R.Laera-G.Agresti: restauro campanile e prospetti

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Il campanile e i prospetti della Chiesa San Francesco

Dal restauro alla fruizione
Andria / Ottobre 2010


testo dell'Architetto Rosangela Laera

tavola originale del progetto di restauro avvenuto nel 1893/95
[disegno tratto dall'opuscolo citato]

Il restauro del campanile

Il progetto di restauro ha interessato il Campanile settecentesco facente parte di un più ampio complesso monastico francescano di impianto medioevale, che versava in un avanzato stato di degrado. Il Campanile, alto 54 metri, è percepibile anche a grande distanza e connota lo skyline della città di Andria.
L’opera, realizzata esternamente in pietra di Trani; si articola in un basamento a pianta quadrata bugnato, tre ordini successivi, con finestre ed un coronamento con una cuspide a base ottagonale. Ognuno degli ordini è segnato da cornici aggettanti di diversa fattura; le finestre del primo ordine, con una elegante balaustra in pietra sono connotate dalla presenza delle campane. Il secondo ordine ha le quattro finestre, sempre con balaustra, segnate da un timpano. Il terzo ordine ha base ottagonale.
Infine, la cuspide, a base ottagonale, è segnata da nervature in pietra che sulla sommità contengono la banderuola segnavento con il simbolo francescano: le braccia di san Francesco e di Gesù incrociate.
Il restauro del simbolo, le sue modalità operative, sono state al centro di una iniziativa di comunicazione a cui hanno partecipato attivamente i bambini di una scuola elementare. Le iniziative di comunicazione delle attività di cantiere, l’andamento dei lavori e le notizie storiche sono consultabili al sito attivato, a cura del progettista, dalla Diocesi di Andria. Il lavori di restauro hanno presentato notevole complessità in riferimento all’altezza dell’opera ed alla sua accessibilità. Pertanto sin dalla fase progettuale è stato prevista l’installazione di un elevatore a cremagliera per il trasporto in sicurezza di personale e materiali.
La mappatura del degrado del Campanile, redatta in modo puntuale in fase progettuale, con riferimento ai materiali, allo stato di degrado, alle cause e agli interventi previsti, ha consentito un agevole svolgimento dei lavori In particolare, i paramenti lapidei sono stati oggetto di specifica pulitura rapportata al livello di degrado. Per consentire la successiva manutenzione sono stati realizzati infissi per le aperture non percepibile dall’esterno; per effettuare l’indispensabile manutenzione sono state realizzate scale alla marinara che consentono l’accesso al secondo e terzo ordine.
Anche tali scale non sono percettibili dall’esterno. È stato realizzato un impianto parafulmine e l’impianto di illuminazione esterna.
Dopo il restauro il Campanile è diventato accessibile ai visitatori sino al primo ordine, quello delle campane, utilizzando l’antica scala voltata in tufo e pietra, da cui si gode uno splendido panorama del Centro Storico e del Castel del Monte.

La lettura dei prospetti attraverso le vicende storiche

testo dell'Architetto Rosangela Laera
La Chiesa San Francesco fa parte di un più ampio ed articolato complesso conventuale: sia la Chiesa che il Convento hanno subito, nel corso dei secoli, numerose trasformazioni a partire dalla fondazione databile tra il 1230 e il 1346. Tale data fa riferimento ad un’iscrizione del chiostro «HOC OPUS FACTUM EST IN ANNO DOMINI MILLECCCXLVI SUB PONTIFICATU DNI CLEMENTIS PP VI PX MAGRM BONANNUS DE BARULO» (Quest’opera è stata realizzata nell’anno del Signore 1346 sotto il pontificato del Signore Clemente Papa VI per mezzo del maestro Bonanno da Barletta).
Queste note intendono evidenziare come anche dalla ‘lettura’ dei prospetti esterni della Chiesa - oggetto del progetto di Restauro - emergano le complesse vicende che hanno portato all’attuale stato dei luoghi con cui mi sono confrontata nell’approccio metodologico al progetto di restauro.
Dall’osservazione del monumento risulta evidente come l’intera fabbrica della Chiesa sia stata realizzata in due fasi perfettamente leggibili sia dai materiali usati sia dalla composizione dei prospetti stessi.
Infatti l’impianto originario della Chiesa fu trasformato seguendo i dettami del barocco nel XVIII secolo: nello specifico «Nel 1749 comincia ad attuarsi il progetto dei Padri Francescani circa l’ammodernamento della Chiesa e perciò contattano i maestri Savino Raimondo della città di Andria e Nicolo e Giovanni de Mangarella, padre e figlio, della città di Barletta, per “Modernare con nuove fabbriche interiori la Chiesa di detto venerabile convento, ed alzare sopra le vecchie altre nuove fabbriche, per poi partire cappelle, presbiterio ed altro; e situarci con finimento di stucco” secondo un disegno - progetto preparato a Napoli dall’ing. Martino Buonocore.
La direzione dei lavori fu affidata al sig. Anello Prezioso della città di Napoli che doveva recarsi qui in Andria. Secondo il progetto, i pilastri dovevano essere decorati in stucco secondo l’ordine attico, e bisognava fare, inoltre, il cornicione, l’architrave continuo e relativo fregio con in più il pavimento in mattoni napoletani di cotto. Secondo questo disegno bisognava disporre in questa Chiesa sei cappelle, una di fronte all’altra nei lati opposti (tre per ciascun lato maggiore) con i rispettivi pilastri in tufo, con tufi provenienti dalla tufara di san Procopio. Questi lavori, secondo quanto recitava il contratto, dovevano terminare nel corso di un anno (1750), ma si protrassero fino al 1752 ...» (Gabriella Di Gennaro Notizie inedite sulla Chiesa di San Francesco).

Prospetto principale

documento della sovrintendenza del 1909
[foto ripresa dall'opuscolo citato]
Il prospetto principale si articola in due parti, la parte inferiore, in materiale lapideo costituisce l’impianto originario ed è segnata dalla presenza del portale (su cui ci si soffermerà in seguito) e da due nicchie che ospitano le statue di Sant’Antonio e San Francesco realizzate nell’ambito dell’ampliamento settecentesco. Superiormente al portale è posto un bassorilievo dell’Agnus Dei.
La parte superiore in tufo è oggetto dell’intervento settecentesco ed è segnata dall’ampio finestrone.

Portale

Il portale, a sesto acuto, è stato oggetto di modifiche in occasione del restauro effettuato nel 1909. Infatti, durante i lavori di sistemazione stradale il portale fu smontato nelle sue parti e, successivamente, ricomposto con il probabile ‘riuso’ di parti decorative pro-venienti dalla stessa Chiesa ma posizionate in luoghi diversi Questa singolare composizione del Portale emerge ad una ‘lettura’ attenta ed è supportata da documentazione d’archivio.
Lateralmente al portale vi sono delle cornici che inquadrano (quattro per ogni lato) dei bassorilievi con la rappresentazione di motivi decorativi; ognuno diverso dall’altro, riconducibili al Cardo, simbolo della Passione di Cristo, di cui si occupa la parte successiva curata da don Gianni Agresti. Tali cornici «si concludono impropriamente con due capitelli romanici di dimensioni abbastanza piccole che incomprensibilmente si trovano in quella posizione». Inoltre «la traversa superiore in pietra che conclude l’apertura della porta presenta sul fronte anteriore una serie di tagli incoerenti che lasciano comprendere come la traversa sia stata riposizionata in quel punto in modo errato». (Angelo Lauro, Giuseppe Pinto, Il convento di San Francesco ad Andria, La storia - Il recupero, Bari, ed. Laterza, 2000).
La parte superiore è caratterizzata da cornici, ognuna delle quali a sezione diversa. Alla base sono posti, seguendo la descrizione dello storico locale Petrarolo «due dragoni che si mordono la coda o secondo altri due volpi, stemmi della famiglia Volponi forse bene-fattrice della Chiesa».
L’osservazione del decoro evidenzia, più che una volpe, un grifo, comune nei portali delle cattedrali del romanico pugliese, denso di significati i cui approfondimenti sono riportati in questa pubblicazione.
Questo semplice sguardo alla fattura del portale evidenzia la questione dei lavori eseguiti nel 1909, la cui ricca documentazione è presente presso l’archivio del Comune di Andria.
In definitiva, a seguito dei problemi nati per la sistemazione del piano stradale, venne smontato il portale. Ciò avvenne senza l’autorizzazione della Soprintendenza che intimò al Comune la ricollocazione dei pezzi mancanti prima che andassero persi. Ciò spiega la poco armoniosa articolazione del portale stesso, in particolare l’architrave in pietra che stranamente è posizionato con le decorazioni floreali poste inferiormente, «ruotato di novanta gradi e con i fiori visibili nella parte sottostante. Questo spiega almeno in parte, come mai la porta risulti molto più alta rispetto ai rapporti architettonici canonici» (Lauro -Pinto in op. cit).
Tuttavia, i documenti della Soprintendenza sono firmati dall’Ispettore ai Monumenti Angelo Pantaleo. Questi fu autore di discussi interventi. si pensi al restauro del Castello Normanno-Svevo di Gioia del Colle in cui, da un lato, cercò di recuperare l’aspetto originario, dall’altro, operò delle ricostruzioni arbitrarie che interessarono particolarmente la scalinata, le trifore e il trono realizzati assemblando parti decorative presenti nell’immobile, ma in luoghi e con funzioni diverse.
La presenza di Pantaleo, quindi; sembra – se possibile - chiarire la logica (corrente all’epoca) utilizzata per gli interventi di restauro e di ‘ricostruzione’ dello stesso portale, anche se nella realizzazione vi sono stati indicazioni della stessa Soprintendenza che sono state disattese.
(Per approfondimenti sulla figura del Pantaleo si rimanda a Sante Simone ed Angelo Pantaleo: due protagonisti del restauro architettonico in Puglia tra tardo Ottocento e primo Novecento / Adriana Pepe.- 1996 in /Società di Storia Patria per la Puglia, Sezione di Conversano. A cura di Vito L Abbate - Fasano: Schena, 1996)
frontone del portale
[elaborazione elettrinica su foto S. Di Tommaso]

Prospetto laterale

Il prospetto laterale prosegue l’articolazione compositiva del prospetto principale, con la parte inferiore in pietra e quella superiore in tufo segnata dalle ampie finestrature. Si evidenzia in tal modo la originaria struttura della Chiesa e il successivo intervento del 1749 per “Modernare con nuove fabbriche interiori la Chiesa di detto venerabile convento, ed alzare sopra le vecchie altre nuove fabbriche, per poi partire cappelle, presbiterio ed altro; e situarci con finimento di stucco”.

Portale laterale

Anche il portale laterale è stato oggetto di interventi che, oggi sembrano certamente discutibili effettuati nei primi anni del 1900. Infatti il 16 novembre 1909, il già citato Ispettore Angelo Pantaleo, scriveva al sindaco di Andria invitandolo a procedere «per rimettere a posto gli antichi pezzi di decorazione della porta laterale della Chiesa di san Francesco in codesto Comune ... non potendo perdurare oltre il danno recato alla originaria architettura del tempio e dovendosi evitare che i pezzi originari possano andare rovinati». La corrispondenza è custodita presso l’Archivio del Comune di Andria.
Quindi anche il portale laterale è stato oggetto di ricostruzione e riassemblaggio di elementi architettonici e decorativi. Curiosamente si può vedere che l’architrave con il decoro floreale disegnata dalla Soprintendenza nella nota al Sindaco non è stata posizionata nella porta laterale ma in quella principale.
Ritornando alla composizione architettonica della porta laterale si nota come la parte superiore non sia ‘armoniosa nelle sue proporzioni’ tuttavia essa presenta al suo interno uno splendido Serafino (13), simbolo iconografico francescano oggetto di successivo approfondimento, e di splendidi decori ornamentali.
Queste brevi note costituiscono non solo una sollecitazione ad approfondire ulteriormente gli studi e le indagini su questo monumento che potranno essere sicuramente fertili; ma anche uno stimolo a visitare e ad apprezzare i monumenti della nostra città.

L’apparato simbolico
un percorso interpretativo

testo di Don Gianni Agrtesti
Di seguito riporto un percorso interpretativo dell’apparato simbolico presente nelle facciate della Chiesa.
La mia lettura è sicuramente parziale e non esaustiva ma vuole essere uno strumento utile a chi si accosta al monumento. L’approccio adottato è, pertanto, di carattere didascalico e di facile lettura proprio per stimolare l’interesse verso questa splendida chiesa.

San Francesco e Sant’Antonio

Nel prospetto principale, nella parte superiore sono presenti le nicchie con le statue di San Francesco e Sant’Antonio, i due santi francescani che presentano un ricco e articolato apparato simbolico. È opportuno ricordare che dopo la morte di San Francesco, giunta il 3 ottobre 1226, alcuni episodi della sua vita sono entrati a far parte dell’iconografia del Santo e riprodotti nell’arte come la predica agli uccelli, il lupo che il Poverello ammansi a Gubbio, il dono delle Stimmate. Un esempio lo incontriamo nel cielo decorativo che rappresenta scene della vita di San Francesco, realizzato da Giotto (1296-1300) sulle pareti laterali nella basilica superiore di Assisi: Nelle illustrazioni ispirate alla biografia composta da S. Bonaventura (1260) il Santo è rappresentato per la prima volta come un uomo, fra le genti, nella natura, in spazi architettonici in luoghi riconoscibili e concreti.
Sant’Antonio prima della fine del sec. XV viene rappresentato con alcuni simboli quali il libro, che è il più antico, poi la fiamma, il cuore , il giglio e anche la croce.
Nel tempo, la fiamma, il cuore e la croce scompariranno mentre rimangono il libro, simbolo di dottrina e il giglio, simbolo di purezza. A partire dalla metà del quattrocento, il più celebre riferimento iconografico di Sant’Antonio è il Gesù Bambino.
Nel Liber Miraculorum troviamo il racconto della visione del Santo con il Bambino, di meravigliosa bellezza, tra le braccia che lo accarezzava e lo baciava … La tradizione colloca questo avvenimento a Camposampiero, poco prima della morte di Antonio. Nel periodo della Controriforma i Francescani cercarono di evidenziare come momento supremo dell’esistenza della vita cristiana l’incontro con Cristo: il ricevere l’amore di Dio.
Il fondatore dell’Ordine, San Francesco aveva ricevuto le stimmate di Cristo; Sant’Antonio, il suo fratello in Dio più amato, aveva goduto della presenza di Gesù Bambino. Erano questi i titoli d’amore dei due grandi santi. Il contatto con Dio, la sua presenza era, infatti, il grado massimo della santità. Per questo, nel corso del seicento, i francescani hanno chiesto la rappresentazione dei due santi insigni con i segni che li hanno caratterizzati sino a noi oggi: San Francesco con le stimmate e il crocifisso e Sant’Antonio con il Bambino fra le braccia.
Nella nostra Chiesa San Francesco è rappresentato con i tradizionali riferimenti iconografici: la Croce, le Stimmate ed il Libro, si nota anche un Rosario con l’effige di Santa Chiara.
Sant’Antonio è rappresentato con il Libro, il Giglio e Gesù Bambino in piedi. Le figure dei due Santi sembrano vegliare dall’alto sulla Chiesa.
grifi e cardi
Agnus Dei
serafino
[elaborazione elettrinica su foto S. Di Tommaso]

Il Portale

Il portale - afferma Romano Guardini (1885-1965): «non solo ha funzione di porta da cui uno entra ed esce dalla chiesa, ma anche di richiamo e simbolo di ciò che l’attende».
La porta è il confine che stabilisce l’accoglienza e l’esclusione; la porta aperta conduce psicologicamente all’azione: è un invito a oltrepassarla.
Eusebio di Cesarea (265-340) ne parla come “un luogo di sosta per tutti, un invito a passare dal mondo alla casa di Dio”.
Nel vangelo di Giovanni Gesù dice: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato “(Gv 10,9) Gesù bussa alla porta di ciascuno: “Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Il portale, quindi; assume un valore simbolico in quanto espressione completa delle parole di Cristo che viene, pertanto, raffigurato sui battenti delle porte del primo Medioevo, sul timpano romanico o gotico.
La porta di una chiesa, dunque, è sempre stata vista come il passaggio di cui gli uomini devono servirsi per avere accesso al Padre, per mezzo di Cristo, per ascoltare la sua Parola, per partecipare alla frazione del pane e alla preghiera. La tradizione artistica ha sempre considerato con particolare riguardo il portale della chiesa.
L’ornamento, la decorazione, la bellezza del portale era già un primo incontro con la bellezza della chiesa e della festa che vi si celebrava; non a caso un antico cerimoniale dei vescovi invitava a decorare con fiori e frutti il portale nelle grandi festività.
In ultimo la nota dei vescovi su “la progettazione di nuove chiese” n. 27 pone in evidenza che “all’aula si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso”. Mentre l’atrio è spazio significativo dell’accoglienza materna della chiesa, la porta è l’elemento significativo del Cristo, “porta del gregge”.

Agnus Dei

La figura dell’Agnus Dei è collocata superiormente al portale principale. Probabilmente l’attuale posizionamento è stato realizzato nell’ambito dei lavori di restauro dei primi del ‘900, seguendo la logica utilizzata per la ricostruzione dei portali di cui si è parlato nel paragrafo precedente. Nell’iconografia cristiana l’agnello ha una valenza simbolica di grande importanza e già nelle catacombe compare come simbolo di Cristo e del suo sacrificio.
Nel nostro caso, l’agnello è raffigurato con una croce, evidente richiamo alla passione di Gesù. Nel quarto canto del servo sofferente del Signore di Isaia leggiamo al capitolo 53 versetto 7: «“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. L’agnello è anche attributo iconografico di San Giovanni Battista in virtù di ciò che ci descrive il quarto vangelo al capitolo I versetto 29 «Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”».

Grifo

Nel portale principale sono presenti due grifoni.
Il grifone o grifo è, probabilmente, una creatura originaria dell’oriente ed è raffigurato come un essere alato con il becco adunco (piegato sulla punta), la testa e gli artigli di aquila e il corpo di leone. Simbolicamente questo animale fantastico rappresenta due sfere vitali. la Terra (perché ha il corpo a forma di leone) e l’Aria (perché ha la testa e le ali dell’aquila). L’iconografia religiosa ha visto, dapprima, nella sua figura quella di Satana.
In un secondo momento, però, il grifone è diventato il simbolo della doppia natura di Gesù. Infatti, l’aquila rimanda all’immagine del cielo e viene associata alla sua natura divina, mentre il leone rinvia all’immagine della terra e allude alla sua natura umana. Così non è difficile scorgere la sua iconografia tra le sculture delle chiese nel periodo gotico.

Cardo

Lateralmente al portale vi sono delle cornici che inquadrano (quattro per ogni lato) dei bassorilievi con la rappresentazione di motivi decorativi, ognuno diverso dall'altro, riconducibili al cardo. Nell’antichità si pensava che il cardo proteggesse dagli spiriti maligni e rendesse vani i cattivi auspici. Inoltre poiché una volta tagliato non sembra deperire, veniva considerato simbolo dilunga vita e di tenacia.
Nell’ambito cristiano, l’immagine del cardo è legata alla cacciata dell’uomo dal Paradiso terrestre. Si legge in Gn 3,17-18: “Maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi”. A causa delle foglie spinose, finisce per diventare riferimento della Passione di Cristo e in particolare della corona di spine posta sul suo capo. In alcuni dipinti si può scorgere accanto alla pianta del cardo il cardellino. Il nome latino del volatile carduelis deriva dal fatto che questo piccolo uccello è solito mangiare cardi. Le raffigurazioni di questo genere alludono, al concetto di salvezza: il cardellino, generalmente simbolo dell’anima, si sta cibando del cardo, che richiama la passione di Gesù. Spesso tralci di cardi fanno da cornice alle immagini dei Martiri.

Serafino

Il portale laterale della Chiesa, detto di sant’Antonio, è arricchito dalla presenza di un Serafino che, dopo l’intervento di restauro, emerge nella sua bellezza densa di significati simbolici. Il riferimento iconografico al Serafino, infatti, rievoca il momento in cui san Francesco d’Assisi riceve le stimmate sul monte Verna il 14 settembre 1224. Così scrive il Celano nella Vita prima «Gli apparve un uomo in forma di Serafino, con sei ali librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce. Due ali si prolungavano sopra il corpo, due si piegavano per volare e due coprivano tutto il corpo. Nella tradizione biblica, il nome serafino, viene tradotto dall’ebraico con ardente o bruciare. Alla gerarchia celeste dei serafini, pertanto, è stato conferito l’appellativo dei più ardenti di amore per Dio. A San Francesco, in seguito, è stato attribuito il titolo di “Serafino padre”, cioè di uomo bruciato di amore per Cristo.
I serafini eccellono nell’amore di Dio e sono collegati alla figura di San Francesco mentre i cherubini eccellono nella conoscenza di Dio e sono collegati alla figura di San Domenico.
Inoltre, osservando con attenzione il Serafino del portale laterale si possono notare chiaramente i segni delle stimmate.

[testi dell'opuscolo "Il campanile e i prospetti della Chiesa San Francesco - dal restauro alla fruizione" edito dalla Parrocchia San Francesco d'Assisi - Andria, 4 Ottobre 2010.
Le foto qui proposte non sono tratte dall'opuscolo, ma solo le riproduzioni dei due documenti]