La Chiesa della SS. Vergine del Carmelo, di P. Petrarolo

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La Chiesa della SS. Vergine del Carmelo

del Prof. Pietro Petrarolo (1927-2007)

Chi da Porta Nuova imbocca la larga via del Carmine, si trova di fronte la vista di una imponente scalinata che, mascherando la collina dell’antica contrada S. Vito, porta alla Chiesa della SS. Vergine del Carmelo, inserita tra il Santuario di S. Maria dell’Altomare a sinistra, e il grosso complesso edilizio del Seminario vescovile a destra, con cui forma un sol corpo murario.

Mi pare, dunque, spontaneo chiedersi quando è sorta la Chiesa e per la volontà di chi.

La sua storia risale al sec. XVII, quando già era stato costruito il Santuario di S. Maria dell’Altomare sull’antica laura di S. Sofia. Il territorio ad esso adiacente, fuori le mura cittadine e in piena campagna, era occupato da una villa patrizia immersa in un ampio giardino, di proprietà dell’antica famiglia De Excelsis, che abitava in città sulla via omonima nel palazzo a bugnato a diamante, posto a destra di chi scende verso via Flavio Giugno.

iscrizione a sinistra del prospetto

Fu appunto l’ultimo erede di questa famiglia di nome Flavio che, non avendo eredi, dietro convincimento del duca di Andria, Ettore I Carafa, e con il beneplacito del minervinese mons. Alessandro Egizio, Vescovo di Andria, decise di donare la sua vasta proprietà all’Ordine dei Padri Carmelitani con atto notarile del 10 ottobre 1681.

L’atto contemplava un làscito di 4.000 ducati, con una rendita annua di 2.000 ducati (è una somma, per quei tempi, favolosa!), comprendendo anche il Palazzo di via De Excelsis, trasformato poi in Conservatorio dell’Immacolata Concezione (o di S. Anna), e la vasta tenuta in contrada “Petrone”, ora di proprietà Ceci.

La Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, a sua volta, concesse solo nel 1683 l’autorizzazione ad acquisire quei beni ai Padri Carmelitani, i quali, avutane la piena disponibilità alla morte della signora Lucia Griffi di Ruvo, consorte usufruttuaria del De Excelsis, nel 1690 diedero inizio alla costruzione della Chiesa e nel 1697 del Convento. Sulla facciata della Chiesa, in basso a sinistra, vi è la seguente iscrizione: “ANNO DOMINI MDCLXXXX (la “C” è stata scalpellinata, tanto da indurre qualcuno a leggere 1590, invece che 1690) BENE FUNDATA EST SUPRA FIRMAM PETRAM”.

Mentre la costruzione del Convento, anche per sollecito interessamento del duca Ettore II e del figlio Fabrizio, (vedasi epigrafe nel Chiostro del Seminario) poteva dirsi realizzata nel 1741, per la Chiesa occorsero parecchi anni, anche per una serie di eventi drammatici causati dallo scontro tra i Duchi di Andria e l’Episcopato andriese. E infatti, la Chiesa, la cui costruzione fu affidata ai maestri muratori Morgigno e Raimondi, in parte costruita nel 1709, essendo Vescovo mons. Nicola Adinolfi, fu completata solo il 1753, quando era Vescovo di Andria il nostro concittadino mons. Domenico De Anellis, il quale in quell’anno e precisamente l’11 novembre, la consacrò a S. Maria di Monte Carmelo, aprendola al culto del popolo andriese. La data dell’evento è riportata sulla epigrafe posta all’interno della Chiesa.

iscrizionia poste nel presbiterio

Il 1806, quando il Convento fu requisito dal Re di Napoli Giuseppe Bonaparte per essere adattato ad Ospedale militare delle Puglie, anche la Chiesa fu sconsacrata ed adibita ad infermeria di pronto soccorso. Il Vescovo mons. Giuseppe Cosenza, poi, dopo aver deciso di trasferire il Seminario diocesano nel Convento carmelitano il 1839, la fece restaurare ed abbellire e, riconsacratala solennemente il 31 maggio 1840, la destinò anche ad Oratorio del Seminario.

La Chiesa - come riferisce anche don Mario Melacarne [padre spirituale del Seminario] in un suo articolo pubblicato su “Seminario in...” del giugno-luglio 1992 - subì nel corso del nostro secolo alcuni restauri. Di essi i più importanti furono quelli del 1939, in ricorrenza del centenario del trasferimento del Seminario dal Palazzo vescovile all’attuale sede, voluti dal compianto Rettore mons. Riccardo Rella e dal Vescovo mons. Paolo Rostagno, e quelli del 1972 (pavimentazione del Presbiterio e dell’aula) operati dal Rettore mons. Agostino Superbo (ora Vescovo di Sessa Aurunca) e dal Vescovo di Andria mons. Giuseppe Lanave.

Ritengo sia opportuno dare ora uno sguardo al suo aspetto architettonico-artistico. La facciata della Chiesa si presenta con un imponente portico a cinque archi (tre centrali e due laterali) che risente dei primi approcci neoclassici e palladiani del sec. XVIII, che si riscontrano anche nel bel portico di S. Maria dei Miracoli. Su di esso si eleva la facciata superiore, iscritta tra una cornice architravata ed un frontone classico, poggiante su quattro lesene corinzie, tra cui fa spicco un gran finestrone rettangolare, la cui vetrata disegna una Croce, affiancato, nelle partiture laterali, da due edicole con cupolette a conchiglia.

tela della Madonna del Carmelo, incoronata

Tutto il portico è aggettante rispetto al fronte del Convento. Sotto il portico il bellissimo portale ha gli stipiti scolpiti a soggetti floreali, che reggono un timpano in cui è posta una scultura della Vergine con Bambino e ai cui lati spicca l’epigrafe “REGINA DECOR CARMELI ORA PRO NOBIS”.

L’interno si presenta nella sua struttura di aula unica di ampio volume, con la volta a botte poggiante su un cornicione impreziosito da stucchi, a sua volta sorretto da ampi archi in cui sono sistemate le cappelle laterali (in tutto sei) e modanati a lesene, anch’esse impreziosite di stucchi.

Sullo sfondo, in pieno dominio dell’attenzione dei fedeli, vi è il Presbiterio, il cui altare marmoreo fu tolto da una delle cappelle laterali della Cattedrale dopo il restauro del 1960-65, e su cui troneggia una gigantesca pala d’altare di bellissimo effetto cromatico, che copre quasi intera la parete, con un apparato di marmo bianco tempestato di stelle dorate e di schegge di ardesia e al cui centro, in una larga cornice di marmo fortemente venato grigio è inserita, su tela, l’immagine della Vergine del Carmelo che teneramente sostiene il divino Figliolo, la cui mano destra è in atto di accarezzare il volto della Madre, contornati da un coro di angeli, di cui due reggono la corona tempestata di pietre preziose.

Da notare il colore azzurrino del manto della Vergine e i panneggi rosa-carico da cui sono avvolti il Bambino Gesù e i due angeli, in questi ultimi in forma di perizoma svolazzante.

Dall’ovale superiore con dipinto floreale si diparte un tendaggio di marmo porfido, che si annoda ai laterali, facendo cadere un drappeggio di pieghe ampie con orlatura frangiata a cordoncini.

La pala fu sistemata durante i restauri del 1939 e proveniva da un altare laterale della Chiesa della SS. Trinità, annessa al Convento delle Madri benedettine in piazza Duomo, demolita inopinatamente nel 1937 perché pericolante. Nella parte absidale si eleva il campanile, ricostruito il 1854 a cura di Padre Federico Tornielli, nel periodo in cui il Seminario fu affidato ai Padri gesuiti.

È di chiaro stile tardo-barocco, i cui spigoli si esprimono con paraste a capitello ionico, terminante con lanterna ottagonale a quattro monofore arcate, concludentesi con una cupola di metallo con Croce e stella cometa.

È in questa atmosfera di sobrietà architettonico-decorativa che il 16 luglio di ogni anno si rinnova la devozione del popolo andriese alla SS. Vergine del Carmelo.

[testo tratto da “Seminario in …”, periodico edito dalla Diocesi di Andria, n. Giugno-Luglio 1993, pagg. 8-9]]