istrumenti riguardanti il Monte di Pietà 1566-1887

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da "RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti"

(estratto)

LE ISTITUZIONI DI BENEFICENZA DELLA CITTÀ DI ANDRIA

di Giuseppe di Francesco Ceci (1863-1938)

DOCUMENTI.
VII.

Transunti di altri istrumenti riguardanti il Monte di Pietà (1).


1. — 1566, 12 Maggio, della nona indizione, in Andria.
Per mano del notaio Vito Brudaglio, ANDREA DE LAS TORRES, spagnuolo, fa il suo testamento e istituisce erede universale il Monte di Pietà, che in questo tempo è amministrato da D. Vincenzo di Cervo, D. Nicola Maria Deagno, mag. Ascanio Quarto u. i. d., e not. Vincenzo Picentino, e ne conferma la forma datagli dal Tommasino.
Descrive l’asse ereditario, consistente in quasi 420 ducati di crediti, in due case alla piazza della Catuma, in un mulino ed altri beni. Dispone, che il tutto debba convertirsi in rendi6te assicurate sopra beni stabili, dopo detratti i debiti e i legati fra i quali uno di 450 ducati in beneficio della Università (Item asseruit testator ipse annis preteritis convenisse cum magnifica universitati Andrie, et se obligavisse cum certis pactis donare post eius mortem Venerando Monasterio Monialium edificando in eadem civitate Andrie ducatus 450 etc.).
In tre codicilli dei 15, 18 e 19 Maggio dello stesso anno non apporta alcuna modificazione sostanziale al suo testamento; nel primo di essi stailisce un legato del capitale bastevole alla rendita di 25 ducati in beneficio dei poveri di Minervino, da distribuirsi ogni anno dal Sindaco di quella città.

2. — 1571, 5 Novembre, della XV indizione, in Andria.
Il notar Nicola Angelo Facinio stipula il testamento di FRANCESCO ROMENTIZZO, che nomina eredi universali il Monte di Pietà e la Confraternita del Gesù, noviter introducta, sostituendoli vicendevolmente. Accetta le disposizioni del Tommasino riguardo al governo del Monte e per la Confraternita quelle stabilite nel suo Statuto.
Ordina inoltre, che ogni anno debba concedersi un maritaggio di 30 ducati, contribuendo ad esso per metà ciascuno dei due eredi. Su quattro nomi di povere donzelle, indicati due dal Monte e due dalla Confraternita, se ne sorteggia uno. Fa inoltre varii legati alla Chiesa Cattedrale, e a quelle di S. Nicola, dell’Annunziata, di S. Agostino, di S. Francesco, di S. Domenico e di S. Maria vetere, con obbligo di messe.
A questi legati alcune lievi modificazioni sono apportate nei codicilli dei 22 Dicembre e 11 Marzo 1573, stipulati dallo stesso notaio.

3. — 1574, 3 Maggio, in Andria.
Il notaio Iacopo de Morsellis stipula la cessione di un censo che Giovan Maria Marullo fa pel capitale di 100 ducati, legato da suo fratello ANTONIO MARULLI al Monte di Pietà.

4. — 1607.
Il not. Ettore Santacroce stipula il testamento del Cantore del Capitolo Cattedrale D. RICCARDO CRISTIANO, che lega al Monte di Pietà 100 ducati.

5. — 1751, 13 Ottobre, in Andria.
Grazia ed Anna Menduni, sorelle ed eredi del not. VITO MENDUNI, adempiendo ad un desiderio espresso oretenus dal fratello donano al Monte di Pietà, e per esso agli amministratori D. Riccardo Fasulo Teologo della Cattedrale, D. Francesco Saverio de Risis, Primicerio di S. Nicola, e Federigo Conoscitore patrizio di Andria. 1000 ducati. Delle rendite di questo capitale metà deve invertirsi nel mantenimento di orfane del Conservatorio dell’Immacolata Concezione, e l’altra metà in elemosine ai poveri vergognosi, preferendosi, se si trovino in tale condizione, i parenti del detto notaio.

6. — 1753, 6 Luglio, in Andria.
Sebastiano Spagnoletti per incarico ricevuto dall’abbate GENNARO ANELLI dà al Monte di Pietà un capitale di ducati 1000, la cui rendita deve impiegarsi metà a beneficio del Conservatorio dell’Immacolata Concezione e metà in elemosine ai poveri vergognosi, e in preferenza agli individui della famiglia Piciocco, che si trovino in bisogno.

7. — 1756, 27 Agosto, in Andria.
SEBASTIANO SPAGNOLETTI, patrizio di Andria e di Giovinazzo, dona al Monte di Pietà 2000 ducati; i frutti dei quali per metà devono pagarsi al Conservatorio dell’Immacolata Concezione, al quale è fatto obbligo di accogliere «una reclusa povera ed orfana, bella ed onorata scelta dal detto Spagnoletti e suoi eredi», e per l’altra metà impiegarsi in elemosine ai poveri e in maritaggi. Pei quali il donatario prescrive: «Che sia in obligo ancora esso Samto Monte e suoi Governatori pro tempore di scrivere e annotare in ogni due anni tante povere orfane di questa città belle e bisognose e dalle dette scribende bussolarne una per mano di un fanciullo in ogni 2 anni nel giorno di S. Giuseppe nella Chiesa Cattedrale di questa città inter missarum coll’assistenza ed intervento non meno dei detti signori deputati, che di esso D. Sebastiano e suoi posteri eredi e successori di ducati 30.».
Intervengono all’atto, stipulato dal not. Giuseppe Antolini, due deputati del Monte di Pietà: D. Saverio de Risis, Priraicerio di S. Nicola, e D. Federico Conoscitore; e due Governatori del Conservatorio: D. Nicolò Cataldi, Cantore della Cattedrale, e D. Michele Zaccaro, Priore della Confraternita del Gesù.

8. — 1760, 8 Marzo, in Andria.
GRAZIA MENDUNI, nel suo testamento stipulato dal not. Gaetano Frisardi, e pubblicato l’8 Maggio 1761, istituisce erede universale il Conservatorio dell’Immacolata Concezione coi seguenti patti: Le rendite dei beni ereditari devono dividersi in tre quote: deve impiegarsi la prima pel mantenimento delle orfane contenute nel Conservatorio, e le altre due per l’ammissione di tante altre giovinette Andriesi di bell’aspetto orfane di padre e di madre o di solo padre, oppure avendo questo, fosse inutile, di condizione civile o artigiana e dell’età non maggiore di 25 anni, quante colle dette due quote possano alimentarsi, giacchè quanto al vestire, debbono provvedersi da se stesse. I Governatori del Conservatorio assistiti da uno o più deputati del Monte di Pietà compilano un elenco di tutte le meritevoli dell’ammissione, e la sorteggiano nel numero permesso dalle rendite in un giorno di festa nella Chiesa del Conservatorio, a porte aperte dopo la messa dello Spirito Santo.
Al Conservatorio, quando venga ad abolirsi, è sostituito il Monte di Pietà: nel qual caso la quarta parte delle rendite deve distribuirsi ai poveri e le altre tre parti si cumulano fino a raggiungere 200 ducati, che si concedano come maritaggio ad un’orfana.
Lega inoltre al Monte di Pietà 2000 ducati, per invertirli in due maritaggi all’anno di ducati 30 l’uno, in beneficio di povere orfane Andriesi.

9. — 1769, 14 Dicembre, in Andria.
LUCREZIA CIPRIANI, nel suo testamento conservato negli atti del notar Giuseppe Sinisi e aperto nel Luglio 1770, istituisce suo erede universale il Monte di Pietà, nei beni provenienti dall’eredità di suo marito Sebastiano de Micco. Dispone che dalle rendite debbano prelevarsi ogni anno 30 ducati da concedersi come maritaggio a povere donzelle in ogni Settembre, e che debbano inoltre celebrarsi 20 messe in ogni Venerdì di Passione e 20 nella festa dell’Addolorata a Settembre. I suoi beni consistono in 29 vignali di mandorleto e 11 vigne di vigneto a Cimaglia, in un parco murato e un pozzo vicino S. Maria Vetere, in una casa e un cellaio nella strada Canale di Fino, in un’altra dietro S. Nicola, e in due stanze e due soprani accanto all’orologio, e in 330 ducati di capitali e finalmente nelle schede del not. Girolarao de Micco (1661-1710), di Michelangelo de Micco (1701-1719), di Domenico Gurgo (1674-1701) e Sebastiano Locantore (1662-1673), che ella dà a conservare al not. Gian Lorenzo Topputi.

10. — 1775, 7 Luglio, in Andria.
MARIA ANTONIA CIPRIANI, moglie di Pietro Pulli, fa il suo testamento per mano del notar Giuseppe Sinisi. Lascia l’usufrutto di alcuni capitali al marito, e la proprietà di essi al Monte di Pietà.

11. — 1790, 23 Gennaio, in Andria.
D. FRANCESCO DE RISIS, Primicerio di S. Nicola fa, per mano del not. Vincenzo Tedesco, il suo testamento, nel quale istituisce erede la sorella Agata de Risis. Fra gli altri legati dona ai Canonici D. Giuseppe Matera e D. Giacomo Brunetti l’usufrutto della sua casa palazziata situata in questo abitato di Andria nella strada di S. Angelo del Meli ossia il Seminario vecchio, la proprietà della quale dopo la morte dei due canonici andrà al Monte di Pietà.

12. — 1796, 23 Maggio, in Andria.
Con istrumento stipulato dal not. Giuseppe Sinisi, ANNA TERESA PASTORE e MARIA GALASSO, sua figlia, donano. al Monte di Pietà un capitale di ducati 100, col peso di far celebrare in suffragio delle loro anime e di. quelle dei loro genitori e del Prevosto D. Giovanni Pastore fratello e zio rispettivo, una messa all’anno.

13. — 1791, 3 Febbraio, in Andria.
D. GIOVANNI DI CHIO, nel suo testamento olografo, aperto l’11 Febbraio, giorno della sua morte, dal notar Pasquale Cannone, rimane al Monte di Pietà un censo di 50 ducati all’anno pagabile dal suo erede universale D. Antonio Tota di Monopoli.

14. — 1799, 8 Luglio, in Andria.
Canonico D. PIETRO PULLI per mano del not. Francesco Paolo Marchio fa il suo testamento, col quale istituisce erede la nipote Maria Pulli, e lega al Monte di Pietà 400 ducati, il cui fruttato per metà deve invertirsi in elemosine e per metà nella celebrazione della festa di S. Michele nella chiesa di S. Nicola.

15. — 1799, 6 Novembre, in Andria.
ANNA SANTORO, vedova di Giammaia Marchio Palladini, nomina erede universale il Monte di Pietà in tutti i suoi beni e in quelli che spettano a lei per l’eredità del marito, con alcuni pesi di messe, e coll’obbligo di concedere due maritaggi all’anno nei giorni anniversari della morte dei due coniugi. Il notar Vincenzo Ieva stipula l’apertura di questo testamento.

16. — 1800, 20 Aprile, in Andria.
AGATA DE BENEDICTIS istituisce erede nell’usufrutto la sorella Antonia e nella proprietà di tutti i suoi beni il Monte di Pietà. Il notar Francesco Paolo Cristiano apre il detto testamento nel 19 Agosto 1817.

17. — 1800, 6 Dicembre, in Andria.
D. BRUNONE DE BENEDICTIS chiama eredi nell’usufrutto le sue sorelle Agata ed Antonia e nella proprietà il Monte di Pietà con l’obbligo di una messa quotidiana. Questo testamento mistico è aperto dal not. Francesco Paolo Cristiano nel giorno 11 del detto mese.

18. — 1803, 20 Agosto, in Andria.
IRENE BELLAPIANTA, nel suo testamento stipulato dal not. Giuseppe Sinisi, istituisce erede il monte di Pietà, sostituendogli il fratello Michelangelo, nel caso che esca dall’ordine dei minori osservanti, a cui era ascritto.

19. — 1884, 20 Giugno, in Andria.
Il Canonico DOMENICO ANGELO LA GINESTRA lascia al monte di Pietà lire 50,676.80, da invertirsi in maritaggi di 170 lire l’uno da estrarsi ogni anno in beneficio di esposte o orfane, nate o domiciliate in Andria. Il testamento è rogato dal not. Saverio Intonti fu Luigi.

20. — 1887, 4 Settembre.
Nicola Fortunato, per testamento rogato dal not. Raffaele Intonti, istituisce erede dei suoi beni il Monte di Pietà, disponendo che dalla rendita si facciano maritaggi come sopra.

[estratto da “RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti”, ed. Valdemaro Vecchi, Trani, 1891, vol. VIII, N.17-18, pagg. 282-287]


(1) Questi documenti ... sono nel Cabreo o Registro dei beni e ragioni del Sacro Monte delle opere di pietà della città di Andria, in cui sono descritte ed annotate tutte le antiche e moderne scritture attenentino al stato di esso Sacro Monte, cominciando dal tempo della sua erezione che fu l’anno 1542 sino al presente amno 1728, comunicatomi dall’odierno Presidente del Monte on. Giuseppe Ceci.