Alla ricerca di RUDAS: probabile ubicazione

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Andria

Escursione nel Territorio

Ing. Riccardo Ruotolo


Alla Ricerca di RUDAS

Probabile ubicazione


I prospetti di riepilogo innanzi riportati, il confronto tra il percorso della via Traiana indicato sulla Tabula Peutingeriana e quello nell’Itinerario del pellegrino di Burdigala (Bordeaux), ci aiutano a dare la soluzione più probabile al nostro quesito principale: dove era ubicata la località di “Rudas”? Inoltre, il termine indica una città oppure è un toponimo legato alle caratteristiche del luogo? Oppure è un toponimo corrotto? Ed anche, dove è ubicata la stazione “Mutatio ad quintum decimum”?

Rileggendo bene i due prospetti riepilogativi si nota che la località chiamata “Rudas” nella Tabula Peutingeriana e quella denominata “Mutatio ad quintum decimum” nell’Itinerario Burdigalense sembrano quasi coincidere.

Comunque, un primo risultato è acclarato: la località di “Rudas” della Tabula Peutingeriana e la stazione “Mutatio ad quintum decimum” sono in territorio di Andria, sono vicine tra loro e ubicabili a circa 2-3 chilometri dalla periferia Sud dell’abitato di Andria.

Ipotesi possibili

I risultati di tipo archeologico ottenuti visitando più e più volte la contrada di Santa Tavella, la collina di Monte Santa Barbara, la collina di Monte Faraone, i siti delle Masserie Tupputi, Marchio e Quadrone, non ci hanno fornito riscontri validi per supporre che in essi ci fosse al tempo dell’Impero Romano una città e/o un insediamento denominato “Rudas”, oppure una stazione del “cursus publicus” qual era la “Mutatio ad quintum decimum”: non è stata mai trovata una struttura né rinvenuta traccia significativa di murature ascrivibili alla presenza di un insediamento e/o villa del tempo dell’Impero romano. Si è propensi a ritenere, pertanto, che la parola “Rudas” non stia ad indicare una vera e proprio città.

Oggi sappiamo con certezza (lo dimostrano le aerofoto del volo base dell’I.G.M.) che la Masseria di Santa Tavella si trova a circa 1.650 metri a Sud del tracciato romano della via Traiana, mentre la sommità della collina di Monte Santa Barbara dista circa 1.500 metri dallo stesso tracciato quindi, non è pensabile di ubicare in nessuna delle due suddette località né “Rudas” né la “Mutatio ad quintum decimum”; invece, per Monte Faraone le aerofoto ci segnalano chiaramente che il tracciato romano della via consolare Traiana saliva sulla collina passando proprio per la sommità.

Questo non ci deve sorprendere se consideriamo che la sommità di Monte Faraone trovasi soltanto ad un’altezza di circa 35 metri dal sottostante tracciato attuale della via Traiana e che, dal punto in cui il tracciato romano comincia a salire, fino ad arrivare alla sommità, si percorrono circa 750 metri, ciò vuol dire che la strada aveva una pendenza del 4,7% che, confrontata con le pendenze che la via consolare affrontava per superare i monti dell’Appennino dopo Benevento, risulta essere ben poca cosa. Non bisogna guardare la sommità della collina dal punto in cui l’attuale via Traiana è più vicina, perché il tracciato romano incominciava a salire dal punto in cui si interseca con il tracciato attuale (Punto C - Foto 6) che dista proprio 750 metri dalla sommità della collina.

Foto 6 - Volo Base I.G.M.- Ottobre 1954 - Immagine zenitale del territorio di Andria	dalla Contrada Tavernola a località Scinatti
Foto 6 - “Volo Base I.G.M.” – Ottobre 1954 – Immagine zenitale del territorio di Andria dalla Contrada Tavernola a località Scinatti.

Pertanto, solo le distanze tra le varie località, come riportate nella Tabula e nell’Itinerario del pellegrino di Burdigala, pur con le loro approssimazioni al miglio, ci possono fornire indicazioni attendibili sull’ubicazione delle due stazioni; c’è da considerare, invero, che le distanze riportate dai due itinerari devono essere per forza attendibili perché non è pensabile che potessero offrire indicazioni sbagliate ai viaggiatori.

Tenendo presente contemporaneamente il tracciato romano della via Traiana come appare nelle aerofoto degli anni 1954-1955 e le strade, le tracce e le piste come riportate nelle Tavolette nella scala 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare, sono state calcolate, con l’approssimazione di circa 100 metri, le distanze che intercorrono tra varie località e punti di riferimento posti lungo il tracciato romano della via consolare, a partire dal ponte romano sul fiume Ofanto (dove gli studiosi collocano il miliare Canusio dell’Itinerario del pellegrino di Burdigala), fino a giungere alla città di Corato.

Tabella riepilogativa delle distanze

  1. Dal ponte romano sull’Ofanto nei pressi di Canosa fino all’arco di Traiano su via Cerignola, si percorrono circa 2.250 metri.
  2. Dall’arco di Traiano fino ai ruderi di Santa Sofia a Piano San Giovanni (ad Est del centro di Canosa dove, durante i lavori di costruzione di un edificio scolastico di cui ero il Direttore Tecnico dell’Impresa edile che l’ha costruito, fu rinvenuto a quattro metri di profondità il selciato del tracciato romano della via Traiana), intercorrono circa 3.000 metri.
  3. Da Santa Sofia dopo 1.250 metri circa si incontra la Masseria Macchiarulo.
  4. Dalla Masseria Macchiarulo alla Masseria Torre di Bocca di Spagnoletti in territorio di Andria vi è una distanza di circa 4.825 metri.
  5. Dalla Masseria Spagnoletti di Torre di Bocca, dopo circa 4.300 metri, il tracciato romano passa a circa 250 metri a Nord del complesso agricolo dell’Istituto Agrario Provinciale in Contrada Paparicotta; da questo punto, la Masseria di Santa Tavella si trova a circa 1.650 metri a Sud.
  6. Da Paparicotta, dopo circa 1.450 metri il tracciato interseca la Strada Provinciale 231 (ex S.S. 98) Andria-Canosa.
  7. Dall’incrocio con la S.P. 231 il tracciato romano, dopo 2.150 metri circa, attraversa la Lama del Tuono.
  8. Da Lama del tuono, la sommità della collina di Monte Santa Barbara trovasi a circa 1.500 metri più a Sud.
  9. Da Lama del Tuono, dopo 2.125 metri il tracciato romano incrocia il tracciato attuale della via Traiana.
  10. Dopo altri 750 metri (in salita) raggiunge la sommità della collina d Monte Faraone e dopo ulteriori 750 metri (in discesa) incrocia nuovamente il tracciato attuale.
  11. Dall’incrocio di cui al precedente punto, dopo 500 metri circa, il tracciato romano passa poco sotto la Masseria Tupputi (170 metri circa) e poco sopra (80 metri circa) la Casina Marchio; tra le due strutture intercorrono circa 300 metri e nel mezzo si trova l’alveo di una lama.
  12. Dopo la Masseria Tupputi, a circa 3.500 metri, il tracciato romano passa a circa 700 metri a Nord della Masseria Quadrone, mentre il tracciato romano trovasi a circa 350 metri a Sud della Masseria; tra i due tracciati intercorrono più di 1.000 metri.
  13. Dopo altri 1.825 metri il tracciato romano passa sotto l’Epitaffio della Disfida di Barletta che trovasi a circa 250 metri a Nord della strada.
  14. Dall’Epitaffio della Disfida, dopo circa 1.700 metri il tracciato interseca l’asse del Regio Tratturo Barletta Grumo.
  15. Dal Regio Tratturo, dopo altri 1.000 metri, il tracciato incrocia la S.P. 231 (ex S.S. 98) per Corato.
  16. Dall’incrocio con la S.P. 231, dopo 2.700 metri incrocia la Strada Provinciale Corato-Trani.
  17. Dopo altri 1.500 circa il tracciato romano della via Traiana arriva nei pressi della Masseria Finigrini, a Nord della città di Corato mentre, il tracciato attuale passa a sud di Corato. volendo approfondire la trattazione delle distanze

A questo punto si può fare il confronto fra le distanze degli Itinerari e quelle ricavate dalle aerofotografie di cui sopra.

Nella Tabula Peutingeriana tra la stazione di “Due Torri” e quella di “Rudas” c’è una distanza di VIII miglia che corrispondono a circa 11.880 metri; da Masseria Torre di Bocca, nei cui pressi gli studiosi ubicano la stazione “Due Torri”, dopo circa 10.725 il tracciato romano si trova sulla sommità della collina di Monte Faraone, e dopo altri 1.250 metri circa il tracciato passa tra la Masseria Tupputi e la Casina Marchio; tra questo punto e la Masseria Torre di Bocca la distanza è di circa 12.000 metri circa, distanza confrontabile con gli 11.880 metri della Tabula Peutingeriana.

Passando all’Itinerario del Pellegrino di Burdigala, tra “Canusio e la “Mutatio ad quintum decimum” è riportata la distanza di XV miglia che corrispondono a circa 22.275 metri; dal ponte romano sull’Ofanto nei pressi di Canosa, dopo circa 22.050 metri il tracciato romano tocca la sommità della collina di Monte Faraone, e questa distanza è confrontabile con i 22.275 metri dell’Itinerario Burdigalense.

Le conclusioni che si possono trarre da questi calcoli e ragionamenti è quella che le due stazioni di “Rudas” e “Mutatio ad quintum decimum” dovrebbero essere ubicate tra la sommità della collina di Monte Faraone e la Masseria Tupputi, due località molto vicine tra loro e nei pressi di una lama.

Ulteriore conferma di ciò, oggi la possiamo riscontrare sulle mappe e carte geografiche effettuate da organismi degni di credibilità come Il “Department of Archaeology and Ancient History” della Lund University - Svezia, che ha messo online il “Digital Atlas of the Roman Empire” (Atlante digitale dell’Impero Romano), una specie di Google Maps con il quale è possibile effettuare ricerche delle città, dei fortini, dei fiumi, dei laghi, delle strade e dei luoghi di importanza naturale, usando sia i nomi latini originari sia quelli moderni. In questo Atlante il toponimo “Rudas” è collocato molto vicino alla “Mutatio ad quintum decimum”, a Sud di Andria, entrambi tra Monte Faraone e la Masseria Tupputi (Foto 51).

Del municipalismo degli storici andriesi dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento circa l’identità di Rudas con la città di Andria ne accenniamo in nota (37).

Foto 51 - Tavola del “Digital Atlas of the Roman Empire” (Atlante digitale dell’Impero Romano) della Lund University – Svezia
Foto 51 - Tavola del “Digital Atlas of the Roman Empire” (Atlante digitale dell’Impero Romano) della Lund University – Svezia:
via Traiana, Rudas e Mutatio ad quintum decimum nel nostro territorio.

A questo punto, se riprendiamo l’argomento datazione degli Itinerari, constatiamo che abbiamo una sola data accertata, quella dell’Itinerario del pellegrino di Bordeaux, che è l’anno 334, e due probabili periodi di datazione per la compilazione della Tabula Peutingeriana: 200-220 e 380-420 d.C.. Se per la datazione della Tabula è da ritenere più corretto il periodo 200-220, ne consegue che la “Mutatio ad quintum decimum” dell’anno 334 la troviamo citata (e quindi esistente) 114-134 anni dopo la citazione della località di “Rudas” nella Tabula; se invece è da ritenere più corretto il periodo 380-420 d.C., la “Mutatio ad quintum decimum” è indicata 44-86 anni prima della citazione di “Rudas” nella Tabula. Tenendo conto di queste date, poiché le due citazioni di “Rudas” e della “Mutatio ad quintum decimum” sono riportate in documenti di epoca diversa, si può anche ipotizzare che, considerata la vicinanza topografica tra sommità della collina di Monte Faraone e la Masseria Tupputi, una località esisteva in un periodo e poi fu sostituita dall’altra località in un periodo successivo; oppure, i due toponimi stanno ad indicare in epoche diverse lo stesso luogo.

Gli ultimi studi effettuati in questo decennio dalla qualificata equipe del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento, hanno documentato e ricostruito puntualmente il percorso dell’antico asse viario realizzato dall’Imperatore Traiano nel 109 d.C. “nel tratto Herdonia (Ordona) Barium (Bari) servendosi delle ricerche aerotopografiche” e hanno verificato che il tracciato romano così individuato presenta “una sostanziale concordanza con gli Itinerari che riportano per questo segmento la distanza di LXXII miglia”. Inoltre, le professoresse hanno verificato che dopo Canosa, spingendosi nel territorio di Andria, “il percorso romano della Via Traiana risulta perfettamente leggibile nelle immagini aeree (aerofoto I.G.M. degli anni 1954-1955) sotto forma di traccia da vegetazione, dovuta alla diversa crescita degli ulivi in corrispondenza del battuto stradale”.

Le certezze che oggi abbiamo e che riguardano il territorio di Andria sono poche, e precisamente:

  1. - sia prima di Monte Faraone sia dopo, la traccia della via consolare Traiana è molto evidente nelle aerofotografie dell’Istituto Geografico Militare degli anni 1954-1955;
  2. - il tracciato romano della Traiana non coincide con quello attuale, mantenendosi sempre più a Nord, tanto che la città di Corato si trova a Sud di esso;
  3. - come la stessa studiosa Giovanna Alvisi ha verificato, il tracciato romano della via consolare sale su Monte Faraone (unico tratto in cui è più a Sud del tracciato attuale) e dopo la discesa si dirige con andamento rettilineo verso Corato;
  4. - le aerofoto mostrano chiaramente che la via Traiana passa tra la Masseria Tupputi e la Casina Marchio che distano circa 300 metri tra loro, e che tra di esse passa la lama affluente del “Gran Canale” che oggi chiamiamo Ciappetta-Camaggio;
  5. - come logica conseguenza si può considerare molto attendibile la ubicazione dei toponimi “Rudas” e “Mutatio ad quintum decimum” tra la collina di Monte Faraone e la Masseria Tupputi e la Casina Marchio. (Foto 52)

Foto 52 - Aerofoto I.G.M. 1954 – Ipotesi di ubicazione di Rudas e della Mutatio ad quintum decimum
Foto 52 - Aerofoto I.G.M. 1954 – Ipotesi di ubicazione di Rudas e della Mutatio ad quintum decimum.

Il Canonico Francesco Maria Pratilli (1689-1765) nella sua opera ”Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi” era persuaso che la località denominata “Mutatio ad quintum decimum” dell’Itinerario Burdigalense o Gerosolimitano potesse essere ubicata in contrada Santa Tavella: “a Santa Terella, riconosconsi le reliquie di antiche fabbriche, ……. e presso di esse vari pezzi di selciata della via co’ loro poggiuoli laterali. In questo luogo mi persuado fusse stato l’alloggio, che nell’itinerario Gerosolimitano (Itineraria adnotata Hierosolymitanum) è chiamato Mutatio ad Quintumdecimum, distante il XV lapide miliario dal ponte di Canosa”; però, subito dopo gli sorge qualche dubbio perché afferma che la distanza di Santa Tavella da Canosa risulta più breve rispetto alle 15 miglia dell’Itinerario. Abbiamo già verificato che la Masseria di S. Tavella è distante circa 1.650 metri dal tracciato romano della via Traiana e soltanto 16/17 chilometri da Canosa e non circa 22 chilometri che corrispondono alle 15 miglia romane dell’Itinerario del pellegrino di Burdigala. Al tempo di Pratilli (1745) era già in uso l’attuale tracciato della via Traiana che passa proprio in prossimità della Masseria di S. Tavella e questa circostanza, unita a qualche ritrovamento di epoca romana che il Pratilli afferma di aver visto, può averlo indotto in errore.

Invece, con l’aiuto prezioso della fotografia aerea, si è visto e calcolato che la distanza di 15 miglia romane dal ponte di Canosa, che fungeva da caposaldo per indicare la distanza della prossima stazione, ci porta direttamente sotto Monte Faraone nei pressi della Masseria Tupputi, e la Traiana romana passa proprio per quei luoghi; inoltre, lì vicino, a poche decine di metri, scorreva una lama che subito dopo si immetteva in un fiume importante tanto da essere riportato nella Tabula Peutingeriana, fonte di acqua molto utile sia per i viaggiatori sia per poter abbeverare gli muli e cavalli.

*

Per una maggiore completezza di analisi c’è da rilevare che la vignetta “due torri” è ubicata dall’Alvisi in Contrada Torre di Bocca. Come afferma la studiosa barlettana nella sua opera “La viabilità romana della Daunia”, nel percorso da Benevento a Brindisi la Tabula Peutingeriana riporta la vignetta delle “due torri” che potrebbe anche indicare che in quel luogo ci fosse una città, come per Troia dove ci sono sia le due torri sia il nome “Aecas”. L’ipotesi più plausibile è che le due torri nel territorio di Andria stiano ad indicare la presenza di un edificio, di una villa romana abbastanza modesta ma in grado, per esempio , di dare ristoro, come una Masseria di oggi: tali sono le due Masserie di Torre di Bocca e della posta ivi presente, che si trovano non lontane dal tracciato romano della via consolare.


NOTE    _
(37) Storici andriesi
Gli studiosi hanno sempre fatto a gara per “accaparrarsi” il toponimo di “Netion” che troviamo nel libro VI della Geografia di Strabone il quale, sulla strada da Brindisi a Benevento, ubica “Netion” tra “Kelia” (Celia) e “Kanusion” (Canosa). L’insediamento di “Netion” è tutt’ora un rompicapo per gli studiosi e una parola definitiva non si è potuto ancora dare. Da parte di studiosi andriesi dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento si sono fatte molte congetture che, come al solito, finiscono con il complicare il problema. Sono partiti dal presupposto che “Netion” o “Rudas”, ovvero entrambe le città, dovevano riferirsi ad Andria, non come territorio, ma Andria come sito della città attuale e, così ragionando, hanno pensato di aver dato lustro alla città, perché così risulta avere antica origine, citata nelle carte geografiche e itinerari storici, il tutto senza dare alcuna prova convincente né rinveniente da studi approfonditi né da scavi e/o ritrovamenti, ma solo e soltanto per dare una discendenza di prestigio alla città di Andria. Siamo nell’Ottocento, tempo in cui ogni città della costa adriatica e, più in particolare della Puglia, dimostrava a mezzo degli studiosi locali, di essere stata fondata da Diomede.
Restando nell’ambito degli studiosi andriesi, per il canonico della Chiesa Cattedrale Riccardo D’Urso (“Storia della città di Andria” edita in Napoli il 1842 dalla Tipografia Varana), Andria non è altro che “Netion”; invece per Michele Agresti, anch’egli canonico del Capitolo della Chiesa Cattedrale (“Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi” edito ad Andria dalla Tipografia Rossignoli nel 1911) Andria è “Rudas”. Per lo studioso Vito Sgarra (“La città di Netium sulla Via Romana Brindisi-Benevento e Castel del Monte” opera edita in Roma il 1917 dalla Libreria E. Mantegazza) “Rudas” sta ad indicare i ruderi di “Netion” e ubica “Netion” nei pressi di Castel del Monte. Il Morgigni trasforma “Rudas” in “Rudiae” e afferma che “Rudiae” sta ad indicare l’insieme di più villaggi quali “Netion” e “Andrim” che poi hanno dato origine alla città di Andria. Riccardo D’Azzeo, monsignore del Capitolo Cattedrale di Andria, nella sua opera “Andria nel 1° millennio e il Gargano nel V° secolo” edito nella città di Subiaco nel 1938 dalla Tipografia dei Monasteri Benedettini, dedica un capitolo per dimostrare “Se Andria sia l’antica Andria di Diomede o l’antica Nezio di Strabone”, giungendo alla conclusione che Andria è la città di “Nezio” di Strabone. In ultimo Giuseppe Mucci, nella sua opera “Sulle origini storiche della città di Andria” edita a Milano il 1970 dalla casa editrice Orizzonti Letterari, identifica “Netion” con Andria in tempi preistorici poi, in forza di guerre, “Netion” scomparve e l’insieme di villaggi che vennero a formarsi si chiamò “Rudiae” che in seguito si trasformò in Andria. Sulla carta geografica degli insediamenti antichi e della viabilità romana nell’Italia edita dalla De Agostini di Novara, nel nostro territorio al posto di “Rudas” porta il toponimo “Rudiae” con un punto interrogativo; inoltre, la stessa carta geografica, ubica nuovamente il toponimo “Rudiae” anche in un altro luogo, in Salento, e anche questa volta con un punto interrogativo; come abbiamo riportato innanzi, anche alcuni studiosi andriesi hanno affermato che “Rudas” non è altro che “Rudiae”. Invece è stato dimostrato, con una seria campagna di scavi, che “Rudiae” non è altro che una città nelle vicinanze di Lecce e precisamente, i resti archeologici dell’antica “Rudiae” sono venuti recentemente alla luce a circa tre chilometri da Lecce, a ridosso della vecchia strada che porta a Copertino.
Il sito dell’antica città messapica di “Rudiae” ora è una realtà archeologica dalle grandi potenzialità, necessità però di una completa e sistematica campagna di scavi per riportare alla luce almeno gli edifici più significativi. Le tracce della cinta muraria di “Rudiae” nel Salento fanno ritenere che tutta l’area della città avesse una estensione di quasi cento ettari. “Rudiae” è la patria del poeta latino Quinto Ennio (239-169 a.C.), considerato uno dei padri della letteratura latina, autore degli “Annales”.
Così sono saltate tutte le congetture fatte dagli studiosi andriesi che, pur di dimostrare l’antichità di Andria, avevano identificato “Rudas” con “Rudiae” e “Rudiae” con Andria.