Tra le macerie dell'antico fasto - G.Regaldi

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Tra le macerie dell'antico fasto

(Ottava improvvisata il 1845 o in quel torno, in una visita al Castello da Giuseppe Regaldi [1809 - 1883], obbligato ad incastonare in essa due versi dati della Divina Commedia.)
Fra le macerie dell'antico fasto
Io venni in loco d'ogni luce muto
Cercai al cener ch'era ivi rimasto
Per qual mano il Castel fosse venuto:
La bocca sollevò dal fiero pasto
Degli anni il Tempo, e scosse il crin canuto,
E disse: Costruì il Castel gagliardo
Con la magica verga il gran Bailardo! (*)

(A solo diletto o a meglio confermare l'anzidetto stato deplorevole del Castello, valga ciò che disse il sopra citato Poeta nel seguente Sonetto a rime strambe, di chiusura  nell'Accademia estemporanea data nel Seminario di Andria.)
Come su frutti di vantato pero
Stende l'unghia rapace àvido gatto,
Così del Feudalismo lo sparviero
Qui divorò d'ampie dovizie un piatto.
Ora è fatto macerie. è fatto zero
il Castel che costruì un Mago matto! (*)
Quel che fu di dovizie aureo paniero
Ora è fatto di fogne atro pignatto!
Ora rinasce il cardo e la cipolla:
E il contadin vi stende arida stoppa:
(Tanto è vario dei popoli il pasticcio!)
U' il Frate chiuso nella sua cocolla
Un chiostro avrà, dove il pensier s'intoppa
Di pugne e brandi fra il cruento impiccio.

(*) Pietro Abelardo, l'uomo famoso straordinario francese del secolo XI, mutato dal popolo in Mago Pietro Bailardo.

[testi tratti da "Andria le sue vie e i suoi monumenti", di N.Vaccina-Lamàrtora, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1911, pagg. 71, 79-80]
foto inizi '900, con rielaborazione elettronica del colore