Vita di S. Riccardo

Contenuto

(stralci da due testi: ...)

“Italia Sacra”

dell'abate Ferdinando Ughelli, tip. S. Coleti, Venezia, 1721, tomo VII, coll. 921 – 926
e da

“Andria nel I° millennio e il Gargano nel V° secolo”

di Mons.Riccardo D'Azzeo, tip. Mon. Benedettini, Subiaco, 1938, documenti pagg. 9 – 22

VITA GLORIOSI SANCTI RICCARDI ANGLIENSIS


[Il testo in latino è tratto dall'“ITALIA SACRA” di F.Ughelli, la traduzione in italiano da “ANDRIA NEL I° MILLENNIO ...” di R. D'Azzeo]
ANDRIENSES EPISCOPI
... ... ...
I   S. RICCARDUS [a] Anglus eo tempore, quo ab Attila Italia vexabatur, à S. Petro monitus, Italiam petiit, benigneque à Gelasio I. Papa exceptus, Episcopus Andrianensis est ordinatus anno 492.
Andriam profectus virtutibus & miraculis coruscans, diu eam Ecclesiam sanctissimè rexit. In pace quievit 5. Idus Junii, cuius sepulchrum miraculis multis illustratum fuit. Corpus inde Joannæ Reginæ tempore è loco, ubi primo positum fuerat, sublatum, ne à militibus Pannoniæ Regis, qui Andriam diripiebant, surriperetur, in tutiori Ecclesiæ parte absconditum fuit, diuque cum latuisset, anno salutis 1438. Eugenio IV sedente repertum est, & in pristinum locum restitutum fuit.
Inventionis Historiam Franciscus de Balzo Andrię Dux scripsit. Nuper Jussu Urbani VIII. Pontificis Riccardus Romano Martyrologio adscriptus est. Sancti huius gesta ab Anonymo scripta, & per lectiones distincta, Romæ examinata & probata, tanquam è purissimo fonte deducta, hic exscribenda sunt.
[Il testo tra parentesi quadre è del redattore di questa pagina]
VESCOVI della città di ANDRIA
... ... ...
[I   L' inglese S. Riccardo, nei tempi in cui Attila devastava l'Italia, esortato (in sogno) da San Pietro, venne in Italia e accolto amorevolmente dal Papa Gelasio I, fu ordinato Vescovo della città di Andria nell'anno 492.
Recatosi in Andria mentre splendeva per doti morali e miracoli, per lungo tempo resse con grande zelo la sua Chiesa. Riposò in pace il 9 (5 giorni prima del 13) giugno,  e la sua tomba rifulse per i numerosi miracoli. Quindi, durante il regno della Regina Giovanna, il suo corpo, affinché non fosse rubato dai soldati del Re d'Ungheria, che stavano devastando Andria, fu tolto dalla tomba originaria e nascosto in un posto più sicuro della Chiesa, e, rimasto nascosto per molto tempo, nell'anno 1438 durante il papato di Eugenio IV fu ritrovato e rimesso nel precedente sepolcro.
La storia del ritrovamento fu scritta dal Duca di Andria Francesco II del Balzo.  Per ordine del papa Urbano VIII Riccardo fu iscritto tra i santi del Martirologio Romano. Qui di seguito la vita e i miracoli, scritti da un Anonimo e frazionati in letture (dell'Ufficio divino), esaminati e approvati da Roma, scrivo tratti da una testo originale.]

Riccardus natione Anglus, nobilis, nobilissimis parentibus ortus est. Anno salutis Domini nostri Jesu Christi, quadringentesimo quadragesimo quinto, quo tempore ipse præerat Ecclesię Dei Leo I. & Martianus Imperio Romano, Attila Italiam infestante.
Qui Riccardus cum omnibus pueritiæ & adolescentiæ temporibus sacris literis, & divino cultui operam daret, non se luxui, aut cæteris vitiis, quorum ea ætas plurimum abundare solet, corrunpendum dederat; sed summa cum pietate parentes, & maiores suos colendo ac observando; quam futuræ sanctitatis spem vultu ostendebat, ita operibus comprobabat; & in tantam claritatem, auctoritatemque brevi pervenit, ut non solum à parentibus summè diligeretur sed etiam ab omnibus veneraretur.
Erat enim eius sermo suavis non quidem de inanibus, & lascivis verbis, sed de virtutibus, cultu divino, fide, atque charitate plurima: eius conversation in Ecclesiis cum honestis & doctissimis viris erat, attentėque eos audiens lectionibus insudabat, in animumque sibi induxerat, divinis officiis, & sacris literis operam dare, memorque fragilitatis humanæ, & quam facilė natura hominum prona ad malum in vitia corruat, nisi benignitas Salvatoris subveniat, omnem suam spem in Domino collocaverat.
His artibus cum adolescentiæ annos transiverit, non sibi coniugii cura, non paternorum bonorum, quibus plurimum affluebat, non dominandi ambitione detentus, non denique sobolis procreandæ, sed cunctis mundanis desideriis renuncians, sacros suscepit ordines, sacerdosque, & Sacræ Theologiæ professor factus, publicè audientibus legebat; orans quotidie genibus flexis, pia mente, cum summa lachrymarum effusione, & corde contrite devotissimè prose, & cuncto populo Christiano Deum orabat; ita ut ne diem quidem unum præteriret, quin omnes canonicas horas ad Dei omnipotentis laudem, & suorum peccatorum remissionem diceret.
Erant enim venerabiles oculi his fletibus tumefacti, caro eius disciplinis afflicta, jejuniis totum corpus extenuatum. Cor eiusin quo pietatis fons uberrimus videbatur, in charitate proximi, & Dei cultu ita accensus, ut semper ea faceret, & loqueretur, quę sibi convenientia, & ad aliorum hominum eruditionem spectare, & pertinere viderentur. Quæ omnia cum non laterent eum, qui ex nibilo cuncta creavit, & omnium corda scrutatur, his B. Richardi operibus motus, quæ sibi acceptissima erant, statuit eum ad maiora promovere, ut per talem suum servum, eius opera hominibus, ac sua miracula innotescerent.
Riccardo di nazione Anglico, nobile, di parenti nobilissimi, nacque nell’anno della Salute di nostro Signore G. C. 445 (questa cifra pare sia stata interpolala) in quel tempo che Leone I governava la Chiesa di Dio, e Marciamo l'Impero Romano, e Attila infestava l'Italia.
Il quale Riccardo, dedicandosi in tutto il tempo della puerizia e dell’adolescenza alle sacre lettere e al culto divino, non si lasciò corrompere dal lusso ed altri vizi che sogliono abbondare, in quella età. Ma onorando con pietà somma i parenti e i maggiori, come mostrava nel viso speranza di futura santità, così lo dimostrava con le opere; sicché, pervenne in breve tempo a tanta onoranza e autorità, che non solo era sommamente amato dai genitori, ma anche venerato da tutti.
Imperocchè il suo dire era soave, non certamente di vane lascive parole, ma di virtù, di culto divino, di fede e molta carità. La sua conversazione si aggirava nelle chiese con virtuosi dottissimi uomini, e ascoltandoli attentamente, s’infervorava nel conferire, e si proponeva nell’animo di consacrarsi agli unici divini e alle sacre lettere. E memore della fragilità umana quanto facilmente — prona al male — cada nei vizi, se la benignità del Salvatore non soccorra; aveva posto in Dio ogni sua speranza.
Passata con queste arti l'adolescenza, non trattenuto da cure di matrimonio, nè dei paterni beni, dei quali era molto ricco, nè da ambizione di dominio e neppure di avere figliolanza; rinunziando anzi a tutti i mondani desideri, prese gli ordini sacri; e divenuto sacerdote e professore di sacra teologia, insegnava pubblicamente. Pregando quotidianamente in ginocchio, con pia mente, con larga effusione di lacrime e con cuore contrito, divotissimamente per se e per tutto il popolo cristiano supplicava il Signore, in modo tale, che neppure un giorno faceva passare senza recitare tutte le ore canoniche a lode di Dio, e a remissione dei suoi peccati.
Erano perciò tumefatti dal pianto gli occhi suoi venerabili, la sua carne afflitta dalle discipline, tutto il corpo estenuato dai digiuni. Il suo cuore, nel quale sgorgava una viva fonte di pietà, era così acceso di carità del prossimo e del culto divino, che sempre operava e parlava ciò che reputava conveniente a se e all’edificazione degli altri. Le quali cose non essendo nascoste a Colui che creò tutte le cose dal nulla e scruta i cuori di tutti gli uomini, mosso Iddio da queste opere del beato Riccardo che a Lui erano graditissime; stabilì di promuoverlo a maggiori mete, affinché per mezzo di questo suo servo si manifestassero agli uomini le opere sue e i suoi miracoli.

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Erat ea tempestate Italia fermè omnis ab infidelibus Gothis oppressa, & præsertim Apuliæ partes. Nam cum Zeno Romanorum imperio præsset [aetatem] potenti barbarorum manu se & sua tutari non posset, evenorat, ut plurimæ civitates Italiæ, maximeque Apuliæ, variis erroribus implicatæ à Sanctissima fide Christi Jesu, & veri Dei cultu alienarentur, & in errore gentilium perseverarent.
Placuerat itaque Creatori ob eas causas tales homines tantis calamitatibus esse vexatos; sed tandem aliquorum fidelium precibus motus, misertus plebis suæ, ut quod alias per Beatum Apostolum suum Petrum inchoatum fuerat, per B. Riccardum perficeretur.
Fuerat olim S. Petrus cum S. Andrea ejus fratre in civitate Tarenti, ubi cum verbum Dei prædicasset, consecrassentque Christi corpus in eo altari, ubi præcedente tempore per Tarentinos sacellum in honorem B. Andreæ constructum est, ubi dicitur.
Beatus autem Petrus, remisso in Asiam S. Andrea, Andriam indè perrexit; qua in civitate cum similiter verbum Dei enunciasset, fidemque Christi Jesu aperuisset, multos ad cognitionem veri Dei illexit, quosdamque baptizavit, celebratisque missarum solemniis in loco, ubi dicitur, recessit, Romamque pervenit. Sed ab Andrianis postea eo in loco ob beati Apostoli reverentiam Ecclesia sui nominis constructa fuit.
Era in quel tempo quasi tutta Italia oppressa dagl’infedeli Goti, e in modo speciale le parli della Puglia. Imperochè, imperando Zenone, e non potendo egli difendere se stesso e le sue cose dalla mano potente dei barbari, avvenne, che moltissime città d’Italia e massimamente della Puglia, implicate in vari errori, si alienarono dalla santissima fede di Cristo e dal culto del vero Dio, e caddero negli errori dei pagani
Piacque così al Creatore, che per quelle cause, tali uomini fossero vessati da tante calamità: ma finalmente mosso dalle preghiere di alcuni fedeli, ebbe misericordia del suo popolo, e volle, che il sacro ministero incominciato in altro tempo dal suo apostolo Pietro fosse ora compiuto dal beato Riccardo.
Era stato un tempo S. Pietro col fratello suo Andrea nella città di Taranto, dove predicarono la parola di Dio e consecrarono il corpo di G. Cristo su quell’altare, dove — come si dice — fu costruita col passar del tempo dai tarantini una chiesetta in onore di S. Andrea.
E il beato Pietro intanto, rimandato in Asia suo fratello Andrea, seguitò il cammino Verso Andria. Nella quale città avendo parimenti annunziato il Verbo di Dio e predicata la fede di G. Cristo convertì molti alla cognizione del vero Dio, e alcuni ne battezzò. E celebrate le solennità del Divino Sacrificio, in quel luogo dov’è indicato, tornò indietro, e pervenne a Roma. Ma dagli andriesi fu costruita di poi in quel luogo per riverenza del S. Apostolo una chiesa al suo nome.

Cæterum cum B. Riccardus assiduis orationibus esset intentus, per quietem apparuit sibi S. Jesu Apostolus Petrus, præcepitque sibi ex parte omnipotentis Dei, ut in Apuliam pergeret, & Andrianis verbum Dei enunciaret, nec timeret viæ longitudinem, aut Infidelium minas: quoniam Deus esset cum eo. Hisque dictis evanuit. B. Riccardus somno excitatus, illicò ante figuram Crucifixi procidit, gratias agens Deo omnipotenti, & beato Apostolo;
maneque consurgens relictis Fratribus in dominatu, patriaque, & sibi charissimis, itineri se accinxit: quem circumfusa undique multitudo lachrymis deprecabatur orbatam suo discessu patriam derelinqueret.
At ille in proposito perseverans, postquam eos consolatus est, Romam petiit. Ibi audiens Gelasium Pontificem Maximum, ei, quæ per quietem sibi ab Apostolo mandata fuerant, exponit; petiitque ah eo ut sua benedictione liceret Andriam pergere, & ministerium sibi commissum adimplere. Gelasius audiens hoc apprimè lætatus est, & videns venerabilem B. Riccardi faciem, morumque gravitatem considerans, illum Ecclesiæ Andriensis Episcopum ordinavit, præcepitq; ei, ut quocunq; pergeret Evangelium Jesu Christi enunciaret, deinde deosculans hominem, eum benedixit.
Mentre intanto il beato Riccardo era intento nelle assidue preghiere, una notte apparve a lui 1’apostolo di Cristo S. Pietro, e gli ordinò da parte di Dio onnipotente, di andare in Puglia e di predicare agli andriani la parola di Dio, e di non temere nè la lunghezza del viaggio, nè le minacce degl’infedeli, perchè Dio sarebbe con lui. E dette tali cose, sparve. ll beato Riccardo, levatosi dal sonno, subito si prostrò davanti all’immagine del Crocifisso, porgendo grazie a Dio Onnipotente e all’Apostolo.
All’indomani sorge, e lasciati i fratelli nel dominio, la patria e le persone a lui carissime, si accinge al viaggio. Una grande moltitudine di gente, accorsa da ogni dove, lo circonda e lo prega con lacrme che non lasci vedova la patria con la sua partenza.
Ma egli, perseverando nel proposito, dopo averli consolati, parte per Roma. Ivi giunto, va da Gelasio pontefice massimo, e gli espone quello che gli era stato ordinato in sogno dall'Apostolo, e gli chiede di poter con la sua benedizione andare in Andria, a compiere il ministero a lui affidato. Gelasio udendo ciò, se ne rallegrò molto; e vedendo la venerabile presenza del beato Riccardo, e considerando la gravità dei suoi costumi, lo consacrò vescovo della Chiesa di Andria, e gli ordinò di annunziare il Vangelo di G. Cristo dovunque andasse. Poi gli diede il bacio di rito e lo benedisse.

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Quibus peractis, B. Riccardus ardens in Christi amore, plenusque charitate, in Illyrium, quod iter tutius videbatur, primò penetravit, ibique navicula impositus, satis felici vento in Apuliam delatus est, & quocumque incedebat, verbum Dei prædicabat, & in virtute miraculorum, & Dei potentia, multos languentes sanabat, multosq; ad cultum veri Dei, & fidem Christi convertebat, qui tandem Andriam pervenit.
Ibi cum ante civitatis januam, quemdam coecum & mulierem contractam reperiret, elemosinamq; poscentes, cępit eis exponere verbum Dei, & uti erat sacræ Theologiæ professor, & eloquentiæ singularis, attentè ab iis audiebatur.
Quem cęcũ ita devotè audientem B. Riccardus cernens, dixit ei: si in Christum Jesum credere vellet, & baptizari, quod visum reciperet; qui respondit, credo in Jesum Christum, quem prædicas, & à te baptizari peto. Quo dicto, Crucis charactere sua manu super cæci oculos facto, illico visum recepit, projectoque baculo, cujus auxilio, dum cæcus fuerat, incedebat, debitas Deo gratias egit, ac etiam B. Riccardo; cujus opera illuminatus fuerat.
Mulier verò illa, quam diximus, viso miraculo, se convertit B. Riccardo; qui videns ejus fidem, manu eam apprehendit, & ambulans clamavit alta voce; unus est Altissimus, per quem à Riccardo servo ejus optimo sana facta sum. Cujus mulieris clamoribus universus populus eò cucurrit: & videntes cuncti vera esse talia miracula, utpotè quæ omnibus nota erant, quotquot languentes, & infirmi in ea civitate erant, coram eo attulerunt, orantes ut manus suas sacratissimas ad singulos imponeret, et illis, qui optabant sanitatem concedere dignaretur.
Dopo ciò, il beato Riccardo, ardente di amore di Cristo, e pieno di carità, si diresse prima al mare illirico, perchè quell’itinerario gli sembrava più sicuro, e salito sopra una nave, con assai felice vento si portò alla Puglia. E dovunque capitava, predicava la parola di Dio, e in virtù di miracoli e della potenza di Dio, molti infermi sanava, e molti ne convertiva al culto del vero Dio, e alla fede di G. Cristo. Finalmente pervenne ad Andria.
Ivi il beato Riccardo trovando davanti alla porta della città un cieco e una donna attratta nelle membra, che chiedevano la limosina, cominciò ad esporre loro la parola di Dio; ed essendo egli professore di teologia e di una eloquenza singolare, era da essi attentamente ascoltato.
E vedendo che il cieco ascoltava divotamente, gli domandò se volesse credere in G. Cristo e farsi battezzare, perchè allora riceverebbe la vista. Il cieco rispose: Credo in G. Cristo che tu predichi e voglio essere da te battezzato. Ciò detto, fattogli il segno di croce sugli occhi, immediatamente il cieco riceve la vista; e gittato il bastone col quale incedeva quando era cieco, rese grazie a Dio e anche al beato Riccardo, per opera del quale era dato illuminato.
La donna poi che abbiam detto, visto il miracolo, si volse supplichevole al beato Riccardo. Il quale vedendo la sua fede, la prese per mano, e subito quella, sorgendo e camminando, gridò ad alta voce: Uno è 1’Altissimo, per la cui virtù a mezzo di Riccardo ottimo suo servo son fatta sana. Ai clamori di quella donna tutto il popolo ivi accorse, e vedendo tutti che eran veri miracoli, perchè il cieco e la paralitica eran noti a tutti, quanti infermi e languenti c’erano in città li portarono davanti a lui, pregandolo che imponesse su di essi le sue mani sacratissime, e li sanasse.
Miracoli: guarigione del cieco Miracoli: guarigione di una donna paralitica Miracoli: guarisce tutti gli ammalati che gli portano

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Tunc B. Riccardus exponens eis Jesu Christi Evangelium, & fidem Catholicam, declaravit omnibus, se illius civitatis constututum esse à Summo Pontifice Episcopum, missumque se ab omnipotenti Deo ad salutem eorum tam auimarum, quam corporum, in quem si crederent, consequerentur eam, quam optaverant, sanitatem. Tunc una voce omnes clamaverunt, se credere in Deum, quemadmodum eis prædicaverat.
Quorum fidem B. Riccardus animadvertens, sancta genua sua in terram flexit, mentemque, & oculos ad cælum elevans, in hæc verba orans prorupit: O Creator Cęli, & terræ, quanta maxima possum devotione humiliter te deprecor, ac instantissimè oro, ut digneris iis hominibus, & huic populo gratias faeere, qui pro eorum erroribus implicati, non te noscebant: nunc verò tua gratia parati redire ad fidem, & tui cognitionem, quæ jam inserta est in eorum cordibus, conversi sunt ad te unicum et verum Deum: oro ut tuæ pietatis oculos in hos convertas. Qua oratione facta, omnipotens & Creator omnium Deus servi sui Riccardi preces exaudivit: & illicò omnes illi infirmi, & languentes sani facti sunt, & ab omnibus pristinis infirmitatibus liberati.
0 rem admirandam, ò rem stupendam, ò rem dignam memoria hominum sempiterna! videre lachrymas, audire gratiarum actiones, quas universi cives Andriæ unanimiter egerunt, & profuderunt onnipotenti Deo, & B. Riccardo ex tot hominibus liberatis, aliisque beneficiis, quæ receperant: quamvis ille admoneret, uti eas Creatori omnium, & Factori Deo, & non sibi referrent, à quo tot, tantaque bona receperant.
Iugressusque deinde cum universo populo civitatem, intravit Ecclesiam, quam invenit immundis Idolorum sacrificiis pollutam, ac omnis nefariæ adornationis plenam. Qua purgata, jussit populo, omnia illa vasa, quibus Idolis immolabatur, sub terram mergi: ordinavitque deinde sacratissimum fontem baptismatis. Porrò cum pluribus diebus exposuisset Evangelium Dei, fidemq; Catholicam enunciasset, & ea, in quibus credere eos oportebat, uti cernebat firmos in fide, ita catervatim suis sacratissimis manibus in nomine Patris, & Filii, & Spiritus Sancti baptizabat: Admonens quotidie eos, ut in fide, quam susceperant, perseverarent, & sanctis operibus operam darent. Ingens erat [Sancti] viri labor ad hæc facienda, sed maxima ejus cura, illos in fide, & sanctis operibus detinere.
Allora il beato Riccardo, esponendo loro il vangelo di G. Cristo e la fede cattolica, dichiarò a tutti, che egli era stato costituito dal sommo pontefice vescovo di quella città, ed era stato mandato dall’onnipotente Iddio a loro salute, tanto delle anime, quanto dei corpi; nel quale Iddio, se avessero fede, conseguirebbero quella sanità che desideravano. Allora a una voce tutti gridarono di credere in Dio come egli aveva predicato.
La qual viva fede considerando il beato Riccardo, piegò a terra le sue ginocchia, ed elevando la mente e gli occhi al cielo, proruppe in queste parole. O Creatore del cielo e della terra, con quanta massima divozione io possa umilmente ti prego e ti scongiuro di far grazia a quegli uomini e a questo popolo, che, implicati nei loro errori, non ti conoscevano: ora invece preparati dalla grazia tua a tornare alla fede e alla tua cognizione, già inserita nei loro cuori, si convertono a te unico e vero Dio: ti prego che tu converta sopra di loro gli occhi della tua pietà. Fatta questa orazione, l’onnipotente creatore Iddio esaudì le preghiere del suo servo Riccardo: e subito tutti quegl’infermi e languenti furono sanati.
O avvenimento degno di ammirazione e di stupore e di perpetua memoria! vedere le lacrime, udire i ringraziamenti che tutti i cittadini di Andria unanimemente profusero all’onnipotente Iddio e al beato Riccardo per la guarigione di tanti uomini e per i tanti altri beneficii ricevuti; quantunque egli ammonisse che non a lui rendessero quelle azioni di grazie, ma a Dio creatore del tutto, dal quale avevano ricevuto tanti e tanto grandi beneficii.
Entrato poi con tutto il popolo nella città, entrò nella chiesa, che trovò contaminata da sacrifici degl’immondi idoli; purgata la quale, comandò al popolo di buttare: sottoterra tutti quei vasi coi quali s’immolava agl’idoli; e fece erigere il sacro fonte battesimale. Poi, avendo esposto per parecchi giorni l’evangelo di Dio e la fede cattolica e tutto ciò che egli reputava necessario che quelli credessero, come li vedeva consolidati nella fede, così li battezzava a schiere a schiere nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Ammonendoli quotidianamente di perseverare nella fede che avevano ricevuto, e di esercitarsi nelle opere sante, grande era la fatica del santo uomo in questi uffici; ma aveva cura massima ad esercitarli nella fede e nelle buone opere.

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Interea dum hæc Andriæ ita fiebant, undique ex finitimis locis infirmi ad eum deferebantur, quos ipse in Dei virtute sanitatis compotes faciebat. His rebus intentus, cum aliquot in illa civitate homines invenisset, qui nec barbarorum quidem minis deterriti in fide Christiana perseverarent, ob eamque rem multa adversa perpessi fuissent, statuit ex his Clerum constituere, & sicuti per Spiritum Sanctum ei revelabantur, ita quosdam Diaconos, nonnullos Subdiaconos, aliosque Sacerdotes constituebat, impartiens singulis officia, uti quisque idoneus ad ea exequenda sibi videbatur.
Erat in his agendis valde mirabilis Sancti Viri cura, sollicitudoq; vehementior, quam suarum ovium uti bonus Pastor suscipiebat, quibus faciliùs fides, & bona opera innotescerent, una cum Clero, quem ordinaverat populus Andriensis, tamquam fluctuans navicula hujus vitæ, & sancto gubernaculo inhærebat, ne Diaboli insidiis deperiret, & à cupiditatibus mundanis submergeretur: propterque ejus eximia opera, & miracula, quæ in dies fiebant, finitimæ civitates, populisque commoti, oratores act eum mittebant oratum, ut dignaretur ad eos accedere, ac Dei Evangelium prædicare.
Quorum preces Sanctus Riccardus benigne audiens eos in charitate Dei consolatus est, eorum infirmos sanando, Evangeliumque eis exponendo, omni charitate plenus, atque abundans, rem gratissimam cunctis faciebat. Nec tamen interea Andriæ populum commissum suæ prudentiæ reliquebat, sed maxima diligentia curabat, ne in minima quidem re Dei onnipotentis mandata trasgrederetur, neve fidem, quam Andrienses susceperant derelinquerent: partiens præterea eas cum pauperibus facultates, quæ ad eum conferebantur; & hospitalem quemquam suscipiendo, quæ poterat erogabat.
Frattanto mentre queste cose avvenivano in Andria, da tutte le parti dei luoghi vicini venivano a Lui degli infermi, che egli per virtù di Dio rendeva sani. Occupato in queste cose, avendo scorto in città degli uomini, che non atterriti dalle minacce dei barbari avevano perseverato nella fede cristiana, e avevano per questo molto sofferto, stabilì di formare da questi un clero, e a seconda che lo Spirito Santo gli suggeriva, ordinò alcuni diaconi e suddiaconi e sacerdoti, dando a ciascuno degli offici, adatti a ciascuno secondo la loro idoneità.
In tali cose era molto ammirevole la cura del santo uomo, e più viva la sua sollecitudine per i suoi ministri: come buon pastore curava le sue pecore nelle quali splendesse più facilmente la fede e le buone opere. Col clero che aveva ordinato rimaneva attaccato col suo governo al popolo andriese come a una nave fluttuante nel gran mare della vita, affinché per le insidie del diavolo non deperisse, e non fosse sommerso dalle mondane cupidigie. Commossi i popoli delle vicine città dalle opere illustri e dai miracoli, che si facevano alla giornata, mandarono a lui oratori a pregarlo, c he si degnasse di andare da loro e predicare il vangelo di Dio.
Le quali preghiere benignamente ascoltando S. Riccardo, pieno della carità di Dio, andò a consolarli, sanando i loro infermi ed esponendo loro il vangelo, e con ciò faceva abbondantemente cosa gratissima a tutti. Pur evangelizzando fuori, egli non dimenticava il popolo di Andria a lui affidato, ma con massima diligenza curava che neppure in minima cosa si trasgredissero i comandamenti di Dio, nè che la fede che gli andriesi avevano ricevuto abbandonassero. Inoltre distribuiva ai poveri le facoltà che riceveva, e dando ospitalità a qualcuno, dava quello che poteva.

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Cæterum ipse in jejuniis plurimis, abstinentia cibi, & potus duriter vitam agebat. Nam & vestimentis, & strato perhumili utebatur, semper orationi instans: cor verò ejus contemplationi deditum erat. Itaque quæcunq; agebat, non nisi ad suæ animę salutem, & populi eruditionem acta esse videbantur.
Qui cum pluribus annis in tam sanctis operibus perseverasset, placuit B. Michaeli Archangelo universalis Ecclesiæ Principi, animarumq; receptori, Oratorium in Monte Gargano, quod à suo nomine appellatur, constituere, factaque tauri apparitione illa mirabili, ut in sua historia continetur, concessaque victoria ejus rei populo Sipontino per eorum Episcopum B. Laurentium, missum ad Gelasium Pontificem sciscitatum, quid fieri deberet in loco à Sancto Michaele Archangelo electo. Responsum accepit ab eodem Pontifice, & si sancto Dei Archangelo placeret, Ecclesia fundaretur in laudem S. Michaelis, ubi suæ voluntatis esset: idque exequeretur per Sanctos Dei Episcopos Laurentium Sipontinum, Sabinum, Canusinum, Pelagium Salapatinum, Rogerium Cannuensem, & Riccardum Andriensem. Cui postquam hæc nunciata fuerunt, ad tale mysterium exercendum accersitus, pedibus Cannas perrexit, & una cum B. Rogerio, uti pedites erant, ita itineri se commiserunt, ut Sipontum pergerent.
Qui quoniam assiduis jejuniis, laboribusq; assidnis confecti erant, ac Solis ardoribus (erat enim Septembris mensis) premerentur, cum iter illud sit, uti est ea regio arboribus denudata. Solis caloribus expositum, summum Deum oraverunt, ut tanto æstui aliquid levis auræ eos refrigerantis concedere dignaretur. O rem miram, & antea inauditam! O Dei potentiam admirabilem! Hinc manifeste apparuit, quam sit propitius Deus diligentibus se. Nam non prius finita est servorum Dei oratio, cum subitò Aquila una immensæ magnitudinis super eorum capita volitans apparuit, & duplex illis sanctis viris obsequium exhibens: namque sub umbra alarum Aquilæ ambulantes nihil æstivi illius caloris pristini sentiebant, & eorum fessa corpora levis aura, quæ ex motu alatum oriebatur refrigerans, promptiores ad iter perficiendum redibant.
Del resto egli si trattava duramente in molti digiuni, e nel1’astinenza di cibo e bevanda, e usava abiti e letto umilissimi, insistendo sempre nella preghiera. Il suo cuore era dedito alla contemplazione, e perciò qualunque cosa operasse, tutto dirigeva alla salute dell’anima sua e alla edificazione del popolo.
Mentre Riccardo perseverava da parecchi anni in così sante opere, piacque all’Arcangelo S. Michele, principe di tutta la Chiesa e ricevitore delle anime, di costituire sul monte Gargano un Oratorio al suo nome. E fatta quella mirabile apparizione detta del toro, come è narrata nella sua storia, e concessa al popolo sipontino la vittoria per intercessione del loro vescovo S. Lorenzo, si mandò al papa Gelasio per sapere che cosa si dovesse fare nel luogo da S. Michele eletto; e si ebbe in risposta dallo stesso pontefice, che se a S. Michele era gradito, si costruisse pure una chiesa in onore di S. Michele dove ei volesse, e ciò si eseguisse a mezzo dei Vescovi Lorenzo di Siponto, Sabino di Canosa, Palladio di Salpi, Ruggero di Canne e Riccardo di Andria. Dopo che queste cose furono riferite al beato Riccardo, esser egli chiamato ad esercitare tale ministero, andò a piedi a Canne, e insieme al Beato Ruggero, a piedi com’erano, così si misero in cammino per andare a Siponto.
I due santi uomini essendo estenuati dagli assidui digiuni e dalle assidue fatiche, ed essendo oppressi dai cocenti ardori del sole, perchè era il mese di settembre, e il loro viaggio per una regione spoglia di alberi era tutto esposto ai calori del sole, pregarono il sommo Iddio che si degnasse di concedere loro qualche aura refrigerante. O cosa meravigliosa e inaudita! O potenza di Dio ammirabile! Da ciò manifestamente apparve quanto sia propizio Iddio a quelli che lo amano. Perchè non era ancor finita la preghiera dei servi di Dio, che già un’aquila d’immensa grandezza apparve volando sulle loro teste, e prestò loro un duplice ossequio. Imperocché camminando sotto l’ombra delle ali dell’aquila, niente sentivano del precedente calore estivo, e più svelte al cammino rendevano le stanche membra, che la lieve aura delle ali refrigerava.
Tela raffigurante i tre vescovi in cammino verso Monte S. Angelo

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Quod tandem factum est, quo ad Sipontum ad beatum Laurentium pervenirent, ubi divino officio in vesperis celebrato, quieti reliquum diei, & noctis sequentis tempus dedere. Ea nocte Archangelus Michael B. Laurentio Sipontino per quietem apparuit, dixitque non esse hominis officium Ecclesiam, quam suo nomine ipse dicasset, consecrare: sed ad sectandum qui id oratorium sibi elegerat, attinere, quam ipse suo adventu sacraverat; quod ut esset omnibus notius, ait: reliquisse se ad tantæ rei fidem super suo venerando altari suorum pedum plantarum vestigia marmoreo lapidi impressa, ac etiam ante Oratorii januam imaginem lapideam sculptam, & figuram ejus Archangeli, quæ postea pingeretur.
Hæc B. Laurentius, sicut per visum acceperat, ita Sanctis Dei Episcopis patefecit. Qui læti tanta, talique visione, atque intellectis S. Archangeli ministeriis, & quantum indulgentiæ à Deo omnipotente, intercessione B. Archangeli Michaelis illi Ecclesiæ concessum est: exhilarati gaudio, gratias Deo immortali, & B. Michaeli egerunt, per quem ea susceperant.
Sed cum præ omnium concursu Ecclesiam illam visitantium, unum altare in peragendis divinis Mysteriis non esset sufficiens, tria ibi altaria consecraverunt: primum in honorem B. & gloriosæ Mariæ Virginis propè aquam sacram, quæ vocatur stilla: aliud in honorem B. Jo. Baptistæ: tertium verò in honorem BB. Apostol. Petri, & Pauli. Quibus rebus peractis, omnium rerum illi Ecclesiæ attinentium curam B. Laurentio Episcopo Sipontino demandaverunt, ac etiam totius Cleri ordinationem.
Il che tanto durò fino a quando pervennero a Siponto dal beato Lorenzo. Dove, celebrato il Vespro del divino Ufficio, riposarono tutto il resto del giorno e della notte seguente. In quella notte l’Arcangelo Michele apparve al beato Lorenzo Sipontino e gli disse, che non era ufficio di uomini consacrare la chiesa che egli stesso aveva al suo nome dedicata; ma semplicemente di provvedere ciò che si attenesse all’Oratorio che si era eletto: perché egli stesso con la sua venuta aveva consacrato. E affinchè ciò fosse più noto a tutti, disse di aver lasciato in testimonio sul suo venerando altare impresse nel marmo le vestigia dei suoi piedi; e davanti alla porta dell’Oratorio una immagine lapidea in figura d’Arcangelo, secondo la quale voleva poi essere dipinto.
Queste cose il beato Lorenzo come le ricevette in sogno, così le comunicò ai santi vescovi di Dio. I quali, lieti di tanta e tale visione, e compresi i misteri del Santo Arcangelo, e quanto di grande era stato concesso da Dio a quella Chiesa per intercessione di S. Michele; esilarati di gaudio, ringraziarono Iddio e il beato Michele, per mezzo del quale avevano tanto ricevuto.
Ma non essendo sufficiente un altare solo ad amministrare i divini misteri per la calca della gente che accorreva alla chiesa, consecrarono ivi tre altari, uno in onore della Beata e Gloriosa Vergine presso l’acqua sacra, che si chiama Stilla, un altro in onore di S. Giovanni Battista, e un terzo in onore dei beati apostoli Pietro e Paolo. Compiuto tale rito, commisero al Beato Lorenzo Sipontino la cura di tutte le cose attinenti quella Chiesa, e anche la costituzione di tutto il Clero.

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Hoc facto, B. Riccardus cum B. Rogerio ad suas Ecclesias redierunt; hic Cannas, B. vero Riccardus Andriam pervenit; cui universus populus, & Clerus obviam processit cum ingenti gaudio, & altis spiritualibus canticis, quos non tam multorum dierum B. Riccardi abscessus perturbavit, quam ejus reditus consolatus est.
Ob quorum devotionem, & fidem confirmandam preces Deo immortali effunduntur, ut longiorem vitæ terminum B. Riccardo concedere dignaretur. Qui intentus prædicationibus, & ad erudiendum populum, totum se ad contemplationem illius majestatis æternæ dederat: nihil propterea ex divinis officiis et pęnitcntiis remittendo, ita quod per eius preces, & intercessiones ad Dominum factas, ultra centum miracula antequam è vita decederet, facta reperiantur.
Cujus vitae finis cum sibi ab omnipotente Deo revelaretur, accersito coram se (nam decrepita erat ætate) Clero, & populo universo, his verbis eos admonuit: primo ut perseverarent in fide Christiana, & Domini nostri Jesu Christi, servarentque Dei pręcepta, & sacra omnia custodirent illæsa, & Apostolorum dicta, ac etiam omnia, quæ per Sanctam Ecclesiam constituta erant, inviolabiliter observarent: neve alter alteri noceret hortatus est. Quę, si facerent, scire se vitam ęternam consecuturos. Deinde versus ad Clerum, præcepit eis, ut conservarent illi populo semen, quod ab eo sparsum fuerat, rebusque Ecclesiæ, & divino cultui essent intenti. Deinde sumptis Ecclesiæ Sacramentis, humi procumbens, oculos ad cęlum elevans, dixit: In manus tuas Domine commendo Spiritum meum, & per manus Angelorum tradidit Spiritum Domino.
Dopo di ciò il Beato Riccardo e il Beato Rogerio fecero ritorno alle loro Chiese: questi a Canne, quegli ad Andria. Il Clero e tutto il popolo andò incontro al Beato Riccardo con infinito gaudio e religiosi cantici: poichè non tanto li perturbò la lunga assenza del Pastore, quanto li consolò il suo ritorno.
A confermare la fede e la divozione dei fedeli, si pregava istantemente Iddio immortale che si degnasse concedere al Reato Riccardo vita più lunga. Questi sempre intento alla predicazione del Vangelo e alla erudizione del popolo, sollevava poi l’animo alla contemplazione della divina Maestà, senza tralasciare nulla dei divini offici e penitenze, cosicché, per le preghiere e sue intercessioni, oltre cento miracoli si trovano da lui operati in vita.
Essendogli stata da Dio rivelata la fine prossima della sua vita, già di età decrepito, chiamò a sè, clero e popolo tutto e li ammonì con queste parole: prima di tutto che perseverassero nella fede cristiana, e osservassero i precetti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo, e custodissero con rispetto le cose sacre, e onorassero senza riserva i detti degli Apostoli e tutto ciò che era stato stabilito dalla Chiesa. Li esortò infine che nessuno facesse male a nessuno: Ciò facendo, avrebbero conseguita la vita eterna. Di poi, rivolto al clero, comandò loro di curare il seme da Dio sparso in mezzo al popolo e attendere alle cose della Chiesa e del culto divino. Ricevuti poi i Sacramenti della Chiesa, prostrato a terra, ed elevando gli occhi al cielo, disse: Nelle tue mani, o Signore, raccomando il mio spirito; e per mano degli angeli, rese l’anima a Dio.

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Hunc Riccardi beatissimi exitum totius populi, & Cleri lachrymæ consecutæ sunt, qui fletibus sua ora rigantes, venerabile S. Riccardi corpus amplexi, cum summo honore, & devotè illud tractantes, sepulchro collocaverunt. A quo Sancto Dei viro cum alias, tamen etiam ad ejus sepulchrum usque in præsentem diem multa miracula facta sunt: ejusque cor, uti erat in charitate Dei, & proximi ardens, post ejus mortem cum sui capitis pellicranio, odore suavissimo, uti manifestè apparet, ab omnipotente Deo servatum est, cui sit gratiarum actio, laus, honor, & gloria per infinita sæcula sæculorum. Amen.
La morte del beatissimo Riccardo fu pianta dal clero e da tutto il popolo, i quali bagnando di lacrime le gote, e abbracciando divotamente il suo venerabile corpo, gli resero grandi onori, e lo collocarono nel sepolcro. Dal quale sant’uomo di Dio molti miracoli furono operati al suo sepolcro come anche in altri tempi così fino ai nostri giorni. E il suo cuore com’era in vita ardente nella carità di Dio e del prossimo, così dopo morte, col pellicranio del suo capo, con odore soavissimo è stato da Dio, come manifestamente si vede, conservato. Sian rese a Dio grazie infinite. Amen.

Post S. Riccardi obitum usque ad annum 781. Nulla Andiensium Episcoporum extat memoria, nomina, actaque eorum perierunt, nec hactenus ad nostram devenerunt notitiam.
2   CHRISTOPHORUS ... ... ...
3   N____________ ... ... ...
4   RICCARDUS huius sedis Episcopus præsens fuit Lateranensi Concilio an. 1179. Ab Alexandro III. Celebrato. Vixit in ea dignitate plures annos, sanctorum Erasmi, & Pontiani lipsana in Ecclesiam sancti Bartholomæi transtulit anno salutis 1196. Translationis monumentum in membranis scriptum asservatur in Episcoali Archivio iis verbis.[2] ...

[a] De quo Acta Sacra Junii tom. 2 p. 245.
[2] Nihil esse causæ apparet, cur S. Richardus, Andriensium Episcopus, ut patronus, qui hoc die colitur, non fuerit idem ipse, de quo memoria in hoc monumento, ab Hadriano IV.
It idem ut ipse, natione Anglico, cui vel ante, vel in Pontificatu ministraverit, promotus, & ordinatus, intra annos MCLIV. & LIX. Quibus ille universalem Ecclesiam rexit. Neque refert si longe alia, vetustioraque narrant Lectiones officii proprii, quibus Ecclesia Andriensis per duo fortassis sæcula nunc utitur: hæ enim non extabant, cum corpus S. Richardi inveniebatur; imo nec sciebatur dies vulgo obitus., quia (ut ait scriptor hist. Inventionis) Legenda non erat inventa.
Hæc verò cum nec postea inventa sit, consequens est nullam postea scribi potuisse, nisi per meras conjecturas. Adde, quod Andria non videtur urbs tantæ atiquitatis: nec sæculo V. Anglosaxones converti cęperant. Fortassis Andria Episcopali dignitate donata fuit à Gelasio Papa II. Tum cum Tarracinæ morabatur. Papebrochius in Actis SS. Junii tom. 2.
[Dopo la morte di San Riccardo fino al 781 non vi è tradizione e nomi di Vescovi Andriesi, e i documenti attestanti le loro opere sono andati perduti, né a tuttoggi ci è pervenuta notizia.
   (l'Ughelli quindi nomina altri due vescovi:    2- Cristoforo,     3- N__________,   poi scrive di)
4   RICCARDO vescovo di questa sede fu presente al Concilio Lateranense del 1179 indetto da Alessandro III. Fu vescovo per molti anni e nel 1196 trasferì le reliquie dei Santi Erasmo e Pontiano nella Chiesa di San Bartolomeo. Il documento della traslazione scritto su pergamena è conservato nell'Archivio Vescovile con questo testo. ...

(nella nota 2 l'Ughelli afferma che è molto probabile che il Riccardo Patrono di Andria sia quello del XII secolo)
Sembra che non ci siano elementi per cui il San Riccardo, Vescovo Andriese e patrono che in questo giorno si onora, non sia stato lo stesso, di cui si parla in questo documento, nominato dal papa Adriano IV. ... ]

     [Per il testo latino si è utilizzato quello dell'Ughelli, perché non si aveva a disposizione l'originale degli "Acta Sacra Junii" (che comunque fa esplicito riuferimento sia al manoscritto che all'Ughelli); per il testo italiano è stato trascritto quello del D'Azzeo, piuttosto che una traduzione recente, per fornire contemporaneamente un altro documento letterario dei primi del Novecento.]