Il Campanile della Cattedrale, di E.Bernich

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Il Campanile della Cattedrale di Andria

testo di Ettore Bernich (1850-1914)
il campanile della Cattedrale di Andria - disegno di E. Bernich

Questa bella torre quadrata, massiccia, tutta a bozze rustiche dl pietra calcarea, a cui l’età ha dato un colorito caldo e pittoresco, si eleva ardimentosa a fianco della cattedrale, come una vigile sentinella. Nei tempi medioevali dovè servire molte volte di vedetta, essendo posta nel punto più alto della città.
Di lassù si scorge una larga distesa di terra e di mare dal Gargano, dalle murge, fin presso Bari, come ebbi a godere quando vi salii nel 1895 insieme coll’ingegnere Riccardo Ceci e col fratello Giuseppe, intelligenti ed accurati studiosi dell’arte pugliese, che vanno illustrando con pregevoli scritti.

Il campanile è di costruzione del secolo XII per tutto il basamento, elevato nei primi tempi del dominio Normanno, essendo stata Andria se non fondata certo ingrandita e fortificata da Pietro Conte di Trani verso il 1046.
Dal basamento alla prima cornice divisionale (figura A) nel plano dove sono le finestre a sesto acuto è opera del tempo di Federico II: i profili delle mensole e degli archetti sono di bella maniera propria del buon tempo dell’arte pugliese. Anche le bifore dell’ultimo piano hanno una certa parentela con quello di Castel del Monte. Così pure la cornice finale (figura B), dal profilo arieggiante al classico, è un indizio che la torre campanaria della cattedrale di Andria venne terminata al tempo svevo.

cornice divisionale del campanile - disegno di E. Bernich    cornice finale del campanile - disegno di E. Bernich

Il torrino di forma ottagonale cbc si eleva al disopra dell’ultimo ordine. con la sua cuspide arditamente acuta, è certo una aggiunzione in epoca molto posteriore, e probabilmente quando la Cattedrale venne quasi tutta rifatta in seguito ai danni che ebbe a subire nel disastroso terremoto del 1456 [1].
Fu allora costruito quell’ardito arcone nel presbiterio dall’artista Andriese Alessandro Guadagno, come si rileva da un’iscrizione ivi posta e che porta la data del 1465 [2]. Fu a quest’epoca che venne costruito il torrino dalle forme gotiche, forse dall’istesso artista Guadagno.

pianta - disegno di E. Bernich

In altre pubblicazioni sui campanili pugliesi ho cercato di dimostrare che i torrini furono opere aggiunte nei principii del secolo XV e che in origine le torri campanarie delle cattedrali terminavano a terrazza con parapetto e piombatoj e servivano alle guardie per vigilare notte e giorno i dintorni della città.
Così erano i campanili delle Cattedrali di Bari, Bitonto, Giovinazzo, Trani; solo quelli della vecchia cattedrale di Molfetta sono rimasti a terrazza come erano nell’origine loro.

Ettore Bernich

[tratto da “Il campanile della Cattedrale di Andria”, in “Spigolature artistiche”, Apulia, 1911, pp. 228-230 – pubblicato su www.internetculturale.it]

NOTE     (inserite dal redattore di questa pagina [Sabino Di Tommaso])

[1] Il terremoto del 1456 fu effettivamente disastrosissimo, con danni ingenti anche nel nostro territorio e in Andria, nonostante l'epicentro sia stato localizzato nel Sannio in base ai dati descritti dagli storici che vissero il tragico momento. L'allora vivente arcivescovo di Firenze Antonio Pierozzi (Sant'Antonino, al quale nel Seicento era intitolato un beneficio nella 1ª cappella di destra della Cattedrale di Andria), nel titolo XXII (1378–1459) della 3ª parte del suo “Chronicon partibus tribus distincta ab initio mundi ad MCCCLX” pubblicato nel 1484, infatti scriveva:
[trascrizione dell'originale latino] [traduzione]
Terremotus igitur, qui acciderunt in partibus regni Apulie anno Domini M°CCCC°LVI°, die Vª decembris, hora noctis XIª et iterum XXXª die eiusdem mensis, hora XVIª fuerunt maximi, adeo quod non est in memoria hominum et vix legitur tales unquam et tam vehementes fuisse et tantum spatium terre occupasse et tanta dampna in hedificiis et morte hominum operatos esse.
Fuerunt nihilominus et alii terremotus percepti inter primum et secundum terremotum supradictos, ac eciam post secundum, sed tenues, ita quod modicum vel nullum dampnum intulerunt hedificiis vel personis.
Referam in particulari (ut ex fideli relatione percepì) de aliquibus civitatibus et castris, in quibus maximam ruinam intulerunt et inde plurimi oppressi et mortui, de aliis postea in generali, incipiendo a civitatibus notabilioribus.
… … …
In regione autem Capitenate et Apulie, … Castellum Canose fortissimum sicut quodcunque aliud in terra dicti regni, totum comminutum. …
[Tratto da “ Antoninus Chroniques Titre XXII”, Ed Morcay, 1913, Paris, pp. 92-96]
I terremoti che accaddero nelle terre del regno dell’Apulia nell’anno del Signore 1456, il 5 dicembre alla 11ª ora della notte [circa le 3 del mattino successivo] e nuovamente il 30 dello stesso mese, alle sedici, furono della massima potenza, tanto che non si ha a memoria d’uomo né si legge mai che ce ne sia stato uno così violento, su un territorio così vasto che abbia causato la stessa ingente distruzione di edifici e tanti morti.
Ciononostante furono avvertiti altri terremoti tra i suddetti primo e secondo, ed anche dopo il secondo, ma lievi così che poco o nessun danno causarono agli edifici e persone.
Riferirò in particolare (così come seppi dai racconti dei fedeli) di alcune città e fortezze, nelle quali essi causarono le più grandi distruzioni e di conseguenza il più gran numero di schiacciati e morti, iniziando dalle città più importanti, delle altre poi ne parlerò in generale.
… … …
Nel territorio della Capitanata e dell’Apulia … la fortissima roccaforte di Canosa fu completamente annientata, come tutte le altre delle terre di detto regno [di Napoli]. …

Anche il Ferriello nel testo sotto citato menziona il terremoto del 1456 responsabile, insieme alla peste, dei ritardi nella costruzione del nuovo convento agostiniano a lato della Chiesa di Sant'Agostino; a pag. 23 scrive:
Mentre la città prendeva un po’ di respiro, nel 1456 fu colpita da terribile peste, insieme agli altri paesi pugliesi, abruzzesi e napoletani. Alla peste tenne dietro il terremoto. ...
[tratto da "Gli Agostiniani in Andria" - di P. Mariano Ferriello O.S.A., Lib. Editrice Fiorentina, Firenze, 1931.]

[2] L'iscrixione con la data 1465 deve essere stata effettivamente vista ed annotata dal Bernich, in quanto nel 1897-98 e nel 1902, eseguì dei lavori di restauro a Castel del Monte ed in Cattedrale, come si rinviene scritto nel "Fondo Bernich" inventario degli atti:
      "Bernich inizia a lavorare ad Andria nel 1897-98, interessandosi al Castel del Monte. Qualche anno più tardi, nel 1902, prendono il via anche i lavori di restauro della cattedrale, su progetto di Riccardo Ceci. Durante i lavori vengono rinvenute nella cripta due tombe sveve, delle quali Bernich si occupa tra il 1904 e il 1905.
... ... ...
- 1902, 12 agosto. Napoli.
Nota di Avena, direttore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle provincie meridionali in Napoli a Bernich a Bari, con oggetto la cattedrale di Andria.
Il ministero della Pubblica Istruzione invia un progetto dell’ingegner Riccardo Ceci di £. 20.500 per lavori di restauro. Chiede a Bernich di recarsi in Andria per verificare la bontà del progetto e cosa di normanno sia rimasto nella chiesa. Il direttore sostiene solo la pianta del tempio e alcuni bassorilievi del XV secolo. La valutazione è indispensabile per capire se il ministero deve contribuire ai restauri. ... ... ..."
[Società Napoletana di Storia Patria, “ Fondo Bernich”, Inventario di Annunziata Berrino, Napoli, 2002, pp. 13-16]
Il grassetto non è nei testi citati, ma è una evidenziazione del redattore di questa pagina.