Le riflessioni che seguono non vogliono in alcun modo apparire come il contributo di un esperto “critico d’arte” che “legge” una icona mariana, bensì solo come il tentativo dell’attuale Rettore del santuario di partecipare ai numerosi devoti di Maria SS.ma dell’Altomare alcuni pensieri di meditazione che egli va coltivando da quando l’obbedienza l’ha portato ad esercitare il ministero sacerdotale in questo tempio mariano tanto frequentato.
L’ansia pastorale che ha generato queste riflessioni è stata quella di sanare la frattura che in tanti devoti c’è tra la figura di Maria da una parte e il mistero della salvezza dall’altra. Per molti devoti dell’Altomare esiste solo la figura gigantesca della Madonna, che è quasi “onnipotente” (in quanto può fare tutto se lo vuole!), invocata con insistenza nelle situazioni più disperate e ringraziata sempre di fronte ad uno scampato pericolo; mentre il riferimento a Cristo Salvatore e alla SS.ma Trinità è (quasi) del tutto inesistente!
Attualmente l’immagine di Maria SS.ma dell’Altomare si presenta come una figura femminile che regge un libro nella mano sinistra e una croce nella mano destra. Libro e croce sono due simboli chiaramente cristologici. Se si considera che originariamente l’affresco presentava la figura di Santa Sofia con il libro della Regola nella mano sinistra e lo scettro (=Pastorale corto) del comando abbaziale nella mano destra, appare con molta evidenza che la trasformazione in immagine della Madonna operata dal popoio devoto è stata determinata dalla volontà di rendere più evidenti nell’immagine i connotati propri della Madre di Cristo.
Il Libro. Non è difficile pensare che quel libro possa essere ‘Il Libro”, cioè il libro della Sacra Scrittura, il libro che raccoglie le parole scritte pronunziate da Dio lungo l’arco della Storia della Salvezza. Dalla parola scritta, e quindi creata, è possibile passare alla Parola non scritta, non creata, alla Parola eterna pronunziata dal Padre e per mezzo della quale ha creato ogni cosa.
“In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,1-3)
“E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).
“Ciò che era fin da principio,..., ossia il Verbo della vita...
vi annunziamo la vita eterna,
che era presso il Padre e si è resa visibile a noi” (1 Gv 1,1-2).
A differenza dell’icona di Gesù Bambino, che in molte immagini la Madonna stringe tra le braccia e che rimanda immediatamente all’evento della Natività, il Libro nella mano sinistra di Maria SS.ma dell’Altomare può aiutarci a capire che Cristo, il figlio di Maria, è il Verbo eterno che sta da sempre “davanti” al Padre, e che, “nella pienezza del tempo”, nasce da donna, uomo tra gli uomini, “perchè ricevessimo l’adozione a figli” (Gal. 4,4-5).
La Croce. La trasformazione dello scettro abbaziale nella croce
dice la volontà di rendere immediatamente evidente il legame tra Maria e il
dramma che si consuma sul Calvario e del quale Ella è partecipe insieme
all’apostolo Giovanni. Nella chiesa dell’Altomare c’è un altro affresco, poco
valorizzato dalla devozione popolare, ma che rende perfettamente “visibile”
questo dramma:
Gesù Crocifisso tra la Madonna e San
Giovanni. (Affresco ora protetto da un vetro...!). Quanto sia stato trascurato
questo affresco nel passato è dimostrato, oltre che dallo stato “frammentario”
nel quale oggi esso si trova, anche e soprattutto dal fatto che, in un periodo
di rifioritura della devozione popolare a un santo Vescovo
(S. Nicola o S. Riccardo?), qualcuno (!) ha osato... sfregiare
l’immagine della Madonna, tagliando e disperdendo il busto di Maria
per inserirvi quello di un Vescovo. Lo scempio
artistico.., e reso evidente dall’inserimento di due lastre di pietra poste a
cuneo nella calce ai bordi del busto!
Questo intervento “demolitore” non può essere certamente addebitato a un gruppo di devoti poco istruiti, ma è opera maldestra di chi ha avuto la custodia del santuario e la guida spirituale del popolo ...
La croce posta sulla spalla destra della Madonna dell’Altomare ci ricorda che Maria Vergine è la Madre del Figlio di Dio, venuto nel mondo a salvarci dal peccato mediante la morte di croce e la risurrezione. Così l’attenzione del fedele non è focalizzata solo sul momento della generazione umana del Figlio di Dio, ma si estende a tutta l’esistenza terrena di Gesù, fino al momento culminante della Sua Pasqua di morte e risurrezione. Maria è contemplata accanto al Figlio, è presente in tutte le fasi di attuazione della Storia della Salvezza come la madre dell’agnello immolato, in atteggiamento di materna partecipazione. Ai piedi della croce Maria porta a coronamento la sua maternità quando, per dono mirabile di Cristo, Ella diventa anche Madre della Chiesa. Qui riceve dal Cristo morente il compito di essere madre di tutti i credenti in Lui e quindi la missione di indicare a tutti la via che a Lui conduce (cfr. IM, 14).
Come è centrale l’evento pasquale nella vita terrena di Gesù, così deve essere centrale nella vita del cristiano l’attenzione al mistero della Pasqua di Gesù nella quale, per libera disposizione divina, un posto di rilievo è occupato da Maria. Il fedele cristiano che contempla il Cristo risorto non può non vedere accanto a Lui la Sua madre santissima, intimamente congiunta alla Sua missione redentrice.
Nasce qui un interrogativo che potrebbe dare origine ad una ipotesi suggestiva.
Nell’antica Laura basiliana qual’era l’affresco centrale che catturava la
massima attenzione-devozione degli eremiti? Se quello di santa Sofia è più
antico del gruppo della crocifissione, perché si è sentito il bisogno di
dipingere la scena del Calvario? Certamente perchè questo rappresenta il vertice
del mistero della redenzione operata da Cristo! Perchè poi la devozione popolare
si è concentrata talmente sull’immagine “ricostruita” di Maria fino a
dimenticare ed anche “sfregiare” l’affresco (tecnicamente anche più bello!) che
riproduce la crocifissione di Gesù?
È forse giunta l’ora di dar vita ad una
operazione inversa? Sul piano pastorale la risposta non può che essere
affermativa!
Mentre i simboli cristologici nell’affresco
dell’Altomare sono abbastanza evidenti, per quanto riguarda il rapporto tra
Maria e la SS.ma Trinità possiamo parlare solo di riferimenti. Ne segnaliamo
due: uno di carattere cronologico, uno di tipo interpretativo legato
all’identificazione del personaggio femminile dipinto.
La tradizione insiste su questo dato cronologico: il miracolo della bambina salvata da sicuro annegamento e il conseguente rinvenimento dell’immagine sacra sulla parete interna della cisterna avvenne il martedì di Pentecoste di quel lontano 1598: essendo il miracolo un intervento straordinario di Dio, dobbiamo pensare che questa coincidenza del miracolo con il martedì della Pentecoste è stata voluta da Dio
Pertanto la devozione che si sviluppa attorno a questa immagine sacra non può ignorare il mistero della Pentecoste se vuole rimanere nel solco tracciato dal volere divino. Ecco allora che l’icona biblica più appropriata è quella di Atti 1,14: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria la madre di Gesù e con i fratelli di lui”. Maria è raccolta in preghiera con gli apostoli nel cenacolo, in attesa del dono dello Spirito. Oggi, come allora, la Vergine Maria deve guidare i discepoli di Gesù, la Chiesa, nell’accogliere lo Spirito Santo e nel rivivere gli atteggiamenti di fede che sulla terra legarono intimamente Maria allo Spirito.
È questa un’operazione pastorale in atto nel santuario dell’Altomare da alcuni anni: durante la novena di Pentecoste i fedeli vengono aiutati a riscoprire la presenza dello Spirito nella Chiesa e nella vita di ogni cristiano e ad assumere nei suoi confronti la stessa “docilità” avuta da Maria.
Il luogo nel quale fu rinvenuta l’immagine poi chiamata “Maria SS.ma dell’Altomare”, prima di essere cisterna, era stato un rifugio di eremiti alla ricerca di silenzio e solitudine per incontrare più facilmente Dio, forse una cava di tufo abbandonata e divenuta poi una Laura Basiliana, come dicono unanimemente gli storici locali. Era chiamata Laura di Santa Sofia. Ma chi è questa Sofia? Una monaca santa o la personificazioni della Sapienza di Dio alla cui guida i monaci basiliani avevano affidato la loro vita spirituale? La figura femminile in abiti monacali, con gli attributi della guida abbaziale (la Regola e il Pastorale), rendeva molto bene a livello di simbolo la volontà dei monaci eremiti di non seguire altra regola di vita che la stessa Sapienza di Dio.
Questa Sapienza increata di Dio, nella pienezza del tempo si fa carne nel seno purissimo di Maria Vergine, la quale diventa perciò “sede della sapienza”, Sapienza ella stessa. La tradizione teologica orientale, soprattutto, assimila molto spesso la figura di Maria alla Sofia: molte e grandiose chiese vengono erette in Oriente in onore della Sofia, la Sapienza di Dio e anche la Vergine Maria.
È bello pensare che gli eremiti si rifugiarono in questo luogo perchè, sotto la guida della divina sapienza e nella contemplazione ininterrotta del mistero pasquale di Gesù crocifisso, potessero raggiungere la perfezione di una vita santa. Dice infatti l’Apostolo: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1,23-24).
Il discorso sulla Sofia necessita di un approfondimento ulteriore da affrontare in altra sede.
Qui è stato sufficiente ricordare che Maria SS.ma, capolavoro della Sapienza increata, sede della Sapienza Incarnata, è strettamente unita alla Trinità Santa: al Padre che l’ha prescelta dall’eternità, al Figlio che l’ha abitata e quindi associata all’opera redentrice, allo Spirito Santo che l’ha fecondata e adombrata (Lc 1,35).
Alla Trinità santa lode e onore nei secoli!