Lib. I, Cap. VIII

Contenuto

copertina del libro

Di Santa Maria de’ Miracoli d’Andria

del M.R.S. Don Giovanni di Franco da Catania
Dottor, Theologo, Canonico, Primario Capitolare della Chiesa Metropolitana di detta Città, & protonotario Apostolico

LIBRO PRIMO

Del cominciamento de’ miracoli, che operò Iddio,
ad intercessione della sua santissima Madre,
& della lampada trovata miracolosamente accesa,
alla cui memoria hoggi l’oglio benedetto
nella sacra Grotta si dispensa.


CAPITOLO VIII.


Magnus Dominus noster, & magna virtus eius, sapientiæ eius non est numerus.[1] Grande veramẽte è il Signor Nostro (dice il Profeta) è grande è la sua onnipotẽtia, qual mostrò nel crear da niente il Mondo; & infinita è anco senza termine la sua divina sapiẽza, la qual fè manifesta nell’isbassarsi à tanto, che per redimerci prese l’umana carne, è da Creatore, e da Dio creatura, & per l’unione hipostatica, e per communicatione (come dicono i sacri Theologi) de gl’Idiomi huomo divenne: così adunque à punto, grande è il Signore, nell’operare i miracoli, & sapientissimo insieme nel degnarsi à fare opere miracolose, basse & humili, in dar la sanità sopra le opere della natura, anco à gli animali bruti: pur che ciò avvenga per servitio, e beneficio dell’huomo.
E tal sua providenza ci fà chiara Iddio, acciò vedendo noi tanta maestà per beneficio nostro: [2] humili anco noi sotto la sua onnipotentissima mano, altresi ci facciamo, cognoscendoci per vili, bassi, & d’ogni sua gratia, e favore di lui indegni.
Ancorche adunque spiegasse le ali della sua possanza Iddio nell’operar i miracoli ad intercessione della sua beatissima Madre [3] in questa sacrata valle, e grotta, avanti, e dopo l’haversi ritrovata quivi l’effigie d’essa Reina del Cielo, poi che con tanti miracoli, segni, e prodigij fè ciò manifesto verso gli huomini, prima nell’anima con manifeste visioni, & apparitioni; è da poi in processo di tempo dando la sanità a’ corpi: piacque però alla divina sua providenza operare i primi miracoli della sanità corporale à gli ammali bruti, ancor che per serviggio de gli huomini, acciò così noi havessimo securo segno del suo amore verso di noi, provedendo prima à i nostri bisogni esteriori, donde sperassimo haverne da ricevere dalla sua benigna mano gratie interne, & maggiori, con la salute dell’anima, e del corpo.
E così fù poi detto da Gregorio XIII. Papa di fel. mem. nel confermare i miracoli annotati, ne gli atti, & istromenti publichi del processo compilato, & appresentatoci in Roma dal sudetto quondam Reverendissimo Mõsignor Don Luca Fiesco all’hor Vescovo d’Andria, e dall’Università, dell’istessa Città con queste parole. Incæperunt miracula in crypta, seù Ecclesia Beatæ Mariæ Miraculorum Andriæ, à sanitate brutorum.
Occorse adunque nel seguente Mercordì dopo il detto scoprimento della gloriosa effigie di Nostra Signora (che fù a dì 23. del Mese di Maggio dell’Anno M.D.LXXVI.) [4] Come ne fu poi presa pienissima informatione nella corte Vescovale d’Andria a dì 16. del presente mese di Giugno dell’istesso Anno, conservato originalmente in detta Corte, & in forma autentica nell’Archivio del sopradetto Monasterio, [5] che Annibale Palombino Nobil’huomo d’Andria (già buona pezza ha nomato) havea un cavallo di pelo baio con una infirmità nella gamba destra, chiamata da’ buoni Marescalchi il verme; la quale infirmità pochi giorni à dietro era occorsa al sudetto animale: per lo che esso Anniballe havea determinato andar alla Chiesa di Santa Maria Incoronata, che è nel luogo detto il Cervaro, da trenta miglia in circa discosta d’Andria, nella qual Chiesa essa Beatissima Vergine altre volte havea mostrato con la sua intercessione varij miracoli. Ma havendo veduto il detto Anniballe segni apertissimi della nuova operatione di miracoli ne’ natij suoi paesi presago quasi del futuro successo, andando dalla grotta, preso con grandissima divotione dell’oglio, che stava nella lampada, la quale havea trovata accesa, e piena d’oglio insieme con Mastro Antonio di Tucchio sopradetto, à punto come eglino quindici giorni à dietro lasciata l’haveano. La onde ungendone la parte inferma del cavallo cascarono di botto certi vermi, che erano dentro la piaga non havendogli applicato rimedio naturale, mortificandosi radicalmente il morbo, in tutto ne divenne sano, senza restarvene segnale veruno. [6] Del cui miracolo stupito esso Aniballe, essendo questo l’origine e principio delle seguenti operationi di miracoli, offerse per sua devotione, e dono gratis il detto cavallo per servigio della Chiesa, la qual di nuovo la divina providenza s’era degnata di fare, come novella pianta in honore della sua Santissima Madre, e nostra Avvocata in Andria.
Il che essendo pervenuto alle orecchie del Reverendissimo Monsignor Luca Fiesco Vescovo della città: diede ordine, che si celebrassero delle messe in detta Chiesa, dandone particolar cura ad alcuni del suo Clero. [7] E che questo sia stato il fondamento de’ miracoli esteriori fatti in questa valle; un altro miracolo di maggior istupore il providentissimo Iddio volle, che operato fosse interiormente nelle menti de gli huomini fedeli, che non sì tosto fù udita, e veduta la miracolosa sanità del cavallo, che quasi in un batter d’occhi fù la fama de’ miracoli sparsa, e divolgata, non solo per Andria, & suoi confini, mà per tutta la Provincia della Puglia, d’Abruzzo, & per altre più lontane parti del Regno, la qual voce, e publica fama non era possibile à spargersi per humana voce, ò per iscrittura: mà più presto per Angelico ministerio.
Impercio che di là à tre giorni, da che ciò era occorso, vi veneano delle genti senza numero à gran calca da diverse vicine parti del Regno, e di fuori, da cento, e ducento miglia lontane; publicando diverse grazie ricevute di sanità delle anime, e de’ corpi stando anco ne’ lor paesi, e luoghi, e per le strade, per dove passavano, & in Andria; finalmente quando arrivavano ad intercessione d’essa Madre gloriosa di Dio, portando gran copia di voti d’argento, & di cera, con le pitture nelle tavolette scrivendoci le gratie ricevute; & quivi torchi, candele , addobbamenti di chiesa, vesti, rustichi presenti d’animali, ne queste cose solamente, mà danari etiandio & gemme di molto prezzo, e valore da diversi s’offrivano. Delle quali cose se n’hà special notamento; & avventario fatto all’hora per ordine del detto Reverendissimo Vescovo, acciò si conservassero come in deposito per ornarsene poi la nuova Chiesa e’l Tempio, che far si dovea, che vi stan hoggi à guisa de’ trofei de’ fedeli Christiani ad accrescimento della fede, e divotione de’ mortali da succedere appresso. Per là qual cosa crebbe in tanto, à poco à poco, che un richissimo thesoro de’ denari, & di robbe, ne fù accumulato, per lo quale à fabricarsi il Tẽpio si diede ordine, e principio, & egli si vede.
Publicatasi adunque la voce, e fatta manifesta per tutto la fama del sudetto miracolo della sanità del cavallo adoperatovisi solo dell’oglio, il quale (di là in poi, che fù trovata la lampada accesa) di continuo al cospetto della miracolosa effigie di Nostra Signora ardea: veneano le genti ad ungersi con l’oglio istesso in diverse parti del corpo oppressi di qualche infermità, e à pieno la desiata sanità ne ricevevano. E à punto si potea dire quel che l’Evangelista S. Matteo iscrive della santissima veste di Christo Nostro Redentore, [8] con quella fedel donnicciola travagliata per dodeci anni dal flusso del sangue; la quale vedendo, che per nessuno rimedio naturale poteva esser liberata, hebbe tanto di fede, che dicea fra se stessa. Si vel vestimentum eius tetigero salva ero. E così occorse in fatti: che stando ella tra le turbe, che seguivano il Signore, e toccando con ardentissima fede la falda di quel sacratissimo vestimento, in un subbito sana divenne: per lo che le disse’l Salvatore. filia fides tua te salvam fecit: vade in pace. E non solo egli providentissimo Maestro operava a quei popoli d’Israele, mà diede tal virtù anco à gli Apostoli, che predicando per tutto le opere del Signore inducendo tutti à penitenza, discacciando i Demonij da’ corpi offesi, & ungendo con l’oglio molti infermi, gli sanavano, dando quasi un presaggio à quest’oglio così benedetto della Beatissima Madre di Dio in questo luogo, acciò ungendosi i fedeli con fede ferma, e stabile delle infermità loro corporali, non che gli animati, che sono al serviggio d’essi, sani rimangano: E già di passo in passo, non solo la fama, mà i fatti stessi del miracolo dell’oglio benedetto della lampada si slargava tuttavia. E come l’Evangelista nel testo seguente capo conchiude dicendo: [9] Et quocunque introibat in vicos, vel in villas, aut civitates, in plateis ponebant infirmos, & deprecabantur cum, ut vel fimbriam vestimenti eius tangerent: & quotquot tangebant eum, salvi fiebant.
Così à punto si vedea, che ogn’uno, che venea con fede di Nostra Signora, ad ungersi, [10] diveniva sano dall’infermità in quella parte del corpo, che tenea oppressa da dolore, ò d’altro male esteriore. Anzi che desiavano in oltre haver seco qualche vasetto pieno di questo benedetto oglio, acciò ò eglino istessi si preservassero da qualche nuova infermità, ò altro accidente, ò pure che portando del detto oglio a’ lor paesi, potessero parimente ungendogli apportar la salute del corpo ad altri loro parenti, amici, ò domestici, à gloria del benignissimo dator delle grazie Dio, & ad honore della sua Santissima Madre MARIA. La onde si divenne à tanto, che quei, i quali haveano cura del luogo vedendo il concorso de’ popoli, che à gara haveano così ardente desio di esser fatti partecipi di quest’oglio: introdussero una lodabile, e degna usanza, (che fin’hoggi con gran frequenza s’offerva) di formarsi certi vasetti, acciò que’ potessero distribuire a’ devoti, così domestici, come esterni per loro divotione, e bisogni: è così questo per gran tempo è ito avanti.
Ma vedendo poi che quella lampada trovata accesa (come di sopra s’è detto) era di picciola capacità, & il concorso de’ popoli, che cercavano dell’aglio, andava crescendo in tanto numero, che non si potea complire, deliberarono formarne una via più ampia, e grossa lampada, acciò à tanta moltitudine abbastante fosse. E perche poi nel distribuirsi l’oglio non si desse impedimento, e disturbo a’ santi sacrificij delle messe all’altare della Madonna; fù ordinato dal Reverendissimo Vescovo per consulta de’ Deputati della Città, che sopra la Chiesa detta lampada maggiore si transportasse ad un lato della Chiesa in memoria, & in vece della lampada miracolosamente con luce ritrovata; rimettendone delle altre lampade picciole, le quali di continuo ardessero avanti la miracolosissima effigie di Nostra Signora al dintorno à detta cappella, come hoggi sono. E così fù fatto, che detta lampada sotto l’ala destra della Chiesa inferiore à man destra verbo Tramontana, nel cortile fù reposta, donde si ascende per la scala, che va alla Chiesa superiore, dove tra una porta picciola, e l’altra di detta ala, è fabricata hoggi à tal effetto una cappella all’incontro all’altra fatta sotto l’altra ala di man sinistra verso mezo giorno, nella quale parimente a’ popoli il celeste pane del sacratissimo corpo di Nostro Signore si dispensa.
E ben è cosa convenientissima, che in questa santa casa questa doppia distributione a’ fedeli si faccia, l’una in salute dell’anima, che è la santissima communione del sacrosanto corpo del figliuol di Dio, è l’altra in salute del corpo, la qual s’acquista con l’ungimento di quest’oglio benedetto, concessone da essa Beatissima Vergine. [11] Bene è da avvertire in questo fatto dell’oglio, che ancorche non scaturisca materialmente nella lampada, mà per la distributione si copiosa, che se ne fà, se ne aggiungne alla giornata dell’altr’oglio non benedetto; spiritualmente però scaturisce di continuo di santa benedittione datagli invisibilmente da essa Beatissima Vergine, per l’effetto, che dà ciò esteriormente se ne vede: poiche dal medesimo oglio della lampada in specie, e quasi in numero, ò individualmente se ne riceve così diverso, e moltiplicato frutto della sanità del corpo; per lo che ne sono non solo gli huomini dà qualunque sorte di grave infermità liberati, mà anco gli animali bruti, che al servigio de gli huomini destinati sono. E la ragione altra non è cioè che la fede de’ credenti, [12] unica, e sola, come é un solo Iddio, & un sol Battesimo, disse l’Apostolo S. S. Paolo. Però che: [13] Sicut in uno corpore multa membra habemus (disse altrove) ita multi unum corpus sumus in Christo; il quale è il suo santo corpo mistico di santa Chiesa, col legame della charità avvinto, & unito.
La fede adunque è quella, che opera il tutto, ancorche con diversi mezi, come tra gli altri è questo benedetto oglio di cui diciamo, & di qui dir si può, che’l santo Salomone dica: [14] Oleum effusum nomen tuum: ideo adolescentulæ dilexerunt te. Per cui è significata la divina gratia sparsa in noi dal Signore Dio, per essa gloriosa Vergine, il cui nome è MARIA; & cioè secondo la Siriaca lingua, & Hebraica tradottione Signora del mare; & è composto di cinque lettere, per le gratie, che in essa in questo luogo santo risplendono, [15]
la prima M, cioè miracolosa: titolo meritevolmente a lei dato ne’ brevi Apostolici à detta Chiesa concessi da Papa Gregorio XIII. per havere intesa la moltitudine de’ miracoli, che quivi ad intercessione di lei opera Iddio:
la seconda lettera è A, cioè Avvocata di tutti quelli, che con devotione la invocano ne’ bisogni loro così dell’anima, come del corpo:
la terza è R, cioè Regina, come che regge, e governa, & have in protettione questo santissimo luogo, come sua particolare, & à lei grata stanza:
la quarta è I, cioè Impetratrice delle gratie, che da noi miseri mortali così interne nell’animo, come esterne & cioè nel corpo, e ne’ beni della fortuna, chestele sono:
l’ultima lettera è A, parimente come la seconda, & cioè Andriese: poiche questa Nostra Signora s’ha degnato d’habitare, per esser riverita nella gentilissima Città d’Andria, la quale (benche per l’adrieto non fosse dalle genti in così publica fama, e riputatione, come era nel principio della sua fondatione, secondo nelle antiche, e moderne historie si legge, hoggi però per lo favore d’essa celeste Reina MARIA, & cioè Miracolosa, Avvocata, Regina, Impetratrice Andriese, & è non solo per tutto questo Regno Napoletano, dove al presente si trova essere: mà in oltre per l’Italia, e per l’Europa tutta, che dico? con honorevolissimi modi sparso il grido di lei per tutto l’universo. E perciò segue Salomone à dire. [16] Ideo adolescentulæ dilexerunt te nimis. Per le quali parole rassembrate sono le anime de’ fedeli, che l’amano, l’honorano, & l’invocano.
E già l’isperienza giornalmente ce lo palesa: impercioche (come per atti publici, e scritture auttentiche si prova, & è notissimo) della Madõna santissima de’ miracoli d’Andria, sono venuti dell’uno, e l’altro sesso, à portarle i voti, e visitarla nella sua sacrata grotta, non solo da Napoli, mà da Roma etiandio, da Sicilia, da Genova, da Malta, da Vinegia, da Schiavonia, da Francia, da Spagna: questo è poco, io dico che venuti vi sono, da Grecia, da Costantinopoli, e dall’ultime parti della Turchia.
E dirovvi un caso, che occorse in mia presentia pochi mesi à dietro in questo Tempio; [17] c’havendo dopo la confessione conferito il santo Sacramẽto dell’Eucharistia ad un huomo di natione milanese, il qual per diece è sette anni continoui era stato schiavo di Turchi in terra ferma, che perciò in tutto quel tempo dicea non si haver possuto confessare, disse il detto Penitente, che havendo fatto voto alla Madonna santissima de’ miracoli d’Andria, di venire à sodisfare un certo suo obligo, s’ottenesse la sua liberatione: l’istesso Gran Turcho (alli cui serviggij stava egli astretto) benche infedele, havendo inteso l’intento dello schiavo Christiano, ancorche di barbaresca mente egli era, inchinato à i prieghi del Christiano schiavo è fatto mite dalla benignissima mano, & illustrato da’ lucidissimi occhi di questa gloriosa Reina del Cielo, si compiacque dargli gratiosamente la libertà è senza ricatto mãdarlo nelle parti di Christianità; facendogli in oltre un’ampia, e favorevole patente, e privilegio di libertà per tutti i suoi stati, scritta con caratteri turcheschi in carta pecora, e signata col suo solito suggello, la qual tradotta in nostra lingua in altro foglio, fù fatta leggere in presenza dì molte persone, monaci, e secolari, dimestici, e peregrini, quali stavano quivi presenti in detta Chiesa. E chiedendogli noi più curiosamente, à che modo havesse egli havuto in parte sì lontana di questa gloriosa operatione de’ miracoli, questo conoscimento: Rispose egli, e disse: Padri; la Madonna santissima de’ miracoli d’Andria (è ciò dicẽdo scoprendosi’l capo si agginocchiò in terra, rivolto verso l’effigie di essa Nostra Signora) è così nominata in Constantinopoli, e per la Turchia, come è ancora in Napoli, e per l’Italia. Il che diede un grande stupore à i circostanti, la onde ben dire col Profeta si può: [18] In omnem terram exivit sonus eorum, & in fines orbis terræ verba eorum. Cioè de’ miracoli, i quali l’eterno Iddio ad intercessione di essa beatissima Vergine in questa divota sua Città Andriese, come nel seguẽte libro diremo, tutto dì à nostro beneficio si degna operare.
Fine del Primo Libro.
[1]Psal.1, 46.




[2]A che Iddio si sia voluto alla nostra humana bassezza abassare.

[3]Qual miracolo prima habbia fatto Iddio in Andria, per la sua santissima Madre.



[4]Nel Registr. al fol.8.


[5]Vedasi nel capo 4. à c.33.




[6]Prima offerta per voto di ringraziamẽto à Maria Vergine in Andria.


[7]Primo miracolo interiore di Sãta Maria in Andria.









[8]Matt. 5.







[9]Marc. 6.


[10]Lodi dell'oglio benedetto della lampada.











[11]Avvertimẽto intorno all'oglio benedetto.

[12]Ephes. 4.

[13]Rom. 12.


[14]Cant. I.

[15]Orige. hom.I. in Cant. nome di MARIA, e di cinque lettere, e che cosa significano.
M, prima lettera: Miracolosa.
A, seconda lettera: Avvocata.
R, terza lettera: Regina.
I, quarta lettera: Imperatrice.
A, quinta lettera: Andriese.

[16]Cant. I.



[17]Miracolo di S. Maria in Costantinopoli.






[18]Psal. 8.

[dall’opera di
G. di Franco, “Di Santa Maria de’ Miracoli libri tre”, stamperia Tarquinio Longo, Napoli, 1606, pp. 84-94]