la navata

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la navata
[la navata, dopo il restauro - elab. elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 23/09/2016]

La navata

Anche in questa pagina, per una prima descrizione della navata, riporto quanto scrive l'arch. Mario Loconte nella già citata "Relazione storico - artistica".

"L'impianto planimetrico della chiesa è a navata unica. Di forma rettangolare l'aula liturgica, e di forma quadrata il presbiterio concluso da un piccolo abside nel quale si colloca l'altare maggiore. L'aula è coperta da una volta a botte continua, interrotta da quattro fusi, due per lato, localizzati in corrispondenza dei finestroni che illuminano l'aula liturgica. Più precisamente, la pianta della volta a botte si compone di due fasce-campate strutturali più strette e due più ampie. Quest'ultime, sono quelle che accolgono i finestroni laterali. In esse trovano collocazione anche due dipinti su tela. ... ...
Sia in pianta che in alzato, possiamo distinguere per la sola aula, quattro campate che si alternano, la prima, partendo dall'ingresso, più stretta, a seguire quella più ampia. Le campate più ampie, ovvero la seconda e la quarta, ospitano due nicchie aventi una altezza di circa 7,00 m, concluse con una arco a tutto sesto. La terza campata, più stretta accoglie una nicchia molto più bassa, avente una altezza di circa 2,50 m. ... ...
Il pavimento presente nell'aula è in pietra. La posa segue una distribuzione semplice lungo la fascia laterale dell'aula; in corrispondenza delle paraste corrono fasce trasversali che si collegano a quella perimetrale, mentre all'interno dei riquadri la posa è a rombo. Nella parte centrale vi è una stella a otto punte in marmo verde.

la navata vista dal presbiterio
[la navata vista dal presbiterio, dopo il restauro - elab. elettr. su foto di. S. Di Tommaso - 23/09/2016]

Con i lavori di restauro effettuati tra il 2014 ed il 2016 la navata è tornata al suo antico splendore ed è stata risanata dalle numerose problematiche dovute all'umidità risalente dalle sottosuolo. Scrive l'arch. Mario Loconte nella citata relazione conclusiva:

Il primo [intervento di restauro] è stato quello relativo al restauro dell’aula liturgica ... Il pavimento era letteralmente imbevuto, consumato e carico di macchie scure dovute al contatto diretto con il terreno. È stato quindi rimosso il vecchio pavimento, eliminato lo strato di terreno superficiale e successivamente si è proceduti alla realizzazione di un nuovo piano di calpestio, isolato e tecnologicamente efficiente. L’impianto di riscaldamento è a pavimento.
Il disegno della pavimentazione riprende tutta la struttura geometrica delle paraste e delle cornici in elevato secondo un disegno che valorizza la geometria dell’esistente con un materiale, il botticino crema antichizzato che ben si equilibra con il basamento lapideo perimetrale e con gli stucchi delle colonne in finto marmo. ...

Fondamentale lo studio cromatico di tutto l’involucro interno attraverso il quale si è voluto valorizzare la leggibilità dei prospetti interni con il giusto rapporto tra nodi strutturali, ovvero paraste, cornici, capitelli e pareti di fondo. Il bianco valorizza e individua i nodi strutturali, l’importante cornicione perimetrale, sul quale alloggia tutto l’impianto di illuminazione. II fondo delle pareti, la volta, i fusi di volta riprendono in secondo piano un fondo più scuro, ma delicato per creare il giusto equilibrio rispetto a tutto l’apparato artistico-decorativo.


Su ciascuna delle due pareti laterali sono ricavati tre fornici; il centrale è più stretto e notevolmente più basso degli altri due.

Sul lato sinistro (descritto in un altro capitolo) il dossale del primo fornice è una grande tela raffigurante Padri missionari vincenziani e della compagnia delle Figlie della Carità, al centro della rientranza una colonna di marmo regge una statua dell'Immacolata Concezione di Lourdes;
nel piccolo fornice centrale è allocato il battistero e come dossale c'è una piccola tela del Battesimo di Gesù, sopra tale cona è ricavata una nicchia con la statua di Sant'Agnese;
il terzo fornice ha come dossale una grande riproduzione a stampa oleografica di San Nicola da Tolentino ed ospita un altare in commesso di marmi policromi.

Nel primo fornice del lato destro (descritto in un altro capitolo) è affisso un grande crocifisso con ai suoi piedi un confessionale;
nel piccolo fornice centrale c'è l'uscita laterale della navata e nella nicchia superiore la statua del Sacro Cuore;
il terzo fornice ha come dossale una grande tela raffigurante la morte di San Giuseppe e al suo interno, come quello di fronte, ospita un altare in commesso di marmi policromi.

Nella volta (alla quale è dedicato un altro capitolo) in due cornici rettangolari con angoli arrotondati sono affrescate: l'Orazione di Gesù nell'orto degli ulivi e l'Annunciazione di Maria.

Nella parte alta della controfacciata, immediatamente sotto la volta, un grande finestrone polilobato illumina la navata attraverso una vetrata artistica riproducente la Resurrezione di Gesù, di oltre sei metri quadrati e fatta realizzare nel 1997 dal parroco del tempo, Lapenna Don Giuseppe.


Sulla stessa parete di fondo, a sinistra entrando, è affissa una lapide che ricorda la dedicazione di questa chiesa a S. Michele Arcangelo e a S. Giuseppe nel 1882;
sulla destra è affissa quella della riapertura al culto il 29 settembre 2016, dopo i necessari restauri e risanamenti conservativi fortemente voluti da Don Franco Santovito.

lapide del 29 settembre 2016           lapide del 1882

Sulla parete sinistra entrando, immediatamente prima dell'acquasantiera, all'altezza che possa essere baciata da una persona di media statura (nel 1901), è incastonata nell'intonaco una "croce delle indulgenze".

croce delle indulgenze

Nell'immagine è riprodotta la croce presente nella Chiesa e, per una agevole lettura delle incisioni, la stampa di quanto vi è scolpito: nei bracci della croce interna "IESUS CHRISTUS DEUS HOMO", nella corona circolare presso la croce "VIVIT REGNAT IMPERAT MCMI", nella corona circolare esterna "OSCULANTIBUS CRUCEM HANC IN ECCLESIA POSITAM ET RECITANTIBUS PATER INDULGENTIA 200 DIERUM SEMEL IN DIE"; che, tradotta in italiano, ci dice: "Gesù Cristo, Dio uomo, vive, regna e impera – 1901. Coloro che baceranno questa croce posta in chiesa e reciteranno il Padre Nostro acquisteranno 200 giorni di indulgenza, una volta al giorno".
Questa croce fu realizzata durante il Giubileo del 1900 per la contemporanea ricorrenza del diciannovesimo centenario della natività di Gesù, durante il pontificato di Leone XIII. Essa è opera grafica dell’architetto Edoardo Collamarini e scultorea, fusa in bronzo, del valente artigiano Aldo Bettini, da Sasso Marconi nel bolognese.
La fusione fu diffusa in vari tipi di lega; in alluminio - in bronzo - in argento+alluminio+stagno - in similoro (84% di rame, 9% di zinco e 7% di stagno).


Al termine della navata due gradini continui affiancati da due snelle colonne in finto marmo immettono poi nell'accogliente presbiterio (al quale è dedicato un altro capitolo).