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da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi" - Vol. I
di Michele Agresti (1852-1916)
Capo XVIII
(anni 1861-1899)
Sparito il Reame delle due Sicilie, e compiuta l’annessione delle Marche e dell’Umbria, il Piemonte suggellava l’unità nazionale italiana
[1],
proclamata il 6 Febbraio 1861, sotto Casa Savoia.
Primo atto dei rivoluzionarii del nuovo Regno unito fu la soppressione degli Ordini Monastici nelle Provincie Meridionali,
in piccola proporzione nel 1861, in maggiore estensione, poi, nel 1866.
Colla legge 15 Agosto 1867 perdettero, poi, la qualità di Enti giuridici tutti i Capitoli Collegiali del Regno, ed i loro beni passarono allo Stato.
In virtù della medesima legge, i soli Capitoli Cattedrali furono dichiarati immuni dalla soppressione; ma il numero dei loro componenti
fu, però, ridotto a diciotto, cioè, a dodeci Canonicati ed a sei beneficiati, minori.
I relativi loro beni passarono, quindi, tutti al Demanio dello Stato, convertendo le diciotto porzioni conservate in rendita iscritta sul Gran Libro del Debito Pubblico.
In virtù di queste leggi eversive, Andria vide chiudersi i tre Monasteri (quello dei Cappuccini, dei Minori Osservanti, e degli Agostiniani);
soppresse le due Collegiate (S. Nicola e l’Annunziata) e ridotto a soli
dodeci
[2]
Canonicati (dei
sessanta che ne contava!) il Capitolo Cattedrale; mentre tutti i rispettivi beni
passavano poi dalle sue
mani morte
[3],
nelle mani vive dei Demanio, per esser venduti, a mezzo di una società Anonima, all’asta pubblica! …
Perché non si perda memoria del vistoso patrimonio della Cattedrale, ne riportiamo qui l’elenco di tutti i suoi beni
(sia rustici che urbani), quali furono denunziati nel 1865, per l’applicazione della tassa di manomorta.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1]
Alla unità nazionale italiana mancava ROMA. tanto agognata dai Rivoluzionarii.
Il 20 Settembre 1870, gl’Italiani, per la
breccia di Porta Pia, entravano in Roma.
Cosi fu compiuta l’unità italiana; mentre il Papa chiudevasi volontario prigioniero, in Vaticano!
[2]
Neppur furono conservati i 6 beneficiati minori, che la medesima legge concedeva ai Capitoli Cattedrali,
perché la Cattedrale di Andria non aveva
beneficii minori all’epoca della soppressione!
[3]
I beni degli Enti Ecclesiastici furono dichiarati
manomorte, perché nulla fruttavano nelle mani degli Ecclesiastici!
E sia pure … Ma. di che furon rei tanti venerandi Sacerdoti, che consecravano la lor vita al bene dell’umanità vuoi coll’insegnamento,
vuoi coll’assistenza negli ospedali, vuoi coll’aprire le porte dei loro conventi, per consigliare i ricchi, per isfamare i poveri? …
E quale vantaggio ne ha ricavato poi lo Stato da quei beni, passati dalle manomorte degli Ecclesiastici
nelle mani vive di tante arpie indigene e straniere? … I beni delle Chiese, dice il Concilio di Aquisgrana (816)
sono
voti dei fedeli, prezzo dei peccati, patrimonio dei poveri! È perciò che non portano fortuna
a chi se ne impossessa! Enrico VIII discacciò i monaci dai chiostri, diroccò diecimila Chiese e tutti i Monasteri,
facendosi beffa col dire:
Corvorum nidos esse penitus disturbandos, ut postea iterum ad cohabitandum convolent;
ed applicò al regio fisco tutte le rendite che ai monaci si appartenevano. Ebbene Enrico VIII
non fu mai più misero ed infelice d’allora, secondo narra il Santoro (libro 1.
de schismate anglicano),
e dové presto ricorrere a nuovi balzelli! Vide poi morire l’abbandonata Regina Caterina; decollata l’adultera Anna Bolena,
confusa la sua discendenza col connubio di sei mogli, dalle quali ebbe due mostri (Eduardo ed Elisabetta).
E, finalmente, Enrico VIII moriva impenitente, pronunziando queste parole; AMICI PERDIDIMUS OMNIA!
*
* *
INVENTARIO
I. - Fondi e case appartenenti alla Massa Comune o Corale.
-
La Mattina di Montepetroso. Tra pascoli e coltura circa Carra
[4]
trentatré, giusta la pianta fatta dal regio agrimensore Bernardino Palmieri.
-
Petrarelli, o S. Basile. Carra 2, e versure 16 fra pascolo e coltura, giusta pianta del suddetto Palmieri.
-
La Mattina di Cadadivolpe o Spineta. Carra tredici, giusta la misura del medesimo Agrimensore.
-
La Mattina di Papaluca. Carra cinque e mezzo, fra erboso e coltura, giusta misura del medesimo agrimensore.
-
La Mattina di Sporlingano. Carra 6 fra erboso e coltura, giusta misura del medesimo agrimensore.
-
La Mattina di Lamagenzano. Carra 2 fra erboso e coltura, giusta misura del medesimo agrimensore.
-
La Mattina di Bosco di Spirito. Carra 36, fra pascolo, bosco e coltura.
-
La Selva. Carra 100, sulla quale il Capitolo aveva il diritto statotonico e di legnare.
-
Calicchio. Versure 26, concesse in enfiteusi a terza generazione.
-
Chiancarulo. Versure 16, concesse in enfiteusi sino a terza generazione.
-
Maraldo. Versure 23, concesse in enfiteusi sino a terza generazione.
-
Scolca. Vignali 13
[5]
concessi in enfiteusi ecc.
-
S. Ilario. Versure 36 ed ordini 62.
-
Giardino. detto D. Trojano, vignali 3, in enfiteusi a 3. generazione.
-
Pescara di S. Giovanni delli Quartaroli. concessa in enfiteusi.
-
Pescara di S. Giovanni Cannozza. concessa in enfiteusi
[6].
-
Montingelli. vignali 13, in enfiteusi come sopra.
-
Pozzo Cupo. sulla via Bisceglie, in enfiteusi ecc.
-
Cortile. vicino al lago di S. Angelo, in enfiteusi ecc.
-
Chiancone di Tucci. Vignali 6, in enfiteusi ecc.
-
Chiuso di S. Mauro. sulla strada dei Cappuccini. Vignali 45.
-
Orto dietro S. Maria della Grazia. Vignali 7, in enfiteusi.
-
Orto vicino al parco di Scipione Quarti, in enfiteusi.
-
Parco del fu D. Francesco Furibondo, in enfiteusi.
-
Orto di Pistacchio. Vignali 8, in enfiteusi.
-
Chiuso ai Capriolo. Vigne diciasette
[7],
in enfiteusi.
-
Monte Faraone e Stingitella. Vignali 7, in enfiteusi.
-
Tupparoni di S. Lucia, o S. Pietro dei Ferrari. Vignali 19 in enfiteusi.
-
Parco di Calcagnano, e Parco di Martinelli. Versure 12, in enfiteusi.
-
S. Antonio Abate. Vigne 2, appartenenti per meta alla Penitenzieria - concesse in enfiteusi.
-
S. Candido. Vignali 8, in enfiteusi.
-
Maccarone. Vigne 2, in enfiteusi.
-
Orto di Zupparoni. Vignali 9, in enfiteusi.
-
Olivarotonda. Vignali 2, in enfiteusi.
-
Pescara d’Accinno. Vignale 1, in enfiteusi.
-
Tommasino. Vignali 2, in enfiteusi.
-
Carallesi. Vignali 3, in enfiteusi.
-
Palmento, vicino alla Madonna della Grazia, in enfiteusi.
-
Coppe. Vignali 12. in enfiteusi.
-
Via di Canosa, vicino al Palmento di S. Riccardo. Vignali 7, in enfiteusi.
-
Tupparoni. Orto dei Padri Carmelitani, Vignali 4, in enfiteusi.
-
Carbonara. Vignali 10, in enfiteusi.
-
Trapizzo, sulla via di Corato. Vignali 4. in enfiteusi.
-
Sant’Angelo dei Ricchi. Vignali 18, in enfiteusi.
-
Cicaglia. Vignali 2 in enfiteusi.
-
Macchia di Rosa. Vignali 5, enfiteusi.
-
Borduito. Vignali 3, in enfiteusi.
-
Censi minuti in Ducati 6o.
-
Casa alla Porta la Barra.
-
Casa dietro S. Simeone.
-
Casa con bottega e cellajo al Vaglio.
-
Case vicino al Mulino.
-
Bottega alla Piazza.
-
Grotta S. Ciriaco.
-
Casa alla Strada dei Signori Arcamone.
-
Casa della lagrima di Giobbe.
-
Casa alla strada Campanile.
-
Casa serpentina alla ruga
[8]
di Bisceglia, con cortile.
-
Casa alla strada dei Molini.
-
Grotta alla strada di S. Maria Vetere.
(N. B. Sulla rendita dei sopradetti fondi, oltre alla quotidiana assistenza al Coro, a cui erano tenuti
tutti i Canonici partecipanti della massa comune o corale, ciascuno poi, per turno, era obbligato
alla celebrazione della messa Conventuale, che viene soddisfatta tutti i giorni in complemento
dell’ufficiatura divina, prelevando l’elemosina dal frutto dei sopracennati fondi).
NOTE
[4]
Il
Carro equivale a 20
versure: la
versura è poco più di un
ettaro.
[5]
Il
Vignale corrisponde ad
ordini 40: l’
ordine vale poco più di un’
ara, ossia
viti 80.
[6]
Questa cisterna è messa dietro la Chiesa delle Croci, sulla via S.a. Maria dei Miracoli.
[7]
La
vigna equivale a 30
ordini.
[8]
Ruga viene dal francese
rue, via.
II. Fondi e Case appartenenti alla Massa piccola o delle Messe
-
La Mattina di Lamacaminata. Carra 10 fra erboso e cultura, giusta la pianta dell’agrimensore Palmieri.
-
La Mattina di Scinatti. Carra 7 fra erboso e coltura.
-
La Mattina di S. Atavella o Iacovone. Carra 3 fra erboso e coltura.
-
La Mattina delle Tufarelle. carra 6 fra erboso e coltura.
-
La Mattina di Lamapaola. carra 16 fra erboso e coltura.
-
La Mattina di Torre di Maggio. carra 9 fra erboso e coltura.
-
La Mattina di Tardaggio. carra 13 fra erboso e coltura.
-
Mastro Ottaviano. Vigne 8.
-
Oliva Rotonda. Vigne 10.
-
Borduito. Vigne 4.
-
Cappella. Vigne 11.
-
Macchia di Rosa. Vigne 2.
-
Cappuccini. Vigne 4.
-
Santacroce. Vignali 3.
-
Capodacqua. Vignali 4 con pozzo.
-
Porta di S. Andrea. ordini 13.
-
S. Angelo dei Ricchi. Vignali 2.
-
S. Angelo al Lago. Versura 1.
-
Casa a Porta la barra, con bottega (di Fabrizio di Maggio).
-
Casa a ruga di Carbutti (di Lucrezia Samele).
-
Casa a ruga Carbutti (di Porzio de Excelsis).
-
Casa a ruga Carbutti (del Can. D. Carlo Catafaregna).
-
Casa all’arco dei Pedoti (di Fabrizio di Maggio).
-
Sottano all’arco dei Pedoti (del Can. F.sco di Nenna).
-
Botteghe due alla Piazza (della famiglia Micali).
-
Case due a Pantano (di Michele Zaccaro).
-
Case tre a strada Signora Lucrezia (di Lucia di Turi e Notar Marciano).
-
Bottega al vaglio (del Can. D. Paolo D’Aquino).
-
Case a S. Bartolomeo (del Can. D. Giovanni Gavetta).
-
Casa a via Arcamone (del Can. D. Paolo D’Aquino).
-
Casa dietro la Chiesa delle Benedettine (dell’Arciprete Palombella).
-
Casa a ruga Gualanelli (di Mauro Bisceglia).
-
Casa a ruga Gualanelli (della famiglia Spatarelli).
-
Casa a via S. Chiara (di Grazia Marciano).
-
Casa a via S. Chiara (del Canonico D. Francesco Furibondo).
-
Casa a via dell’Orologio (del Canonico D. Orazio Aurisicchio).
-
Casa a via Pendio (del Canonico D. Francesco Vitagliano).
-
Casa a via dell’Orologio (di Carlo Mondelli).
-
Bottega alla Piazzetta (di Giacomo Angotta).
-
Casa in via S. Francesco (di Rosa Vilella).
-
Casa a Porta Santa (di Maddalena Acierro).
-
Casa a Porta Santa (del Canonico D. Riccardo Falcone).
-
Casa a via dei Mulini (di Tola Scalcione).
-
Casa a via Lupicino (del Canonico D. Pietro Superbo).
-
Casa in via S. Francesco (del Canonico D. Nicola di Noja).
-
Casa in via S. Francesco (della famiglia Porziofoglia).
-
Casa in via Pendio (del Canonico D. Francesco Petuso).
-
Casa a Porta del Castello (del medesimo).
-
Casa al largo Catuma (di Francesco Chiarelli).
-
Casa a ruga della Sala (del Canonico D. Pietro Brudaglio).
-
Casa al largo S. Ciriaco (di Angiolella De Risis).
-
Casa a via Celso sulle muraglia (di Vittoria Picentino).
-
Casa a S. Angelo al lago (di Nardo Vurchio).
-
Casa al forno Melillo (di Giuseppe de Patronis).
-
Casa e Bottega a Porta la barra (di Franceso Paolo Antolini).
-
Casa a S. Angelo dei Meli (della nobile famiglia Volponi).
III. Capitali per celebrazione di Messe, lasciati al Capitolo Cattedrale.
Legato |
Capitale di ducati |
- D. Domenico Arcamone
- Lorenzo e Riccardo Saccotelli
- D. Francesco e D. Nicola Mita
- D. Luigi Attimonelli
- Signor Diego Vespa
- Eredi di Antonio Lo Conte
- Eredi del Canonico, D. Domenico Marchio Paladino
- Giuseppe Quacquarelli
- Francesco Paolo Capiahianca
- Eredi del Sig. Michele Morse
- Riccardo Dell’Oglio
- Angelo Zagaria
- Eredi di Mastro Paolo Antolini
- Eredi del Canonico Potito
- Riccardo Capogna
- Saverio Losito
- Nicola Gazzillo
- Francesco Saverio Rella
- Eredi di Lorenzo Chieppa
- Eredi di D. Giuseppe Cristiani
- Eredi del Canonico D. Giuseppe Nicola Ursi
- Nicola e Francesco Tesse
- Lucia Cannone
- Eredi di Mastro Nicola Regano
- Angela Campanile
- Francesco Guglielmi
- Eredi di D. Nicola Palombella
- Eredi di Mastro Giovanni Attimonelli
- Domenico Marinari
- Signor Nicola Lo Muscio
- Vito Di Bari
- Domenico Di Bari
- Giovanni Di Bari
- Riccardo Monterisi
- Riccardo Pastore
- Felice Di Schiena
- Nicola Porro
- Riccardo Civita
- Francesco Lorusso
- Arciprete Colavecchia
- Pasquale Cannone
- Signor Luca Leccisi
- Canonico Filippo Antolini
- Vito Nicola Marchio-Paladino
- D. Giuseppe De Matteis
- Domenico Nicola Caporale
- Eredi di D. Giuseppe Pincerna
- Eredi di D. Gaetano Calò
- Eredi di D. Domenico Marchio-Paladino
- Eredi di Mastro Felice Pascullo
- Sig. Luca Verde
- Sebastiano Losito
- Eredi di Gaetano Coco
- Arcangelo Spiriticchio
- Canonico D. Vincenzo Vespa
- Canonico Sarcinelli
- Lorenzo Sarcinelli
- Agnese Lavelli
- Anna Maria Stasi
- Fiorillo Frisari di Bisceglie
- Michele Zagaria
- Canonico Polito
- Barbara Morgigno
- Riccardo Crocetta
- Eredi di Antonio Di Noja
- Canonico D. Riccardo Polito
- Eredi di Tommaso Lo Muscio
- Eredi di D. Vincenzo Frascolla
- Cristina Leonetti
- Eredi di Giuseppe Ieva
- Riccardo Dell’Oglio
- Savino Ciciriello
- Francesco Dell’Olio
- Giuseppe Brudaglio
- Teresa Libio
- Michele D’Anelli
- Signora Caterina Griffi
- Francesco Paolo Samele
|
150,00
100,00
240,00
40,00
80,00
200,00
127,00
150,00
100,00
50,00
52,35
40,00
150,00
100,00
15,00
100,00
10,00
60,00
60,00
160,00
120,00
80,00
20,00
85,00
20,00
80,00
100,00
65,00
150,00
50,00
90,00
70,00
90,00
35,00
250,00
50,00
300,00
30,00
30,00
250,00
50,00
600,00
40,00
400,00
30,00
35,00
200,00
50,00
825,00
300,00
100,00
120,00
30,00
25,00
300,00
150,00
100,00
300,00
60,00
250,00
100,00
400,00
280,00
20,00
50,00
200,00
85,00
40,00
130,00
100,00
300,00
300,00
300,00
200,00
70,00
20,00
300,00
200,00
|
TOTOLE Ducati |
10.599,35 |
IV. - Fondi destinati alle spese del Culto
(che formano la Fabriceria).
- La Mattina di Fornelli, carra 20 tra pascolo e coltura.
- S. Simio o Santatavella, Carri 4 e versure 19.
- La Mattina di S. Angelo a Carbonaro, Carra 7 fra pascolo e coltura.
- La Mattina di Paparicotticchio, Carra 5, versure 13.
- Sgarantelli, Vigne 10.
- Coppe, vigne 6.
- Borduito, vignali 3.
- Martinelli, vignali 2.
- S. Polito, versure 13.
Tutto questo ben di Dio passò nelle mani del Demanio (per le leggi di soppressione del 15 agosto 1867)
e, poscia, nelle mani dei compratori, che non ebbero alcun pensiero della scomunica e delle censure, comminate dalla S. Sede!
(Diamo intanto alcune notizie della provenienza di taluni dei sopraddetti fondi, non essendoci riuscito poter aver notizia della provenienza di tutti.)
-
La Mattina, detta Torre di Maggi: di carra 9 e versure 13½ fu comprata dal Capitolo per ducati 3,970
(a ducati 400 il carro!) dal Sig. Fabrizio Maggi, il quale rilasciava al Capitolo, sul prezzo convenuto anche ducati 500,
a condizione che il Capitolo celebrasse due messe in ogni settimana dell’anno (una all’altare
di S. Riccardo, e l’altra in quello di S. Giuseppe) per sè e per i suoi
[9].
-
Lamapaola, detta la mattina di Cola Paula: di 16 carri fu acquistata dal Capitolo in varii appezzamenti.
Prima furono acquistati carri 9½; poscia altri carra 3 e versure 18 (dette le pizzutelle di S. Mauro);
poscia altri carra 2 e versure 12 della calcara di Garofano
[10].
-
Bosco di Spirito: di carra 36, una metà era già proprietà del Capitolo, l’altra metà gli fu lasciata dal Sig. Ottavio Marolda,
coll’obbligo di pagare alla Signora Eleonora De Vives ducati 400 - Questi ducati furono dal Capitolo pagati
alla Signora De Vives da varii capitali di legati, e Bosco Spirito lasciò tutto in proprietà del Capitolo
[11].
-
La Mattina di Ciminera: della estensione di carra 24 e versure 15, con altri carra 12 demaniali
(nelle vicinanze di Aquatetto, Savignano ed altri confini) fu acquistata in solidum dal Capitolo Cattedrale
e dal Monastero delle Benedettine, pagando ciascuno ducati 2,500 al Duca di Andria D. Fabrizio Carafa,
cum pacto retrovendendi, come si rileva dall’istrumento del Notar Menduni del 5 Maggio 1704.
Per detti ducati 2,50o (dati a censo dal Capitolo al detto Carafa) il Carafa sottomise ad ipoteca,
oltre ai carra 24 e versure 15, altri carri 12 demaniali, (contigui al luogo detto lago Corso,
giusta il territorio di Acquatetta, Savignano di detto Duca, la pezza delle Monache del Monistero di S. Lucia
di Barletta e le terre demaniali di Minervino Murge).
-
Palese: versure 17 , vignali 2 e ordini 4. Onesto fondo però fu ceduto, pel prezzo di ducati 279 e grana 8o ½,
al Monastero delle Benedettine, il quale aveva grandi possedimenti in quel territorio
[12].
Molti altri legati possedeva il Capitolo Cattedrale, dei quali diamo qui pure notizia della loro pervenienza.
-
Sig. Sebastiano Spagnoletti, con istrumento del Notar Sebastiano Cristiani del 2 Settembre 1750 legava al Capitolo Cattedrale
ducati 1200, coll’obbligo di celebrare, mundo durante, messe 219 all’altare di S. Giuseppe,
con facoltà di estinguere i debiti contratti dal Capitolo nelle famose liti coi Domenicani.
Tali debiti si estinsero, pagando, da detta somma, ducati 1010 agli eredi dell’Arciprete Pincerna,
e ducati 190 agli eredi dell’Arcidiacono De Robertis, i quali avevano anticipato quella somma,
per sostenere le liti contro i Domenicani.
-
Il Sig. Pasquale Spagnoletti del fu Riccardo nel 1818 legò al Capitolo ducati 100, per celebrare annualmente
una messa cantata solenne colla elemosina di ducati 5, mundo durante.
-
Il Conte Giuseppe Aggiutorio e la Contessa Vincenza Conoscitore
[13]
nel 1798 legarono al Capitolo ducati 300 per celebrazione di messe.
-
Il Canonico D. Riccardo Turi nel 1823 donò al Capitolo un fondo con l’annua rendita di ducati 20,
da celebrare messe all’altare privilegiato di S. Riccardo.
-
Il Signor Michele Attimonelli, celebre medico andriese, domiciliato e morto a Parigi, col testamento olografo
del 14 Febbraio 1823 (scritto in francese) legava al Capitolo Cattedrale la somma di cinque mila franchi, da impiegare
a favore dei poveri di Andria, lasciando altri 500 franchi al Capitolo, per celebrare una messa solenne, per una volta sola,
all’arrivo della notizia di sua morte. Tale somma, giusta disposizione testamentaria, doveva versarsi dagli esecutori testamentarii
nelle mani delle tre dignità del Capitolo [cioè l’Arcidiacono, l’Arciprete ed il Primicerio].
Ecco le parole del suo testamento, dal quale stralciamo la parte che riflette tal legato:
«Je donne e lègue la somme de cing mille francs an bènèfice des pauvre de la ville d’Andria, ma patrie,
dans le Royaume de Naples. Mej’ executeurs Testamentaires feront passer cette somme aux trois premièrs dignitès
de l’Eglise Cathedral d’Andria, c’est à dir l’Archidiacre, l’Archiprete e le Primicerio. Je les prie d’amplover
cette somme dans le placemens leur; et mon intention est que leur revnu soit distribué, a perpètuitès tout les ans,
dans la neuvam de Noé à des pauvres mandians par véritable nècessitè. Je charge mes executeurs testamentairs
de faire passer entre les dictes trais dignitès de la Eglise Cathedrale d’Andria la somme de cing centes francs
pour fassent celebrer pour une seule fais une Grande messe, a l’arrivèe de la nouvelle da ma mort».
(Egli morì a Parigi nel 1830).
Oltre a ciò, destinava altri 5 mila franchi, per far celebrare a Parigi un gran funerale,
e duemila e cinquecento franchi per un monumento nel Cimitero di quella Metropoli.
Per poter ritirare i 5500 franchi da Parigi, occorsero delle grandi spese
[14],
per cui la somma fu ridotta a L. 4250.
Ottenuta tale somma dagli esecutori testanentarii parigini, le tre dignità capitolari di quel tempo,
l’Arcidiacono Lorenzo Marchio, l’Arciprete Riccardo Santacroce ed il Primicerio Michele Cocco,
(cui successe D. Giuseppe Troia), quali amministratori del legato, impiegarono la detta somma nell’acquisto
dei seguenti terreni (secondo risulta dalle carte capitolari annesse al testamento),
-
versura una ed ordini 19 in contrada Belvedere;
-
ordini 4o e viti 19 a Martinelli;
-
ordini 75 in contrada Seminario.
Questo legato poi andò perduto, essendoselo appropriato i parenti dell’Attimonelli, i quali, sotto il pretesto di povertà,
vollero essere i preferiti. Furono sostenute varie liti dal Capitolo: ma poi finì tutto colla rinunzia
del Capitolo e delle tre dignità, che dimisero il loro mandato!
-
D. Vincenzo Vespa Martinez
[15],
Cantore della Cattedrale, nel 1825 legava al Capitolo ducati 5o per celebrazione di messe all’altare di S. Riccardo.
-
D. Nicola Angioletti, nel 1837 legava al Capitolo ducati 40o per celebrazione di messe.
-
Il Canonico D. Franc. Paolo Paradies nel 1839 legava al Capitolo ducati 200 per celebrazione di messe.
-
Mons. Giov. Battista Bolognese nel 1827 donava al Capitolo un capitale di ducati 5oo, che vantava ed ipotecava
sopra i beni del Sig. Vincenzo Vespa fu Diego, offrendo l’annua rendita netta di ducati 36. Da questa rendita disponeva,
che si prelevassero ducati 6 annui per la polizia settimanale della balaustra
[16],
che chiude il presbiterio, [fatta costruire dal medesimo Vescovo], e ducati 3o per la celebrazione di messe N. 5o
in altari privilegiati, oltre ad una messa solenne nel dì anniversario di sua morte.
-
Il Vescovo Cosenza legava al Capitolo ducati 700, da impiegarsi in acquisto di fondi, o in compra di annua rendita,
destinando dal fruttato ducati cinque per un anniversario solenne, ed il rimanente per messe piane, da celebrarsi,
mundo durante, per l’anima sua all’altare di S. Riccardo, con la elemosina di carlini cinque la messa.
-
Vincenzo Addati fu Lorenzo nel 1859 lasciava al Capitolo ordini (are) cinque in contrada La Cappella,
ed ordini 90 a Lama di Muccia, con obbligo di celebrare una messa cantata nella festività di S. Colomba,
con accendere pure 6 candelotti, ed una messa annua con la elemosina di carlini 20 per l’anima sua,
non che altre messe piane a grana 25, pel rimanente.
-
Angela Maria di Bari, moglie del suddetto Vincenzo Addati, nel medesimo anno 1859 lasciava al Capitolo altri ordini 90
in contrada Lama di Muccia, con l’obbligo di celebrare annualmente una messa cantata all’anniversario di sua morte,
con elemosina di carlini 20, e, dalla resta, messe piane a grana 50 in altare privilegiato.
-
La Signora Savina Sinisi, erede di D. Giacomo Sinisi, nel 1841, invece del legato fatto da costui al Capitolo,
donavagli varii fondi, e cioé mezza versura alla Polvere, ed ordini 66 a Chiancarulo,
non che ducati 5o con obbligo di celebrare messe.
-
Il Sig. Filippo Fasoli nel 1849 legava al Capitolo ducati 100 per celebrare, dal fruttato, tre anniversarii all’anno,
uno per sè, nel dì della sua morte (che cade a 2 gennaio), l’altro per suo fratello Riccardo (a 14 Giugno);
il terzo per sua moglie Rosa Pandolfelli (12 Dicembre) all’altare di S. Riccardo.
-
Il Canonico D. Savino Ieva e sua nipote D. Teresa Ieva fu Francesco nel 1830 donavano al Capitolo ducati 219 e grana 21½,
con l’annua rendita di ducati 15 e grana 34½, alla ragione del 7%, con l’obbligo di celebrare tante messe, quante ne cadono
alla ragione di carlini 3 l’una. Detto capitale poggiava su d’un fondo a Parco de Excelsis o Stingitella,
acquistato da Riccardo Cannone fu Giuseppe, come da istrumento Gioscia del 183o.
-
Il Canonico D. Lorenzo Troja nel 1845 costituiva a favore del Capitolo un legato di Ducati 200 per celebrazione
di messe alla ragione di grana 45 per l’anima sua e dei suoi. Il medesimo Canonico Troja, con suo testamento,
lasciava al Capitolo tutte le partecipazioni non esatte sino all’epoca di sua morte.
Il Capitolo, avvenuta la di lui morte, prelevò la somma di ducati sessanta, che impiegò in acquisto d’annua rendita,
obbligandosi di far, da questa, celebrare, mundo durante, una messa solenne anniversaria.
Molti altri legati aveva il Capitolo della Cattedrale, che furono consumati nelle cause contro il Capitolo di S. Nicola.
Fra questi legati, noteremo quelli del Sig. Federico Conoscitore, di Riccardo Falcone, dell’Arciprete Palombella,
del Canonico Zinfolino, del Canonico D. Sebastiano Paradies e suo fratello, di D. Riccardo Margiotta,
di Gianicola Aurisicchio, di Francesco Chiarelli e moglie, di D. Francesco Petusi, dì Francesco Antolini,
di Carlo Mordelli, di D. Sebastiano Spagnoletti, di D. Sebastiano Visisi, di Tommaso Aybar,
di D. Pietro Calcagno, di Pompilio de Risis, di Lama Draghiscio, di Lucrezia Picentino,
di Leonardo Brudaglio, di Barbara de Angelis, di Laura di Teo, di D. Marcella Carbutti,
di Michele Zaccaro, di Esabella de Risis ecc.
Tutti i sopradetti legati, unitamente agli immobili, andarono nelle mani del Demanio dello Stato, in virtù delle leggi eversive
del 1866, e 1867, assegnando all’Ente Capitolo una rendita tassata al 5%, limitata a sole 12 porzioni,
delle 53 di cui era composto il detto Capitolo, oltre ai 7 Canonicati soppressi per le parrocchie!
*
* *
Perché non se ne perda la memoria, riproduciamo qui anche un elenco della vasta proprietà, che possedeva la Mensa Vescovile,
passata pure nelle mani del Demanio dello Stato, e quindi dei nuovi acquirenti.
-
S. Barbara: Carra 14½.
-
Chiancarulo, (sulla via di Canosa): Carra 27½.
-
S. Martino: Carra 18½.
-
S. Angelo: Carra 6 : (Altri carra 6 erano del Capitolo).
-
Altri piccoli fondi a S. Potito, a Padulecchia, a Trimoggia, a Lama di Muccia.
Oltre a ciò, il Vescovo riceveva molti altri assegni, e cioè frumento, cereali, paglia, niviera, romateglia, alcuni censi,
che gli pagava l’Università per la Delfina di Francia, diritto di Cattedratico, di matrimonii, di scomuniche,
quota funeraria, di obliti (ossia dal suono delle campane), della Gabella detta la Giommella,
della franchigia del vino mosto, della farina ecc. …
Più il Capitolo Cattedrale gli pagava annualmente carlini 5; quello di S. Nicola grana 10; quello dell’Annunziata grana 7½;
ciascuna Comunità Religiosa grana 5. Per la Croce della Cattedrale carlini 8 e grana 7½; per quelle delle Collegiate e delle Comunità ducati 35 annui.
A questa rendita andava aggiunta la porzione canonicale
[17].
Godeva pure di una rendita sull’orto al Parco delli Tomasini, dell’orto a S. Lorenzo, della stalla e grotta a S. Andrea:
di due stalle sotto il palazzo vescovile; di varie pischiere ecc. … Tutto andò egualmente nelle mani del Demanio!
NOTE
[9]
Dal
libro delle conclusioni capitolari del 18 Aprile 1659.
[10]
Dal
libro delle conclusioni capitolari del 1696.
[11]
Dal libro di procura del 1696.
[12]
Istrumento di Notar Girolamo De Micco del 24 Giugno 1694.
[13]
La famiglia del
Conti Aggiutorio si è estinta.
[14]
Conservasi nell’Archivio copia del testamento, del Regio assenso, ed una nota di spese sopportate
per la legalizzazione di detto testamento, e per esigere la somma sopradetta a Parigi.
[15]
La famiglia
Vespa Martinez apparteneva al Patriziato andriese; oggi più non esiste.
[16]
Perché questa somma, ora, non viene più erogata allo scopo, voluto dal donatore?
[17]
Il Vescovo, però, non partecipa alle distribuzioni dei punti della massa capitolare sulle fallenze degli assenti,
e neppure alla massa delle messe, Questa antica consuetudine fu sanzionata dalla S. Congregazione del Concilio
nell’anno 1595, come rilevasi dal
Libro delle cause varie (esistente nell’Archivio; pag. 469).
*
* *
Ed ora non ci resta, che narrare brevemente le lotte titaniche, sostenute dal Capitolo, per salvare il suo vistoso patrimonio.
Già, fin dal 17 Febbraio 1861, un decreto ministeriale obbligava tutti gli Enti Morali del Regno a rivelare,
sino al 31 marzo 1862, alla Cassa Ecclesiastica dello Stato, tutte le loro rendite, depurate dei pesi.
Ed il Capitolo, obtorto collo, dovette fare allora la prima rivela dei suoi beni!
Nel novembre del 1865 il Regio Subeconomo della Cassa Ecclesiastica fece precetto al Capitolo di pagare la rendita
dei canonicati vacanti, che si tenevano già sotto sequestro dalla medesima Cassa Ecclesiastica.
Il Capitolo cominciò col muover lite contro tale pretesa, sostenendo, che la sua rendita non proveniva da separate Prebende,
ma dalla Massa Corale, che, secondo fu definito dalla Camera di S. Chiara nel 1783, non andava soggetta a sequestro,
essendo formata di sole distribuzioni quotidiane. Intanto, nel gennaio del 1866, il Capitolo,
invitato a pagare la così detta tassa di Annuo Concorso, pel triennio 1861-1862-1863, vi sostenne una causa.
Ma, pubblicata la legge 7 luglio 1866, e verificati i titoli, presentati dal Capitolo, il Ministro delle Finanze
dié ordine di prendere possesso dei beni capitolari, per convertirli in rendita del 5 per cento sul. G. L. del Debito Pubblico.
Il Capitolo vi si oppose, e chiamò in giudizio il Demanio dello Stato, presso il Tribunale di Bari, dimostrando,
come quella legge colpiva di conversione solamente i beni immobili degli Enti Morali Ecclesiastici,
e non quelli delle Chiese Ricettizie o Curate (qual era la Cattedrale di Andria).
Sventuratamente quella causa tu perduta dal Capitolo, avendo il Demanio sostenuta la incompetenza del Tribunale.
Intanto il Regio Subeconomo Casardi di Barletta metteva sotto sequestro le porzioni canonicali,
ed il Demanio prese possesso dei suoi beni, esigendo la relativa rendita. Il Capitolo allora delegò
il valoroso Avvocato Torelli di Napoli a trattare amministrativamente l’affare col Demanio.
Ma, questi, continuò a mantenersi nel possesso dei beni e ad esigere le rendite dai fittuarii del Capitolo.
Per non pregiudicare i suoi interessi, con atto del 26 maggio 1867, il Capitolo chiese al Tribunale civile di Trani,
che non fossero molestati i suoi fittuarii dal Demanio, e che pagassero il fitto direttamente al Capitolo.
Il Tribunale si pronunziò, questa volta, in favore del Capitolo, ritenendo che, questi, andasse esente
dalla conversione dei suoi beni, perché Chiesa Ricettizia e Parrocchiale; ordinando quindi ai fittuarii
di pagare i relativi estagli dei fondi direttamente al Capitolo, e non già al Demanio.
Il Demanio si appellò alla Corte; e questa, con sentenza del 3o dicembre 1867, rigettò l’appello.
Passata la sentenza in giudicato, la Cattedrale di Andria rimase esente dalla conversione dei suoi beni,
in virtù della legge 7 luglio 1866; ed il Capitolo ritornò nel possesso dei suoi beni.
Ma, venne poi la legge 15 agosto 1867, la quale dichiarava soppresse varie categorie di Enti Morali,
ed i loro beni devoluti al Demanio. Il Capitolo, che era sfuggito alla legge di conversione, restò impigliato allora in quella della soppressione!
Molteplici cause si susseguirono frattanto, con esito, or favorevole, or disastroso pel Capitolo.
Ma venne, finalmente, la sentenza della Corte d’Appello delle Puglie, del dì 1. aprile 1870, la quale, considerando
la speciale prerogativa, che tutti i beni della Cattedrale di Andria erano costituiti da una sola massa comune,
e non da speciali Prebende, dichiarò il Capitolo esente dalla legge di conversione, e soppressione ancora.
Il Capitolo ne gioì, e si cullò allora nella dolce speranza di non venir più molestato!
Ma il diavolo cangia subito arme, quando vede spuntarsi quella che avea prima nelle mani! Così fece il Parlamento italiano …
Una nuova legge fu emanata a dì 11 agosto 187o, la quale disponeva che i beni di massa comune, appartenenti alle Cattedrali,
andar dovevano soggetti a conversione; e, per conseguenza, le porzioni di massa comune venivano a prendere il luogo delle Prebende!
Il povero Capitolo vide, allora, precludersi la via del salvamento!
Ma, ciò non ostante. non si arrese. Invitato dal Demanio di uniformarsi alla nuova legge, il Capitolo fece le sue legali proteste.
E, quando il Demanio, col fatto, ne prese possesso dei beni capitolari, il Capitolo, con atto del 3o novembre 1872,
citò il Demanio innanzi la Pretura di Andria, in via possessoria, domandando d’esser mantenuto nel possesso dei suoi beni.
Ma il Pretore, con sentenza del dì 11 febbraio 1873, dichiarava inammissibile l’azione del Capitolo, sulla considerazione,
che gli spettasse, non l’azione possessoria, ma la petitoria.
Il Capitolo si appellò allora al Tribunale di Trani; e questo, con sentenza del 7 maggio 1873, rigettò l’appello del Capitolo!
Non per questo esso si arrese: e, facendo capo dai due sommi Avvocati Pica e Correra, del foro napolitano, produsse ricorso presso la Cassazione di Napoli.
Ma, sventuratamente, dopo aver sprecato un fiume di moneta, la Cassazione, con sentenza del 3o maggio 1874,
rigettò il ricorso del Capitolo, condannandolo pure alle spese!
Il povero Capitolo si vide allora preclusa ogni altra via di salvamento! E fu allora che la Cattedrale di Andria
si vide spogliata di tutti i suoi beni, che la fede e la pietà degli avi avevano così generosamente a lei largiti,
nel corso di tanti secoli!
Avuta la preda fra le mani, il Demanio ne operò l’incameramento e la conversione, ricavando dalla vendita di quei beni capitolari
circa cinque milioni di lire! …, delle quali non sappiamo quante ne siano pervenute allo Stato,
moltissime essendo andate sperperate lungo la via!
*
* *
Iscrisse, quindi, la rendita a favore del Capitolo, a base della rivela, fatta nel 1864, per l’applicazione della tassa di
mano-morta, e non a base del valore venale, ricavato dalla vendita dei beni
[18].
Perché ognuno potesse conoscere a che si ridusse la rendita dello intero patrimonio della Cattedrale di Andria, ne riproduciamo qui lo specchietto
Rendite |
Lire |
-
Ammontare dei censi e canoni (rilasciati al Capitolo)
[19]
-
Rendita sul G. L. del D. P. - Certificato N.° 797,029
-
» Certificato N.° 769,321
-
» Certificato N.° 106,731
-
» Certificato N.° 101,918
-
» Certificato N.° 102.525
|
L. 8.946,06
L. 3.520,00
L. 72.355,00
L. 1,37
L. 0,62
L. 4,37
|
TOTOLE |
L. 84.827,42 |
|
RIPARTIMENTO: |
-
Per la massa corale, rappresentata da 52 porzioni (esclusa quella dell’Arciprete, Parroco e dei 7 canonicati,
destinati alle Parrocchie, che ottennero le quote dei beni in natura)
-
Per la massa delle messe
-
Per le spese del culto
|
L.44.468,78
L. 36.264,94
L. 4. 093,70
|
Di questa cifra (L. 84, 827,42), la parte riflettente la massa corale andò soggetta al taglio delle quote, superanti il numero
dei dodici canonicati conservati per legge (man mano, però, che venivano a vacare i posti di quei canonicati che si trovarono occupati
all’epoca della promulgazione della legge di soppressione). La parte poi riflettente la massa delle messe,
depurata della tassa straordinaria del 30%, fu lasciata intiero al Capitolo, come massa piccola,
non avendo il carattere di massa beneficiaria, ma di solo onere.
Questa somma di L. 84,827,42 fu quindi iscritta in rendita a favore del Capitolo.
A dì 1 Luglio 1877, il Capitolo cominciò ad esigere, in Bari, i certificati di rendita, ed, in pari tempo, a pagare
al Fondo - Culto le quote dei Canonicati, vacati dopo la legge 15 Agosto 1867. Ma il Demanio e Fondo - Culto
pretesero di fare il taglio di tutti i canonicati vacati sui medesimi certificati e sui censi e canoni rilasciati al Capitolo! …
Il Capitolo vi si oppose, chiamando in giudizio il Demanio, e sostenendo, che la rendita era iscritta sul Gran Libro
del D. P., non a favore di ciascun beneficiato, ma a favore dell’Ente Capitolo, il quale la ripartiva
ai soli interessenti al Coro, avendo il carattere di mera distribuzione quotidiana, di natura laicale,
e non già beneficiaria. Il Tribunale di Trani accolse la tesi del Capitolo, dichiarando la Cattedrale di Andria
Ricettizia - Civica - Numerata, con canonicati puramente ventosi, senza prebenda,
con partecipazione alla massa comune ratione servitii, e non ratione officii; perciò, non soggetta
alle leggi 15 Agosto 1867 e 11 Agosto 1870, che vollero colpire quelle Cattedrali, che avevano i Canonicati
eretti in titoli, con prebende, o beneficii ecclesiastici, formanti entità autonome.
Ma il Demanio si appellò alla Corte; e questa, con sentenza del Dicembre 1881, annullò il giudicato del Tribunale!
Il Capitolo portò allora la causa in Cassazione; e questa, ritenendo che le porzioni di massa comune rappresentavano
le prebende di veri canonicati, condannò il Capitolo a consegnare al Demanio tutte le porzioni,
oltrepassanti le sole dodici, esenti da soppressione per legge.
Sconfitto il Capitolo su tutta la linea
giudiziaria, volle ritentare ancora la linea
amministrativa,
per ottenere dal Fondo - Culto che, almeno dieci, dei 19 Canonici, investiti nei 1871
[20],
fossero rilasciati nel possesso dei loro Canonicati, sino alla loro vacanza. Per l’opera sagace dell’onorevole
Comm. Riccardo Ottavio Spagnoletti (allora Deputato al Parla-mento) e del benemerito Arcidiacono D. Nicola Troja
(allora Penitenziere della Cattedrale), il Fondo - Culto accolse la domanda del Capitolo, il quale,
col riconoscimento dei 10 novelli Canonici, ottenne un difalco di circa 8o mila lire sul debito,
che aveva verso il Fondo-Culto, pei Canonicati vacati prima del 15 Agosto 1867.
In virtù di questo difalco, la cifra di L. 44,468,70 (rappresentante in rendita la massa corale), divisa per 52
[21]
canonicati, dette la quota di L. 855,16 per ciascuno dei 52 canonicati, al lordo della tassa di
Ricchezza mobile,
mano - morta ed annuo concorso
[22].
Quindi, fatto il taglio di tante L. 855,16, quante spettar doveano a ciascuno dei 12 Canonicati conservati,
il Capitolo risultò debitore verso il Fondo-Culto, di lire 145.397,88, che andò man mano pagando,
colla scomparsa dei canonicati vitalizii, oltrepassanti i dodici stabiliti dalla legge.
*
* *
Restava ora la quistione dei 7 canonicati, destinati alle 6 Parrocchie, e del canonicato, destinato all’Arciprete-Parroco della Cattedrale.
Quanto ai primi, convinto il Demanio di dover fare salvo, dalla soppressione e conversione, il solo beneficio dell’Arciprete-Parroco,
e non già gli altri delle cinque parrocchie minori, chiese al Capitolo la sottrazione (dal certificato di rendita consegnatogli)
delle lire 5.989,80 (che formavano i cinque sesti dei sette sessantesimi della rendita della massa corale),
destinate alle cinque parrocchie. I parroci minori, dimostrando che le loro parrocchie eran state dichiarate autonome
(perché erette in titolo), dopo strepitosi giudizi, sostenuti strenuamente dai valorosi avvocati fratelli Domenico ed Emanuele
Del Giudice, con sentenza della Corte di Appello di Trani del dì 18 febbraio 1883, ottennero, in eguali porzioni, i beni immobili
dei sette canonicati, ai medesimi destinati nella erezione delle parrocchie. E, non solamente le 7 quote in beni immobili
dei fondi appartenuti al Capitolo, ma ottennero altresì, che il Capitale di queste quote fosse valutato alla stregua
dei prezzi venali, ricavati dal Demanio nella vendita di quei beni, e non già a base della rendita iscritta sul Gran Libro,
in corrispondenza della rivela, fatta dal Capitolo precedentemente, per l’applicazione della tassa di mano-morta.
Secondo il valore venale, ricavato dalla sola massa corale (cui solamente aveano diritto i Parroci) il Demanio ricavò,
nella vendita, un capitale di tre milioni duemila trecento ventitré lire e centesimi ventidue! invece,
secondo la liquidazione fatta col Capitolo nel 1865, il totale della sola massa corale, risultò di lire
un milione quattrocento sessantacinquemila novecento ottanta. Cioè, la differenza di
un milione cinquecento trentaseimila trecento quarantatré lire, e 22 centesimi di meno!
Ottenuti i Parroci i beni in natura, il Demanio tagliò, allora, dal certificato di rendita capitolare, le lire 5.989,80,
destinate già per le cinque parrocchie minori.
Quanto poi all’Arciprete-Parroco della Cattedrale, il Demanio, sin dal 1876, aveagli assegnato, in natura, versure 55 ed ordini 77
(pari ad ettari 67 ed are 29) sul fondo capitolare di Lama Paola, e la somma di lire 215.16 annue,
per quattro canoni sull’Orto della Spina.
Accortosi, però, l’Arciprete-Parroco, che i cinque Parroci minori aveano ottenuto, nel 1883, le loro congrue in natura,
di gran lunga superiori a quella del Parroco della Cattedrale, che pur è il Parroco maggiore, tosto citò il Demanio,
per ottenere, almeno, quanto aveva ottenuto ciascun Parroco minore, chiedendo, perciò, un supplemento di congrua.
Essendo, intanto passato a miglior vita, a dì 22 gennaio 1884, il titolare Arciprete - Parroco D. Giacomo Memeo,
il suo successore, D. Michele Leone, ne continuò il giudizio, assistito da suo fratello avvocato Luigi, del Foro napolitano,
coadiuvato dal benemerito Arcidiacono Troja, qual Deputato del Capitolo. Il Tribunale Civile e Correzionale di Trani,
con sentenza del 3o giugno 1887, fece ragione all’Arciprete- Parroco, condannando il Demanio a concedergli
il supplemento di congrua, che raggiungesse la quota di ciascun Parroco minore. E, siccome l’Arciprete-Parroco
della Cattedrale, per ragione della identificazione di due benefizii, strettamente legati nella medesima persona
(l’Arcipreturale ed il Parrocchiale), aveva ottenuto due quote in natura (quella del suo canonicato e quella
di un sesto dei sette canonicati destinati alle parrocchie), perciò il Demanio sentiva l’obbligo di accordargli
due supplementi di congrua. Il Demanio, prevedendo una soccumbenza (appellandosi contro la sentenza del Tribunale),
pensò venire ad una transazione coll’Arciprete-Parroco, il quale, munitosi di speciali facoltà dalla S. Sede,
accettò la proposta transazione del Demanio, per evitare nuove liti e forensi contestazioni
[23].
Intanto, dopo un lungo contrastare, sulle basi della transazione, fu convenuto un supplemento di L. 6125o, in capitale;
nel quale andava pure compresa la cifra di L. 12750, per la quota, al medesimo spettante, sul legato Ponza di S. Nicola.
Sicché, effettivamente, il supplemento, concesso all’Arciprete -Parroco della Cat-tedrale, fu di L. 48500.
E, siccome i fondi capitolari erano stati già tutti venduti dal Demanio, perciò si convenne impiegare quel capitale
nell’acquisto di rendita al 5 per cento sul G. L. del Debito Pubblico; consegnando all’Ente Parrocchia
della Cattedrale il relativo certificato di rendita.
Così ebbero, finalmente, termine le liti sostenute contro il Demanio e Fondo-Culto.
NOTE
[18]
Il Capitolo, nella lusinga che quello stato di cose fosse
precario; e, per ottenere una diminuzione nella tassa,
aveva rivelato
di meno il valore dei suoi beni. È perciò, che il Demanio lo prese all’
amo,
e gli assegnò una rendita assai inferiore alla reale! Quasi una terza parte di meno.
[19]
I censi e canoni dl maggior rilievo passarono al Demanio. Al Capitolo restarono quelli di minor conto ed i meno esigibili.
[20]
Nel 1871 (vacando ancora la sede vescovile) i 19 Mansionarii della Cattedrale nel Dicembre di detto anno, passarono a Canonici,
nella speranza di ottenere dallo Stato la loro ricognizione a partecipare della massa corale, vita loro durante.
[21]
I Canonicati erano 60 (compreso il Vescovo). Di questi 60, tolti 7 canonicati destinati alle Parrocchie, ed un Canonicato,
destinato all’Arciprete Parroco (tutti in beni immobili) restavano al Capitolo 52 canonicati.
[22]
La tassa di ricchezza mobile, sino al primo Luglio 1894 fu del 13 – 20%; dal 1 Gennaio 1895 in poi fu del 20%.
La tassa di mano - morta è del 4,80%. La tassa di annuo concorso del 5% sul supero delle L. 1000, che riceve il Canonico.
[23]
Non vogliamo noi giudicare se, l’Arciprete – Parroco fece bene o male, accettando la transazione proposta dal Demanio.
Solo sappiamo che il Demanio allora propone transazioni, quando si vede
male in gambe.
*
* *
Ed ora riprendiamo la narrazione delle vicende interne del Capitolo, dopo il nuovo stato di cose, creato dalla rivoluzione italiana.
Nel 1867, alla vigilia della fatale legge di soppressione, il previgente Vescovo Longobardi, benché ancora assente dalla Diocesi,
pensò a provvedere tutti i posti dei Canonicati e mansionariati, allora vacanti nei tre Capitoli di Andria.
Indisse, quindi, un concorso per la investitura dei mansionariati, a norma del Breve Impensa; e, nel febbraio di quell’anno 1867,
nella Cattedrale, furono investiti mansionarii undeci Sacerdoti
[24],
che vennero a completare il numero dei quattordici, coi tre già esistenti
[25].
Cosi questi potettero afferrarsi ad uno scoglio
[26],
all’apparir della marea, che lasciò poi tanti altri Sacerdoti a lottar fra le onde della tempesta, che si scatenò!
Intanto, il Vescovo Longobardi, nel dicembre del 1869, partiva alla volta di Roma, per prendere parte alla inaugurazione
del Concilio Ecumenico Vaticano, ch’ebbe luogo il dì 8 dicembre dì quell’anno, nella Basilica di S. Pietro in Vaticano,
seco conducendo, a sua teologo
[27].
il Penitenziere D. Giacomo Memeo, che fu poi Arciprete della Cattedrale.
Dopo d’aver preso parte a varie assemblee di quel Concilio, il Vescovo Longobardi, sentendosi male in salute,
fece ritorno in Andria, dopo un’assenza di circa 10 anni.
Il giorno 20 settembre 1870 fu
fatale per lui! Il dolore, che provò, per la presa di Roma, acuì tanto il suo male,
che lo condusse poi alla tomba! … Il dì 2 novembre (giorno commemorativo dei defunti) Mons. Longobardi passava agli eterni riposi
[28].
Fu tumulato nel soccorpo del Santuario di S. Maria dei Miracoli, a fianco di quella Madonna, che tanto aveva amata ed onorata in vita.
Un magnifico busto in marmo fu poi costruito su quella tomba, sorretto da una base anche marmorea, sulla quale fu fatta incidere
la seguente iscrizione, dettata dal valoroso letterato D. Alessandro Parlati, che fu poi Arcidiacono della Cattedrale:
Memoriæ Sempiternæ
Ioannis Iosephi Longobardi
Præsulis Omnigenæ Virtute Proediti
Qui natus Ad Castrumaris Stabiensis
Sacrarum Litterarum Laude Præcipue Florescens
Per Ann. XVIII Mens. VII Dies XVI
Andriensem Gubernavit Ecclesiam
Congreditarum Ovium Saluti Unice Intentus
In Sex Paroecias Curarn Temperavit
Puellis Atque Orfanis Pater Fuit Indulgentissimus
Hisque Sat Commodum Hospitium Aperuit
Adfuit Concilio Vaticano I
Unde Valetudinis Causa In Suam Dioecesim Rediens
Evangelicis Laboribus Attritus
Obdormivit In Domino IV Non. Nov. MDCCCLXX
Elatus Est Omnium Ordinum Lacrimis
________
Antistiti Benemerentissimo
Clerus et Populus
Grati Animi Pignus Monumentum
Posuerunt
Morto il Vescovo Longobardi venne eletto Vicario Capitolare l’Arcidiacono Mons. D. Nicola Antonio Brudaglio.
NOTE
[24]
Essi furono i Sacerdoti Troia Nicola, Margiotta Beniamino, De Chio Sabino, Parlati Riccardo, Porro Stefano, Merra Emanuele,
D’Urso Filippo, Tannoia Federico, Marano Giovanni, Pomo Felice, Spagnoletti Sebastiano.
[25]
Essi erano Brudaglio Domenico, Losito Angelo, Palombella Riccardo.
[26]
Diciamo afferrarsi allo scoglio, perché tutti i quattordici Mansionarii speravano essere riconosciuti all’epoca della legge
15 agosto 1867. Ne furono, per grazia, riconosciuti dieci solamente, come è detto innanzi.
[27]
Vacava allora il teologato sin dalla promozione del teologo Bernardino Frascolla a Vescovo di Foggia.
[28]
Egli alloggiava allora nel Seminario. Il dì 20 settembre 1870, nel vedere, da una finestra, alcuni Carabinieri, i quali,
dopo aver atterrata la porta del campanile, eransi recati, con alquanti monelli, a suonare le campane a distesa,
per la presa di Roma, fu preso da un forte svenimento, da ridurlo semivivo!
*
* *
A dì 23 febbraio 1872 la nostra Chiesa smetteva le gramaglie del lutto, ed il Canonico Teologo di Salerno,
D. Federico M.a Galdi, da Papa Pio IX (1846- 1878) veniva preconizzato Vescovo di Andria.
Egli venne a prender possesso della sua Sede Vescovile il 2 Marzo del 1872, accolto con vero entusiasmo dalla intiera cittadinanza.
Mons. Galdi fu profondo filosofo e teologo. Nella sua gioventù pubblicò un trattato di filosofia, molto apprezzato dai dotti.
Di poderoso ingegno, dotato d’un cuore d’oro, Egli spese la sua lunga vita pastorale nel combattere l’errore,
e nell’ inculcare la virtù e la verità nel gregge affidatogli.
Le sue omelie, semplici e dotte nel contempo, erano assai commoventi, benché lasciassero alquanto a desiderare per la forma.
Le sue polemiche, a sostenere la verità e combattere l’errore, erano apprezzatissime e molto ricercate.
Polemizzò col rinomato Deputato Giovanni Bovio, del quale ebbe ad occuparsi specialmente in un opuscolo, dato a stampa,
mettendo a nudo tutti gli errori, infarciti dal Bovio su d’un giornale, intitolato La Spira.
Fra le opere del Vescovo Galdi principalmente vanno ricordate:
- La Critica e Censura del Libretto anonimo: L’infallibilità pontificia e la libertà.
- Le dispute fra un vescovo cattolico ed un pubblicista alemanno.
- Dispute occasionate da un sontuoso discorso, che Giovanni Bovio tenne alla Camera dei deputati italiani in Gennaio 1877.
- Risposte dottrinali provocate dal Sig. G. Bovio con un articolo scaraventato sulla Spira contro un opuscolo di Mons. Galdi.
- La Scienza e l’Enciclica «Quod Apostolici» di Leone XIII.
- Liberalismo settario … ed il clericalismo messo fuori equivoci.
- Il perché della Framassoneria, ecc.
Nel 1887 Mons. Galdi indiceva un Sinodo diocesano, per provvedere ai bisogni spirituali della Diocesi, inaugurandolo
con una splendida Orazione latina, togliendo a tema, dal salmo 18, il versetto:
Veneant miserationes tuæ, et vivam; quia lex tua meditatio mea est.
Nel 1890 Mons. Galdi, già malandato in salute, domandava alla S. Sede un Vescovo Ausiliare, che gli fu concesso
nella persona del Canonico Priore della Cattedrale, D. Stefano Porro, consacrato Vescovo titolare di Cesaropoli nel Dicembre 1891.
Il Vescovo Galdi fu largo e generoso verso i poveri, e le sue opere di beneficenza, disseminate in Andria, in Minervino, in Canosa,
in Montemilone (paesi della Diocesi) sono là a testimoniarne il suo buon cuore. Con pubblico istrumento dispose, che tutti gli oggetti,
a lui appartenenti, dopo la morte, fossero venduti, ed il relativo ricavo fosse stato distribuito ai poverelli.
Al Capitolo Cattedrale Mons. Galdi donava un Calice di argento e L. 30o da formare un legato, per celebrare annualmente una Messa solenne
nell’anniversario della morte del nostro concittadino Mons. Frascolla, primo Vescovo di Foggia
[29].
Donò pure al Capitolo quattro tonacelle in lama d’argento e galloni d’oro finissimo; una pianeta bianca completa, con accessori,
cioè velo, borsa ecc. ricamata in oro e seta, con galloni di finissimo oro; una pianeta completa di Cras bianco operato,
con galloni di seta gialla; una pianeta completa bianca di ricamo e seta rabescata con fiori e fili d’oro.
Mons. Galdi fu devotissimo del nostro Protettore S. Riccardo e della Protettrice la Madonna dei Miracoli,
nel di cui Santuario, immacabilmente, recavasi a pregare in tutti i Sabati dell’anno.
Ed, in quel Santuario, all’ombra di Maria, volle che ripossassero le sue ossa venerate. Un modesto mausoleo
[30]
fu eretto nel Soccorpo di quel sontuoso Tempio, che raccoglie le ossa dell’ottimo Vescovo.
In fronte al mausoleo, a pie del busto del Vescovo Galdi, leggesi la seguente iscrizione, dettata da Mons. D. Emmanuele Merra.
Qui presso l’ara di Maria dei miracoli
Più quete dormono il sonno della Morte
Le ossa del Vescovo di Andria
Federico Maria Galdi
Maestro in divinità e filosofo insigne
Per XXVII anni questa Diocesi
Con la carità di Cristo governò
__________
(Più in giù leggesi quest’altra epigrafe dettata dai suoi germani)
Il IX Marzo MDCCCXCIX di anni LXXVI
Al Clero fu rapito ed al Popolo
Non all’amore dei suoi fratelli
Che questo monumento gli posero
Lacrimando
NOTE
[29]
Quel calice fu dal Cantore D. Domenico Frascolla, fratello del Vescovo Mons Bernardino, donato al Capitolo,
perché celebrasse una Messa nell’anniversario della morte del Vescovo suo fratello. Mons. Galdi, non trovando equo
che il Capitolo dovesse celebrare una messa solenne annuale per un dono infruttifero, nella sua singolare generosità,
offrì al Capitolo la somma di L. 300, affinché, dall’impiego di esse, formasse un annuo reddito
per la celebrazione di quell’anniversario, pur ritenendosi il Capitolo quel calice.
[30]
Quel mausoleo fu disegnato dall’ingegnere Riccardo De Ferdinando ed eseguito dallo scalpello del bravo artista Domenico Casieri, ambedue cittadini andriesi.
*
* *
Appartenevano al Capitolo Cattedrale, in questo torno di torno (1861 - 1899), i seguenti Canonici e Mansionarii:
ARCIDIACONI : Mons. Nicolantonio Brudaglio - morto il 17 novembre 1878 - cui successe D. Alessandro Parlati -
morto il 17 Dicembre 1884 - indi D. Corrado Casieri - morto 14 Marzo 1897 - finalmente D. Emmanuele Merra.
ARCIPRETI: Mons. Giovanni Pastina - m. 11 Dicembre 1872 - cui successe D. Giacomo Memeo - m. 22 Gennaio 1884: indi D. Michele Leone.
CANTORI: D. Domenico Frascolla – m. 11 Marzo 1892 - cui successe D. Carlo Marziani - m. 28 Luglio 1895 -
indi D. Filippo D’Urso - m. 19 Giugno 1898 - finalmente D. Nicola Troja.
PRIMICERI: D. Francesco Bisceglia - m. nel 1867 - cui successe D. Giuseppe Marziani - m. il 28 Luglio 1878 -
indi D. Michele Leone; poscia D. Corrado Casieri (quando il Leone passò ad Arciprete); poi D. Carlo Marziani,
(quando il Casieri passò ad Arcidiacono); indi D. Emmanuele Merra; e finalmente D. Antonio Quacquarelli, quando il Merra passò da Arcidiacono.
PRIORI: Vincenzo Latilla - m. 27 Giugno 1882 - cui successe D. Vincenzo dell’Olio - m. 26 Gennaio 1890 - indi D. Stefano Porro.
CANONICI: Nicola Campanile - m. 22 Aprile 1873 - Domenico Del Giudice - m. 3o Novembre 1871 - Giuseppe Zotti
- 22 Gennaio 1868 - Francesco Tinni - 15 Gennaio 1872 - Salvatore Figliolia - m. 9 Luglio 1875 - Nicola Sinisi
- m. 9 Febb. 1866 - Giuseppe Tinni - m. 26 Sett. 1869 - Vito Fortunato - m. 26 Nov. 1876 - Michele Cocco
- m. 4 Luglio 1883 - Paolo Torelli - m. 12 Feb. 1873 - Franc. De Cicco, Raffaele Leonetti - m. 29 Gen. 1881
- Tobia Troja - m. 22 Dic. 1884 - Silverio Infante - m. 7 Marzo 1871 - Michele Borsella - m. 17 Febb. 1884
- Ilarione Barletta, Angelo Gazzilli, m. 4 Giugno 1881 - Savino Losito - m. 23 Aprile 1874 - Giovanni Porro,
Gioacchino Montaruli - m. 3 Maggio 1890 - Francesco Montaruli, Nicola Grossi - m. 14 Marzo 1866
- Francesco Tannoia, Francesco Leonetti - m. 17 Gen. 1876 - Raffaele Tota - m. 24 Agosto 1868 - Riccardo Cicco
- m. 17 Luglio 1885 - Francesco Favatano - 28 Aprile 1889 - Geremia Attimonelli - m. 16 Marzo 1897
- Saverio Cannone, Riccardo Avantario, Nicola Quacquarelli - m. 2 Dic. 1872 - Nicola Torelli - m. 5 Ott.187o
- Riccardo Tibis, Giacinto Matera, Riccardo Palombella - m. 2 Dic. 1885 - Angelo Losito - m. 3o Agosto 1894
- Domenico Brudaglio - m. 5 Dic. 1883 - Savino De Chio - m. 24 Agosto 1887 - Riccardo Parlati, Beniamino Margiotta,
Federico Tannoia, Giovanni Marano, Felice Pomo, Nicola Cristiani, Giuseppe Magno, Giuseppe Paparusso,
Michele Patruno, Raffaele Leonetti, Michele Fatone, Michele Agresti
[31],
Gerardo Magno, Riccardo Cannone - morto il 14 Giugno 1897 - Giuseppe Leo.
CANONICI ONORARII: erano Mons. D. Luigi Delmas
[32],
Gastone Soulier
[33],
D. Cataldo Amorese e D. Nicola Sinisi.
MANSIONARII: Nel 1871 tutti i Mansionarii della cattedrale passarono a Canonici, come è detto innanzi.
Nel 1874 il Vescovo Galdi, per maggior lustro della Chiesa, nominò MANSIONARII ONORARII i seguenti Sacerdoti
[34]:
Riccardo D’Urso, Michele Caprara, Emmanuele Petruzzelli, Giuseppe Paparusso, Vincenzo Losito, Francesco Fortunato,
Domenico Inchingolo, Pasquale Tondi, Tommaso Porziotta.
Essendo poi questi passati, parte a Canonici della Cattedrale e delle Collegiate; parte alle Parrocchie,
ed altri defunti, nel 1877 il medesimo Vescovo Galdi nominava MANSIONARII ONORARII i seguenti Sacerdoti:
Sebastiano Camaggio, Michele Agresti, Riccardo Cannone, Antonio Loconte, Savino Di Noia, Michele Fatone,
Riccardo Alicino, Arcangelo Sansonne. Indi, nel 1883, Giuseppe De Benedictis, Tobia Bisceglie, Riccardo Crocetta e Riccardo Tesse.
*
* *
Nel 1885 i Mansionarii Onorarii, saputo che il Capitolo aveva domandato alla S. Sede la riduzione di un buon numero di messe,
per metterne in distribuzione a favore dei soli Canonici la relativa somma, avanzarono formale ricorso alla S. Sede,
per essere ancora essi ammessi a quella partecipazione, come erano ammessi anticamente i 14 Mansionari, tanto più che
il Demanio aveva lasciato l’intiera massa delle messe al Capitolo (come massa di oneri), senza ridurne il numero
dei partecipanti a quella massa. E, la S. Sede, dopo una strepitosa lite, sostenuta dai Mansionari e dai Canonici,
istituì un numero di 10
Mansionari effettivi, retribuiti da detta massa delle Messe
[35],
con obbligo della quotidiana interessenza al Coro, e della celebrazione di un determinato numero di messe.
Passati a Mansionarii effettivi 10 dei sopradetti Mansionarii, furono eletti poi a MANSIONARII ONORARII i Sacerdoti:
Gerardo Fiandanese, Vincenzo Latilla, Riccardo Latilla, Michele Losito, Giuseppe Leo, Francesco Quacquarelli.
NOTE
[31]
Ottenemmo la Bolla del nostro canonicato dal Papa Leone XIII (trovandoci a Roma ad insegnare musica sacra nei Seminari Pontifici IL ROMANO ed IL PIO) il 19 dicembre 1997.
[32]
Prete francese della Diocesi di Valenza (Francia). Protonotario Apostolico. Canonico Onorario di Loreto, e già Inviato straordinario della Repubblica di Venezuela presso la S. Sede.
[33]
Curato di
S. Michele Arcange, della Diocesi di
Versailles (Francia).
Il
Delmas ed il
Soulier chiesero ed ottennero un canonicato onorario della nostra Cattedrale.
Ciò prova quanta rinomanza gode il nostro Capitolo, anche all’estero.
[34]
Colla venuta delle leggi eversive, il Capitolo andò soggetto alla soppressione dei Canonicati oltrepassanti i 12 conservati dalla legge;
e si vide privo di tutti i Mansionariati, neppure conservandosi i 6 Benefici minori, voluti dalla medesima legge!
(Ma di ciò parleremo nel Capo seguente). È perciò che il Vescovo Galdi pensò a sostituire i
Mansionariati onorarii.
[35]
Il Decreto fu emanato dalla S. Cong. del Concilio, in data 24 Luglio 1886.
[tratto da “Il
Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi” di M. Agresti, tipi
Rosignoli, Andria, 1912, Vol.I, cap.XVIII, pp.424-448]