Visita Pastorale di mons.Triveri dell'aprile 1694

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Premessa

La seguente Visita Pastorale dell'aprile 1694, effettuata da mons. Francesco Antonio Triveri alla Chiesa Cattedrale nonostante descriva molto sommariamente i luoghi, e spesso non li descrive affatto, è comunque molto importante perché completa, ricca dei riti e degli usi del tempo, stesa su un manoscritto ben conservatosi negli anni e di facile leggibilità.


(stralcio da "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium")

“ Visita Pastorale”
effettuata alla Chiesa Cattedrale
dal 19 al 26 aprile 1694[1]

di Francesco Antonio Triveri (vescovo di Andria dal 1692 al 1696)


[trascrizione del testo originale in latino] [2]

1694
Acta
Visitationis Generalis Ecclesiarum
Andriæ

Sub Presulatus insigni Ill.mi Dõm.
Francisci Antonij Triveri
ord. min. Conv. S. Franc. Fabricota,
episcopatum pietate magis, quã imperio regentis


Franc. Ant. Triveri de Bugella ord. min conv.
Dei, et Ap[osto]licæ Sedis ep[iscop]us Andriæ
et Visitator

Tenor edicti lingua vernacula promulgati
per affixionem sub die decima Aprilis 1694

… … …

Convisitatores in acta S. Visitationis ab Ill.mo et Rev.mo Dom. Visitatore assumpti

R. D. Vicarius Generalis Archid. P. Ioseph Ceri,
R. D. Nicolas Ant. Palombella Archipresbiter,
R. D. Carolus Ant. Tesse Cantor,
Ex Cath[edra]li Eccl[esi]a.

R. D. Ioseph Damiani Prepositus, S. Nicolai,
R. D. Hiacintus Cereci Prior. S.mæ Annunciat[io]nis.

Officiales
D. Fran. Cocco Abbas, et Promotor Fiscalis
D. Io[ann]es Gurgus V.I.P. Notarius et Cancell[arius] Sanctæ Visitationis.

Omnes prædicti de mandato Ill.mi Visit[atoris] accedant ad signum campanæ nuncupatæ “Maria”.

Die 19 Aprilis 1694
circa hora decima quintam.

Convenit in exequtionẽ Edicti Sup[r]ª positi, totus Clerus Secularis Civitatis ad Palatiũ ep[iscopa]lẽ, indeq[ue] Ill.mus Dominus Ep[iscop]us et Visitator cappa indutus et ponificali talero coopertus, sub Baldachino, eius hastas deferentibus sex ex antiquioribus Cathedralis Eccl[esi]æ Sacerdotibus, manu dextra populũ benedicens, Clero interìm sacros hymnos canente, ad ianuã principalẽ dictæ Eccl[esi]æ se contulit.

Est autẽ Eccl[esi]a Cathedralis sub titulo Assumptionis Beat[issi] Virginis Mariæ, sita in eminentiore parte Civitatis Andriæ propé portam quæ dicit[ur], “del Castello”, ad orientem.

Quinque habet portas duas laterales, quam una, quæ est a latere evangelij correspondens atrio Palatij ep[iscopa]lis, altera verò, quæ posita est a latere epistolæ correspondet palteæ, quæ est corã Palatio Ducali; reliquæ tres positæ in facie eccl[esi]æ correspondent plateæ quæ est extra eandẽ, ad cuius dextrã adest eccl[esi]a et monasteriũ Monaliũ Sant. Trinitatis ord. S. Benedicti.

Ibi cũ pervenisset Ill.mus Dom. Visitator invenit ante portam mediã faldistoriũ, ad quod procumbens paululum oravit; deindè crucem ab Archid[iacon]° pluviali albo induto sibi exibitã devotè osculatus est, et posteà deposita Cappa, et acceptis vestibus Pontificalibus cũ mitra pretiosa posito incensu in turibulo triplici ductu ab eodẽ Archid[iacon]° incensatus fuit, et ita sub eodẽ Baldachino precedente Clero ad Altare maius accessit, ubi iterũ procumbens ante faldistoriũ ab Archid[iaco]no dictæ fuerunt preces, et oratio sup[er] ipsũ, prout in pontificali;
quibus peractis Ill.mus ascendit ad Altare illoq[ue] osculato in medio populo solemniter benedixit.

His expletis Ill.mus Dominus ad suã Cathedrã Pontificalem ibiq[ue] sedens admisit omnes de Clero singulatim vocatos prout infra ad osculũ manus.

Ex Cath[edrali]:

[segue l'elenco delle dignità, sacerdoti e chierici della Cattedrale e delle altre chiese]

… … …

Post hæc p[er] me Cancell[ari]ũ infrascriptũ publicatum fuit Mandatum Ill.mi Domini Visitatoris tenoris sequentis.

Ill.mus Rev.mus D. Franc. Ant. Triverius Ep[iscop]us Andriæ et Visitator Generalis præcipit omnibus, et singulis in Civitate Andriæ degentibus suæ Iurisdictioni subiectis ut durante tempore visitationis, nemo sine expressa licentia dicti Ill.mi et Rev.mi Dom. audeat discedere e Civitate sub pœna decem ducatorũ pro qualibet vice pijs &.

Datũ Andriæ ex Cathedrali eccl[esi]a die 19 Aprilis 1694.

D. Ioannes Gurgus S. Visit[atio]nis Cancell[arius]

Publicato sup[r]a scripto mandato ideo Ill.mus Dom. Visitator brevem habuit sermonẽ ad Clerum corã ipso in Presbyterio stante, quo, et fine propter quem S. Visitatio a S. Concilijs, et Canonibus instituta fuit exposuit, et quali debeat esse ecclesiasticorũ vita aperuit.

Quo finito deposita mitra pretiosa, Pluviali, et stola albi coloris, assumptis stolã, et Pluvialem coloris violacei (ob defectũ alterius coloris nigri) et mitra simplici descendit e sede Pontificali, et fecit absolutionẽ defunctorũ ut in Pontificali Romano excepta illa quæ prescribitur facienda in Cemeterio eo quod Cemeteriũ nõ extet, facta fuit iuxta solitũ in plano eiusdẽ eccl[esi]æ prope Pulpitũ ubi adest Sepoltura maior et communis, et p[er] Cemet[erium] inserviens.

 

[traduzione]

1694
Atti
della Visita Generale alle Chiese
di Andria

Sotto l'episcopato dell'insigne Ill.mo Signore
Francesco Antonio Triveri
dell'ord. min. dei Conventuali di S. Francesco di Fabricota,
reggente l'episcopato più con la religiosità che col comando


Francesco Antonio Triveri di Biella dell'ord. min. dei Conventuali
per grazia di Dio e della Sede Apostolica vescovo di Andria
e Visitatore

Testo dell'editto promulgato in vernacolo [italiano]
per l'affissione il 10 aprile 1694

… … …

Elenco dei Con-visitatori assunti per la Santa Visita dall'Ill.mo et Rev.mo Signor Visitatore

R. D. Vicario generale Arcidiacono P. Giuseppe Ceri,
R. D. Nicola Antonio Palombella, Arcipresbitero,
R. D. Carlo Antonio Tesse, Cantore,
della Chiesa Cattedrale.

R. D. Giuseppe Damiani, Prevosto di S. Nicola,
R. D. Giacinto Cereci, Priore dell’Annunziata.

Funzionari
D. Francesco Cocco Abbas, Promotore fiscale,
D. Giovanni Gurgo V.I.P. Notaio e Cancelliere della Santa Visita.

Tutti i predetti su ordine dell’Ill.mo Visitatore si presentino al suono della campana chiamata “Maria”.

[Lunedì] 19 Aprile 1694
circa le ore 15

In esecuzione del su riportato decreto, tutto il Clero secolare della Città convenne al Palazzo episcopale; indi l’Ill.mo Signor Vescovo e visitatore, vestito di tonaca episcopale e cappa, sotto un baldacchino portato dai sei sacerdoti con più servizio nella Chiesa Cattedrale, benedicendo il popolo, mentre il Clero cantava gli inni sacri, raggiunse la porta principale di detta Chiesa.

La Chiesa Cattedrale, intitolata alla Beatissima Maria Vergine Assunta, s’erge nella parte più alta della Città di Andria, non lontano dalla porta detta “del Castello”, [posta] ad oriente.

Ha cinque porte: due laterali, delle quali una che si apre sul lato evangelo immette nell’atrio del Palazzo episcopale, l’altra che si apre sul lato epistola immette nel largo davanti al Palazzo Ducale; le altre tre porte sulla facciata della Chiesa si aprono nel largo antistante, alla cui destra c’è la Chiesa ed il monastero della SS.ma Trinità dell’ordine di S. Benedetto.

Quando l’Ill.mo Signor Visitatore vi giunse trovò davanti alla porta centrale il faldistorio sul quale inginocchiatosi pregò un po’; quindi devotamente baciò la croce mostratagli dall’arcidiacono indossante un bianco piviale, poi tolta la cappa e indossate le vesti pontificali e la mitra preziosa, posto l’incenso nel turibolo, fu tre volte incensato dallo stesso arcidiacono; indi sotto lo stesso baldacchino, preceduto dal Clero, si recò all’altare maggiore, dove inginocchiatosi nuovamente davanti al faldistorio, dall’arcidiacono furono intonate le preghiere e l’orazione sull’altare, come nel pontificale;
compiute queste azioni salì sull’altare e, baciatolo, benedisse il popolo.

Ciò fatto l’Ill.mo Signore, sedutosi sulla sua cattedra pontificale, ammise al bacio della mano tutto il Clero, chiamato per nome uno alla volta, come di seguito scritti.

[Clero] della Cattedrale:

[segue l'elenco delle dignità, sacerdoti e chierici della Cattedrale e delle altre chiese]

… … …

Dopo ciò da me sottoscritto Cancelliere fu pubblicato l'Editto dell’Ill.mo Signor Visitatore, in questi termini.

L’Ill.mo e Rev.mo D. Francesco Antonio Triveri vescovo di Andria e Visitatore Generale prescrive a tutti, singolarmente considerati, residenti nella Città di Andria e soggetti alla sua giurisdizione, che, durante il periodo della visita, senza espresso permesso dell’Ill.mo e Rev.mo Signore, nessuno si allontani dalla Città, su pena indiscutibile di dieci ducati.

Dato in Andria, dalla Chiesa Cattedrale il 19 aprile 1694.

D. Giovanni Gurgo, cancelliere della Santa Visita.

Dopo avere reso noto a tutti il suddetto ordine l’Ill.mo Signor Visitatore tenne un breve sermone al Clero davanti a lui presente nel Presbiterio, su come e perché fu istituita la Santa Visita dal Sacro Concilio e dalle norme, e chiarì quale debba essere lo stile di vita degli ecclesiastici.

Infine tolti la mitra preziosa, il piviale e la stola di color bianco, indossati stola e piviale violacei (in mancanza degli altri di color nero) e la mitra semplice, discese dal trono episcopale e fece l’assoluzione dei defunti come prescritta nel pontificale romano, esclusa quella prescritta da farsi nel cimitero, poiché esso non era evidente, fu fatta come al solito nella navata della Chiesa presso il pulpito, dove c’è la sepoltura più grande e comune utilizzata come cimitero.


[ Altare Sant.mi Sacramenti ]

Ill.mus Dmus Visit. deposita stola et pluviali violacei assumpsit stolam et pluviale coloris albi et simul cum Convisitatoribus, et Clero accessit ad Altare Sant.mi Sacramenti ad latus epistolæ Altaris Maioris situm et ibi posito incense in turibulo genuflexus iussit aperiri Ciboriũ, quo aperto a Sacrista sup[er] pelliceo et stola induto, intonato himno “Pange lingua” Sant. triplici ductu humil[ite]r incensavit.

Postea surrexit, ad Altare ascendit, et extracta p[er] Sacristam Sacra Pixide, et Ostensorio, seu tabernaculo in quo asservatur Ostia maior, solita deferri in processionibus Sant.mi Sacram.[en]ti; et cum utrumq[ue] attentè inspexisset, nec nõ visitasset Ciborium ex parte interiori, iterum genuflexus præ intonato “Genitori genitoq[ue]” dedit Benedictionem populo more consueto, et deindé denuò flexis genibus adoravit, et iussit claudi Ciboriũ et decrevit ut infra.

P.[rim]° Decretũ fuit
quod tabernaculũ, seu ostensorium quã primũ renovet[ur], et interea si aliquando in ipso ponenda sit Sacrat.[issi]ma Ostia, ita eligat[ur] minus ampla ità ut superior pars ostensorij, qua sacra ostia operitur nullo modo ipsã tangat, sicut modo observatũ fuit tangere.

2.° Quod unica hostia maior, quæ solet aptari in ostensorio servet[ur] in Ciborio, et ostensoriũ sine ostia consecrata reponat[ur] in capsa solita Sacristiæ, tuta sub clavi.

3.° Quod Sant.mus licet tempore hyemali renovari soleat bis in mense, in estate tũ omnimodè renovet[ur] quolibet die dominico.

4.° Quod, quando fit communion Laicorũ, et precipuè dominica tertia cuiuslibet mensis, in qua defert[ur] p[er] eccl[esi]ã Sant.mus Sacram[en]tus post missã conventualẽ extendat[ur] tobalea munda sup[er] cancello interiori, seu balaustrata ante communicantes.

5.° Quod, quotiescump[ue] Sant.mus Sacram[en]tus defert[ur] ab uno ad aliud Altare semper deferat[ur] sub baldachino a Sacerdote induto superpellicio, et stola, nec nõ Pluviali, et quando solenniter exponitur sive pro oratione quadraginta horarũ sive in tertia dominica cuiuslibet mensis, pro ut sup[r]ª seu quavis alia simili occasione, adsint semper a dextris, et a sinistris Sacerdotis duo assistentes induti dalmaticis albi coloris.

6.° Quod quatuor lampades, quæ laudabil[ite]r semper ardent corã Sant.mo sed a lateribus Ca[p]pellæ, si fieri potest, ità disponant[ur], ut sint in facie ipsius Cap[p]ellæ prope cancellũ ligneũ exteriorem.

7.° Quod quia Ciborio deest parvũ Conopeũ coloris violacei, decretũ fuit, ut omninò provideatur ante primã dominicam Adventus.

 

[ Altare del SS.mo Sacramento ]

L’Ill.mo Signor Visitatore, tolta la stola e il piviale violaceo, indossò la stola ed il piviale bianchi e, con i convisitatori e col Clero si recò all’altare del SS.mo Sacramento che si trova sul lato dell’epistola dell’altare maggiore; ivi, posto l’incenso nel turibolo, genuflesso ordinò di aprire il Ciborio; aperto questo dal Sacrista indossante stola e super pelliceo, intonato l’inno “Pange lingua” incensò per tre volte umilmente il Santissimo.

Dopo si alzò, salì all’altare e, fatta estrarre dal Sacrista la sacra pisside e l’ostensorio nel quale si conserva l’ostia più grande che solitamente si porta nelle processioni del SS. Sacramento, dopo averle ispezionate attentamente ambedue ed aver anche osservato l’interno del ciborio, nuovamente genuflesso durante il canto del “Genitori genitoque”, benedisse il popolo come al solito, indi nuovamente in ginocchio adorò, ordinò di chiudere il ciborio e decretò quanto segue.

Fu deciso:
P.[rim]° l’ostensorio sia quanto prima rinnovato, e contemporaneamente la sacratissima Ostia da inserire si scelga meno grande così che non lambisca il bordo superiore dell’ostensorio, come allora aveva osservato toccare.

2.° si conservi nel ciborio una sola ostia grande da esposizione e si conservi l’ostensorio senza l’ostia nella sua teca in sacrestia, protetta sotto chiave.

3.° il Santissimo durante l’inverno si rinnovi due volte al mese, d’estate invece sempre ogni domenica.

4.° quando si distribuisce la comunione ai laici, e specialmente nella terza domenica di ogni mese, nella quale dopo la messa conventuale si attraversa la chiesa col Santissimo, si distenda una tovaglia bianca sulla parte interna della balaustra davanti ai ministri della comunione.

5.° ogni volta che il Santissimo è trasferito da un altare all’altro sia portato sotto un baldacchino da un sacerdote indossante super pelliceo, stola ed anche piviale; inoltre quando lo si espone solennemente sia per le preghiere delle quaranta ore, sia nella terza domenica di ogni mese, per quel che s’è detto sopra, o per qualsiasi altra occasione, a destra e a sinistra del sacerdote stiano sempre due assistenti indossanti la dalmatica bianca.

6.° le quattro lampade che lodevolmente ardono sempre presso il Santissimo sui lati della Cappella, si dispongano, se è possibile, in modo che siano sul davanti della stessa presso l’esterna balaustra lignea.

7.° poiché al ciborio manca il piccolo conopeo violaceo, si ordinò che vi si provveda non oltre la prima domenica d’Avvento.


Visitatio Baptisterij

Post visitationem Sant.mi Sacram.[en]ti Ill.mus Dom. Visitator accessit cum Convisitatoribus sup.[r]ª nominates ad visitationẽ Baptisterij, in quo invenit substantialiter omnia bene disposita et ideò

solum infrascripta decrevit

Quod, vas stanneum ad instar ampullæ, quo infunditur acqua sup[er caput Baptizandi omninò mundet[ur], et mundum omnimode conservet[ur], et ideò Sacrista quotiescumq[ue] baptizatus aliquis infans statim debeat illud aliquo panno lineo, vel laneo diligenter abstergere, et expolire.

Quod, Conopeũ, quo Baptisteriũ operitur ità disponatur ut illud perfectè cooperiat.

Quod Sacrariũ positũ a latere fontis baptismalis operiat[ur] aliquo operculo, seu ligneo seu lapideo.

Quod, omninò claudat[ur] ostiũ Cancelli seu balaustratæ lapideæ qua p[er] tres gradus ad baptisterium ascenditur.

 

Visita del Battistero

Dopo la visita del SS. Sacramento l’Ill.mo Signor Visitatore si recò con i con-visitatori su nominati alla visita del Battistero, nel quale trovò sostanzialmente tutto ben disposto, perciò

decretò soltanto quanto segue.

Si purifichi completamente il vaso di stagno a forma di ampolla, col quale si versa l’acqua sul capo del battezzando e lo si conservi ben pulito; perciò il Sacrista dovrà subito diligentemente asciugarlo e pulirlo con un panno di lino o di lana ogni volta che sia battezzato un bambino.

Si ponga sul Battistero il conopeo in modo che lo copra perfettamente.

Il sacrario esistente a lato del fonte battesimale sia chiuso con un tappo di legno o di pietra.

Si chiuda completamente l’ingresso della balaustra di pietra donde attraverso tre gradini si sale al battistero.


Visitatio Sacrorũ oleorum

Successivè Ill.mus accessit ad visitanda Sacra olea posita in parvulo armario sito a latere evangelij in Cappella S. Sacram.[en]ti et tantum decernendũ putavit quod sup[er] ostiolum dicti Armarij ponatur Inscriptio, ut infra termino dierũ decem “Olea Sacra”.

 

Visita dei sacri olii

Successivamente l’Ill.mo andò a visitare gli olii sacri tenuti in un piccolo armadio posto sul lato evangelo nella cappella del SS. Sacramento e ritenne opportuno ordinare soltanto che sulla porticina di detto armadio si ponesse entro dieci giorni la scritta “Olea sacra”.


[ Sacræ Reliquiæ ]

Eadem die
circa horam vige.[si]mã primam

Ill.mus Dom. Visitator accessit cum R.R. convisitatoribus sup.[r]ª nominatis ad eccl.[esi]ã Cathedralẽ ibiq. humil[ite]r adorata S. Eucharistiæ Sacramento facta solita oratione accessit ad Altare maius ubi pariter oravit prout & se contulit ad visitandas S.[anctas] Reliquias quæ asservant[ur] in Reliquiario,
et invenit quod dictũ Reliquiariũ consistit in tribus armarijs, quorũ primũ positũ ad parietẽ cui innititur Altare respicit directè planũ et ingressũ Cappellæ; reliqua verò duo sita in parietibus a lateribus Altaris se invicẽ respiciunt.

Sunt autẽ singula pluribus ordinibus distincta, quorũ quilibet subdividit[ur] in plures mansiunculas thecis reliquiarũ indipendentes.

Duo autẽ armaria lateralia claudunt[ur] ianuis ligneis, quæ a parte interiori sunt p[er] totũ coopertæ quibusdã paucis capsulis figuræ sfericæ, in quarũ singulis fixæ sunt aliquæ Santorũ Reliquiæ; undè fit quod quando dictæ ianuæ aperiuntur reliquiario ipso, et decorem et extensionẽ afferent.

Supra Reliquiariũ propè fornicem adest statua divi Riccardi, cuius sacrum caput in reliquiario, corpus autẽ ex antiqua traditione in Altari reconditũ asservatur, et piè colitur:
a lateribus Capellæ duæ lampades diu noctuq[ue] ante sacras reliquias ardent;

Capella autem ipsa est fornice sacris imaginibus depicta, decorata cancelloq[ue] ferreo claudirur.

Reliquiario autem aperto invenit plures, et plures esse reliquias, prout in inventario dato a Capitulo quod asservat[ur] in actis, easq[ue] omnes, et singulas visitavit, et postea decrevit, ut infra’.

Quod theces sive argenteæ, sive ex alio metallo spatio unius mensis cũ dimidio debeant expoliri ab eisq[ue], et ab aliis thecis ligneis excuti pulvis, hocq[ue] quantũ, et ad excussionẽ pulveris faciendũ esse in posterũ bis in anno.

Quod cum plures sint reliquæ adhuc in suis capsulis, et ideò nondũ expositæ venerationi, omnes, et singulæ aptent[ur] in suis thecis, qualitati reliquiarum respective correspondentibus; et q.d in utroq[ue] latere Altaris adsunt plures parvæ thecæ vacuæ in ijsdẽ ponant[ur] reliquiæ minores iuxta cuiuslibet thecæ capacitatẽ; et in singulis ponat[ur] schedula cũ inscript[io]ne nominis S.[ancti] cuius est reliquia.
Quia sunt Reliquiæ pluriũ Sanctorũ absq[ue] ulla distinctione inteste, istæ reponant[ur] in duabus, vel tribus capsulis, quatenùs una non sufficiat, ità ut cum debita veneratione, et distinctione quantũ fieri potest asservent[ur], et hoc quã p[rim]ũ ità ut omnimodè ante visitationẽ anni sequentis factum fuerit.

Quod claves reliquiarij servant[ur] iuxta solitũ apud Dignitates Eccl[esi]æ Cath[edra]lis, sed ità quod Reliquiariũ sit omnibus clausũ, ità ut altera ex Dignitatibus deficiente nullatenus possit aperiri, sed occasione illud aperiendi omnes et singulæ Dignitates, vel p[er] se vel p[er] substitutũ sibi benè visũ convenire debeat.

Datũ Andriæ in Eccl[esi]a Cath[edra]li die, merse et anno quibus supra.

D. Io[ann]es Gurgus S. Visitationi Cancell.

 

[ Le Sacre Reliquie ]

Stesso giorno [19 aprile]
intorno alle ore 21

L’Ill.mo Signor Visitatore con i RR. con-visitatori su nominati si recò alla Chiesa Cattedrale e quivi, umilmente adorato il sacramento dell’Eucarestia e fatta la solita preghiera, andò all’Altare maggiore ove ugualmente pregò, indi si recò a visitare le Sante Reliquie che si conservano nel reliquiario;
trovò che detto reliquiario si compone di tre armadi, dei quali il primo, posto nella parete alla quale poggia l’altare, si vede direttamente dall’ingresso della Cappella; gli altri due invece sono posti l’uno di fronte all’altro sulle pareti laterali dell’altare.

Ciascun armadio è diviso in molte file, ciascuna di esse suddivisa in molte caselle indipendenti per le teche delle reliquie.

I due armadi laterali si chiudono con ante di legno, il cui lato interno è tutto coperto da diverse piccole capsule di forma sferica, in ognuna delle quali sono fissate alcune Reliquie di Santi; onde accade che quando tali ante di detto reliquiario si aprano, mostrino la loro bellezza e la grandezza.

Sul reliquiario posto sulla parete absidale c’è la statua del divo Riccardo, il cui sacro capo è nel reliquiario ed il corpo per antica tradizione è riposto sotto l’altare e piamente venerato;
sui lati della Cappella due lampade ardono giorno e notte davanti alle sacre reliquie.

Inoltre questa Cappella è a volta, è dipinta e abbellita con immagini sacre e si chiude con una balaustra di ferro.

Poi, aperto il reliquiario, trovò che le reliquie erano tantissime, come [appare] nell’inventario dato dal Capitolo che si conserva negli atti; le visitò tutte singolarmente e poi decretò, come di seguito scritto.

Le teche, sia quelle d’argento, sia quelle di altro metallo siano da essi pulite entro un mese e mezzo, da altri siano spolverate quelle di legno; ambedue le pulizie siano in futuro eseguite due volte l’anno.

Inoltre essendo molte le reliquie nelle capsule e quindi non esposte alla venerazione, tutte singolarmente prese si pongano in teche che mostrino la corrispondente qualità della reliquia; ed essendoci in ambedue i lati dell’altare molte piccole teche vuote, in queste si pongano le reliquie più piccole secondo la loro capacità; poi in ognuna si ponga un foglietto con l’iscrizione del Santo al quale appartiene la reliquia.
Poiché ci sono reliquie di molti Santi senza alcuna intestazione, queste si pongano in due o tre cassette, se una non bastasse, così che si conservino con la debita venerazione e, per quanto è possibile, distinzione. Tutto ciò sia fatto quanto prima, comunque prima della visita del prossimo anno.

Le chiavi del reliquiario si conservino come al solito presso le Dignità della Chiesa Cattedrale, ma in modo che il Reliquiario sia chiuso per tutti, così che una delle Dignità carente di chiave non possa aprirlo se non con la dovuta partecipazione di tutte le singole Dignità, anche tramite un affidabile sostituto.

Dato ad Andria, nella Chiesa Cattedrale nel giorno, mese ed anno sopra riportato.

D. Giovanni Gurgo, cancelliere della S. Visita.


[ Altare maior ]

Die vigesima Aprilis
circa hora 21ª

Congregatis ad sonũ Campanæ in Pal.[lati]o Episcopali Convisitatoribus sup.ª scriptis Ill.mus Dominus Visitator simul cũ ipsis ingressus est Eccl.[esi]ã Cathedralẽ ad effectũ visitandi Altaria eiusdẽ Eccl.[esi]æ,
ibiq[ue] facta debita adoratione corã Sant.mo et Altare maiore, hoc primo loco visitavit, et postquã illud diligenter cũ visitatoribus inspexit,

decrevit

Quod effigies Dom.[ini] Nostri Iesu Christi depicta in ipso Altari, et quæ remanet discoperta in ultimis diebus hebdomadæ maioris omninò reparet[ur] ad iudiciũ pictoris.

Quod vasa lignea, in quibus poni solent flores ad ornatũ Altaris vel innovent[ur] vel reparent[ur].

Quod Abacus positus a latere epistulæ operiat[ur] aliquo panno, vel pelle deaurata.


Visitatio Altaris
in quo asservat[ur]
Sant.mũ Eucharistiæ Sacramentũ

Altare inventũ fuit satis decenter ornatũ, et ideò solum decretũ fuit quod cancellũ seu balaustrata interior omnino teneat[ur] clausa post celebrationẽ missarũ, imo etiã esterior clave muniat[ur], et in sacrestia servet[ur].

Sequitur Altare S. Riccardi

 

[ Altare maggiore ]

il 20 aprile
alle ore 21 circa

Riuniti i su scritti con-visitatori al suono della campana nel Palazzo episcopale, l’Ill.mo Signor Visitatore insieme a loro entrò nella Chiesa Cattedrale per visitare i suoi Altari;
ivi, fatta la debita adorazione davanti al Santissimo ed all’Altare maggiore, visitò questo per primo e, dopo averlo ispezionato diligentemente cogli altri visitatori

decretò

L’immagine del Signor Nostro Gesù Cristo dipinta su tale altare, e che resta scoperta negli ultimi giorni della settimana santa, sia completamente aggiustata a discrezione del pittore.

I vasi di legno nei quali si pongono i fiori ad ornamento dell’Altare siano cambiati o riparati.

L’abaco posto sulla parete lato epistola sia coperto con un qualche panno o pelle dorata.


Visita dell’altare
nel quale si conserva
il SS. Sacramento della Eucarestia

L’Altare fu trovato ornato in modo soddisfacente, perciò fu decretato soltanto che la balaustra interna sia tenuta completamente chiusa dopo la celebrazione delle messe, infine anche quella esterna si doti di chiave che si conservi in sacrestia.

Segue l'Altare di S. Riccardo


Altare S. Riccardi

Inventum fuit sufficienter provisũ a R. D. Riccardo Gurgo Priore eiusdem Cappellæ cum onere illã sufficienter ornandi;

ideò solum decretũ fuit, ut infra.

Quod quædam capsa, quæ adest a latere epistolæ, in qua reponi solent candelabra altari inservientia, vel tollat[ur] vel pictura decoretur, seu aliter decenter ornetur.

Quod reparentur omninò tecta, seu parietes Capellæ; ità ut aqua, seu humiditas transfundi non possit in pare interiori Eccl[esi]æ cum damno sacrarum imaginum, quæ in ipso sunt depictæ, et illæ, quæ in aliqua parte passæ sunt detrimentũ reparent[ur] et hoc spatio duorum mensium.

Ad hoc Altare plura sunt Beneficia sub titulo eiusdem S. Ric.[ar]di.

P.[rim]ũ possidet[ur] a R. D. Iosepho Damiani Prep.[osito] Colleg.[ia] S. Nicolai.

2.ũ a D. Blasio Sinisi iuspatronatus familiæ de Colluccijs.

3.ũ a Clerico Leonardo Ant.o Michele de familia de Michaelis.

4.ũ a D. Riccardo Longo de familia Longo.

5.ũ a Clerico Ant.o Carbuti de familia Carbuti.

6.ũ a D. Riccardo Gurgo eiusdẽ Capellæ Priore.

7.ũ obtentũ a D. Iosepho Lupardo Romano, sed nondũ fuit data possessio de familia Stellatetti.

 

Altare di S. Riccardo

Fu trovato sufficientemente provvisto [di suppellettili] dal Rev. D. Riccardo Gurgo, priore della stessa Cappella, con l’obbligo di ornarla decorosamente;

quindi fu decretato soltanto quanto segue.

Si tolga o si dipinga, o comunque si decori convenientemente una certa cassa posta sul lato epistola, nella quale si suole riporre i candelieri dell’altare.

Si ripari completamente il tetto e le pareti della Cappella, così che l’acqua e l’umidità non possano infiltrarsi all’interno della Chiesa danneggiando le sacre immagini ivi dipinte; quelle poi che sono state già danneggiate siano riparate nel giro di due mesi.

Questo Altare gode di molti Benefici intitolati allo stesso S. Riccardo.

Il primo è posseduto dal Rev. Don. Giuseppe Damiani, prevosto della Collegiata di S. Nicola.

Il 2° da Don Biagio Sinisi, giuspatronato della famiglia dei Collucci.

Il 3° dal chierico Leonardo Antonio Michele, della famiglia dei Michele.

Il 4° da Don Riccardo Longo, della famiglia Longo.

Il 5° dal chierico Antonio Carbuti, della famiglia Carbuti.

Il 6° da Don Riccardo Gurgo, priore di questa Cappella.

Il 7° è tenuto da Don Giuseppe Lupardo Romano, ma non è stato dimostrato il possesso della famiglia Stellatetti.


Altare S. Mariæ de Capitulo

Altari S. Riccardi sequit[ur] in ord[in]e Altare S. Mariæ de Capitulo ad quod accedens Ill.mus Dom.[inus] Visitator invenit quod Altare habet loco tabulæ concavũ quoddã Bethlemiticum Antrum, in quo Christus D.[omini] nasci dignatus est, varijs statuis misterium Nativitatis representatibus ornatum.

Lampas ante illud expensis Confraternitatis perpetuò ardet, et tota Capella fornice operitur et tandem cancello ferreo claudit[ur].

Adest Beneficiũ de familia Morgigno.

Decretum fuit

Quod lapis sacratus qui ad lenem tactum manus movet[ur], omninò firmet[ur].

Quod Carta dicta “di Gloria” in pluribus passibus lacera, et parvula tabella continens evangeliũ S. Ioannis [3] pro fine missæ spatio unius mensis omninò innoventur.

Capellã prædictã S. Marie de Capitulo sequit[ur] immediatè Cappella S. Ioseph.

 

Altare di S. Maria del Capitolo

Dopo l’altare di S. Riccardo c’è in ordine l’Altare di S. Maria del Capitolo, ad esso recandosi l’Ill.mo Signor Visitatore vide che l’altare come icona ha sul dossale una specie di cripta betlemitica, nel quale Cristo [nostro] Signore si degnò di nascere, ornato da varie statue rappresentanti il mistero della Natività.

Davanti ad esso arde perennemente a spese della Confraternita una lampada; tutta la Cappella è con volta a botte ed è chiusa da una cancellata di ferro.

Esiste in essa un Beneficio derivante dalla famiglia Morgigno.

Fu ordinato [quanto segue]

Sia ben fermata la pietra sacra, che si smuove ad un lieve tocco di mano.

Entro un mese si rinnovino completamente sia la carta cosiddetta “di Gloria”, lacera in diversi punti, che la piccola tabella contenente il vangelo di S. Giovanni recitato a fine messa.

Subito dopo la Cappella di S. Maria del Capitolo c’è la Cappella di S. Giuseppe.


Capella S. Ioseph

Cuius Altare, in quo adest tabula simplex eiusdẽ S. Ioseph, est decentèr ornatus;

in eoq[ue] fundatũ est Beneficium de familia d’Excelsis sub titulo eiusdẽ S. Ioseph, illud in præsentiam possidet R. D. Nicolaus Palombella Archipresb[iter] Cathed[ra]lis Eccl[esi]æ.

Decretum fuit

Quod spatio unius mensis reparetur tectum positũ sup[r]ª fornicem quæ simul cum pariete ab humiditate notabile patitur detrimentum.

 

Cappella di S. Giuseppe

L’altare della Cappella di S. Giuseppe, sul quale c’è un semplice quadro dello stesso S. Giuseppe, è decorosamente ornato;

In esso esiste un beneficio della famiglia d’Excelsis intitolato a S. Giuseppe; esso attualmente è posseduto dal Rev. D. Nicola Palombella arciprete della Chiesa Cattedrale.

Fu ordinato [quanto segue]

Entro un mese si ripari il tetto sopra la volta, la quale insieme alla parete, per l’umidità, patisce notevole danno.


Post Cappella S. Ioseph venit
Cappella S. Lucæ

Quæ preter simplicem tabulam in qua depictus est dictus S.[anctus] omni penitùs caret ornam[en]to, ità ut Altare sit totalitèr expoliatũ, et fenestra omninò aperta.

Dictũ fuit quod sit de iure Patronatus Ill.mi Dom. Abbatis D. Marci Quarti.

In ea erectum est Beneficiũ sub titulo S. Lucæ, quod possidetur a sup[r]ª d.° Domino Abbate D. Marco Quarti: de quo suo loco p.

Decretum fuit

Ut moneatur dictus Dom[inu]s Abbas Quarti ad dictã Capellã decenter ornandã ante festũ Assumptionis Beat[issi] V.[irginis] Mariæ, quo transacto, et Capella non reparata moneatur iuridicè ad illã instaurandã p[er] totum mensẽ Octobris prossimè sequentẽ sub pœna amissionis iuris patronatus.

 

Dopo la Cappella di S. Giuseppe c’è
la Cappella di S. Luca

La Cappella di S. Luca non ha altro ornamento all’infuori di un semplice quadro sul quale è dipinto San Luca; l’altare è così totalmente spoglio e la finestra è priva di protezione.

Fu riferito che era di giuspatronato dell’Ill.mo Signor Abate D. Marco Quarti.

In essa esiste un beneficio col titolo di S. Luca, in possesso di detto Signor abate Don Marco Quarti; di ciò a suo luogo si dirà.

Fu deciso [quanto segue]

Si richiami detto Signor abate Quarti perché convenientemente provveda per la Cappella prima della festa dell’Assunzione della Vergine Maria; se, trascorsa tale data, la cappella risulterà non riparata, si invii avvertimento legale perché la restauri entro la fine del prossimo mese di ottobre, pena la privazione del giuspatronato.


Oratorium [S.mi Crucifixi]

A latere S. Lucæ sequitur oratorium S.mi Crucifixi.

Hoc habet ante ingressum spatiũ correspondens cetteris Capellis Eccl[esi]æ, eiq[ue] inserviens pro Atrio, deindé p[er] portam ingreditur dictũ Oratorium totum fornice tectum, ac testudine ornatum,

Sup[r]ª portam adest organũ inserviens ad exercitium, dictum “della Coronella”, quod singulis sextis ferijs in memoriam Passionis Dom[ini] Nostri Iesu Christi, nec non ad expositionem Sant[issi]mi Sacram[en]ti quæ in suffragium animarũ Purgatorij eisdẽ quĩtis ferijs mensis martij fieri solet,

et a porta usque ad Altaria lateralia est picturis quatuor novissima representantibus ornatũ sicut et ipsa testudo tota est eleganter depicta.

Adsunt in eo tria Altaria primũ sub titulo Sant[issi]mi Crucifixi, in quo adest statua lignea eiusdem Dom[ini] Iesu Christi cruci affixa, ad cuius dextra reperitur imago Maria Virginis, ad sinistra verò S. Ioannis, ad pedes S. Mariæ Magdalenæ, sed depictæ, et hæc omnia in vacuo ovato ornamento ligneo affabrè facto et opportunè deaurando circumornãto.

A latere evangelij positum est Altare sub titulo Immaculatæ Conceptionis Beatæ Mariæ Virginis, adestq[ue] tabula elegantèr depicta, et ornam[en]to ligneo deaurato ornata.

A latere vero epistolæ reperitur Altare S. Mariæ de monte Carmelo tabula, et ornamento sup[r]ª dicti Altaris Immaculatæ Conceptionis in omnibus correspondente.
In hoc dictũ fuit erectã esse Confraternitatem Beatæ Mariæ Virginis de monte Carmelo, cuius, et totius oratorij curam gerit Rev. D. Carolus Ant.[onius] Tesse Eccl[esi]æ Cathedralis Cantor.

Insuper in eodẽ erecta sunt tria Beneficia: primũ sub titulo S. Stefani quod possidet[ur] a Rev. D. Ioseph Damiani Præpo[situ]s Colleg[ia] Eccl[esi]æ S. Nicolai: 2.ũ sub titulo S. Mariæ de monte Carmelo et possidet[ur] a Rev. Priore D. Riccardo Gurgo. 3.ũ sub titulo S. Sebastiani, et possidet[ur] a D. Francesco Cocco eiusdẽ Eccl[esi]æ Cath[edra]lis Sacerdote.

Decretũ fuit

1.° Quod ostendat[ur] erectio Societatis, eiusq[ue] Constitutiones, producat[ur] inventariũ redituũ sicut et pro alijs Societatibus statute fuit.

2.° Quod suppedaneũ seu scabellũ vulgò “Bradella” Altaris Sant[issi]mi Crucifixi elonget[ur] ad latitudinẽ ipsius Altaris.

3.° Quod lapis sacratus S. Mariæ de monte Carmelo statuat[ur] in medietate eiusdem.

4.° Quod reficiant[ur] picturæ, et per reparationem tectorũ omninò tollat[ur] humiditas a qua detrimentũ recipiunt.

Quod in atrio restauret[ur] paries, ubi temporũ iniuria est excrustatus, et dealbetur.

 

Oratorio [del SS. Crocifisso]

A fianco della Cappella di S. Luca segue l’oratorio del Santissimo Crocifisso.

L’oratorio ha davanti all’entrata uno spazio corrispondente a quello delle altre cappelle della Chiesa, utilizzato come atrio; da lì attraverso una porta si entra in detto oratorio, con la volta tutta decorata e voltata a botte.

Sulla porta c’è l’organo utilizzato per la pratica, detta “della Coronella”, che solitamente si fa ogni venerdì in ricordo della passione di nostro Signore Gesù Cristo, nonché nell’esposizione del Santissimo Sacramento nei giovedì del mese di marzo in suffragio delle anime del purgatorio.

Poi dalla porta fino agli altari laterali è decorato con dipinti raffiguranti i quattro nuovissimi (morte, giudizio, inferno, paradiso), e la stessa volta è tutta elegantemente dipinta.

Nell’oratorio stanno tre altari: il primo intitolato al Santissimo Crocifisso, sul quale c’è la statua lignea dello stesso Signore Gesù Cristo crocifisso, alla cui destra si vede l’immagine di Maria Vergine, a sinistra quella di S. Giovanni e ai piedi di S. Maria Maddalena, ma solo dipinte; il tutto in una ovale cornice di legno artisticamente realizzata ed opportunamente dorata tutt’intorno.

Sul lato dell’evangelo è eretto l’altare intitolato all’Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine; c’è un quadro elegantemente dipinto con una cornice lignea dorata.

Sul lato poi dell’epistola si vede l’altare de S. Maria del monte Carmelo, in un quadro incorniciato come quello dell’Immacolata Concezione.
Fu comunicato che quivi è eretta la Confraternita della Beata Maria Vergine del monte Carmelo, gestita insieme a tutto l’oratorio dal Rev. D. Carlo Antonio Tesse Cantore della Chiesa Cattedrale.

Inoltre nell’oratorio esistono tre benefici: il primo intitolato a S. Stefano è posseduto dal Rev. D. Giuseppe Damiani prevosto della Chiesa Collegiata di S. Nicola; il 2° intitolato a S. Maria del monte Carmelo è posseduto dal Rev. priore D. Riccardo Gurgo; il 3° intitolato a S. Sebastiano è posseduto da D. Francesco Cocco sacerdote della stessa Chiesa Cattedrale.

Fu decretato [quanto segue]

1.° Si esibisca l’erezione della Confraternita, la sua Costituzione, si presenti l’inventario dei redditi, così come fu stabilito per le altre Società.

2.° All’altare del Santissimo Crocifisso si adatti la pedana detta volgarmente “Bradella” alla larghezza dello stesso altare.

3.° All’altare di S. Maria di monte Carmelo si fermi la pietra sacra al centro dello stesso.

4.° Si rinnovino i dipinti e riparando i tetti si tolga completamente l’umidità dalla quale dette pitture vengono rovinate.

Nell’atrio si restauri e si imbianchi la parete, scrostata dai danni del tempo.


[Cappella] Omniũ S.[ancto]rũ

Venit ultimo loco Altare Omniũ S.[ancto]rũ quod dicit[ur] esse de iure Patronatus familiæ Casellæ, uti apparet ex copia testamenti rogati p[er] notariũ Antonellũ Picentinũ sub die undecima Iulij mille[si]mi quingent[esi]mi tertij.

Hæc Capella sicut ceteræ est fornice tecta et Altare decentèr ornatũ;

In hoc tria erecta sunt Beneficia.
Primum sub titulo S. Hyeronimi de familia Caselli et hactenùs vacat; 2.ũ sub titulo omniũ Sanctorũ [nota a margine: de familia de Rocci] possideturq[ue] a R. D. Riccardo Gurgo Priore &; 3.ũ sub titulo S. Elisabet et possidet[ur] a D. Francisco Cocco.

Decretũ fuit

Quod tabula, quæ dicit[ur] “Carta di Gloria”, in cuius summitate fixa est crux ad missæ celebrationem necessaria aptet[ur] in medietate Altaris.

Quod lapis sacratus tollatur, et alius maioris magnitudinis, ita quod supra ipsum tota hostia sacrosanta, nec non sacratus calix collocari possit, ponat[ur].

Quod sepultura existens in plano Capellæ, cuius operculũ lapideũ descendit fere ad duos digitos a planitie Capellæ ità disponatur, ut cũ ipsa perfectè planum constituat.

 

Cappella Ognissanti

Per ultimo si recò all’Altare di Tutti i Santi, che si dice essere di giuspatronato della famiglia Casella, come risulta dalla copia del testamento redatto dal notaio Antonello Piacentino il giorno 11 luglio 1503.

Questa Cappella come le altre è voltata a botte e l’altare è ornato decorosamente.

In esso esistono tre benefici.
Il primo intitolato a S. Girolamo, della famiglia Casella è attualmente vuoto; il 2.° intitolato a Tutti i Santi, [nota a margine: della famiglia dei Rocci] è posseduto dal Rev. D. Riccardo Gurgo priore della Cattedrale; il 3.° intitolato a S. Elisabetta è posseduto da D. Francesco Cocco.

Fu deciso [quanto segue]

Si disponga in mezzo all’altare la tabella detta “Carta di Gloria”, sulla parte alta della quale è fissata una croce, necessaria per la celebrazione della messa.

Si tolga l’attuale pietra sacra e si sostituisca con una più grande, così che su di essa possano essere poggiati sia l’osta sacrosanta che il calice consacrato.

Si sistemi la pietra di copertura della sepoltura esistente nel pavimento della Cappella, attualmente due dita più bassa, in modo che sia perfettamente a livello del pavimento.


Visitatis Altaribus quæ sunt a latere evangelij Ill.mus Visitator se contulit ad visitanda reliqua posita a latere epistolæ, et primo loco visitatum fuit

Altare S. Petri situm in fine ecclesiæ

Hæc Cappella renovata fuit mensibus elapsis expensis Ecclesiæ Cathedralis.

Altare autem est omnino denudatũ absq[ue] ulla Sac[ra] Imagine.

In eo autẽ fundatũ est Beneficiũ sub titulo S. Antonini de iure Patronatus familiæ de Marullis, quod possidet[ur] a D. Leonardo Scarcelli eiusdẽ Ecclesiæ Sacerdote.

Decretũ fuit

Quod Altare ornetur, sicut decet termino duorum mensium.

 

Visitati gli altari sul lato evangelo, l’Ill.mo Visitatore si recò a visitare gli altri eretti sul lato epistola, e in primo luogo fu visitato

L’Altare di S. Pietro, eretto a fine chiesa

Questa Cappella fu rimodernata nei mesi scorsi a spese della Chiesa Cattedrale.

L’altare non ha alcun ornamento, neppure un’immagine sacra.

In esso è eretto un beneficio intitolato a S. Antonino di giuspatronato della famiglia Marulli, che è posseduto da D. Leonardo Scarcelli, sacerdote di questa Chiesa.

Fu deciso [quanto segue]

L’altare venga decorosamente ornato entro due mesi.


Deinde visitatũ fuit
Altare S. Columbæ Virg[in]is et Martiris

cuius caput asservatur in reliquiario.

In eo fundatũ est Beneficiũ sub titulo S. Ioannis, et possidet[ur] a D. Benedicto Caporali absente, asseriturq[ue] de iure Patronatus familiæ de Cereci.

Decretũ fuit

Quod Procurator seu œconomus dicti D. Benedicti exhibeat notã bonorũ, et redituũ dicti beneficij, nec nõ ipsius onerum eorundemq[ue] satisfactionẽ;
Insuper termino duorũ mensiũ probet iuridicè dictũ suũ principale adhùc visure, aliàs beneficiũ habeat[ur] pro vacante / a multo enim tempore dictus D. Benedictus recessit a patria, et de ipso nõ est qui notitia aliquã dare possit /
et interim reditus deponentur in Curia.

 

Di seguito fu visitato
L’Altare di S. Colomba Vergine e Martire

il cui capo è conservato nel reliquiario.

In questo altare è eretto un beneficio intitolato a S. Giovanni e posseduto da D. Benedetto Caporali, assente, e, si asserisce, di giuspatronato della famiglia dei Cereci

Fu deciso [quanto segue]

Il procuratore o economo di detto D. Benedetto esibisca l’elenco dei beni e dei redditi di tale beneficio, nonché gli oneri annessi e la loro soddisfazione;
inoltre entro due mesi dimostri giuridicamente il possesso della sua originaria delega o il beneficio per l’assente (da molto tempo infatti detto D. Benedetto manca dalla patria e non c’è nessuno che possa fornire qualche notizia)
frattanto il reddito sia depositato in Curia.


Post hoc visitatũ fuit
Altare S. Iacobi,
seu Presentationis Beatæ Mariæ Virginis

in quo sunt fundata tria Beneficia:
unũ sub titulo S. Iacobi de iure Patronatus familiæ de Cinnis, et possidet[ur] a R. D. Ioanne Baptista de Robertis eiusdẽ Eccl[esi]æ Cathedralis Primicerio.
2.ũ sub titulo Presentationis Beatæ Mariæ Virginis, et possidet[ur] a sup[r]ª dicto D. Io[ann]e Bap[tis]ta, et est de familia de Robertis;
3.ũ sub eodẽ titulo Presentationis Beatæ Mariæ Virginis, et asseritur de familia de Cinnis, et possidet[ur] a D. Mario Morrone sacerdote Eccl[esi]æ Colleg[ia] S. Nicolai.

Nihil decretũ fuit q[ui]ª dictus R. D. Io[ann]es Baptista Primicerius spontè dixit se velle non tantũ altare, sed totã Capellã ornare, illamq[ue] cancello ferreo claudere.

 

Dopo ciò fu visitato
L’altare di S. Giacomo
o della Presentazione della Beata Vergine Maria

nel quale sono eretti tre benefici:
il 1° intitolato a S. Giacomo, di giuspatronato della famiglia de Cinnis, è posseduto dal Rev. D. Giovanni Battista de Robertis, primicerio della stessa Chiesa Cattedrale;
il 2.°, intitolato alla Presentazione della Beata Maria Vergine, è posseduto dal suddetto D. Giovanni Battista, ed è [giuspatronato] della famiglia de Robertis;
il 3.°, intitolato anch’esso alla Presentazione della Beata Maria Vergine, è dichiarato [di giuspatronato] della famiglia de Cinnis, ed è posseduto da D. Mario Morrone sacerdote della Chiesa Collegiata di S. Nicola.

Non fu decretato nulla perché detto Rev. D. Giovanni Battista primicerio, spontaneamente, disse di voler ornare, non solo l’altare, ma l’intera Cappella ed anche chiuderla con una cancellata di ferro.


Successive visitatũ fuit
Altare S. Antonij Abbatis,

cuius Cappella est fornice tecta, et ab altare adest tabula, in qua a dextris est imago S. Antonij Abbatis; a sinistris verò alia S. Antonij.

In hoc Altari erecta sunt duo beneficia:
unum sub titulo S. Antonij Abbatis, et possidet[ur] a D. Leonardo Scarcelli;
alterum verò sub titulo eiusdem S.[ancti] et possidet[ur] a D. Ioanne Maria Marchio, asseriturq[ue] de iure patronatus familiæ de Pellegrinis extintæ.

Decretũ fuit

Quod lapis sacratus retrahat[ur] ad quatuor digitos versus anteriorẽ partem Altaris.

 

Successivamente fu visitato
l’Altare di S. Antonio Abate

la cui cappella è voltata a botte e sull’altare c’è un quadro, nel quale a destra è raffigurato S. Antonio Abate, a sinistra poi l’altro S. Antonio.

In questo altare sono eretti due benefici:
uno intitolato a S. Antonio Abate e posseduto da D. Leonardo Scarcelli;
l’altro poi intitolato allo stesso Santo è posseduto da D. Giovanni Maria Marchio, e si afferma essere di giuspatronato della famiglia dei Pellegrini, ormai estinta.

Fu decretato [quanto segue]

La lapide sacra sia spostata di quattro dita verso la parte anteriore dell’altare.


Post hæc visitata fuit
Cappella Sant.mi Crucifixi,

posita subtus organũ, quæ paritèr est fornice tecta et in Altari pro Icone adest statua Iesu Christi D. N. cruci affixa:

in hoc Altari erecta sunt tria beneficia sub titulo Sant.mi Crucifixi de familia Thesaurerij.
Unum possidet[ur] a D. Fran.co Cocco,
Alterũ Clerico Philippo Tafuri,
3ũ a D. Iosepho Lupardi Romano.

Decretũ fuit

1° Quod Altare provideat[ur] tobaleis, candelabris, tabula dicta “carta di gloria”, et altera cum evangelo S. Ioañ[nis].

2° Quod aptet[ur] suppedaneũ, vulgo “Bradella”.

 

Dopo questa fu visitata
La Cappella del Sant.mo Crocifisso

si trova al di sotto dell’organo, è ugualmente voltata a botte e sull’Altare come icona c’è la statua di Gesù Cristo Signor Nostro crocifisso:

in questo Altare esistono tre benefici intitolati al SS. Crocifisso istituiti dalla famiglia Tesorieri.
Uno è posseduto da D. Francesco Cocco,
il secondo dal chierico Filippo Tafuri,
il 3° da D. Giuseppe Lupardi Romano.

Fu deciso:

1° Si provveda l’altare di tovaglie, candelieri, della tabella detta “carta di gloria” e dell’altra contenente il vangelo di S. Giovanni.

2° Si appresti la pedana lignea, volgarmente detta “Bradella”.


Tandem visitatũ fuit
Altare Nativitatis Beat. Virginis Mariæ

Quia Altare hoc a pluribus annis, et forsan ab immemorabili reperitur suspensũ, eò quod (creditur) sitũ est in Presbyterio prope Altare predictũ SS.mi Sacram[en]ti, et ideò si in ipso celebraret[ur], fideles sacrum audientes terga verterent Sant.mo,

ideò decretũ fuit

Quod trasferat[ur] Icon ad Altare S. Iacobi, ibiq[ue] celebrent[ur] missæ,
et cum d. Altari erectũ esset beneficiũ sub titulo sive Nativitatis, sive S. Rochi, quod clarius patebit ex bullis quas Beneficiatus producere debet, oneribus missarum eiusdẽ beneficij iuxtà mentẽ fundatoris satisfaciat Beneficiarius, quod suo loco clarius decernet[ur], quæ omnia fieri debent monito prius fundatore, vel Patrono dictæ Cappellæ, si adest.

Datũ Andriæ in Eccl[esi]a Cath[edra]li die 20 Aprilis 1694.

D. Io[ann]es. Gurgus S. Visit.[ationis] Cancell.

 

Infine fu visitato
l’Altare della Natività della Beatissima Vergine Maria

Poiché questo altare da molti anni, e forse da tempo immemorabile si rinviene sospeso, si crede, perché posto nel presbiterio presso il predetto Altare del SS.mo Sacramento, onde se in esso si celebra la messa, i fedeli in ascolto danno le spalle al Santissimo,

per questo motivo fu deciso

che l’Icona fosse trasferita all’Altare di S. Giacomo, ed ivi si celebrassero le messe;
poiché in detto altare esiste un beneficio intitolato o alla Natività [della Vergine] o a S. Rocco, come più chiaramente potrà vedersi dalle bolle che il beneficiato dovrà mostrare, il beneficiato soddisfi gli oneri di messe di tale beneficio secondo il volere del fondatore, che a suo luogo più chiaramente si stabilirà, tutto dovendosi fare primieramente secondo il volere del fondatore o, se c’è, del Patrono di detta Cappella.

Dato ad Andria nella Chiesa Cattedrale il 20 aprile 1694.

D. Giovanni Gurgo Cancelliere della Santa Visita


Die 21 Aprilis

… … …

[precedono alcune note sulle Confraternite]

Ideò Ill.mus visit[atio]nẽ prosequturus ad Corũ se convertit.

Chorus

Est autẽ Corus situs in cap[it]e eccl[esi]æ satìs ampius, in eoq[ue] sunt duo ordines sediũ sufficientium pro num.° Capitulariũ, suntq[ue] de ligno nucis pulcrè elaborato.

Est totus tũ fornice, tũ in parietibus lateralibus elegantèr depictus:

In fornice conspicit[ur] Assumptio Beat.[issi] Virg.[in]is Mariæ in Cælum, eiusdẽq[ue] a Sant.[issi]ma Triade Coronata.

A latere evangelij depictũ est miraculum Sant.[issi] Spinæ Coronæ D.N.I.C. in qua anno Domini 1644. die veneris S.[anc]ti, in quo incidit festũ Annunciat.[io]nis Beat.[issi] Virg.[in]is Mariæ visæ fuerunt quædã guttæ, seu maculæ sanguinis, non solum ab Ill.mo et Rev.mo tunc temporis e.[isco]po, et a pluribus pijs, et doctis viris, sed a tota penè Civitate, et a multis etiã exteris, qui a rei novitate allecti Andriã convenerunt; circa verò solis occasum cœperunt dictæ guttulæ paulatim deficere, ità ut in manè sabb.[at]i Santi, in suo primitivo, et na[tura]li statu ab ijsdẽ conspecta fuerit.
Hoc totũ habet[ur] in actis Visit.[atio]nis Anni 1656. in quibus etiã enunciat[ur] quod sup[er] ijs omnibus facta fuerunt publica Instrum.[en]ta manu publici Notarij, et in ijsdẽ actis inserenda, sed neq[ue] in actis inserta sunt, neq[ue] in Archivio Eccl[esi]æ omni adhibita diligentia inveniri potuerunt.
Ideò mandavit Ill.mus Dom. ut eædẽ diligentiæ fierent in Protocollis Notariorũ illius temporis, ut si fieri potest dictũ intrum[en] seu instrum[en]ta reperiant[ur], et q[uate]nus in Archivio diligentèr custodienda reponant[ur].
Successive in eodẽ latere chori depictus est primus ingressus, quẽ in Civitate fecit S. Riccardus Anglus primus eiusdẽ Civitatis ep[iscop]us, quando in porta Civitatis plura miracula patravit.

A latere verò epistolæ adest depictum martiriũ S. Andreæ Apostoli, qui fuit titularis Eccl[esi]æ antequã Assumptioni deiparæ Virginis dedicaret[ur].
Tandem in eadẽ parte depictũ est martiriũ S. Columbæ Virginis, et Martiris, cuius sacrũ caput servat[ur] in reliquiario, et festũ sub ritu duplici celebratur die 12 m[ensi]s februarij.

 

Il giorno 21 aprile

… … …

[precedono alcune note sulle Confraternite]

Indi L’Ill.mo per proseguire nella visita si diresse al Coro.

Il Coro

Il Coro è collocato nella testata della Chiesa, abbastanza ampio; è formato da due ordini di scanni sufficienti per il numero dei Capitolari; è realizzato in legno noce magnificamente scolpito.

Il vano è tutto elegantemente dipinto, sia nella parete di fondo che nelle due pareti laterali.

Sotto la volta [e/o sulla finestra di fondo] si ammira l’Assunzione della Beatissima Vergine Maria in Cielo, incoronata dalla Santissima Trinità.

Sulla parete del lato evangelo è dipinto il miracolo della Santissima Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo: allorché il venerdì santo dell’anno 1644 coincise con la festa dell’Anninciazione della Beatissima Vergine Maria, sulla Spina furono viste alcune gocce o macchie di sangue, non solo dall’Ill.mo e Rev.mo vescovo del tempo e da molti pii e dotti uomini, ma anche da tutta la Cittadinanza ed anche da molti forestieri convenuti ad Andria richiamati dalla novità; poi intorno al tramonto dette gocce iniziarono gradatamente a scemare, così che la mattina del Sabato Santo dagli stessi furono viste nel loro primitivo e naturale stato.
Quanto sopra è scritto negli atti della Visita dell’anno 1656, nei quali si comunica pure che dell’accaduto furono redatti pubblici Documenti per mano di pubblico Notaio da inserire in tali atti di visita; tuttavia negli atti non sono inseriti documenti, né è stato possibile reperirli nell’archivio della Chiesa, pur adibendovi ogni accuratezza.
Pertanto l’Ill.mo Signore ordinò di ricercare con la stessa diligenza nei protocolli dei Notai di quel tempo; se ivi avessero reperito detti documenti e testimonianze, le avrebbero dovute riporre nell’Archivio per una diligente custodia.
Sulla stessa parete [lato dell’evangelo] è dipinto il primo ingresso di S. Riccardo, inglese e primo vescovo di questa Città, nel momento in cui compì molti miracoli.

Sulla parete lato dell’epistola è dipinto il martirio di S. Andrea Apostolo, che fu titolare di questa Chiesa prima che fosse dedicata all’Assunzione della Vergine Madre di Dio.
Infine sulla stessa parete è dipinto il martirio di S. Colomba Vergine e Martire, il capo della quale si conserva nel reliquiario e la cui festa di rito duplice si celebra il 12 febbraio.


[ Presbiteriũ ]

Presbiteriũ est p[er]amplũ, tabulis ligneis laqueatus, et lapidibus sectis stratus ad sedem ep[iscopa]lẽ a latere evangelij posita p[er] tres gradus lapideos ascendit[ur], et sup[r]a ipsã adest tribuna, ad quã ex Pal[ati]° ep[iscopa]li dat[ur] accessus ad ep[iscop]i, eiusq[ue] familiæ devotionẽ et commode.

 

[ Il Presbiterio ]

Il presbiterio è molto ampio, con la volta a lacunari lignei e da un pavimento in lastre di pietra attraverso tre gradini si sale al trono episcopale posto sul lato evangelo; su tale sede c’è una tribuna alla quale dal palazzo vescovile il vescovo e i suoi domestici devotamente e comodamente possono accedere.


[ Ecclesia, suggestũ, portæ, fenestræ, … ]

Post hæc visitavit eccl[esi]ã, ad quã e Presbyt[eri]° p[er] tres gradus lapideos descenditur.

Constat autem Eccl[esi]a ex tribus navibus quarũ duæ latareles sunt fornice opertæ; media autẽ nec est fornicata, nec laqueata, sed Deo dante, Ill.mus Dom. ep[iscop]us, et Visitator ante festũ S. Ricardi illã laqueatam reddere sperat, eo modo, quò laqueatũ fuit Presbyteriũ ab Ill.mo et Rev.mo Dom. frate Felici Franceschini de Cassia eiusdẽ ord.[inis] Min. S. Frañ[cisci] Conve[ntua]liũ, olìm eiusdẽ Civitatis Ep[iscop]us.

Postquam autẽ observaverit totius Eccl[esi]æ pavimentũ, suggestũ ad secundã columnã e latere evangelij fixsũ, portas, fenestras, ceteraq[ue] pro munere suo observanda / non ascendit organũ extra Presbyteriũ a latere evangelij [?, dovrebbe essere: epistola] positũ, eo quod actu ab excellenti artifice penè totus de novo conficitur, nec Campanile, cuius scala elapsis diebus ruerat, et modo reficitur / proindé

Decrevit

1.° Quod crucifixo in pulpito existenti diadema renovet[ur], et pedis pars deficiens reficiat[ur].

2.° Quod candelabra in sacris atctionibus ad Acolytis deferri consueta omninò innovent[ur].

3. ° Quod singulis diebus sabbati renovet[ur] aqua benedicta, et eiusdẽ fontes diligenter mundent[ur].

4.° Quod, in confessionalibus ubi adsunt crates ligneæ ponant[ur] aliæ vulgo dictæ “di latta” cũ paucis foraminibus, et in parte exteriori, ubi genuflectunt pœnitentes ponat[ur] aliqua divota imago Dom. N. I. C., vel alicuius santi.

5.° Quod, a Cap[ito]lo S. Nicolai reficiat[ur] sedile propè ianuã sacristiæ positũ, in quo sedere solent Capitulares eiusdẽ Colleg[ia]tæ quando ad Pontificalia conveniunt.

6.° Quod, portæ Eccl[esi]æ omninò reficiant[ur] iuxta uniuscuisq[ue] necessitatẽ, et duabus lateralibus, saltẽ hyemali tempore addat[ur] antiporta, quæ ex se claudat[ur], et quantũ fieri potest ventorũ ingressũ impediat[ur].

7.° Quod, porta p[er] quã organũ ascendit[ur], vel innovet[ur], vel aliqua pictura decoret[ur].

8.° Quod, quædã sepulturæ, quarũ operculũ nõ respondet[ur] plano eccl[esi]æ ità disponant[ur], ut cũ eo p[er]fectũ planum constituant.

 

[ L'aula, il pulpito, porte, finestre, … ]

Dopo visitò l'aula della Chiesa (le navate), alle quali dal presbiterio si scende con tre gradini.

La Chiesa è formata da tre navate: le due laterali hanno la volta a botte, quella centrale non ha né la volta a botte né quella a lacunari, ma, se Dio vorrà, l’Ill.mo Signor vescovo e visitatore spera di renderla a lacunari prima della festa di S. Riccardo, così come fu reso a lacunari il [basso] presbiterio dall’Ill.mo e Rev.mo Signor fra Felice Franceschini di Cassia, dello stesso ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco, un tempo vescovo di questa Città.

Dopo che ebbe osservato la pavimentazione di tutta la Chiesa, il pulpito fissato alla 2ª colonna sul lato evangelo, le porte, le finestre e quant’altro era obbligato ad osservare (non salì però sull’organo posto fuori dal presbiterio sul lato evangelo [?, dovrebbe essere: epistola], perché realizzato quasi tutto nuovo da un eccellente artefice, né sul campanile, la cui scala nei giorni scorsi crollava e va rifatta) di conseguenza

Decise [quanto segue]

1.° Al crocifisso del pulpito si rinnovi la corona e si ripristini parte del piede.

2.° Si rinnovino completamente i candelieri portati dagli accoliti nelle sacre cerimonie.

3.° Ogni sabato si cambi l’acqua benedetta e si pulisca bene la sua bacinella.

4.° Nei confessionali che hanno le grate lignee, si sostituiscano queste con quelle dette “di latta” con pochi fori; inoltre esternamente, dove si inginocchiano i penitenti, si affigga una immagine devota di Nostro Signore Gesù Cristo o di un qualche santo.

5.° Dal Capitolo di S. Nicola si faccia restaurare il sedile posto presso la porta della sacrestia, dove sono soliti sedere i Capitolari di quella Collegiata quando partecipano ai riti pontificali.

6.° Si restaurino le porte della Chiesa secondo le necessità di ciascuna; inoltre alle porte laterali, almeno durante l’inverno, si aggiunga una anteporta, che si chiuda da sé, in modo da impedire, per quanto è possibile, l’ingresso del vento.

7.° Si rinnovi la porta dalla quale si sale all’organo, o almeno la si decori con una pittura.

8.° Si ridispongano perfettamente a livello del pavimento della Chiesa le pietre di chiusura di alcune sepolture disallineate.


[ Sacristia ]

Die 26 Aprilis 1694

Cum ad sonũ solitæ campanæ se contulissent Convisitatores ad ep[iscopa]lẽ Palatiũ, Ill.mus Visitator visitationẽ prosequturus ad eccl[esi]ã Cathedralẽ adijt; ibiq[ue] factis orationibus consuetis accessit ad Sacristiã, cuius ianua est in spatio illo, quod inter Altare maius, et ianuã lateralẽ a parte evangelij sitũ est: extra illã appensa est campanula, quæ pulsari solet, quando Sacerdotes celebraturi e sacrestia exeunt.

Sacristia ipsa est tota fornicata, habetq[ue] in medio columnã fornices sustinentẽ;

habet
Crucẽ argenteã quæ deferri solet in processionibus.
Septẽ calices argenteos cũ suis patenis, ultra alios undecim de auricalco deauratos.
Ostensoriũ argenteũ pro exposit[io]ne SS.mi Sacram[en]ti.
Tres pixides, quarũ una maior est, duæ minores.
Turibulũ argenteũ, et navẽ ponderis et ratione facturæ conspicuũ.
Vas pro deferenda aqua benedicta cũ suo aspersorio argenteo.
Bugia argentea, et clavis ciborij argentea.

Et hoc sunt mobilia sacristiæ, quæ divino cultui, in ijs, ad quæ sunt respectivè ordinate, sufficere possunt.

In reliquis potius esset dicere, quod nihil est, qua describere quod est.

Omnia ferè sacra suppellectilia lacera, et profana sunt.
Nulla paramenta pro Pontificalibus; nulla pro missis conventualibus decantandis;
nulla Pluvialia pro vesperis solennibus ad prescriptũ ceremonialis canendis, et pro sacerdotibus ep[iscop]o Pontificalia exercenti assistentibus;
casulis nigris coloris penitùs carent et ideò missæ de Requiẽ cũ casulis cuius vis coloris celebrant, et quia aliqui de Capitulo unã, vel alterã Planetã habent, illa, vel illis unius cuiuscunq[ue] sit coloris, utuntur in festis etiam solemnioribus, ita ut Plures in festo Nativitatis Domini, eiusdẽq[ue] S. Resurrectionis casulis rubei, viridis coloris ad sacrũ faciendũ accedunt.

Altare Maius cruce, et candelabris ligneis, quæ vix aliquando deargentata fuisse apparet, ornatur.

Parietes Eccl[esi]æ in festis solemnioribus etiã S. Riccardi, quando magnus populum solet esset concursus, vel omninò denudati existunt, vel pannis sericis talitèr laceris operiunt[ur], ut potius ad commiserationẽ, quã ad ornamentũ ipsis deserviant, quod et incolis, et alienigeris admirationẽ, et scandalũ afferre indubitatũ est, dũ Sponsã Christi tã copioso Patrimonio dotatã, a filijs suis, quos nutrit, spoliatã, et nudã, derelictã conspiciunt.

Propè parietes sacristiæ adsunt armaria, sed talitèr deordinata, ut potius parvæ Apotecæ Nundinarũ, quã sacræ suppellettilis conservatoria diceres.
In ijs dignitates, alijq[ue] Cap[ito]lares, abbas, superpellicea, vela, bursa, corporalia, purificatoria, missale, breviariũ, casulasq[ue] si habent recondere solent.

Hæc omnia singulatim visitavit Ill.mus Visitator, et aliqua invenit sufficientèr, et laudabilitèr provisa, alijs in aliquo deficientibus, in ijs precipuè, quæ respiciunt diversitatẽ coloris, quibus iuxtà missalis rubricas pro diversitate festorũ S.[anct]a Romana utitur Eccl[esi]a.

Ideò ordinavit quod … [adibissero tutta l’attenzione possibile all’ordine e alla pulizia dovuti al culto divino].

… … …

 

[ La sacrestia ]

Il 26 aprile 1694

Quando al solito suono della campana i con-visitatori giunsero al palazzo episcopale, l’Ill.mo Visitatore, per prosegure nella visita, raggiunse la Chiesa Cattedrale; qui, recitate le consuete preghiere, entrò in sacrestia, la cui porta si trova sul muro tra l’altare maggiore e la porta laterale sul lato evangelo; al di là della porta è appesa la campanella che solitamente si suona quando i sacerdoti celebranti escono dalla sacrestia.

La sacrestia è tutta voltata a botte e nel mezzo è eretta una colonna che sostiene le volte.

Ha [queste suppellettili]:
Una croce argentata che di solito è portata nelle processioni.
Sette calici argentati con le rispettive patene, oltre altri undici di ottone dorati.
Un ostensorio argentato per l’esposizione del SS. Sacramento.
Tre pissidi, delle quali una grande due piccole.
Un turiboloargentato e una navicella notevole per lavorazione e peso.
Un vaso per il trasporto dell’acqua benedetta con il suo aspersorio.
Un portacandele argentato e una chiave argentata del ciborio.

Queste sono le suppellettili della sacrestia che possono essere sufficienti al culto divino per il quale sono destinate.

Per il resto sarebbe preferibile dire che non c’è nulla, piuttosto che descrivere quel che c’è.

Quasi tutte le sacre suppellettili sono lacere e rovinate.
Non c’è alcun paramento per i pontificali;
nessuno per le messe conventuali cantate;
nessun piviale per i vespri solenni da cantare secondo il prescritto cerimoniale per i sacerdoti assistenti il vescovo nei pontificali;
mancano completamente le casule di colore nero onde le messe da requiem si celebrano indossando una casula qualsiasi;
poiché alcuni dei capitolari hanno chi l’una, chi l’altra delle pianete, anche nelle feste più solenni la indossano a prescindere dal colore richiesto, così che molti nella festa della Natività del Signore ed anche della Santa Resurrezione accedano alle sacre funzioni con la casula rossa o verde.

L’altare maggiore è ornato da una croce e da candelieri che a stento appaiono vagamente argentati.

Le pareti della Chiesa nelle feste più solenni, anche di S. Riccardo, quando grande suole essere l’afflusso del popolo, restano del tutto spoglie, o sono coperte di panni sericei talmente laceri che recano commiserazione più che abbellimento, tanto che certamente sia i cittadini che i forestieri restano scandalizzati nel vedere la Sposa di Cristo, pur dotata di sì ricco patrimonio, lasciata senza alcun decoro dai suoi figli, ch’ella accudisce.

Contro le pareti della sacrestia sono posti gli armadi, talmente disordinati che li diresti più dei piccoli depositi commerciali, che ripostiglio d’oggetti sacri.
In essi le dignità, alcuni capitolari e l’abate sono soliti riporre qualsiasi cosa abbiano: superpellicei, veli, borse, corporali, purificatori, messali, breviari e casule.

L’Ill.mo Visitatore visitò queste cose una per una: trovò alcune sufficientemente e lodabilmente dotate, altre carenti in qualcosa, specialmente per quel che concerne la diversità dei colori, che la Santa Chiesa Romana deve usare secondo i canoni del messale nelle varie feste.

Perciò comandò che … [adibissero tutta l’attenzione possibile all’ordine e alla pulizia dovuti al culto divino].

… … …


NOTE

[1] Questa Visita Pastorale è stata letta e trascritta, dall'originale "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium" (ASVEA), presso la Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino" di Andria.
Detto documento manoscritto è stato traslitterato in caratteri di stampa da Sabino Di Tommaso e da lui digitalmente pubblicato in prima assoluta su questo suo sito culturale www.Andriarte.it nel 2016 (fino ad allora mai integralmente edito), affiancandogli contemporaneamente una sua traduzione in italiano. Il documento ha poi fatto parte di una raccolta che nell’ottobre del 2022 Sabino Di Tommaso ha anche editato a stampa per i tipi di “Grafiche Guglielmi Andria”, in una pubblicazione distribuita ed archiviata secondo le disposizioni della legge n.106 del 15 aprile 2004 con il titolo “L’Assunta, Cattedrale di Andria nel Seicento – La storia del suo edificio nelle relazioni delle visite pastorali e delle visite ad limina”, Vol I, ISBN 979-12-80582-01-0; Vol II, ISBN 979-12-80582-03-4.

[2] Le parentesi quadre indicano lettere non presenti per abbreviazione.
I puntini di sospensione (…) o ___ indicano lettere, parole o gruppi di parole di difficile lettura sul manoscritto, non solo molto antico ma anche non perfettamente riprodotto.
Il grassetto ed il corsivo non sono presenti nel testo originale.

[3] L'insieme delle "carte-gloria" è un trittico di carte incorniciate che, dal Seicento a norma del Concilio di Trento, e fino al Concilio Ecumenico Vaticano II, erano poste sull’altare contenenti alcune formule rituali recitate a voce bassa (perciò dette anche “secrete”) dal celebrante in vari momenti della messa:
- quella sul lato dell’epistola, chiamata “Lavabo”, riportava le formule recitate appunto alla detersione delle mani ed alla benedizione dell’acqua;
- quella sul lato dell’Evangelo, chiamata “In principio” o anche “Ultimi Evangelij” riportava l’inizio del Vangelo di Giovanni da recitare a fine messa;
- quella centrale, detta “Gloria”, perché riportava il canto del “Gloria in excelsis Deo” e le formule del Canone dell’offertorio e della consacrazione, il Credo e altre della comunione.