Ing. Riccardo Ruotolo
Nel precedente paragrafo quando si è parlato di via Traiana, mi sono sempre riferito al tracciato romano della strada e non a quello attuale. Per chiarire e documentare questa differenza che sul terreno non è mai evidente, si possono fare le seguenti considerazioni.
“Quando l’uomo cominciò a sollevarsi da terra, attuando il sogno del grande Leonardo, una nuova frontiera gli apparve come d’incanto: si potevano anche guardare in tutta la loro estensione le rovine di una città scomparsa; è per questo che il nuovo mezzo d’indagine costituito dalla fotografia aerea si mostrò subito di notevole supporto all’indagine archeologica sul terreno”. Citazione assunta a base dell’aerotopografia.
Dapprima con l’uso dei palloni aerostatici, poi delle mongolfiere, dei dirigibili, e poi degli aerei, dei satelliti e in ultimo dei droni, l’aerofotografia è diventata una disciplina nel campo dell’archeologia, che possiamo chiamare “Archeologia aerea”: questa è stata la principale innovazione del Ventesimo secolo nel campo della ricerca archeologica.
Uno dei pionieri della moderna archeologia è stato l’italiano Giuseppe Lugli (11) che ha curato la “Carta Archeologica d’Italia”.
I primi concreti e fruttuosi approcci dell’uso della fotografia come strumento d’indagine archeologica per lo studio del nostro territorio, si devono agli studiosi inglesi Thomas Asby (12) e Robert Gardner (13) che operarono nel secondo decennio del Novecento (1916-1917); ma è stata l’aerofotografia militare a dare un grande impulso alla ricerca archeologica supportando l’indagine effettuata sul terreno, permettendo così anche di scoprire insediamenti sia molto antichi sia di epoca romana, oltre all’individuazione di tanti tracciati viari.
Durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale (1943-1944) la Puglia, ed in particolare la provincia di Foggia fino al confine con la terra di Bari, fu oggetto di osservazione da parte dell’aviazione inglese R.A.F. (Royal Air Force), dell’aviazione americana U.S.A.A.F. (United States Army Air Force) e dell’aviazione francese F.A.F. (Forces Aeriennes Francaises) per individuare i punti sensibili, significativi e strategici da bombardare. A tale scopo i ricognitori effettuavano preventivamente diversi voli scattando una gran quantità di foto che poi venivano visionate e analizzate dagli specialisti.
Alle ondate di bombardamenti, seguivano altri voli dei ricognitori per rifotografare i luoghi colpiti in modo da verificare, facendo il confronto con le foto iniziali, se gli obiettivi erano stai raggiunti.
Questo importante servizio bellico aveva contribuito a perfezionare gli apparecchi fotografici, soprattutto quelli da montare sugli aerei, per cui le foto scattate erano di buona risoluzione.
La R.A.F., per la squadra di esperti da inviare in Puglia nella Capitanata, reclutò diversi archeologi perché sapevano leggere meglio il territorio attraverso l’aerofotografia; in particolare in questa squadra fu arruolato John Bradford (14), appassionato di archeologia, molto stimato in patria. Tra i piloti dei ricognitori vi era anche l’ufficiale dell’aeronautica Williams Hunt, stretto collaboratore di Bradford, il quale sottoponeva all’amico le aerofoto scattate giorno per giorno.
Il Bradford, oltre all’individuazione degli obiettivi militari e dei successivi
risultati dei bombardamenti, seppe cogliere nelle aerofoto i segni riferibili ad
insediamenti antichi ed a città scomparse (come Arpi presso Foggia) prendendo
atto di quanto grande poteva essere il supporto che le aerofotografie potevano dare
alla ricerca archeologica in generale e soprattutto nel territorio della Capitanata.
Il trafiletto in corsivo all’inizio di questo capitolo è proprio di John Bradford.
Hunt e Bradford ebbero l’accortezza di conservare tutte le foto scattate che evidenziavano segni sul terreno riferibili ad insediamenti archeologici, con l’intento di esaminarle attentamente a guerra finita per portare alla luce, con ricognizioni sul terreno, quanto quei segni nascondevano.
Una delle importanti scoperte che l’aerofotografia ha permesso di effettuare è senza dubbio quella dell’individuazione del tracciato originario della via Traiana, realizzato dall’Imperatore nel 109 d.C. e che chiamiamo “tracciato romano”.
L’Istituto Geografico Militare di Firenze ha un patrimonio immenso di aerofotografie dell’intero territorio italiano, che ha utilizzato per realizzare a mezzo della fotorestituzione e fotointerpretazione le carte topografiche (15) e geografiche dell’Italia. Lo studioso italiano che per primo si è avvalso di questo patrimonio dal punto di vista archeologico è stato senza dubbio Giulio Schmiedt (Messina 1912 – Firenze 1991) che ha effettuato voli militari per conto dello stesso I.G.M. diventando suo Direttore di Sezione e poi di Divisione. La sua opera più importante è stata senza dubbio l’”Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia” in cui, con la fotografia aerea, illustra con dovizia di particolari le aree archeologiche d’Italia, i centri importanti ora scomparsi, la viabilità che i romani realizzarono in tutta l’Italia, compreso le centuriazioni e la descrizione dei monumenti.
C’è da ricordare che l’I.G.M. negli anni 1954 – 1955 cominciò a fotografare a tappeto, con aerei attrezzati, l’intero territorio italiano (questa operazione fu chiamata “Volo Base”) e negli anni seguenti (1956 – 1957), a mezzo di sofisticati apparecchi restitutori, utilizzando le molteplici strisciate eseguite, realizzò le carte geografiche e topografiche del territorio italiano: la città di Andria e il suo territorio sono compresi nel Foglio 176 della cartografia I.G.M., intitolato Barletta e individuati con la sigla 176 – I S.O..
Le aerofoto del Volo Base dell’I.G.M. hanno una risoluzione maggiore di quelle scattate nei voli di ricognizione dall’aeronautica inglese durante la seconda guerra mondiale per cui sono abbastanza dettagliate e di valido supporto per l’archeologia, considerato anche che l’Italia nel decennio 1944-1954 ha stentato a rialzarsi dai disastri della guerra e, di conseguenza, il territorio in quel decennio ha subito grandi trasformazioni. Le aerofoto del Bradford, però, avevano il pregio di essere quasi sempre prospettiche e permettevano di vedere i resti archeologici fuori terra anche in rilievo, mentre le foto dell’I.G.M. sono solo zenitali e la tridimensionalità la si può vedere solo con gli apparecchi restitutori.
Per individuare il tracciato romano della via Traiana del 109 a.C. mi sono avvalso delle aerofoto del “Volo Base” dell’I.G.M. che avevo acquistato, nel formato di cm 40 x cm 40, andando a visitare direttamente la sede centrale dell’Istituto a Firenze in vale Strozzi; per il calcolo delle distanze mi sono avvalso delle Tavolette dell’I.G.M. nella scala 1: 25.000.
Le aerofoto zenitali del Volo Base permettono di ottenere una larga visione del territorio e su di esse ho evidenziato con freccette bianche e nere sia il tracciato romano della via Traiana sia quello attuale che possiamo percorrere con l’auto. C’è da precisare che il tracciato romano è evidente in molti tratti perché in essi la vegetazione, per la presenza del sottofondo dell’antica via (e qualche volta anche del basolato che si trovava alla profondità di circa sessanta centimetri) ha sofferto nella crescita o è mancante: la fotografia aerea coglie questo segno impressionando la foto con un tratto diverso da quello dove la vegetazione cresce senza ostacoli.
Le quattro aerofoto che qui di seguito sono oggetto di analisi coprono il territorio andriese lungo la via Traiana dal confine con l’agro di Canosa di Puglia al confine con quello di Corato; in esse, oltre al tracciato romano e a quello attuale della traiana, sono segnate con frecce bianche anche le località e le strutture principali che si trovano nelle vicinanze dei due percorsi, il tutto per una migliore individuazione dei tracciati viari e di aiuto nel calcolo delle distanze.
La Foto 4 è un’aerofoto dell’I.G.M. così identificata: Volo Base 18 maggio 1955, Foglio n. 176, strisciata n. 143, negativo n. 54.060; essa ritrae una porzione dell’agro di Andria dal confine con il territorio di Canosa di Puglia fino alle contrade di Taverna Vecchia e Paparicotta (punto di riferimento A) dove il tracciato attuale della via Traiana incontra via Canosa (i punti di riferimento servono a collegare tra di loro le successive aerofoto).
Nella Foto n. 4, preso come punto di riferimento la Masseria didattica di Torre di Bocca, si nota che il tracciato romano della via Traiana evidenziato con freccette bianche, dista da essa circa 600 metri verso Sud, mentre il tracciato attuale evidenziato con freccette nere dista circa 1000 metri verso Sud: quindi, i due tracciati sono distanti tra loro di circa 400 metri.
Foto 4 - “Volo Base I.G.M.” – Maggio 1955 – Immagine zenitale del territorio di Andria
dalla Contrada Torre di Bocca a Paparicotta.
La Foto n. 5 è un’aerofoto dell’I.G.M. così identificata: Volo Base 18 maggio 1955, Foglio n. 176, strisciata n. 143, negativo n. 36.444; essa ritrae una porzione dell’agro di Andria da Masseria Tavernavecchia alla Masseria Zaganellaro, con punto di riferimento A dove il tracciato attuale della via Traiana incontra la Via Canosa (S.P.231, ex S.S. 98). È evidente come il tracciato romano della Via Traiana si mantiene sempre al di sopra del tracciato attuale e incrocia Via Canosa proprio all’altezza della curva in contrada Coppe tre Miglia; il punto di riferimento B è posto all’incrocio tra la strada che dal SS. Salvatore porta alla borgata di Montegrosso e il tracciato attuale della Via Traiana, in Contrada Tavernola o Guardiola.
Foto 5 - “Volo Base I.G.M.” – Maggio 1955 – Immagine zenitale del territorio di Andria
dalla Contrada Paparicotta alla Tavernola/Guardiola.
La Foto n. 6 è un’aerofoto dell’I.G.M. così identificata: Volo Base 19 ottobre 1954, Foglio n. 176, strisciata n. 144, negativo n. 22.982; essa ritrae una porzione dell’agro di Andria che partendo dall’incrocio di cui al punto di riferimento B, visualizza sia le colline di Monte Santa Barbara e di Monte Faraone sia il doppio incrocio nei punti C e D dei due tracciati della via Traiana; dopo l’incrocio D la via romana si dirige verso Corato allontanandosi sempre più dal tracciato attuale.
Foto 6 - “Volo Base I.G.M.” – Ottobre 1954 – Immagine zenitale del territorio di Andria
dalla Contrada Tavernola a località Scinatti.
La Foto n. 7 è un ingrandimento della zona centrale della Foto n.6 e la sua peculiarità risiede nel fatto che con chiarezza si vede che il tracciato romano della via romana si interseca con quello attuale e, mentre quest’ultimo si mantiene ai piedi della collina di Monte Faraone girandovi intorno, il tracciato romano sale su di essa per poi ridiscendere e incrociare nuovamente il percorso attuale nel punto D.
Foto 7 - Particolare dell’aerofoto 6 con in evidenza la collina di Monte Faraone,
la Masseria Tupputi, la Casina Marchio e la lama tra le due Fabbriche.
È bene tenere a mente due particolari significativi che si possono cogliere dalle aerofoto 6 e 7: il primo è che la distanza tra la collina di Monte Santa Barbara e il tracciato romano della via Traiana è di circa 1.500 metri, il secondo è quello che la via Romana passa tra la Masseria di Tupputi e la Casina Marchio attraversando la lama ivi esistente e che divide i due immobili.
La Foto n. 8 è un’aerofoto dell’I.G.M. così identificata: Volo Base 20 ottobre 1954, Foglio n. 176, strisciata n. 145, negativo n. 41.046; essa ritrae la porzione dell’agro di Andria che va dal punto di riferimento D fino alla Contrada Quadrone e al territorio di Trani. Anche questa Foto è interessante perché ci mostra che il tracciato romano si discosta sempre più dal tracciato attuale man mano che si avvicina al territorio di Trani e poi a quello di Corato, e che lo stesso tracciato passa a Nord della Masseria Quadrone, ad una distanza di oltre settecento metri, mentre il tracciato attuale passa a Sud della stessa Masseria a distanza di 350 metri circa e, infine, che allontanandosi sempre più tra loro, i due tracciati finiscono col passare quello romano a Nord della Città di Corato e quello attuale a Sud.
Foto 8 - “Volo Base I.G.M.” – Ottobre 1954 – Immagine zenitale del territorio di Andria
da Masseria Tupputi alla Masseria Quadrone.
Questi risultati, oltre ad essere avallati dai successivi aerofotogrammi, trovano piena conferma nel lavoro della studiosa Giovanna Alvisi (16) che alla sua fondamentale opera “La viabilità romana della Daunia” allega le Tavolette dell’I.G.M. su cui riporta i tracciati della viabilità romana nel territorio pugliese fino a Corato, anche in scala 1:25.000.
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Nelle fotografie scattate in passato, sono state fissate immagini che restano fisse per sempre, e anche a distanza di molti decenni possono essere interpretate per dare risposte ad enigmi ed effettuare scoperte di testimonianze del passato oggi non più visibili