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CHIESA DEL CARMINE
Giacinto Borsella (1770-1856)
Giunti in questa chiesa ci piacerą oltremodo osservare la grandiosa scalinata
a due ale sita sopra una collinetta, costruita dall'architetto
Saverio Raimondi di Andria nostro zio materno.
A capo della stessa trovasi la gran porta sottoposta ad alto e comodo porticato
di viva pietra avendo in cima il mezzo busto della Vergine
anche di sasso sull'architrave col seguente scritto:
Dum fluet unda maris curret per aequora Phoebus
Vivet Carmeli candidus ordo missi,
distico composto da Giambattista Mantovano celebre poeta dell'ordine.
Il tempio offre vasta navata con alta volta ben solida;
il di cui pavimento č lastricato da mattoni smaltati.
L'altare maggiore si erge in mezzo a spazioso presbitero ricinto di gradino.
Desso č ingegnosamente lavorato di plastici marmorei lavori,
del pari sono abbelliti gli altri minori altari,
sacro uno al decoro del Carmine, il secondo all'Immacolata,
S. Michele, S. Stefano e S. Sabino.
In vagheggiar la Diva, non ne usciremo senza erompere
per lei con alma commossa e calda,
Beati gli occhi che la vider viva
Or che sarą a rivederla in cielo!
[1]
E qui ci aggrada riportar le parole del padre Giustino da Trapani
dotto cappuccino, con cui comincia l'elogio di M. SS. di Costantinopoli
in Trapani pag. 117 dell'anno 8 del Poliorama.
«
La devozione alla Vergine, senza menomar quella che a Dio da noi si deve,
č la pił degna che possa praticarsi nel Cristianesimo.
Questo effetto prodotto dallo Spirito del Signore apre le ali infiammate,
penetra nei cieli e di portenti empie la terra, che amņ la madre sua
e nell'eccelsa sua mente non la tenne occulta;
ma manifesta la rese fin dal principio dei secoli,
onde la madre addiviene di bella dilezione, e di salutevole speranza.
Ai nostri genitori la palesņ, allorché additolla al serpe infernale,
che la vide palpitando, come Colei che un dģ schiacciato gli avria il capo.
I Profeti in vederla in ispirito, la simboleggiarono
or sotto l'Iride annunziatrice di pace, or di Arca avventurosa,
ed ora di Verga di Aronne di fiori contesta.
E fa di lei simbolo il misterioso vello di Gedeone, di lą il Tempio di Gerusalemme.
[2]
La nuvola del Carmelo, il monte eccelso, donde senz'opra umana
spiccasi il sassolino, che atterra il simulacro Babilonese.
E quando dopo l'alternar dei secoli, che nella ruota del tempo
contendevasi l'un l'altro il vanto della nascita della madre del Verbo,
venne Iddio alla creazione di Lei, si attirņ allora le adorazioni comuni,
e la benedetta fra le donne consolatrice dell'egro, dello sconsolato,
sostenne il debole, rifugio perenne, avvocato si rese dei peccatori.
Assunta in cielo gl'inchini e la prece si riceveva dei fedeli
nelle sacre immagini, popolar tosto si videro le cittą,
l'orbe intero di effigie che sotto varii titoli la rappresentano.
Certo, non v'ha grande Metropoli o piccolo villaggio,
che non s'abbia l'immagine di questa divina mediatrice,
che oggetto di devozione e venerazione la lagrima raccoglie del pentimento,
i sospiri del casto amore, e la gioia diffonde nella casa del pianto».
Il pittore di questo quadro tanto esimio ritrassela bellissima nell'aspetto,
col divino infante in grembo in atto di celeste sorriso,
spirante tenera fiducia e soave bontą.
E fu per fermo giusto, qual conveniasi, dono imprezzabile della famiglia Carafa a questa chiesa.
Il secondo altare rimpetto, come accennammo, č intitolato
alla gloriosa morte di S. Giuseppe, assistito dalla vergine che gli sta
al capezzale e del Salvatore a' piedi indicandogli con le mani,
svolte al cielo la fede degli eterni gaudi che gli sta preparata.
A fianco S. Michele con la spada sguainata, cui soggiace lo spirito delle tenebre.
Nell'altro altare si venera la concezione con S. Stefano,
S. Sabino e S. Michele santi della Diocesi.
Segue 1'altro dipinto di S. Anna che erudisce la bambinella Maria
nelle divine cose della Bibbia, con S. Gioacchino alle spalle,
dal cui volto traspare, e si diffonde la pił soave compiacenza.
Inoltre S. Geltrude, badessa dell'ordine benedettino, col suo pastorale,
e col petto squarciato acceso di divina fiamma ed insieme S. Teresa:
in cima a questa tela splende lo Spirito Santo fra gli angioletti.
In altro quadro appeso al muro vi č S. Maria Maddalena dei Pazzi,
estatica in faccia la croce sostenuta nei suoi svenimenti da due Cherubini.
Superiormente la Carmelita con un lembo del velo che l'ammanta
alla destra un angelo in atto di coronarla.
La stessa della riferita S. Maria Maddalena ha una espressione
tenera e commovente, non essendo finita dallo stesso pennello nel resto,
mentre dicesi che l'esimio pittore lasciolla incompleta per non volerglisi
dare la mercede stabilita, onde venne terminata da altro artista.
Vi ha pure un grande quadro di S. Alberto, monaco dell'ordine
col giglio nella destra e il libro nella sinistra.
Narrasi, che surto dubbio alla morte di questo santo
se si dovesse celebrare la messa di requie, ovvero di gloria,
dopo tante e tante preci si udģ una voce dal Cielo.
Os iusti meditabitur sapientiam. Tanto bastņ per essere canonizzato.
E perciņ č scritto nella tela in un nastro spiegato il suddetto motto.
Altro quadro infisso nel muro del coro rappresenta S. Riccardo,
S. Carlo Borromeo genuflessi a pič della Diva cui i serafini scendono a coronarla.
Questo quadro fatto da artisti pittori foggiani a spese
del nostro Monsignor Cosenza, fu fatto a causa che
il seminario diocesano č messo sotto il titolo dei sullodati Santi.
Le altre tele sono opera dei nostri pittori Frisardi, di non molta considerazione.
L'organo č soprapposto alla porta della Chiesa, cinta da ampia orchestra
con gelosie donde i seminaristi cantano e ascoltano la messa,
essendovi altra gelosia rimpetto all'altare maggiore a comodo del vescovo.
Prima perņ di uscirne o lettore non ti rincresca volgere gli occhi
a due avelli di marmo, apposti a dritta e sinistra dall'entrata
entrambi decorati dei ritratti con le iscrizioni seguenti:
Memorię sempiternę
Unigenitę dilectissimę amantissimęque filię D. Vicentię Porro
Quę venustate, gravitate, amœnitate
Pręstans
Vitę innocentia ingenii sagacitate
Animi candore religione morumque sanctitate
Prę fulgens
Cęteris quamvis in tenera ętate virtutibus
Abundans
Et ne malitia mutaret intellectum eius
Ad cœlestem patriam rapta est XII Kalend. Iulii
A. D. MDCCCXXXIII expletis A. XIII M. XI D. XXIV
D. Riccardus et Magdalena Ceci Andrien
Parentes
Lacrumantet dolentes moerentes
H. M. P.
Nell'altro sepolcro leggesi questo epitaffio:
O tu che ti aggiri
Fra queste volte sacre al Signore
Fermati, piangi e prega
Di Riccardo Porro qui le ossa dormono polvere
Mentre lo spirto si riposa in Dio
Nobile d'ingegno
Di costumi soavissimi di cuor generoso
Varcato appena di tre anni 1'ottavo lustro
Lasciava il terreno esilio nel dģ 2 Dicembre 1840
Fra il dolore degli amici e il compianto dei buoni
Maddalena Ceci consorte inconsolabile
Per accomandare alla memoria delle genti
La virtł del suo diletto
E il proprio affanno
Questo sepolcro innalzava
La tomba della giovanetta presenta un'ara.
Vi si vede un baule di verde antico col di lei ritratto
coronato dai rami di papavero. Due genii alati a fianco
con le faci accese capovolte. In cima lo stemma del genitore.
I pilastri che terminano il mausoleo hanno le loro basi e cornici,
ed il piedistallo č di marmo nerognolo e rossastro il mausoleo
dell'estinto sul mezzobusto in cima tiene lo stemma,
una grande cornice fiorata in forma di parallelogrammo
cinge tutto l'avello. Nel frontespizio il ritratto della consorte
che compiange il marito. Ai fianchi anche due genii
come sopra, la costruzione č tutta a marmo bianco.
Le fonti dell'acqua benedetta a modi di calici presentano cappa a faccette,
il fusto della colonna striato ed il piede rotondato
con cornici sono di marmo paesano.
Nel mezzo della navata si osserva una ben grande impresa
che esprime lo stemma dei Carmelitani cioč una palma ed un giglio
che s'intersecano, con accanto due stelle, con l'altra
sottoposta nel mezzo di un padiglione.
I due ciborii dell'altare maggiore e di quella della gran Diva
hanno nelle rispettive portelline piastre di argento
con le figure del Sacramento.
Il pergamo č tutto dorato congegnato a quadretti.
Dal mezzo del calcavoce abbellito di cresta rabescata e di fiocchetti
in punta di essa esce la divina colomba cinta di argentei raggi
fra il colore dell'oro produce bell'effetto.
Due comodi confessionali sono allogati dentro al muro di prospetto fra loro.
A questo convento non manca
il campanile, ma fu demolito
allorché stabilissi in esso l'ospedale militare
come osservasi dalla iscrizione qui appresso.
[3]
Andrię ad Seminarium
Hoc cœnobium antea Carmelitarum
Anno CIƆIƆCCCVI
In militum conversum nosocomium
Gregorii XVI Pont. Max.
Ac Ferdinandi II utriusque Sicilię Regis P. F. A.
Singulari prorsus consilio et providentia
Andriensis Diocesis clericorum seminario
Vetere nimium angusto
Nunc destinatum
Quo pubes in spem lętam
Religionis succrescens et Civitatis
Literis scientiisque commodius instituerentur
Joseph Cosenza Andrię Episcopus
Aere suo
Refecit auxit ornavitque
Anno R[EPARATĘ]. S[ALUTIS]. CIƆIƆCCCXXXIX
Andrię ad S. M. De Monte Carmelo
Templum hoc
Deipare Virgini Carmeli titulo
Iam insignitum
Iniquis temporibus Ęgrotantium militum sordibus
Fœdatum profanatum
Ioseph Cosenza Andrię Episcopus
Istituto alma Virginia conservato
Additis patronibus Divo Riccardo et Carolo Borromeo
Avis erectis adornatisque
In augustiorem formam cultus splendidiore
Restituit
Atque inter civium ad clamationes
Pridie Kalend: Iunii An. CIƆIƆCCCXL
Solemni ritu et pompa
Consecravit.
Per ciņ che attiensi alla fondazione di questo convento
fa uopo sapere che Flavio de Excelsis patrizio nostro concittadino,
avendo prima di morire espressa la sua volontą di voler lasciare
tutti i suoi beni a questa Cattedrale, non avendo eredi prossimi,
il Duca Ettore conferissi in di lui casa, ed a lustro maggiore della cittą
lo persuase a disporre piuttosto a favore della fondazione di altra casa religiosa.
Quindi nell'ultimo suo testamento si trovņ chiamata erede
la religione dei PP. Carmelitani, ed in mancanza a quelli
di S. Teresa coll'obbligo all'usufruttuaria di lui moglie
D. Lucia Griffi di Ruvo di adempiere la sua volontą.
Laonde quei padri divenuti proprietarii nel 1690,
diedero principio alla fabbrica della chiesa.
Nell'angolo a sinistra della stessa leggesi.
Fundata supra firmam petram 1681.
[integralmente tratto dal libro di Giacinto Borsella,
"Andria Sacra",
edito a cura di Raffaele Sgarra, Tip. Francesco Rosignoli, 1818, pagg. 271-278]
[1]
I subbietti sacri hanno di proprio che contenendo una grande idoneitą
ad essere rappresentati e per tal riflesso apparendo alla fantasia in forme geniali,
presentano al pittore non volgare il pił grande ostacolo, che sia in arte,
quello d'avere pochi ostacoli da superare.
Sono siffatti subbietti difficilissimi a trattare per l'agevolezza loro istessa
poiché impongono ad una mente alta e ad una mano maestra, come grande ostacolo,
d'evitare la volgaritą.
Fra essi deve correre quell'adagio: «
Communia noviter nolet communiter».
Questa nobile ripugnanza del triviale credemmo soprattutto scorre nel dipinto
di cui teniam parola, o che tu guardi l'insieme della rappresentazione,
o che facendoti a considerare pił dappresso perfettamente all'aria delle teste,
all'atteggiamento dello spartito, e gli accessorii, troverai sempre
la stessa ispirazione all'inusitato. Malpica.
[2]
Oltre del tempio di Babilonia l'antichitą vanta per cumulo di ricchezze
la cittą di Susa «In emulationem Babiloniae Urbis Susis, cum oppidum Persidae,
ajunt Memnonem fratrem costituisse. Dictum autem Susis quod immineat susce pluvia.
Ibi est regia Cyri lapide candido, et vario cum columnis aureis,
et lacunaribus gemmisque distincta, continere etiam simulacrum
coeli stellis candidis praesignatum, et coetera humanus mentibus
incredibilia» (Isidorus L. 15, c. I,)
[3]
L'attuale campanile con le campane fu edificato con limosine
raccolte dal P. Federico Tornielli della Comp. di Gesł
uomo di s. vita, e missionario zelantissimo.