Ing. Riccardo Ruotolo
Le ricerche fino ad ora effettuate hanno come fine ultimo l’ individuazione della posizione geografica ritenuta più probabile sia per la località di “Rudas” della Tabula Peutingeriana, sia della “Mutatio ad quintum decimum” dell’Itinerario del Pellegrino di Burdigala, sia delle colline ai piedi delle quali è segnato il nome di Rudas nella Tabula e da cui nasce il “flumen Aveldium”.
Per giungere a conclusioni accettabili, attesa la scarsezza e/o la mancanza di reperti archeologici di tipo murario o basolati di strade attribuibili all’epoca romana e riconducibili ad insediamenti o ville suburbane dove poteva esserci una stazione del cursus publicus, assumono una importante rilevanza l’attento confronto tra gli itinerari e la verifica dell’attendibilità delle distanze tra le varie località, visto che siamo in possesso di carte geografiche dettagliate su cui riportare i tracciati viari rilevati dalle prime aerofotografie del nostro territorio.
Per restringere la lunghezza del campo di indagine, facendo riferimento soltanto al percorso dalla città di Aecas (Troia) a quella di Rubos (Ruvo) come riportato negli Itinerari, e avvalendoci del contributo dato dalle più antiche e dettagliate carte geografiche che abbiamo, quali quelle dell’I.G.M. del 1868, del Touring Club Italiano del 1906 e alcune mappe delle Diocesi dell’Ottocento, e soprattutto delle tracce visibili nelle aerofotografie del “volo base” dell’I.G.M. degli anni 1954- 1955, è stato possibile segnare sulle Tavolette nella scala al 25.000 dell’I.G.M. dell’anno 1957 il tracciato romano della via Traiana per poterlo confrontare con quello attuale. La scelta di riportare le distanze degli Itinerari sulle vecchie carte geografiche ci dovrebbe mettere al riparo da errori rinvenienti dai nuovi tracciati stradali realizzati negli ultimi settant’anni.
Come affermano Mario e Annalina Levi, oggi la ricerca degli antichi tracciati delle vie romane la si fa con i testi letterari (storici, geografici, epigrafici, itinerari), con le ricognizioni sul terreno e, in particolar modo, con la fotografia aerea, soprattutto quella degli anni dal 1920 al 1960, periodo in cui le trasformazioni della viabilità non hanno mutato profondamente il territorio.
La fotografia aerea ha il pregio di essere una metodologia d’indagine non invasiva e con le indicazioni dei segni delle aerofoto le ricognizioni sul terreno diventano più mirate e gli scavi meno estesi e, quindi, meno distruttivi.
Come suggerisce Andrew Wallace – Hadrill, Direttore della British Scool at Rome: “La fotografia aerea ci offre la possibilità di studiare le attività umane del passato in un territorio”; invero, in un’aerofoto a volte possiamo individuare un insediamento del Neolitico, una strada romana, un Tratturello medievale, una Posta del Seicento, una masseria dell’Ottocento.
John Bradford soleva affermare che “lo studio del paesaggio antico sta nella sua totalità”.
Molto spesso il paesaggio attuale conserva tracce e segni del passato che solo la fotografia aerea può evidenziare; il paesaggio pertanto, “diventa museo” e basta saperlo leggere per ricavare elementi che testimoniano le opere del passato: è compito del ricercatore di oggi metterle in luce con la ricognizione e lo scavo mirato sul terreno.
Pertanto, su una carta topografica ricavata collegando tra loro sei “Tavolette” del Foglio n. 176 dell’I.G.M. in scala 1:25.000, è stato disegnato il tracciato della via Traiana come desunto dalle aerofotografie Foto 4-5-6-7-8, una volta ridotte alla stessa scala delle Tavolette, ottenendo così la strada romana che può essere confrontata con le località ancora oggi esistenti e con il tracciato attuale della Traiana che nelle carte geografiche è chiamata via Appia o via Appia-Traiana (Foto 50)
Foto 50 - Collage Tavolette I.G.M. da Canosa a Corato con evidenziati i tracciati romano ed attuale della via Traiana.
Scala grafica: il lato del quadrato del reticolo misura 1000 mt..
Le località degli Itinerari che interessano la nostra ricerca, con le loro reciproche distanze in miglia romane, le loro ubicazioni sul tracciato romano della via Traiana come desunto dalle aerofotografie e il confronto con le carte geografiche di cui si è detto prima, ci permettono di compilare i seguenti prospetti di riepilogo:
Percorso
Datazione
Come abbiamo già detto, diverse sono le ipotesi di datazione fornite dagli studiosi per questo Itinerario:
Percorso
Per questo Itinerario molti studiosi nell’ ultimo ventennio hanno effettuato il calcolo delle distanze confrontandolo con quello eseguito da loro personalmente, percorrendo il tracciato romano come evidenziato nelle aerofoto, per quanto possibile, ed hanno riscontrato che le distanze riportate nell’Itinerario sono molto attendibili.
Datazione
L’anno in cui fu effettuato il percorso di ritorno del pellegrino di Bordeaux e, quindi, la compilazione dell’Itinerario da Gerusalemme a Milano è un dato sicuro: 334 d.C..
Percorso
Questo Itinerario non indica località intermedie tra la città di “Canosio” e la città di “Rubos”.
Datazione
Gli studiosi collocano la data di compilazione di questo Itinerario nel periodo in cui Roma fu governata dagli Antonini, quindi, tra l’anno 138 e l’anno 217 d.C..
Percorso
L’Itinerario dell’Anonimo Ravennate tra Canosa e Ruvo riporta la località di “Budas” che, verosimilmente, è il toponimo corrotto di Rudas e non fornisce alcuna distanza tra le varie località
Datazione
Gli studiosi sono concordi nel datare questo Itinerario intorno all’anno 670 d.C..
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Ricostruire esattamente l’asse viario della via Traiana da Benevento a Brindisi, sistemata e pavimentata (non per tutto il percorso) nell’anno 109 d.C., non è un’operazione semplice e sempre precisa, soprattutto quando le località riportate nella Tabula Peutingeriana oggi non esistono più, né si hanno riferimenti storiografici sicuri. Oggi l’agricoltura con l’uso di potenti mezzi da scasso, sta cancellando le tracce rimaste della storia antica; infatti, basta mettere a confronto sia le aerofoto del Bradford sia quelle del Volo Base dell’Istituto Geografico Militare effettuate nel 1954-1955 con le aerofoto rurali odierne per constatare la cancellazione progressiva di quasi tutti i segni del passato, come la viabilità antica e i tratturi. Gli studiosi però non demordono e utilizzano ancor più le aerofoto antiche, e le conseguenti ricerche sul terreno con lo scavo archeologico, perché sono un mezzo d’indagine sempre valido a fornire ancora altre scoperte e/o conferme alle ipotesi formulate, facendole diventare certezze.
Questo è sufficientemente dimostrato sia da Giovanna Alvisi nel suo trattato “La viabilità romana della Daunia”, edito dalla Società di Storia Patria della Puglia, sia dagli studiosi Giovina Caldarola e Sabrina Landriscina del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento (36), da L. Castrianni e G. Ceraudo con il loro lavoro “La Regina Viarum e la via Traiana”, e da tanti altri studiosi anche stranieri.
È proprio la leggibilità delle tracce rivelate da queste aerofoto storiche che ci ha permesso di individuare il percorso romano della via Traiana nel nostro territorio in conseguenza della diversa crescita delle piante in corrispondenza del basolato e/o sottofondo della strada romana, come si può constatare osservando attentamente le Foto 4-5-6-7-8.
Bradford era solito affermare che “il paesaggio racconta” e la foto aerea raccoglie e fissa questo racconto; spetta a noi l’approfondimento con lo studio attento delle immagini.
La citata Università del Salento nell’anno 2005 avviò, tramite il Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria (LabTAF), un progetto intitolato “Via Traiana”, sotto la guida del prof. Ceraudo, con “lo scopo di ricostruire, dove ancora possibile, in maniera sistematica ed analitica il tracciato dell’importante arteria stradale romana”.
Qualche studioso locale, avendo constatato la presenza sia di cospicui frammenti ceramici sparsi sulla della collina di Santa Barbara (di cui si è parlato precedentemente) sia di murature in pietrame a secco presenti sulla sua sommità, anche di forma circolare, senza tener conto della distanza tra la sommità della collina e il tracciato romano della via Traiana (quasi 1.500 metri in linea d’aria), identifica “Rudas” con Monte Santa Barbara, ipotizzando la presenza sul colle di una città con un’acropoli.
La presenza di numerosi frammenti ceramici databili fino al sesto secolo a.C. ci dice che certamente la collina fu abitata per molti secoli e lo conferma la vasta necropoli della Masseria Monsignore, anch’essa databile all’ottavo–sesto secolo a.C.; tuttavia, affermare che in quel punto è possibile localizzare “Rudas” e che questo nome stesse a rappresentare proprio la città sulla Traiana come riportata nella Tabula Peutingeriana, è un passaggio molto discutibile, anche perché il tracciato romano della via Traiana, come è dimostrato nella cartografia della Foto 50, è molto lontano dalla collina di Santa Barbara.