Ing. Riccardo Ruotolo
(Nelle vicinanze della lama Santa Margherita e del Santuario Madonna dei Miracoli)
Nel maggio dell’anno 1972, nell’ambito delle ricerche effettuate con mia moglie per la sua tesi di laurea sperimentale, ho visitato la zona di Cicaglia, sulla sponda sinistra della Lama di Santa Margherita, nei pressi del Santuario della Madonna dei Miracoli.
Le coordinate geografiche della zona esplorata sono: 3°48’50” di longitudine Est da Monte Mario e 41°13’53” di latitudine Nord.
Il Santuario della Madonna dei Miracoli sorge sulla sponda destra di una profonda incisione ad andamento Sud-Nord, a circa 2 chilometri dall’abitato di Andria in direzione Ovest.
La natura del terreno è di tipo tufaceo, di consistenza molto dura in superficie (scorza di tufo), più friabile lungo le sponde dell’incisione dove si trovano numerose grotte, alcune naturali, altre scavate e/o ampliate dall’uomo, che testimoniano la presenza di un antico insediamento o rifugi per religiosi.
L’ispezione effettuata nelle grotte non portò ai risultati che speravamo tro- vare, cioè individuare in esse tracce della presenza umana nell’epoca avanti Cristo o dei primi due-tre secoli d.C..
La ricerca è stata quindi estesa sulla sommità del versante sinistro della lama, quello opposto al Santuario, dove inizia la contrada Cicaglia, considerato che molti erano gli elementi che facevano presumere l’esistenza nella zona di qualche insediamento: la vicinanza della lama, la presenza di grotte, le notizie di vari storici locali (i vescovi Emanuele Merra e Giuseppe Ruotolo) che hanno riportato nelle loro opere notizie di un antico villaggio in questa contrada e, soprattutto, le notizie riportate da Arcangelo di Gioacchino Prologo (38) nella pergamena dell’anno 843 “Le carte che si conservano nell’Archivio della Cattedrale della città di Trani, dal secolo IX al 1266”.
Foto 53 - Contrada Cicaglia: frammenti di ceramica grezza, inornata, con impasto poroso e carbonioso al centro.
In questa zona si sono rinvenuti pochi frammenti di ceramica (Foto 53) così catalogati:
- piccoli informi frammenti di ceramica color rosso-bruno, dall’impasto nero poroso e non depurato, con argilla frammista a polvere di carbone e con superfici ruvide al tatto, appena lisciate e di notevole spessore;
- alcuni frammenti informi di argilla giallognola, di tegoloni e di vasi, raramente ingubbiati; frammenti di fondi di vasi con parte del corpo e un frammento di orlo piatto con due profonde incisioni che corrono lungo i bordi.
Non è stato possibile trarre delle conclusioni dal materiale trovato e innanzi descritto. Secondo la prof.ssa Meluta Miroslav Marin i frammenti di ceramica ad impasto sono caratteristici dell’età del bronzo tardo – inizio ferro, mentre per gli altri risulta molto difficile la datazione: “si potrebbe pensare che i frammenti ad impasto siano pertinenti all’estrema periferia di uno stanziamento di età protostorica che va cercato più internamente, allontanandosi dalla sponda della Lama”.
Certamente la presenza della lama, cioè dell’acqua, ha favorito la presenza dell’uomo in questa zona.
(Nei pressi del fiume Aveldium e della chiesetta di Santa Lucia)
Esiste un’altra località da noi visitata nel gennaio dell’anno 1973 che preferisco chiamare Santa Lucia anche se non si tratta della contrada di S. Lucia (che è ubicata più a Sud di Monte Faraone e di cui si è detto prima), ma della zona alla periferia di Andria dove è ubicata la chiesetta dedicata a questa Santa, subito ad Est del Cimitero, sulla strada vicinale che porta alla Contrada Quadrone.
Per meglio individuare il sito si forniscono le sue coordinate geografiche: 3°51’20” di longitudine Est da Monte Mario e 41°12’30”” di latitudine Nord, per cui la località è univocamente individuata sulla Tavoletta dell’I.G.M. Foglio 176 – I S.O.
La zona è in contrada Sgarantiello (Foglio di mappa n. 53 dell’agro di Andria), molto fertile e quasi pianeggiante, ed è ubicata in prossimità dell’alveo del “Gran Canale Ciappetta-Camaggio” verso cui degrada leggermente, a 600 metri circa dalla cinta del Cimitero Comunale e a 300 metri circa dalla chiesetta di Santa Lucia, con ingresso a destra dalla strada vicinale che conduce al Quadrone e in direzione Sud.
Il terreno, dopo uno strato superficiale di humus, dello spessore di circa 40 cm., presenta formazioni calcaree tenere di tipo tufaceo (calcareniti), di tonalità tra il gialliccio ed il bianco, con frequenti conchiglie fossili; il periodo della sua formazione si può far risalire al Pleistocene.
Nell’accurata ispezione del luogo, a seguito di notizie trasmesseci dall’amico Dino di Leo e da contadini circa il rinvenimento di frammenti ceramici dipinti intorno ad una grande buca (formatasi dopo uno scasso con il trattore per impiantare un vigneto), è stata rilevata la presenza di:
Foto 54 - Contrada Sgarantiello: ingresso della tomba a grotticella visto dall’esterno.
Subito fummo colpiti dalla cavità nel terreno, sembrava una voragine, invece era un grosso buco scavato per accedere ad una tomba (Foto 54) la cui sommità era a circa 60 cm. dal piano campagna: era una “tomba a grotticella”, interamente scavata nel terreno calcarenitico, di altezza interna di circa 138 cm, mentre la pianta presentava i due lati lunghi leggermente curvi con larghezza minima di cm. 150 e massima di cm. 180; la sezione della tomba era di forma ovoidale con base piatta e chiave sagomata a punta, quindi, la tipologia era proprio delle tombe a grotticella.
I contadini che ci avevano segnalato la presenza della tomba ci dissero che l’ingresso era chiuso con una grossa lastra di pietra calcarea di circa 12 cm. di spessore, lastra che era stata rotta in diversi blocchi (ancora presenti al momento della nostra visita). Sul prospetto dell’ingresso, intorno all’apertura di forma rettangolare, era stata ricavata una risega nel tufo, di circa 3 cm. di profondità e 15 cm. di larghezza, che serviva da leggero incastro per la lastra di chiusura (Foto 55).
Foto 55 - Contrada Sgarantiello: ingresso della tomba a grotticella visto dall’interno.
La tomba da noi visitata era vuota e il terreno circostante era ancora smosso nella zona dell’ingresso, sintomo che lo scavo era stato eseguito di recente; feci subito il suo rilievo (Doc. 56).
Doc. 56 - Contrada Sgarantiello: rilievo della tomba a grotticella.
I contadini ci riferirono che il terreno antistante l’ingresso era risultato più facilmente asportabile per un tratto, in discesa dal piano campagna verso la base dell’ingresso alla tomba, per una lunghezza di circa 2 metri ed una larghezza di circa 100 cm.: è quindi da presumere l’esistenza di un dromos a rampa degradante verso la tomba.
Nell’ispezione effettuata all’interno della tomba non fu rinvenuto alcun oggetto, alcun frammento ceramico né di ossa.
I contadini ci fornirono l’indirizzo del proprietario del terreno da cui, una volta rintracciato, riuscimmo a sapere che il ritrovamento risaliva all’ottobre del 1972 ed era avvenuto per caso quando aveva effettuato lo scasso profondo per impiantare un nuovo vigneto a tendone. Ci riferì che, demolita la lastra d’ingresso, aveva ispezionato la tomba senza rinvenire alcun frammento di ossa (forse a causa del dilavamento che per lunghissimo tempo avevano provocato le acque di infiltrazione), ma all’angolo destro dell’ingresso aveva trovato molti manufatti ceramici che aveva raccolto e portato a casa sua.
Su nostra richiesta si mostrò disponibile a farci vedere gli oggetti trovati nella tomba e riuscimmo a fotografarli: il corredo era costituito da 11 pezzi di ceramica grezza di uso domestico, ceramica a vernice nera e ceramica baccellata di stile gnathino (Foto 57).
Foto 57 - Contrada Sgarantiello: corredo della tomba a grotticella.
Si riportano qui di seguito le descrizioni dei singoli pezzi, come corrette dalla stessa prof.ssa Meluta Marin relatrice e come riportate nella tesi di laurea di mia moglie Anna.
- Un askos rustico, apodo, dal corpo globulare leggermente schiacciato, ad un solo becco cilindrico piuttosto basso e con orlo svasato; larga ansa a nastro impostata sula spalla. Privo di decorazione. Argilla biancastra. Alt. cm. 19, diam. Becco cm. 6 (Foto 57/a).
- Un cratere ad imbuto, apodo, dal corpo a forma globulare molto schiacciata nella parte inferiore e di tronco di cono in quella superiore; due piastre verticali sono alternate alle anse a ciambella e presentano una bassa appendice sulle sommità. Imbuto a profilo leggermente curvo. Argilla biancastra. Inornato. Alt. cm. 19, alt. imbuto cm. 5,5; diam. orlo cm. 18,5 (Foto 57/c).
- Un bacile rustico, anch’esso privo di decorazione, lievemente deformato ad ellisse; apodo. Argilla biancastra. Alt. cm. 9; diam. Orlo cm. 26 (Foto 57/e).
- Una brocchetta rustica monoansata, poggia su un piede a disco poco alto (cm. 1); corpo globulare schiacciato, orlo leggermente svasato, alto cm. 1,5. L’ansa a nastro è di poco rilevata sull’orlo su cui s’imposta. Alt. (col manico) cm. 7; diam. imboccatura cm. 5,5; diam. fondo m. 4. La brocchetta è stata colorata ad acquerello dal figlio del proprietario (Foto 57/b).
- Una coppetta rustica, inornata, apoda. Alt. cm. 3; diam. cm. 9. La coppetta è stata colorata ad acquerello dal figlio del proprietario (Foto 57/d).
- Due skyphoi poggianti su piede a disco; corpo allungato a campana; due anse a cordolo impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Completamente ricoperti da vernice nera opaca, tranne una fascetta risparmiata con linea nera centrale alla base del corpo. Alt. cm. 9, diam. orlo cm. 7,5; diam. piede cm. 4,5 (Foto 57/f).
- Due patere ombelicate a vernice nera con riflessi metallici, poggiati su basso piede cilindrico modanato di cm. 1 di altezza. Corpo piatto, orlo poco rilevato. Diam. cm. 13,5; diam. piede cm. 5 (Foto 57/g)
- Una coppa monoansata, poggiante su piede tronco-conico alto cm. 1,5; corpo emisferico piuttosto profondo e leggermente svasato all’orlo; ansa orizzontale a cordolo lievemente rialzata. Alt. cm 6; diam. orlo cm. 10; diam. piede cm. 3,5 (Foto 57/i).
- Una brocchetta monoansata che poggia su piede a disco con modanatura risparmiata; il corpo ovoidale, rastremato verso l’alto, è percorso da sottili baccellature che si fermano all’altezza della spalla su cui s’imposta l’ansa ad anello con scanalatura centrale; l’orlo è piatto e sporgente. Completamente ricoperta da vernice nera opaca, reca sulla spalla una decorazione tipica della ceramica gnathina e precisamente, partendo dall’attacco con le baccellature: una linea rossa, un motivo ad onda di colore arancione, due fascette bianche divise da una rossa più sottile; sotto il piede un cerchio nero. Rotta nel manico in due pezzi e ricomposta. Alt. cm. 20; diam. orlo cm. 5,5; diam. piede cm. 5 (Foto 57/h).
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L’esame del materiale innanzi descritto ci permette di stabilire la datazione tra la metà del IV e gli inizi del III sec. a. C..
I possibili raffronti per quanto riguarda la struttura del sepolcro sono abbastanza numerosi, dato che le tombe a grotticella o di tipo siculo, scavate nel banco tufaceo, a pianta curvilinea, con dromos di accesso a piano inclinato e lastrone di chiusura, sono attestate dall’età eneolitica fino ad età storica piuttosto tarda, come sostiene il prof. Ciro Drago nella pubblicazione “Archivio Storico Pugliese”-1950, pag. 168, edito alla Casa Editrice Alfredo Cressati – Bari.
Tombe di questo tipo, anche se a due o tre cellette, e che hanno restituito materiale databile al IV-III sec. a. C., sono state rinvenute dallo storico-archeologo Quintino Quagliati (ne parla nella pubblicazione “La Puglia Preistorica”) lungo il Regio Tratturo di Canosa; ne parla anche Michele Gervasio (Direttore del Museo archeologico di Bari dal 1909 al 1958) nella pubblicazione “Japigia” a proposito dei rinvenimenti di tombe a grotticella sulla sponda destra del fiume Ofanto.
Come affermava la prof.ssa Meluta D. Marin, anche la forma e la fattura dei vasi rinvenuti nella tomba di Santa Lucia indicano una cronologia precisa. Infatti, “la vernice nera a riflessi metallici delle patere, la forma allungata degli skyphoi e soprattutto il vasetto in stile gnathino, sottilmente baccellato e decorato sul collo, sono tutti elementi che si possono far risalire ad epoca piuttosto tarda: tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a. C.“.
Nel mese di settembre 2020 ho mostrato all’amico Dino di Leo la Foto 57 e sono rimasto sorpreso dall’immagine da lui scattata nell’anno 1971 (epoca in cui stava redigendo la sua tesi di laurea) del corredo di una tomba a grotticella nella casa del proprietario dello stesso terreno da noi visitato nel gennaio del 1973 (Foto 57 bis).
Foto 57 bis - Contrada Sgarantiello: corredo di un’altra tomba a grotticella
Il corredo di vasi di ceramica fotografato dal Di Leo raffigurava reperti che erano completamente diversi da quelli che noi avevamo fotografato nel gennaio 1973.
Dal confronto con la Foto 57 si nota che: l’askos rustico, apodo, dal corpo globulare, è completamente diverso da quello della Foto 57/a, le tre brocche dopo l’askos non ci sono nella Foto 57/a, come pure i tre unguentari. Appare evidente che trattasi del corredo di un’altra tomba trovata nella stessa contrada e dallo stesso proprietario terriero.
Sono trascorsi quasi cinquant’anni dall’escursione effettuata in quella contrada ed è estremamente difficile rintracciare il proprietario del terreno e/o i suoi eredi per ottenere notizie più dettagliate.
L’unica ovvia considerazione che si può fare è quella che nel terreno da noi visitato sono state due le tombe a grotticella scoperte, entrambe munite di corredi di ceramica grezza di uso domestico e ceramica a vernice nera
La ricerca superficiale sul terreno circostante la tomba ci ha portato al rinvenimento di abbondanti frammenti di materiale ceramico, tenuto conto che l’estensione del terreno era piuttosto limitata: circa 59,00 are.
Oltre a numerosi frammenti di tegoloni, si sono rinvenuti frammenti di ceramica a vernice nera, ceramica apula a figure rosse, ceramica di Gnathia, ceramica di uso domestico, pesi fittili.
a - Frammenti di ceramica a vernice nera
Molto numerosi i frammenti di questo tipo rinvenuti; la vernice si presenta a volte con macchie rossastre, molto più spesso con riflessi metallici, soprattutto sulle superfici interne. Si tratta per lo più di minuti frammenti di orli di vasi e di piatti di spessore sottile, di fondi di vasi e coppette poggianti su basso piede quasi sempre tronco-conico o tronco-cilindrico, a volte a disco con due cerchi concentrici a vernice nera nella parte sottostante (Foto 58).
Si riconoscono:
- Frammento di piccolo vaso conservato nella parte inferiore di forma tronco-conica, interamente ricoperto da vernice nera a riflessi metallici (Foto 58/a).
- Una coppetta per metà mancante, con piccolo piede tronco-conico alto cm. 1, corpo emisferico che si restringe appena all’orlo; a vernice opaca scrostata sotto l’orlo, con riflessi metallici all’interno. Alt. cm. 5,5; diametro (calcolato) cm. 6; diam. piede cm. 2,5 (Foto 58/b)
Foto 58 - Contrada Sgarantiello: frammenti di ceramica a vernice nera.
- Alcuni fondi di skyphoi poggianti su piede a disco, base risparmiata e filettata in nero; la parte di parete conservata fa ritenere che la forma sia del tipo a campana molto allungata (come quelli del corredo tombale precedentemente descritto) (Foto 59).
Foto 59 - Contrada Sgarantiello: frammenti di fondi di skyphoi poggianti su piede a disco.
- Frammento di unguentario fusiforme, a vernice nera lucente stesa solo esternamente, scrostata in molti punti, si conserva la parte inferiore ma senza piede (Foto 60/a).
- Frammento a forma triangolare di patera, poggiante su basso piede tronco-cilindrico modanato; corpo piatto, orlo appena rilevato; la vernice è opaca a macchie rossastre. Diam. (calcolato) cm. 13, diam. piede cm. 4,5 (Foto 60/b).
- Frammento di ciotoletta, mancante per ¾, con piede svasato, corpo concavo e bordo a cercine baccellato sottilmente, a vernice nera lucente (Foto 60/c)
Foto 60 - Contrada Sgarantiello. Frammenti di ceramica a vernice nera: unguentario, patera, ciotoletta.
b - Frammenti di ceramica a figure rosse
- Frammento di patera con superficie esterna decorata da un motivo ad onda racchiudente una figura centrale non definibile; vernice bruno nerastra (Foto 61/a).
- Frammento di patera a vernice nera con riflessi metallici, decorato da un motivo a foglie di lauro (Foto 61/b).
- Frammento di parete di vaso decorato da una figura muliebre di profilo a destra con la spalla coperta da un fitto drappeggio; con la mano destra regge un ombrellino aperto (Foto 61/c con ingrandimento). Questo frammento ci è stato fornito dal prof. Dino di Leo.
- Frammento di parete di vaso decorato da un busto nudo di uomo volto a destra con parte del braccio destro proteso; ben resi i tratti anatomici; la superficie interna è a vernice bruno-lucida (Foto 61/d con ingrandimento).
Foto 61 - Contrada Sgarantiello: frammenti di ceramica a figure rosse.
c - Frammenti di ceramica di Gnathia
Sono stati rinvenuti pochi e piccoli frammenti di spessore sottile e di fattura abbastanza fine i quali, per il tipo di decorazione sovra dipinta alla buona sulla vernice nera, risultano appartenere alla ceramica gnathina.
Foto 62 - Contrada Sgarantiello: frammenti di ceramica di Gnathia.
- Frammento di orlo leggermente svasato con parte del collo piuttosto lungo; tutta la superficie conservata è completamene decorata da una serie di fascette orizzontali bianche e rosse, tra esse, quasi al centro, un motivo ad onda di cui però si è perduto il colore (Foto 62/a).
- Frammento decorato da due tratti ondulati verticali con due punti al lato di ciascuno; rosetta laterale ottenuta con una serie di trattini; tutta la decorazione è in colore bianco ed è delimitata superiormente da una linea bianca e una fascia rossa (Foto 62/b).
- Frammento di parete, forse di coppetta, dal corpo emisferico a vernice nera piuttosto lucente; presenta nella parte superiore la tipica decorazione della ceramica gnathina: da una fascia rossa pendono, alternandosi, un grappolo, un pampino ed un viticcio; il colore bianco sovra dipinto è conservato solo in parte (Foto 62/c).
- Frammenti di vasi con fitte baccellature limitate da fascette rosse (Foto 62/d).
d - Frammenti di ceramica di uso domestico
I frammenti di questo tipo sparsi sul terreno sono abbondanti; per una maggiore chiarezza li possiamo distinguere in ceramica grezza, ceramica a decorazione lineare, e ceramica ad impasto.
I frammenti di ceramica grezza hanno l’argilla giallognola o tendente al rossiccio, ben depurata e pesante; presentano nella maggior parte un’ingubbiatura chiara.
Foto 63 - Contrada Sgarantiello: frammenti di ceramica grezza di uso domestico;
ingrandimento del frammento di argilla rosata con fascia di palmette e fiori di loto eseguite con matrice a rullo.
Tra i numerosi frammenti (Foto 63) si distinguono:
- Frammento di alto collo di anfora (altezza cm. 10) con orlo svasato a labbro piatto (Foto 63/a).
- Frammenti di orli, alcuni di grossi pithoi, tra cui uno di argilla rosata con ingubbiatura giallognola e chiocciolina laterale a rilievo (Foto 63/b).
- Frammento di argilla rosata senza ingubbiatura, leggere impressioni sul bordo: una fascia di palmette e una di fiori di loto, eseguite con matrice a rullo (Foto 63/c con sottostante ingrandimento).
Foto 64 - Contrada S. Lucia: frammenti di ceramica grezza di uso domestico, di varie misure e forme.
- Numerose anse per lo più cilindriche di varie misure e forme: a ciambella, a nastro, a canaletto interno (Foto 64).
- Becco di versamento con bordi rilevati di pelvis; lunghezza cm. 7; larghezza cm. 4 all’interno (Foto 64/a).
I frammenti di ceramica domestica a decorazione lineare sono di argilla più fine, di spessore più sottile dei precedenti, di colore rosato e solo pochi sono ingubbiati; la maggior parte è costituita da orli di vasi di medie e piccole dimensioni e da fondi poggianti su piede a disco o a tronco-conico: il motivo decorativo è generalmente una linea di colore rosso o bruno posta immediatamente sotto l’orlo o sul piede o all’attacco di esso con il corpo del vaso (Foto 65).
Foto 65 - Contrada S. Lucia: frammenti di ceramica di uso domestico a decorazione lineare,
con ingrandimento del frammento di coperchio decorato con vernice rossastra e fasce brune.
Tra i frammenti della Foto 65 distinguiamo:
- Frammento di coperchio con piccolo orlo leggermente obliquo; la superficie esterna è decorata da una serie di larghe fasce e sottili linee a vernice rossastra con sottilissimo contorno bruno; sulla fascia centrale, una fila di foglioline ovoidali con punta molto allungata, piuttosto vicine, anch’esse a vernice rossastra con contorno bruno: ne risulta un disegno elegante e molto preciso (Foto 65/a con ingrandimento).
- Ansa a ciambella leggermente obliqua rispetto alla parete del vaso, presenta sull’ingubbiatura giallognola tre tratti a vernice bruna: due all’attacco e uno al centro (39) (Foto 65/b).
- Frammento di orlo di tazza con labbro piatto leggermente sporgente, parte di un’ansa nastriforme impostata, in posizione obliqua, immediatamente sotto l’orlo; il labbro, l’ansa e una fascetta sotto di essa, che corre lungo tutta la superficie conservata, sono verniciati in bruno: la vernice è quasi totalmente scomparsa sull’ansa (Foto 65/c).
- Un frammento, forse di coppa, poggiante su piede a disco, che presenta all’interno tre cerchi concentrici a vernice rossastra (Foto 65/d).
I frammenti di ceramica ad impasto sono realizzati con impasto alquanto poroso, non ben depurato, con inclusioni di cristallini di quarzo, strato nerastro internamente, spesso con tracce di fuoco esternamente, appartengono a vasi di medie e piccole dimensioni (pentolini e tegami di varie forme) eseguiti al tornio (Foto 66).
Foto 66 - Contrada S. Lucia: frammenti di ceramica ad impasto alquanto poroso con internamente uno strato nerastro e bruno.
e - Pesi fittili
Sono stati rinvenuti in superficie nove pesi fittili di forma tronco-piramidale a base quadrangolare e precisamente: cinque con superfici piane e quattro con superfici convesse tali da far assumere ad alcuni una forma quasi ovoidale rastremata verso l’alto (Foto 67).
Foto 67 - Contrada S. Lucia: pesi fittili con impressioni e base di una statuetta.
Sono di varie misure, dai due più grandi e più pesanti, alti cm. 8, a quello più piccolo alto cm. 5; l’altezza degli altri è quasi costante, infatti si aggira intorno ai 7 cm.; tutti i pesi risultano avere una fabbricazione accurata.
L’argilla è ben depurata, di colore giallognolo o tendente a rossiccio, con ingubbiatura giallognola, assente in due pesi. Hanno tutti un foro di sospensione che li attraversa da parte a parte; inoltre, alcuni di essi presentano anche delle impressioni di vario tipo sulla testa o su ambedue le facce maggiori, precisamente:
Foto 67 - Contrada S. Lucia: ingrandimento di 2 pesi fittili con impressioni e della base di statuetta.
- impressione sulla testa con rosetta a 11 petali costituiti da sottili tratti incisi, con orlo arcuato impresso (Foto 67 con ingrandimento a);
- cinque stelle ad incisione ad otto punte disposte: due sullo stesso livello, nella parte superiore, tre a triangolo in quella inferiore (simili motivi si ritrovano anche sui pesi fittili tronco-piramidali di Monte Sannace (40)) (Foto 67 con ingrandimento b);
Altre impressioni costituite da: due semicerchi concentrici a sottile incisione, oppure incisioni sulle facce con semicerchio impresso. Sempre nella Foto 67 con ingrandimento c, è raffigurata la parte inferiore di una statuetta fittile, cava all’interno e modellata su entrambi i lati; sono visibili le pieghe del chitone ed un lembo dell’himation (capo di abbigliamento) che ricopre tutta la parte posteriore; “doveva rappresentare una figura femminile stante, molto simile come tipo a quella della «Collezione Polese» conservata nel Museo Archeologico di Bari e datata al III sec. a. C.” come suggerì la dott.ssa Meluta Marin.
Tutto il materiale esaminato rivela uno stretto collegamento con Monte Sannace e, quindi, può essere datato dal IV agli inizi del III sec. a. C.. Avvalorano questa cronologia sia la forma allungata degli skyphoi, sia i due frammenti di ceramica apula a figure rosse la cui fine fattura sembra farli risalire alla metà del IV sec. come concluse la dott.ssa Meluta D. Marin; inoltre, “possono essere datati alla stessa epoca sia il frammento di statuetta sia la decorazione impressa sul frammento di orlo di pithos, il cui motivo a palmette e fior di loto appare proprio nel repertorio decorativo della ceramica apula della metà del IV sec. a. C.”.
La zona di terreno ricca di frammenti, ubicata a poche decine di metri dal fiume “Aveldium”, ci è apparso essere quella circostante la tomba, benché i frammenti a vernice nera, quelli grezzi e quelli ad impasto siano stati rinvenuti su tutti i terreni circostanti in un semicerchio di raggio abbastanza ampio, esteso ad Est fin dietro la chiesetta di Santa Lucia.
Ci doveva essere nel luogo certamente un abitato piuttosto esteso e, di conseguenza, ci doveva essere una strada di collegamento con altri siti abitati presenti nelle vicinanze.
Le ricerche ci hanno condotto nuovamente a studiare in modo più approfondito il Foglio dell’IGM n. 176 che l’Alvisi ha allegato al suo studio sulla viabilità romana nel nostro territorio (Doc. 68), studio condotto sulle aerofoto sia del volo base dell’IGM degli anni 1954-1955 sia sulle foto aeree del Bradford. Da questo studio l’autrice ha ricavato un tracciato stradale che da Canne, passando per la Masseria Palombara, la Masseria S. Procopio e la Masseria Torricciola, giunge alla periferia di Andria fino all’incrocio di via don Riccardo Lotti con viale Pietro Nenni (tracciato A-B nel Doc. 68); qui il tracciato romano non è più visibile nella foto aerea per l’urbanizzazione del territorio, ma è molto probabile che la strada proseguisse il suo percorso passando proprio vicino all’abitato di S. Lucia, poco distante, per allacciarsi al tracciato romano della via Traiana che si trovava soltanto a due chilometri più a Sud.
Doc. 68 - Giovanna Alvisi: viabilità romana su foglio 176 I.G.M..
Non sembra neppure azzardata l’ipotesi che l’insediamento di Santa Lucia poteva essere anche collegato con “Bardulos”. Infatti, sempre sullo stesso Foglio 176, l’Alvisi ha riportato un altro tracciato stradale che partendo da Bardulos giunge fino all’incrocio con l’Aveldium (tracciato C-D nella Doc. 68). La via, “forse proseguiva costeggiando proprio il fiume” e passando, quindi, a poche decine di metri dall’abitato di Santa Lucia, restava distinta dalla prima strada, oppure si immetteva in essa all’altezza dell’incrocio tra via don R. Lotti e viale P. Nenni.
Con queste possibilità viarie, l’insediamento di Contrada Sgarantiello poteva commercializzare con “Canusium” e “Rubos” e ne è traccia nella grande varietà di ceramiche di cui ai frammenti trovati.
Un riferimento a numerosi ed antichi sepolcreti esistenti alla periferia della città di Andria lo troviamo nell’opera del canonico Riccardo D’Urso “Storia della Città di Andria” dove, nel libro I si legge: “Che dirò poi del numero infinito di sepolcreti che qui da giorno in giorno si scoprono? ... sullo spianato di S. Michele al lago, ed in tutto il contorno di quella chiesa: nelle vicinanze ed accanto alla chiesetta di S. Lucia. ...”.
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Della Contrada Sgarantiello e dei frammenti ceramici che numerosi si sono rinvenuti in superficie, fino ad oggi non ne ha mai parlato nessuno, tranne mia moglie Anna nella sua tesi di laurea dell’anno accademico 1972-1973, compreso i sacchetti contenenti i frammenti ceramici rinvenuti sul terreno. Questi frammenti sono i più significativi del periodo del IV-III sec. a, C. rintracciati nel nostro territorio.
La tesi di Anna Pini e l’analoga tesi di Giuseppina Pappalepore (cui la Prof.ssa Meluta Miroslav Marin aveva affidato le ricerche dell’altra metà della Tavoletta I.G.M. I S.O.), compreso i relativi atlanti fotografici, furono depositate presso l’Istituto di Topografia Antica dell’Università di Bari nell’anno 1973 e successivamente, nell’anno 2006, copie delle due tesi furono da me consegnate alla Soprintendenza Archeologica di Bari; purtroppo, per i siti archeologici di Monte Faraone, Monte Santa Barbara e il sito archeologico ubicato alla Contrada Sgarantiello nei pressi della Chiesetta di Santa Lucia, nessuno ha intrapreso una seria iniziativa di approfondimento.
Ai fini di questo mio lavoro, il suddetto sito diventa importante perché è ubicato nelle immediate vicinanze dell’antico fiume “Aveldium” e per esso, oltre alle considerazioni che fece la Dott.ssa Meluta M. Marin, si può anche pensare alla presenza di una grande villa romana con intorno diverse dipendenze.
Se si dovessero scoprire altre tombe, allora prenderebbe più corpo l’ipotesi di un vero e proprio insediamento abitativo.