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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 173-176

Libro OTTAVO

Capitolo II.

Re di Napoli Ferdinando IV. o sia I.
Vescovo di Andria Salvatore Maria Lombardi.
Gli Andriesi presi in considerazione dal Re per gli attestati di fedeltà nel novantanove.
Soppressione de’ Conventi. Amplificazione del Vescovado.
Questo dietro la morte di Lornbardi, occupato da Monsignore Giambatista Bolognese.

Anni 1800.

Grandi, non vi è dubbio, furono i palpiti, ed incalcolabili le perdite per la Città di Andria nel testé cennato conflitto; ma grandi altresì furono dopo i motivi, per dimenticarne il dolore. Se pei fedeli sudditi il compenso maggiore, nei contrassegni di attaccamento, è il meritare la Sovrana compiacenza; quanto non rimasero soddisfatti questi figli dell’infortunio, incontrando nel loro Re il sollievo ed il conforto? Appena il legittimo Monarca Ferdinando risedé sul Soglio di Astrea, che oltremodo compiaciuto degli attestati di fedeltà, dati dagli Andriesi in quella politica tempesta; si degnò esternare il suo Reale gradimento, esonerandoli con un particolare Decreto dalle contribuzioni fiscali, e dalle reclute de’ soldati per tutto un decennio. In effetti questa Città godè di tale esenzione, finché egli avesse diretti i nostri destini; ma cambiatosi il Governo nel 1806. mutossi altresì la nostra gloriosa distinzione.
Volle però il Cielo in quest’epoca, cioè dal 1806. al 1815. mostrare apertamente agli uomini, quanto siano fiacchi ed infermi tutti gli sforzi infernali contro la sua potenza. La ondeggiante Navicella di Pietro benché fosse stata da tutt’i lati sbattuta; essa però sorse sempre più forte, perché non capace di naufragio. Fu per Andria il preludio del temerario tentativo la soppressione de’ Monaci Cassinesi, rimanendo derelitto quel famoso Santuario di S. Maria de’ Miracoli, sino a questi ultimi tempi. Alla vigilia successe la festa, e nel 1809. tutte le altre Comunità Religiose, che qui formavano l’ornamento maggiore, restarono inappellabilmente dismesse. Si videro obbligati i seguaci dell’eroismo Evangelico abbandonare quegli asili di pace, a cui si erano addetti colla solennità di tre voti, e ridonarsi ai loro lari paterni.
Nel 1818. questo Vescovado in virtù dell’ultimo Concordato tra Napoli e Roma, venne amplificato nella sua giurisdizione. Sebbene avesse sofferto delle forti mine; profittandosi della vecchiezza del Vescovo Lombardi; pur tuttavolta la giustizia delle sue ragioni, non fu conculcata, perché sostenuta da valevole patrocinio [1]. Si ottenne l’aggregazione a questa Diocesi in perpetuo del Vescovado soppresso di Minervino; della Prepositura di Canosa; non che della Chiesa di Montemilone della già Diocesi di Minervino.
Ha formato anco un’epoca rimarcata dalla Storia de’nostri tempi l’anno 1820. quando in questo Regno serpeggiò la convulsiva fiamma di una riforma politica; la quale si estinse, come meritò, sul nascere. Questa Città però sempre costante ai sentimenti di fedele attaccamento al Trono, non si lasciò mica cadere nel vortice della illusione. E se pochi pochissimi mostrarono in apparenza volervi prender parte, per non addivenire il bersaglio dell’altrui riscaldamento: palesarono poi la purità de’ loro sentimenti, quando dileguata la nebbia, festeggiarono la sapienza del loro Monarca nel tenore del suo governo.
L’anno appresso 1821. venne segnato dalla morte del nostro Vescovo D. Salvatore Maria Lombardi. Ebbe questi un lunghissimo governo, avendo occupata questa Sede per lo spazio di 29. anni. In tutt’i tempi fu felice; perché in tutte le politiche vertenze seppe regolarsi con prudenza. Non vi fu caso, in cui si fosse potuto dolere della sua sagacità per esserne stato sorpreso. Aveva di particolare proprietà il potere dal volto, e dall’andamento di ognuno scendere, senza pericolo di errare, allo scandaglio del cuore. Avvi di rimarcabile nel suo governo la istituzione de’ Mansionarii così nella Cattedrale, che ne’ due Collegi. Cessò di vivere nella Capitale nel giorno 27. di Gennajo del testè citato anno; e fu tumulato nella Chiesa di S. Restituta nel Sepolcro de’ Canonici, dentro la Chiesa Cattedrale di Napoli [2].
A lui successe in questa Cattedra Monsignor D. Giambatista Bolognese, nativo di Chieti, e Canonico di quella Cattedrale. Dopo aver egli occupato il Vescovado di Termoli per alcuni anni, venne trasferito a questa Sede; e ne prese il possesso nel giorno 20. Aprile del 1822. Costui oltre alle filosofiche cognizioni, era versatissimo nelle facoltà Teologiche. S’interessò in prima pel Seminario, e si studiò non poco per ampliarlo, ed abbellirlo ne’ brevi limiti dell’antico piede. Dal materiale passò poi con maggiore impegno ad occuparsi del formale per la buona istituzione de’ giovani. Gli studii e le scienze semprepiù da lui caldeggiate, ottennero il progresso maggiore. Da vigile Pastore non cessò mai colla voce, e coll’esempio rinvigorire la Ecclesiastica disciplina; rendendosi egli il modello delle Cristiane virtù. Vivendo secondo lo spirito de’ Canoni; e non avendo l’oro per lui alcuna attrattiva, furono occupati i proventi della Mensa al sollievo della vedova, e del pupillo. Il pietoso suo sguardo non mai mancò penetrare ne’ squallidi abituri, e ne’ putenti tugurii. Sorrideva ai suoi tratti di beneficenza la mendicità vereconda, e l’onestà pericolante.
Impegnato fuor di modo pel decoro della Chiesa, e non sapendo più tollerare la confusione, e promiscuità del sesso sul Presbiterio di questa Cattedrale; lo chiuse con quella ringhiera di marmo, e trasferì l’altare del Santissimo Sagramento in quella Cappella, dove trovasi al presente: e così ne tolse il disordine. Considerando di vantaggio, che nelle Solennità qui mancava l’antico prezioso Calice di Monsignor de Flisco, rubato nell’ultimo saccheggio; fece egli travagliarne un altro molto ricco nella Capitale, e lo donò a questo Duomo. Del pari praticò coi due Collegi, donando ai Niccolini due Reliquiarii di costo, ed un pregevole Ostensorio ai Nunziatisti. Richiamò all’antico, lustro il Conservatorio, restituendovi la più stretta disciplina, coll’avvalersi dell’opera del Signor Canonico D. Nicolantonio Brudaglio in tutto ciò che occorse. A sedici reclute fece indossare a proprie spese l’abito della Concezione; mentre tutte nello stato di avvilimento vestivano a foggia del secolo.
Ma il suo valido complesso era stato già vinto dall’età. Pria di scendere nella tomba, fece l’ultimo suo testamento, e lasciò alla Cattedrale il Pastorale di argento, e gli altri arredi Episcopali: il suo anello prezioso alla Statua di S. Riccardo; e ducati trecento ai poveri. Indi crescendo semprepiù le angosce della sua idropisia di petto, da questa repentinamente colpito, corse nel giorno 13. di Settembre del 1830. alla pace de’ giusti: dopo aver governata questa Sede per lo spazio di anni otto. I suoi diletti nipoti ersero alla sua memoria un tumulo di marmo con la iscrizione, che appresso è trascritta, come vedesi tuttodì in faccia a quella colonna dirimpetto al Santissimo Sagramento:
Ioanni Baptistæ Bolognesio
Ioannis Xarerii Patritii Teatini F
Religione Iustitia Morum Suavitate
Et Prolixa In Pauperes Beneficentia
Spectatissimo
Qui Divini Humanique Iuris Consultissimus
Thermularum Primum Antistes Renunciatus
Lido Ad Andriensem Translatus Ecclesiam
Fidem Constantiam Prudentiam
Et Admirabilem Tam In Adversis
Quam In Sccundis Rebus
Animi Æquabilitatem
Omnibus Cumulatissime Comprobavit
Evangelicæ Virtutis Cultoribus
Exemplar Factus Ad Imitandum
Vixit Annos LXXXIV. M. II. D. IX.
In Episcopali Sacerdotio An. P. M. XII.
Obiit Idibus Septembris An. MDCCCXXX.
In Pace
Viro Incomparabili
Putruo Benemerentissimo
Xarerius Et Ioseph Bolognesii
Fl. M. PP.
[3].

Bande Musicali e venuta del Re Ferdinando

Nell’anno istesso 1830. gli Andriesi vivendo sempre animati da un naturale trasporto per l’armonia, ad imitazione di qualche altra Città della Provincia si determinarono formare una Banda musicale. Molti notabili del luogo nel numero di cinquanta unendosi in corporazione filarmonica dietro un replicato esercizio costituirono una Banda di molta considerazione. Questa in pari tempo emulata dal ceto degli artisti ne avvenne che altrettanti di essi abbandonando per taluni giorni gl’istrumenti dell’arte, imbrandirono quelli dell’armonia; e dietro uno studio indefesso, giunsero nel secondo anno a gareggiare e contrastarne il primato.
Andria va debitrice ad esse di quel lustro spiegato nel 1831. quando sua Maestà Ferdinando II. visitando questo suo Regno, accordò a questi suoi figli, benemeriti per gli attestati di fedeltà al suo Trono, l’alto onore di pernottare con essi, giungendo alle ore 24. del dì 6. Maggio, essendo Sindaco D. Sebastiano Spagnoletti. Le vive acclamazioni, gli archi trionfali, gli apparati grandiosi, i fuochi artifiziati confluirono, non nego a solennizzare qui l’arrivo del Monarca: ma a queste Bande se ne debbe la parte maggiore. Esse particolarmente in tutto il corso della sera eseguirono con tanto raffinamento alcuni pezzi musicali, che la Maestà sua, ad onta delle sue purgate orecchie, non ristette ad esternarne il suo Sovrano compiacimento. Egli il Re nostro Signore passò la notte nel palazzo Vescovile; mentre questa Sede vacava per la morte del sullodato Bolognese, e ne teneva il governo il Vicario Capitolare il Signor Canonico D. Felice Regano, ora Vescovo di Catania. Affinchè il tempo avesse rispettata questa gelosa memoria, i Deputati Diocesani di quell’anno, cioè il Signor Canonico D. Riccardo Montaruli Juniore ed il Signor Canonico D. Francesco Saverio Santacroce, ed il Regio Procuratore D. Filippo Fasoli, Dottore in ambo le leggi, innalzarono a proprie spese una lapida di marmo con apposita iscrizione come vedesi sull’ingresso del palazzo Vescovile.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Questo Vescovado va debitore della sua permanenza alla Duchessa D. Maria Giuseppa Carafa moglie del Duca di Sangro. Ella, anche a premura del Cavaliere suo fratello D. Carlo Carafa, fece conoscere al Trono essere la Mensa di Andria ricca a sufficienza pel mantenimento del suo Prelato. Questa pia Dama nacque in Andria ai 22. Aprile del 1773. e qui passò i primi suoi anni sotto la disciplina de’ virtuosi Genitori D. Riccardo Carata Duca di Andria, e D. Margherita Pignatelli. Prese poi per Sposo nel 1794. il Duca D. Niccola di Sangro Somigliere di S. M. il Re, e Tenente Generale. Nel 1797. pei suoi adorabili costumi fu fatta Dama della Real Corte. Nell’Aprile del 1818. ebbe la Direzione de’ tre Reali Educandati o sia de’ Miracoli, di S. Marcellino, e di S. Francesco delle Monache. Nel dì 8. Novembre 1831. partì per Genova, a prendere la nostra Regina Maria Cristina di Savoja, prima Sposa, del Re N. S. Ferdinando II. e nel dì 29. dell’istesso mese fu nominata prima Dama di Onore dell’istessa Maestà sua la Regina delle due Sicilie. Avvenuta poi la sua morte nel dì 29. Gennajo 1834. questa Città di Andria, grata ai suoi beneficii, nel principio del Febbrajo mostrò un interesse straordinario nella sua funebre pompa, ch’ebbe luogo in questo Duomo coll’intervento di tutto il Clero: ed io, dietro previo invito ricevuto dal Cavaliere D. Carlo suo Fratello e dal Duchino D. Riccardo di Sangro di lei figlio, ne recitai il funebre Elogio.
[2] Ebbe gli ultimi ufficii dal Signor Canonico Montaruli Juniore, che lì trovavasi.
[3] La detta iscrizione fu composta dal Sacerdote Napolitano D. Gaetano Ruggiano.