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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 158-160

Libro SETTIMO

Capitolo XII.

Re di Napoli Carlo VI. Imperatore. Duca di Andria Ettore.
Vescovo Nicola Adinolfi. Suo successore Monsignor Giampaolo Torti.
Fondazione del Conservatorio delle Monacelle.
Consagrazione della Chiesa della SS. Nunziata e della Cattedrale.

Anno 1707.

Se grande fu il contristamento degli Andriesi per l’amara perdita del Santo Pastore Ariano; a loro conforto si compiacque Iddio nell’istesso anno mandarvi un’altro Prelato, per dottrina e Santità non inferiore all’estinto. Nicola Adinolfi discendente da una delle distinte famiglie di Napoli, dopo avere dimostrata ne’ Tribunali della Patria la potenza de’ suoi talenti, rinunzia alla fine alle lusinghe del Secolo, e si addice al Regale Sacerdozio. Investito di sì augusto carattere, scorse tutta quasi l’Italia, visitandone i Santuarii. Trattenuto poi in Roma dal chiarissimo Cardinale Tommaso Maria Ferrari, per mezzo di costui ascese a posti luminosi, con alta celebrità del suo nome. Alla fin fine consagrato Vescovo di Andria, venne a prenderne possesso nel dì 28. Dicembre del 1706.
Egli nel suo governo non si appartò punto dalle orme del suo santo antecessore. Ebbe la consolazione d’incontrare il religioso attaccamento della Vedova Duchessa, la quale sin dal momento del suo arrivo imprese ad adorarne i pensieri. Tutto il Clero conformato da una nuova istituzione, era l’esempio parlante delle Cristiane virtù. Per la introduzione del Seminario, e coltivamento delle scienze fiorivano Preti di vaglia e di rinomanza così nella Cattedrale, che ne’ due Collegi. Mentre Monsignore si compiaceva di un tale lustro nelle sue Chiese, s’interessava semprepiù a promuoverne l’impegno. Si racconta di lui, al pari del suo antecessore, essersi sovente ridotto allo stato della totale impotenza, per avere tutto dato a poveri.
Tra le opere della sua beneficenza merita un luogo distinto il riaprimento del Conservatorio a scampo delle civili donzelle bersagliate dalla fortuna. Essendosi anche dismesso quell’altro, di cui ho fatto parola, eretto sul Pendio, per mancanza di mezzi; egli comprò con danaro ritratto dal suo ricco patrimonio il palazzo della nobile famiglia de Excclsis, e lo destinò a quest’uso. Per tale acquisto versò nelle mani de’ Padri Carmeliti eredi di Flavio, la somma di ducati duemila. A motivo di questa pia determinazione meritò gli encomii del Padre Francesco di Geronimo Gesuita (ora da Gregorio XVI. Canonizzato), il quale predicava qui il suo Quaresimale, correndo l’anno 1713. Questo venerabile Padre invogliandolo vieppiù sullo stabilimento, lo determinò altresì all’acquisto di alcuni poderi, per stabilirvi una rendita certa.
Monsignore in effetti nei limiti della sua vita fece l’ultimo suo testamento, e costituì erede universale de’ suoi beni patrimoniali il Monte dei Poveri vergognosi di Napoli coll’obbligo di pagare tra gli altri legati le annue derrate sul capitale di ducati cinquemila lasciato a favore del Conservatorio delle Orfane povere di Andria, qui da lui riaperto nel 1713., sotto il titolo dell’Immacolata Concezione. Ordinò in pari tempo che detto Stabilimento cosi da lui fondato [1], venisse regolato da quattro saggi governatori; cioè dal Vescovo pro tempore, da un Sacerdote della Chiesa Cattedrale, da un’altro del Collegio di S. Nicola, e dal Priore temporaneo dell’Arciconfraternita del Gesù. E siccome a questo istesso Educandato l’Arciconfraternita del Gesù col Monte della Pietà aveva contribuito delle somme; cosi ne fu chiamata sussidiaria.
Lasciò al Seminario da lui amplificato nelle stanze, coll’aggiunta del giardino, la sua ricca e rara libreria. Nel Testamento anteriore a questo ultimo aveva disposto dell’usufrutto di altri mille ducati anche a favore del Conservatorio per la celebrazione di una Messa al giorno in tutto l’anno per l’anima sua e de’ suoi in quella Chiesa. Aveva altresì significato in quello di doversi negare il balsamo al suo corpo. Ma se la sua morte fosse avvenuta in Andria il suo frale doveva seppellirsi al piede della parete dirimpetto al Trono Vescovile con questa epigrafe sulla lapida:
En Nicolai Adinolfi Neapoiitatti, Episcopi
Andriensis ter maximi peccatoris ossa.
Ma se poi sarebbe morto in Napoli, doveva tumularsi nella sua Cappella Gentilizia colla epigrafe testè indicata; ed il suo cuore si doveva staccare dal cadavere e rimettersi in Andria in segno del suo ardente attaccamento a questa Chiesa sua sposa, situandosi in uno de’ fianchi dell’Altare Maggiore della Cattedrale colla seguente iscrizione:
Nicola Adinolfi Andriensis Episcopi
Cor
An. Dom.
Ma egli morì in Andria nel giorno 13. Luglio del 1715., e questa Vedova Duchessa, che lo aveva sempre venerato, gli eresse un mezzo busto di marmo, e lo situò in quel luogo da lui determinato come vedesi tuttodì sotto la Cantoria. Un’anno prima della sua morte fu da lui consagrata la Collegiata Chiesa della SS. Nunziata, come rilevasi da quella lapida al fianco destro del Presbiterio. In quest’istesso anno la Duchessa D. Aurelia Imperiale edificò quel delizioso palazzo sulla scogliera di Colonna, accanto all’antico Monistero de’ Padri Benedettini: soggiorno veramente grato ed ameno quando il Sirio cane vibra quadrelle [2].
Dopo la morte del Vescovo Adinolfi questo Vescovado rimase sprovvisto per anni tre, a causa delle dissensioni surte tra la Romana Sede, e la Maestà Cesarea intorno alle provvidenze de’ Beneficii, e Vescovadi del Regno. Ma correndo l’anno 1718., fu occupato nel dì 11. Maggio da Monsignor D. Giampaolo Torti di Ospedaletto in Diocesi di Monte Vergine, Abate e Vicario Generale dell’Ordine Virginiano, e poi Procuratore Generale in Roma, e Teologo a latere dell’Eminentissimo Cardinale Vincenzo Orsini. Questo Prelato anche di alta rinomanza per la sua dottrina, e santità non istette ad impiegare l’erario Episcopale a pro de’ miseri e della sua Chiesa. Questo Duomo ripete dalla sua benefica mano tutto quel fregio di stucco, che tutto dì lo decora. Dopo averlo così abbellito nel 1723. lo consagrò, e vi stabilì l’anniversario nel dì 24. Ottobre, come si è praticato sino a questi ultimi tempi; ma nel 1835. con Decreto della S. C. de’ Riti, fu assegnato nella seconda Domenica di Novembre.
Essendo giunto l’anno 1725. il Duca Ettore impalmò per sua sposa D. Francesca Guevara, figlia del Duca di Bovino. Le nozze furono celebrate in Napoli, e nella venuta in Andria degl’illustri sposi, Monsignore, fatte loro le debite congratulazioni, dopo due giorni partì per Benevento, dove attendevasi Benedetto XIII., dal quale ottenne essere trasferito da questo al Vescovado di Avellino, e Frigento. Ivi terminò i suoi giorni con molta fama di santità.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Le Alunne suddette sulle primo vestirono l’abito Gesuitico, e poi il Domenicano.
[2] Questo presentemente forma parte del Convento, perché nello scorso anno fu comprato dall’ornatissimo molto Reverendo Padre Provinciale de’ Minori Osservanti Fra Luigi da Maddaloni.