Gli storici locali hanno sempre classificato le nostre chiese rupestri e le immagini in esse affrescate, come “basiliane” o “bizantine”; tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 gli studiosi andriesi non hanno avuto dubbi, e hanno ritenuto che le icone affrescate nella laura di S. Croce, in S. Maria dei Miracoli, e in Maria SS.ma dell’Altomare, siano di “greco pennello”.
Le tesi di questi nostri illustri antenati sono state però superate dagli studi più recenti. Nella storiografia precedente si dimenticava che i presunti abitatori di queste grotte, i monaci basiliani, erano fuggiti dall’Impero d’Oriente nell’VIII secolo, perseguitati dall’imperatore Leone III l’Isaurico perché veneravano e producevano nei loro cenobi le immagini sacre. Inoltre, già agli inizi dell’anno 1000 i Normanni avevano intrapreso un’opera di de-bizantinizzazione, favorita anche dalla costituzione di numerose diocesi, fra cui Andria. Gli affreschi in questione risalgono invece ad epoca più tarda (secc. XIII - XIV) e le stesse immagini rivelano un culto in cui le radici orientali non sono state completamente dimenticate, ma la liturgia e la cultura è divenuta ormai romana ed Occidentale. Valga per tutte la raffigurazione, nella chiesa di S. Croce, del Cristo Pantocrator (onnipotente) che, seppure in ornamenti orientaleggianti, non è più rappresentato con ai lati Maria Vergine e Giovanni Battista (come per i bizantini), ma con i Santi “ romani” Pietro e Paolo. Nella stessa cripta le immagini di S. Francesco d’Assisi, del santo benedettino Leonardo, si alternano all’orientale immagine di Cristo “sposo”, di S. Onofrio, di S. Antonio Abate.
Uno degli studi più solidi e più innovativi è certamente quello del prof. Pasquale Barbangelo (P. BARBANGELO, Andria nel Medioevo, Andria 1985), che cito completamente in un suo passo relativo al nostro tema. “A proposito della presenza dei Basiliani in Andria, nessuna congettura è possibile affacciare sull’epoca in cui furono costruite le “cripte” di Cristo della Misericordia, di S. Vito - in cui si trova il dipinto della Vergine, venerata col nome di” Madonna dell’Altomare” - di S. Margherita, su cui sorge il tempio della Madonna dei Miracoli, e di S. Angelo in Gurgo (...).
A me sembra, infatti, troppo azzardata l’ipotesi che durante il sec. VIII e per quasi tutto il sec. IX l’espansione del cenobitismo monastico greco sia penetrata nel cuore dell’Apulia longobarda o che gli insediamenti basiliani nel gastaldato canosino, divenuto in seguito tranese, siano usciti indenni persino dal trentennio della dominazione saracena, che cancellò i vescovi di Trani e di Bari” (Barbangelo, pp. 33-34).
In un altro recente studio (a cura di GIUSEPPE BRESCIA, Alla riscoperta di Santa Croce. Chiesa rupestre con cripta, Andria 1997) si dice: “La denominazione di ‘basiliana’ deve essere interpretata, in senso molto largo, come monastico orientale. A riprova di questa interpretazione più ampia e meno restrittiva degli insediamenti monacali, anche per quanto riguarda l’area a nord di Bari, è possibile affermare che “una penetrazione massiccia dei Benedettini si ebbe nella seconda metà del secolo XI. Le circostanze erano particolarmente favorevoli. Tre Papi benedettini si succedettero alla guida della cristianità” (BRESCIA, p.11).
E allora, chi pregò in queste grotte? Chi affrescò l’immagine sacra venerata come Madonna dell’Altomare? Possiamo ipotizzare, allo stato attuale, quanto segue. Le grotte affrescate fanno parte di una cultura tipicamente mediterranea, laddove il “vivere in grotta” è uno stile di vita. Basti pensare alle ormai distrutte grotte di S. Andrea ad Andria: erano dei luoghi naturali usati come abitazioni, con opportune modifiche. Gli abitanti di queste zone destinarono una grotta più grande a luogo di culto. E la presenza dei basiliani? Non abbiamo conferme o smentite forti, al riguardo; tuttavia è più probabile la presenza di eremiti o gruppi di monaci benedettini. Certamente, nell’epoca in cui furono affrescate le “laure” di Andria, i monaci basiliani e la cultura bizantina qui non c’era più. Altri uomini di Dio, di cultura occidentale e ormai avviati verso la fine del Medioevo, ci hanno lasciato le icone della loro fede, tra cui spicca lo splendido Crocifisso, tagliato a metà, della Madonna dell’Altomare.