La Cripta di Santa Croce in Andria - G.Gzzilli

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La Cripta di Santa Croce in Andria

Premessa

Si trascrive la seguente breve tesi presentata dalla docente Grazia Gazzilli all’esame di Idoneità all’Insegnamento nel 1968, in quanto sinteticamente descrive e allega, insieme ai grafici del prof. Ercole Checchi dell'Ufficio tecnico della Reale Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (pubblicati nel I° volume degli “Atti e memorie della Società Magna Grecia Bizantina - Medioevale” del 1934), anche le immagini della cripta riprese dal fotografo professionista Dr. A. Ceccato di Ancona (pubblicate pur esse negli Atti di detto volume), donde possono rilevarsi le cattive condizioni in cui la Chiesa rupestre versava.
l testo è anche illustrato da alcuni suoi schizzi che riprendono le linee essenziali dei luoghi descritti sulla base delle riprese fotografiche allegate.

La tesina fu subito dopo pubblicata [ma solo con alcuni dei rilievi grafici e delle immagini] su “ANDRIA ARGOMENTI”, numero unico della FUCI di Andria del 14 aprile 1968, in un articolo intitolato “Salviamo un’opera d’arte - LA CRIPTA DI SANTA CROCE IN ANDRIA”. Tale pubblicazione sottende l'interesse degli studenti universitari (della gioventù colta) degli anni Sessanta del Novecento per la salvaguardia dei beni storici e culturali della Città.


copertina, dipinto a tempera di Grazia Gazzilli          giornale ANDRIA ARGOMENTI, pag 3
[Copertina della breve tesi con dipinto a tempera dell'autrice Grazia Gazzilli - a dx pag. 3 del giornale "Andria argomenti", del 1968.]

La Cripta di Santa Croce in Andria [1]

breve tesi della dott. Grazia Gazzilli

Nel rione detto dei Lagnoni (S. Vito) subito dopo la Chiesa delle Croci, a sinistra, in una massa tufacea, formata da una serie di grotte, è scavata una Cripta, detta di Santa Croce.

La Cripta, anche nello stato di abbandono in cui si trova attualmente, costituisce, a parer mio, un’interessante opera d’arte di valore storico-religioso, che bisogna salvare.

È a pianta trapezoidale, con atrio e a tre navate, con cappellette e abside (non più esistente). Quattro pilastri irregolari e senza simmetria sostengono la volta piana. La profondità attuale è di circa 20 m., mentre pare che all’origine sia stata molto di meno. La navata di destra termina con un arcosolio a fondo piatto (come nelle catacombe) con un altare. Invece quella di sinistra termina con un arcosolio appesa visibile.

Architettonicamente essa potrebbe considerarsi di origine basiliana. (VI – VIII sec.).

pianta della cripta, di E. Checchi, Soprintendenza, 1934  sezioni della cripta, di E. Checchi, Soprintendenza, 1934  sezioni della cripta, di E. Checchi, Soprintendenza, 1934
[rilievi grafici eseguiti dal prof. Ercole Checchi, dell'Ufficio tecnico della R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia.]

Di notevole interesse sono gli affreschi che decorano la Cripta. Quantunque mal ridotti dall’attuale abbandono, essi, sono degni di essere descritti.
A sinistra, entrando, in un archivolto è affrescato il Crocifisso avente da un lato la Vergine sorretta da pie donne, dall’altro S. Giovanni Evangelista e la Maddalena in adorazione.

accesso alla navata centrale    i pilastri
[accesso alla navata centrale, i pilastri - schizzi della tesina di Grazia Gazzilli]

Molto deteriorato è l’affresco raffigurante l’Annunciazione, posto a sinistra dell’arco di accesso alla Chiesa. È solo visibile l’Arcangelo con veste rossa e bianca a disegni rossi e neri e capelli biondi e ali gialle, mentre a destra è appena sfumata la Vergine in veste azzurra, inginocchiata ai piedi di un’edicola bianca a profili neri su fondo rosso.

Crocifissione dell'ingresso, foto di A Ceccato, 1934   S. Leonardo, foto di A Ceccato, 1934   Santa Dorotea, foto di A Ceccato, 1934
[Crocifissione dell'ingresso; S. Leonardo e S. Dorotea(?) - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934).]

Nei fianchi dell’arco si notano affrescati due immagini di Santi: una figura femminile dai biondi capelli cadenti in ciocche inanellate, con veste rossa, avente tra le mani due cesti ricolmi di fiori (S. Dorotea?); di fronte a questa è affrescato un monaco con saio nero: S. Leonardo.

Nella parete della navata di destra ci sono altri dipinti: entro una riquadratura dal fondo scuro risalta una figura Seminuda di Santo, vista frontalmente, ma ormai quasi del tutto svanita (S. Sebastiano?).

Verso la zona absidale, in alto a sinistra, restano visibili e alquanto deteriorate: S. Elena a cavallo, col seguito, alle porte di Gerusalemme; S. Elena assiste alla disperazione di Giuda; S. Elena ritrova la Croce; S. Elena e l’imperatore adorano la reliquia della Croce.

Invenzione della Croce, foto di A Ceccato, 1934
[Invenzione della Croce - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934).]

Sulla facciata del secondo pilastro di prospetto alle scene della Croce è dipinto un Santo Pontefice in trono con triregno in atto benedicente con la destra e reggente con la sinistra un calice sul quale sono posate due teste umane mozzate. Essa è l’iconografia del Beato Urbano V.

La decorazione dell’archivolto della navata di destra è composta da una cornice mistilinea, a quattro rombi, due per lato. Nel centro v’è un Cristo con i quattro evangelisti con simboli.

Archivolto della navata destra, foto di A Ceccato, 1934      Archivolto della navata destra, schizzo di G.Gazzilli, 1968
[Archivolto della navata destra - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934) e schizzo della tesina di Grazia Gazzilli del 1968.]

Nell’intradosso dell’archivolto, su un cielo stellato in rosso, entro un clipeo vi è l’Agnello simbolico fiancheggiato da due Santi. (Tali affreschi approssimativamente risalgono al XV e XVI secolo).

L’intradosso dell’arco di comunicazione, tra la navata di destra e quella centrale, è decorato con quattro figure, a mezzo busto, di Santi, Pontefici e Vescovi, racchiuse entro tondi. Più sotto v’e un Santo Eremita e S. Antonio Abate di fattura duecentesca.

Dottori della Chiesa nell'arco di comunicazione, foto di A Ceccato, 1934
[Dottori della Chiesa nell'arco di comunicazione tra navata centrale e Dx - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934).]

Nella navata centrale, nell’arco trionfale, trovansi quattro scene: Cristo fra gli Apostoli; l’ultima cena; l’Annunciazione e la Crocifissione.

Nella parte fiancheggiante l’arco trionfale vi sono altre figure: a destra S. Nicola, a sinistra un’altra irriconoscibile.

Pilastro destro dell'arco trionfale, foto di A Ceccato, 1934      Pilastro destro dell'arco trionfale, schizzo di G.Gazzilli, 1968
[Pilastro destro dell'arco trionfale - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934) e schizzo della tesina di Grazia Gazzilli del 1968.]

Nel sottarco tra la navata centrale e quella di sinistra troviamo le due scene più note e più importanti di questa Cripta: la creazione di Eva e il peccato originale. In quest’ultimo viene rappresentato Adamo ed Eva ignudi e, tra loro il serpente che s’avvolge in spire intorno al tronco di un albero.

V’è, poi, una scena raffigurante – secondo una inconsueta iconografia, interdetta – la Trinità in forma di persona umana sul cui collo si innestano due teste: il Redentore e l’Eterno, con a fianco il Paraclito.

Creazione di Eva, foto di A Ceccato, 1934      Peccato originale, foto di A Ceccato, 1934
[Creazione di Eva e Peccato originale - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934).]

La divina immagine, vestita di manto bianco leggermente ombreggiato e bordato in marrone, siede su di un trono cuspidato di color giallo decorato a losanghe, sostiene nella mano sinistra il globo e protende la destra a suscitare la bionda figura di Eva uscente dal fianco di Adamo, che é disteso in terra, addormentato.
Nonostante i danni dell’umidità il colore del dipinto si mantiene vivace.

Cristo tra Pietro e Paolo, foto di A Ceccato, 1934
[Cristo tra Pietro e Paolo - foto di A. Ceccato da Ancona, per la R. Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia (dal testo citato del 1934).]

Concludo ricordando anche l’affresco esistente sul fondo dell’abside della navata sinistra che rappresenta Cristo in trono tra S. Paolo e S. Pietro, dietro i quali sono visibili alcune figure di monaci. In detta opera è evidente l’ispirazione a modelli bizantini con schemi orientali, attribuibili al secolo XIV.

Grazia Gazzilli

NOTE   
(1) La tesina è stata elaborata consultando gli “Atti e Memorie della Società Magna Grecia Bizantina – Medievale” I° vol. 1934, pp. 25-35. edito a cura della Società Magna Grecia, Palazzo Taverna - Via Monte Giordano ROMA; i grafici e le immagini sono state riprodotte da detta pubblicazione a stampa.