loro per abitazione l’istesso Ospizio della Misericordia, col dritto di potere alzare nella Chiesa di Porta Santa un’Altare in onore di S. Giovanni loro fondatore e Patriarca. Stabilite cd approvate dal Commissario queste convenzioni, si venne all’atto della stipula, e l’Istrumento fu rogato nel dì 27. Ottobre 1634. dal Regio Notajo Antonio Pitoggio di Andria. Si supplì dappoi alla predetta somma con altri amminicoli; e cosi i Fatebene-Fratelli principiarono l’esercizio della loro carità a sollievo degl’infelici; e questo pio stabilimento si è mantenuto sino a questi tempi; cioè fino al 1809.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Questi apparteneva a quella nobile famiglia di Caputo, la quale esiste tuttora signorilmente in Ruvo.
[2] Ciò rilevasi da una lapida sistente in detta Chiesa, colla data del dì 7. Luglio 1626.
[3] Di questo locale ancora appajono gli avanzi. É propriamente quella casa situata nel basso del Pendio, o sia Pennino, in quel trivio accanto alla casa del Canonico Zagaria. Esistono alcune religiose reliquie dell’antica Comunità.
[4] Eravi accanto, come apparisce, la piccola Chiesa di S. Caterina pei loro spirituali esercizii.