altare maggiore

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altare maggiore proveniente dalla chiesa delle Benedettine

Chiesa del Carmine
l'altare maggiore con quadro della Vergine

L'altare laterale sinistro della Chiesa della Trinità annessa al monastero delle Benedettine, altare che era dedicato alla "SS. Vergine dei Sette Dolori" e aveva nel dossale la tela della deposizione, fu nel 1939 smontato da quella chiesa e ricostruito come altare maggiore in questa Chiesa del Carmine. L'altro altare laterale destro di quel tempio, che aveva nel dossale la tela di S. Benedetto e S. Scolastica, fu successivamente elevato come maggiore nella chiesa del Sacro Cuore.

altare maggiore
[l'altare maggiore, già laterale sinistro nella chiesa della Trinità in piazza Duomo - foto Sabino Di Tommaso, 2015]

"Nel presbiterio s'impone l'altare marmoreo e il tendaggio, di porfido rosso, che lo sovrasta e che, annodandosi ai laterali, lascia scoperto l'ampio sfondo di marmo bianco tempestato di schegge di ardesia e di schegge dorate.
....     Al centro si nota un dipinto della Madonna del Carmine, con il Bambino in braccio, tra due angeli che le sostengono sul capo una corona e dodici serafini. Il quadro, secondo la tradizione, fu un dono della nobile famiglia Carafa.
"

     [da notizie sulla chiesa di S.Maria del Carmine, pubblicate da ArcheoClub, e poste al suo interno]


Al posto della tela originaria, che misurava m 1,80 x 2,98 e raffigurava la deposizione di Gesù dalla Croce tra le braccia dell'Addolorata, ora nel drappeggio marmoreo è incastonato il quadro della Madonna del Carmine a mezzo busto (come riportato sopra), alla quale è dedicata la chiesa; al montaggio del dossale il quadro è stato circondato da un marmo mischio (tipo breccia Medicea o di Seravezza), per riempire il vuoto tra il quadro stesso e la cornice polilobata dell'ancona.

Il quadro della Madonna del Carmine (foto a sinistra), posto attualmente sull'altare maggiore, in documenti di fine Seicento appare collocato su un altare dell'attigua chiesa dell'Altomare, certamente perché la Chiesa e il Convento del Carmine erano in costruzione e i frati Carmelitani gestivano provvisoriamente detta Altomare.
Infatti il 28 novembre 1694 mons. Francesco Antonio Triveri, si porta alla Chiesa rupestre dell'Altomare per la sua triennale visita pastorale e nella relazione fa scrivere:

Aliud Altare sub eodem titulo B. M. situm est in eadem eccl.[esi]a a latere epistulæ in quo pulcra adest tabula, in qua depicta est Beata Virgo puerum Iesum ad sinum tenens. …
racconta cioè che Sul lato dell'epistola [a destra del precedente] c'era un altro altare sul dossale del quale era affisso un quadro della Beata Vergine recante in grembo Gesù Bambino. Si arguisce che è il bel quadro della Vergine del Carmelo, attualmente collocato sull'altare maggiore della chiesa del Carmine; ciò del resto si evince dalla successiva visita pastorale di mons. A. Ariano del 12 settembre 1697. in essa il vescovo chiaramente scrive:

Adest alterum altare … gradus … marmorei, in quo elegans sita est imago B. M.æ V.s de Monte Carmelo tabulis incisis, et deauratis decorata. …”, che tradotto afferma: C’è inoltre un altro altare con i gradi del postergale in marmo, nel quale è allocata una elegante immagine della Beata Vergine del Monte Carmelo decorata da una cornice lignea scolpita e indorata.

Sulla parete destra è posto lo stemma in marmi policromi della famiglia Carafa, pezzo proveniente certamente dall'arredo marmoreo allestito quando fu realizzato l'altare policromo descritto dal Merra, arredo smantellato nel 1809 coll'instaurarsi nella Chiesa l'ospedale militare.

Il 1° giugno 1947, a conclusione del Congresso Mariano tenutosi in Andria, con una sontuosa cerimonia, la partecipazione del Cardinale Giuseppe Bruno e di dieci vescovi compreso Mons. Giuseppe Di Donna, nonché di numerosissimo popolo, furono decorati con due corone d'oro il capo della Vergine del Carmelo e quello di Gesù Bambino, raffigurati nel quadro ora esposto sull'altare maggiore. La cronaca dell'avvenimento fu stesa da Eligio Morgigni e pubblicata sull'Idea di Andria del 6 luglio 1947.

quadro della Vergine del Carmelo, dono (forse) del Carafa  quadro della Vergine del Carmelo, dono (forse) del Carafa
[quadro della Vergine del Carmelo, dono (forse) dei Carafa, con e senza le due corone d'oro offerte nel 1947 - foto Sabino Di Tommaso, 2008 - 2015]


stemma dei Carafa
[stemma della famiglia Carafa,
duca alla fondazione del Convento]

Vicende relative all'altare maggiore del Carmine

Per le vicende occorse all'altare maggiore della Chiesa si riportano i dati documentari, in parte già citati:
In una nota della "Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia" del 5 agosto 1937, nella quale si indica quanto si ritiene opportuno asportare dalla Chiesa e dal Convento delle Benedettine, salvare e dove riporlo, l'ispettore Mario d'Orsi ascrive, tra gli altri beni, i due altari laterali (dei quali indica anche le misure).

"... Mi sono anche recato nella Chiesa del Carmine e penso che gli altari barocchi vi troverebbero, con tutto il resto della decorazione, una appropriata sede. Ma in tal caso vi si dovrebbe trasportare anche l'altare maggiore, perché quello esistente in fabbrica intonacata, contrasterebbe eccessivamente nella sua rozzezza, con i due altari marmorei, che troverebbero posto nelle Cappelle laterali. ...
Elenco ... Due altari laterali in marmi policromi con quattro gradini ed alta ancona di marmo intarsiato (misure degli altari: larghezza massima 4,37[metri], altezza massima 2,30. Detti altari sono privi di custodia. Misura delle ancone: larghezza massima 4,43, altezza massima 5,55)."

Dalla suddetta relazione dell'ispettore Mario d'Orsi si evince che nel 1937 nella Chiesa del Carmine l'altare maggiore in marmi policromi di cui parlano gli storici di primo Novecento era demolito e al suo posto c'era uno "in fabbrica intonacata".
Mons. Merra infatti, a pag. 488 del testo citato, aveva scritto:

"Maggiore altare. In sulle prime questo altare fatto di pietra, fu negli ultimi tempi vagamente lavorato a musaico di finissimi marmi colorati, con due teste di serafini artisticamente scolpiti in marmo di Carrara, e messe agli angoli del secondo registro. Sembra fosse stata una imitazione del bellissimo altare maggiore della Cattedrale. Una croce di palmi sei, dodici candellieri, dodici vasi da fiori, carte di gloria e due grandi cornocopj, tutti d’ottone posti a destra ed a sinistra di questo altare, l’ornavano bellamente. Il sacro ciborio aveva una portellina, con chiave e pisside di argento; sul muro, dietro l’altare, eravi un quadro, rappresentante in mezzo busto la Vergine del Monte Carmelo, la quale stringe amorosamente tra le materne braccia un vezzosissimo bambino, che dolcemente la carezza; mentre due angeli le sostengono in alto sul capo la corona, e dodici serafini le stanno amorosamente estatici d’intorno a mirarla. Lo chiudeva una ricca cornice, arabescata e dorata, con un terso cristallo davanti. Una candida tendina, ricamata in seta, lo copriva. Ai fianchi aveva due piccole cornocopie d’ottone, con due candele per ciascuna, e con due lampadini, al di sotto pendenti. Vuolsi che questo bellissimo quadro fosse splendido dono della famiglia Carafa …".

Tale altare in marmi policromi (s'è detto) andò demolito nel 1809 quando dal Convento e dalla Chiesa, mutati in Ospedale civile già dal 1806, si dovette "togliere da detta Chiesa quanto ci fosse di sacro" per decreto ministeriale. Il fatto che nel 1935 l'Ispettore della Soprintendenza D'Orsi trova nel Carmine come altare maggiore un semplice altare in tufi intonacati, sta ad indicare che quando nel 1840 la Chiesa del Carmine tornò all'uso religioso ad opera di mons. Cosenza (come testimonia una lapide attualmente affissa nel presbiterio) l'altare policromo non fu più rimontato.

In breve: dapprima l'altare maggiore, montato alla consacrazione del 1753, fu in pietra; → poi, nel ... fu eretto uno in marmi policromi; → alla riapertura al culto del 1840, fu realizzato un altare in fabbrica intonacata; → infine, alla demolizione della chiesa benedettina della Trinità avvenuta nel 1939, mons. Riccardo Rella, ricorrendo quell'anno il centenario del Seminario di cui era rettore, fece collocare l'altare laterale sinistro in marmi policromi di quella Chiesa come altare maggiore del Carmine (l'altare, cioè, che oggi ammiriamo nel presbiterio e qui riprodotto in foto).

Per un approfondimento su quest’ultimo altare si legga lo studio: “Gli altari della basilica di S. Maria dei Miracoli”, dell’arch. Gabriella Di Gennaro, pubblicato in "La Madonna d'Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, 2008, pagg.267-269.
Qui se ne riporta una sua sintetica descrizione, mentre nei documenti è possibile leggere l' atto notarile di commissione allo scultore, trovato nell' Archivio di Stato di Trani dalla stessa ricercatrice - architetto.

Ho ritrovato un atto notarile, datato 19 giugno 1775 … l’artefice [dell’altare] risulta essere … Marino Palmieri … . … i marmi utilizzati non sono quelli più generalmente usati, ma ne troviamo anche di nuovi: il Barolo di Francia, la pietra rossa di Venezia, il marmo di Serravezza e i cosiddetti ‘lapislazzuli fittizi’, oltre ai comuni giallo di Siena e broccatello di Spagna. L’altare colpisce per la sua sobrietà e raffinata eleganza del disegno, del colore e delle proporzioni. Ma è la bellezza del paliotto che suscita ammirazione: un ovato centrale mistilineo impreziosito dalla Croce con fondo di «lapislazzuli fittizio» è il fulcro della composizione; esso poi viene racchiuso da cornici ad intaglio che creano l’effetto di un grande medaglione centrale contornato nella parte più esterna da cornici di bianco statuario ritmate da sottili listelli in giallo di Siena. Ammirato a distanza il paliotto, col suo prezioso gioco ad intaglio, suggerisce l’immagine di un’urna proiettata nel piano di fondo, e da questo splendido lavoro ad intaglio si dipartono lateralmente ricchi rami floreali ad intarsio. L’intaglio e l’intarsio costituiscono il binomio su cui è intessuto tutto il disegno di questo altare, che culmina con due teste di cherubini ai capialtare.
Ma è sempre bellissimo ed originale il dossale, con il dipinto, che completa questo altare e che fu commissionato con lo stesso. Questo dossale «che rappresenta un panno attaccato ad uso di padiglione» è tutto in marmo statuario «eccetto la rovesciatura, attaccamento sia di broccato di Spagna, e colla francia d’intorno di giallo». Tutto questo panneggio marmoreo risulta tempestato di stelle in marmo giallo di Verona e di gocce di ardesia.


I capialtare dell'attuale altare maggiore, già laterale della chiesa della Trinità    tabernacolo
[I cherubini capialtare dell'attuale altare maggiore e il finto tabernacolo trasformato in custodia - foto Michele Monterisi e Sabino Di Tommaso]

Descrivendo il presbiterio si è ipotizzato che i vari arredi marmorei attualmente ivi presenti e posti in essere dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, siano stati realizzati utilizzando le parti del primo altare marmoreo policromo descritto dal Merra nonché una balaustra d'ignota provenienza; mancano però all'appello (dispersi?) i due angeli capialtare di quell'ara.