Il Duomo di Andria

Contenuto

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

di Michele Agresti (1852-1916)

IL DUOMO DI ANDRIA

CAPO II.

Cappellone di S. Riccado - foto 2011
[Cappellone di S. Riccardo (foto 2011)]

Sommario:
- Cappella di S. Riccardo, e sua istoria
- Descrizione dell’attuale Cappella (o Cappellone) di S. Riccardo
- Il cosidetto Tesoro (o Sacrestia) della Cappella di S. Riccardo
- Reliquie, che si conservano nella Cappella di S. Riccardo.


Circa l’origine del cosidetto Cappellone di San Riccardo, nulla di preciso possiamo affermare.
Egli è certo, però, che l’antica Cappella, intitolata al Santo Patrono, rimonta a tempi assai longevi; e forse ai tempi del Normanno Riccardo I, Conte di Andria, il quale, nell’anno 1063, ingrandì l’antica Chiesa.
Di questa antica Cappella troviamo fatta menzione nel testamento olografo di Francesco I del Balzo (Duca di Andria dal 1357 al 1420 [?]). In quel testamento, fra l’altro, si legge: Item lasso ( lascio) alla Cappella dei miraculi (miracoli) del nostro Protettore S. Riccardo lo pallio (il palio) di broccato di oro riccio et seta cremosina, quale abbia da servire nelle feste ... per adornare la detta Cappella del Santo.
Il Duca Francesco II del Balzo, che scrisse la storia della Invenzione delle ossa di S. Riccardo, fece poi scolpire, in detta Cappella, molti bassorilievi su dura pietra, rappresentanti i varii miracoli operati dal Santo. Quei bassorilievi sono siti lungo i due intercolunnii, che circondano l’altare maggiore di questa Cappella, a piè dei quali vedonsi scolpite le armi dei Del Balzo.
Il Vescovo Florio (1477-1495) rifece poi a sue spese la detta Cappella, come rilevasi dall’epigrafe, che ricorda questo illustre Vescovo, nativo di Andria: Edidit is Divi Richardi in honore Sacellum, corpus, ubi atque ossa condita sancta jacent.
Al dire del dotto Agostiniano P. Antonino De Iorio, il Vescovo Florio, ad imitazione delle Basiliche romane, fece costruire l’altare in mezzo a quattro colonne di pietra, coperto al disopra da una urna sulla quale collocò il deposito delle reliquie di S. Riccardo chiuse in urna parimenti di pietra e tutta elegantemente dorata, e l’arricchì di preziosi arredi [1].
Secondo rilevasi da un pubblico rogito del Notar Antonello Picentino del 1503, riassunto dal notar Giacomo D’Elia nel 1508 (perchè il Picentino era morto) il Comune di Andria, e gran numero di cittadini, fecero solenne voto a S. Riccardo, di ricostruire ed ingrandire la detta Cappella, se la città venisse liberata dalla peste, che, in quell’anno 1503, infieriva in tutta la Puglia [2]. Non risulta da alcun documento, se quel voto fu mantenuto, e se il Comune avesse o no ricostruita la detta Cappella. È vero che, sull’arco maestro di questa Cappella, si vede scolpito lo stemma del Municipio di Andria (come si vede egualmente in fronte alle due navate laterali del Duomo); ma ciò non prova che il Comune avesse ricostruita la Cappella, e molto meno che avesse ottenuto il diritto di giuspatronato, che il Municipio di Andria pretende di godere su questa Cappella, e sulla nomina del Rettore pro tempore di essa. Quello stemma, a noi sembra, che ricordi piuttosto l’obbligo assunto dal Municipio, di cedere, cioè, a vantaggio del Capitolo la gabella, che il Comune riscuoteva dalla vendita del pesce, e l’obbligo del Capitolo di celebrare, mundo durante, una messa piana giornaliera, ed una messa settimanale solenne all’altare di S. Riccardo (oltre a tener accese, notte e giorno, tre lampade nella medesima Cappella) in suffragio dei defunti morti di peste, secondo risulta dal menzionato rogito del Notar Picentino. Tanto più poi che questa Cappella era stata già, da pochi anni prima, ricostruita dal Vescovo Florio, secondo è detto sopra.
Nel 1636 il Vescovo Franceschini (1632-1641) fece ornare di stucchi le pareti di questa Cappella, e ne ricostruì l’altare, sul quale erano collocate le ossa di S. Riccardo [3].
Nel 1711 Mons. Adinolfi fece abbattere il vecchio altare, ed a sue spese, ne fece ricostruire uno nuovo, di ottimo marmo, da un valoroso artefice napolitano [4].
Ma, nel 1731, il Duca Ettore Carafa, vedendo che la Cappella di S. Riccardo non aveva dote stabile, con pubblico rogito del 7 Luglio 1739, faceva donazione di una Masseria di quarantaquattro vacche, da portarsi in moltiplico, perché dai frutti della medesima potesse stabilirsi un fondo per lo maggiore sostentamento di essa Cappella … sino a che si giunga a fare l'annua rendita di Ducati seicento e non meno. Raggiunta tale somma, dalla rendita dei frutti di dette vacche, il Duca Carafa disponeva di vendersi le 44 vacche, e che, il prezzo ricavatone, s’impiegasse a fare ed amplificare con magnificenza, adornamenti la Cappella suddetta di esso glorioso S. Riccardo nella Cattedrale Chiesa di questa città. Nel medesimo rogito disponeva pure che, non bastando il denaro, ricavato dalla vendita delle vacche, s’impieghino le rendite annuali delli ducati seicento nella rifazione, ampliazione et ornamento di detta venerabile Cappella.
Tutto ciò, che fu disposto dal Duca Ettore Carafa, fu fedelmente eseguito nell’anno 1849. La Cappella di S. Riccardo fu allora ricostruita ed ingrandita: le pareti ed il pavimento ricoperti di marmi finissimi: la volta decorata di lucidi stucchi, intersiati da rabeschi a rilievo di legno dorato [5].
Ed ora questo Cappellone forma l’ornamento più splendido del Duomo di Andria, ammirevole ed ammirato da tutti.
Esso si apre con un maestoso arcato, fregiato da rabeschi ad oro zecchino, in cima al quale si vide un simulacro di S. Riccardo, che regge sulle sue braccia la citta di Andria.
Uno spazioso ed artistico cancello di ferro, guarnito con borchie di ottone, in parte poggiante su d’una elegante balaustra di finissimo marmo a colonnette, custodisce questo Cappellone.
Tre pregevoli altari di marmo ne formano il principale ornamento. L’altare maggiore (sito in fondo, alla distanza di circa due metri dal muro) è rabescato a colori di ottimo effetto. Ad esso si accede per alquanti gradini di marmo, in fondo all’ultimo dei quali, sotto la mensa dell’altare, ammirasi la pregevolissima Urna di verde antico, a forma di bara, che racchiude le sacre ossa del Protettore S. Riccardo, la di cui effigie, messa nel centro, è scolpita in metallo dorato, ed è guardata da due Serafini (egualmente di metallo dorato), in atteggiamento di compianto [6].
Gli altri due altari, ai quali si accede per uno scalino egualmente di marmo, sono messi vis-avi sui due laterali della Cappella. Due grandi tele (una rappresentante la famosa gita di S. Riccardo al Gargano, in compagnia dei Vescovi S. Sabino di Canosa e S. Ruggiero di Canne, l’altra rappresentante il miracolo della cieca nata) sono messe a ridosso di questi due altari. Questi due dipinti devonsi al pennello del valoroso pittore Michele De Napoli di Terlizzi [7].
Un grande arco di pietra si eleva dal pavimento sino alla volta sul muro del prospetto interno (dove è sito l’altare maggiore), portando incisi, in bassorilievo, ventisette miracoli, dei principali operati dal Santo.
In fondo al muro, a ridosso dell’altare maggiore, si vede un grande armadio [dorato nella superficie], a tre valvole, dentro il quale custodivasi l’antica statua ed il mezzo busto di S. Riccardo, involati dai francesi nel 1799, non che moltissime reliquie di santi, gran parte delle quali (quelle specialmente che erano custodite in teche di argento) andarono pure nelle mani di quei sacrileghi ladroni.
Questo armadio porta sulle valvole due pregevoli dipinti di gusto greco, l’uno rappresentante il Nazareno, l’altro la Vergine Maria. In esso, ora, sono custodite tutte le reliquie, che sfuggirono al saccheggio dei francesi e le altre venute dopo, sino ai giorni nostri, racchiuse in tante teche di diversa forma e dimensione.
Le reliquie di maggior mole sono collocate in teche con cuspidi traforate, a somiglianza di torri cinesi; e, nelle rispettive basi, conservansi le relative autentiche. Le reliquie di minor mole sono poi custodite in tante piccole teche con occhietti dorati, munite di cristallo, ed attaccate alle facce interne delle valvole di questo armadio.
In seguito riporteremo l’elenco delle principali reliquie appartenenti al Capitolo, secondo ci vengono enumerate dal Vescovo Resta in un libro pubblicato nel 1586, riprodotto nel 1691, unitamente ad una lettera, che il vescovo Resta mandava, da Roma, al Clero e Popolo di Andria, nel compilare l’elenco di quelle reliquie. Aggiungeremo anche l’elenco delle reliquie, venute posteriormente al Capitolo.

A lato dell’altare maggiore di questa Cappella di S. Riccardo leggesi la seguente iscrizione, incisa sul marmo, che ricorda e riepiloga la generosa donazione del Duca Ettore Carafa, e gli obblighi che egli imponeva ai suoi esecutori del testamento.
Hector Carafa Andriae Dux
Quo in Divinum Richardum
Cultus usque augeretur
Atque perenne in eum pietatis suae
Extaret monumentum
Anno MDCCXXXIX
Peculium XXXXIV Vaccaum
Instituit
Quod a Canonico Sacelli ejusdem Priore
Aliisque tribus spectatae fidei Gubernatoribus
Procurari vult sub ea conditione
Ut usque eo prolem fructusque cumularent
Unde cumulati moas dictus
Dum sexcentos aureos afferrent centuples
Quo tempore cessarent a cumulando
Atque exinde ad Sancti ornatum
Atque pia opera redditus impenderentur
Speciatim ut praeter consuetas
Coram eodem Divo noctuque diuque
Tres lampades conlucerent
Et quotannis sorte elegerentur
Duae Virgines pauperiores
Quarum unicuique
Quinquaginta nummorum aureorum dos constitueretur
Praeterea in qualibet Sabato
Atque IX Iunii et XXIII Aprilis
Celebrentur Missae ab eodem Priore pro tempore
Cum annua stipe ducatorum triginta sex
Ut ex testamenti tabulis luculenter constat

Una seconda lapide ricorda il saccheggio, dato dai Francesi a questa Cappella, nel 1799, e la costruzione della nuova Urna del Vescovo Cosenza.
Seviente in Italia anno MDCCXCIX
Teterrimo pericolosoque bello
Quum in hujus populatione Urbis
Hostes cum argenteis in quibus erant clausa thecis
Divi Richardi primi Antistitis praecipuique Andriae Patroni
Cor calvamque impio ausu obripuissent
Joseph Cosenza Andriae Episcopus
Calendis Augusti anno MDCCCXXXVI
Clero Magistratu Primoribus Civitatis inspectantibus
Reserato conditorio
Ubi Divi Praesulis ossa intus binas arcas adservabantur
Brachiique indidem sublato osso et argentea incluso capsa
Ad fovendam fidelium pietatem
Publicae illud venerationi exposuit
Ad haec praetiosis lipsanis
In novam cupressinam compositis arcam
Marmoribus affabre coelatis contectam
Et sub ara sacelli eidem Patrono dicati locatis
Veteres ex lapide pariter et cupressa arcas
Hoc in loculo collocavit
Canonicus Joseph Iannuzzi Senior
Ejusdem Sacelli Prior
Ne quid posteritati lateret
Lapidem facti testem P. C.
Anno Rep. Salu. MDCCCXL

Una terza lapide, messa nella medesima Cappella, ricorda i restauri, eseguiti nel 1849, sotto il Priorato del Canonico D. Vincenzo Latilla.
Vincentius Canonicus Latilla
Divi Richardi Sacelli emeritus Prior
Felix Margiotta Tabellio Regius
Ioseph Bolognese et Vincentius D’Urso
Spectatissimi Viri
Montis Cumuli Administratores
Hectoris Carafae Andriae Ducis
Testamento curando
Ex ipsius montis redditibus
Parietibus Sacelli
Versiculoribus selectisque marmoribus
Circa convestitis
Duobus pariter hinc et illinc in Sacello aris
Ex marmore pariter instructis
Die XI Iunii rite dedicatis
Interius vero
Sacrario et in eo adibito
Ferrei secluso cancellis
Quod Divi Richardi thesaurum dicunt
Asservandis vasis et statuis argenteis
Pretiosaque alia suppellectili
Eiusdem Sacelli
Peculiaribus a fundamentis excitato
Locum Divi Patroni lipsanis augustum
Tot reddidere ornatibus augustiorem
Anno MDCCCXLIX
XVIII Praesulatus Iosephi Cosenza Andriae Episcopi
Quot totum montis administratores
Testatum hoc lapide voluerunt
Ad posteritatis memoriam

*
*       *
A mano destra dell’altare maggiore di questo Cappellone si vede una porta di noce, custodita da solido cancello di ferro, che mette nella Sacrestia, detta il tesoro di S. Riccardo. In questa Sacrestia, oltre agli arredi sacri ed altre suppellettili, si conservano le statue d’argento di S. Riccardo e della Madonna dei Miracoli; il braccio d’argento, che racchiude l’osso del braccio destro di S. Riccardo; la Teca di argento, che racchiude la S. Spina [8], la Croce di argento, che contiene un grosso pezzo del legno della Croce, su cui fu inchiodato N. S. G. C. (dono del Vescovo Cosenza), ed una teca d’argento, contenente una reliquia di Santa Colomba (dono della Signora Donna Caterina Iannuzzi nei Spagnoletti).
Delle Statue di argento di S. Riccardo, la più grande, a tutto busto al naturale, è opera dei valenti artisti napoletani, Gaetano Coppola e Gaetano Capozza [9]. Essa fu costruita nel 1837-40, a spese del Comune, essendo Sindaco della città il Signor Consalvo Ceci, per iniziativa del Vescovo Cosenza, come è detto nel Capo XVII del I. volume di quest’opera. Non si deve qui poi tacere il nome del nobile e pio cittadino D. Michele Marziani, il quale, in quell’anno, nella qualità di assessore fece gratis l’esazione della fondiaria, per cedere tutto il suo guadagno a beneficio della statua. Questa statua rappresenta il Santo in abiti pontificali ed in atteggiamento di benedire, mentre la mano destra sostiene la città di Andria, poggiata sul libro degli Evangeli. Fra la borchia, che lega i lati del piviale, vi è una teca, pure di argento, che contiene il pollice destro del Santo. Tutta la statua ha il peso di 70 chili di puro argento, e costò al Comune la bella somma di ducati cinque mila (pari a L. 21,350). Essa giunse in Andria nell’agosto del 1840, e, nel settembre successivo, fu, per la prima volta, portata processionalmente in giro per la città, ricorrendo la festività del Patrocinio di S. Riccardo.
Dei medesimi artefici Coppola e Capozza è l’altra statua a mezzo busto di S. Riccardo (di minori proporzioni), ad eccezione del capo, che si apparteneva alla statua piccola (pure a mezzo busto) rubataci dai francesi nel 1799, e poi riscattata a Barletta, dove era stata venduta per poco prezzo!
Un braccio, pure d’argento, a grandezza naturale, è conservato in detto Tesoro. Questo braccio, artisticamente cesellato, ha nel centro un’apertura [chiusa da doppio cristallo], nella quale è sito l’osso del braccio destro di S. Riccardo, e serve da Teca, per custodire la Sacra Reliquia. Intorno a questo braccio sono incisi i seguenti versetti, presi dall’Ecclesiastico, 36: — Miserere nostri Deus omnium, et respice nos. Innova signa et immuta mirabilia. Glorifica manum et brachium dextrum.
Questo artistico braccio é opera pure dei sopradetti Coppola e Capozza.
Un’altra statua colossale della Madonna dei Miracoli, pure d’argento, e di grandezza naturale, conservasi nel detto Tesoro di S. Riccardo. Essa è opera pregevolissima del valente artefice Gennaro Pane di Napoli, eseguita sotto la direzione degl’ingegneri Cav. Solari e Cav. Andrea Tornoaldano anche di Napoli. Questa statua fu costruita nel 1886 (ricorrendo il 3. centenario del Ritrovamento dell’Immagine della Madonna, messa nell’antica Cripta della valle di Santa Margherita in Lamis), sotto il vescovado di Mons. Galdi.
Questa statua costò oltre a trenta mila lire, raccolte da ogni classe di cittadini, per l’opera indefessa di una Commissione di Sacerdoti e di gentiluomini della città, con a capo il Rettore di quel Santuario, il Canonico della Cattedrale D. Stefano Porro, che fu poi Priore della Cattedrale, e Vescovo ausiliare della diocesi di Andria [10]. Questa statua, tutta in argento massiccio, rappresenta la Vergine dei Miracoli seduta su d’un trono, egualmente d’argento, finamente cesellato. Una splendida corona d’argento (dono del Vescovo Galdi) ne copre il capo, inghirlandato da una sfera, composta di dodeci stelle scintillanti [11]. Nella mano destra stringe una rosa d’oro, dono del Canonico della Cattedrale D. Francesco Tannoia. Sulle ginocchia della Vergine siede il Divin Pargoletto, portante nella sinistra un libro, mentre la destra è in atteggiamento di benedire. A ridosso di questa statua è scolpita, sul trono, la seguente iscrizione, dettata dal P. Angelini della Compagnia di Gesù:
Anno Cristiano MDCCCLXXVI
Trecentesimo A Sacra Icone Inventa
In pervetusto Specu Perfugium Praebente
Primis Rei Cristianae Asseclis
Ordo Et Populus Andriensis
Simulacrum Matris Dei Mariae De Miraculis
Ex Argento Conflavimus
Ut Beneficiorum Quibus Civitatem Nostram
Coelestis Patrona Perpetuo Cumulavit
Grata Perstet Memoria
Utque Sera Discat Posteritas
Ad Virginem Matrem Arctis In Rebus Confugere
Inque Ejus Praesidio
Spem Ponere

In questa Sacrestia, o Tesoro di San Riccardo, vedesi una grande lastra di pietra, che porta incisa la seguente epigrafe, che ricorda il Vescovo Cassiano tumulato nella Cappella di San Riccardo [12]. Questa epigrafe fu dettata dal fratello di Mons. Cassiano, l’Abate Fra Ludovico Cassiano.
Ascanii Cassiani in Monte Regali Sabellorum editi
Quod terrenum hic conditur, purior portio aethera
Petiit. Qui doctrina, eloquio, ac prudentia, moribus
Major, incertum Urbani VIII a Secretis S. in Urbe
Congregationibus Visitationis Consultor a Pont. Max.
Eodem moderandis, plurium Urbium populis
Totius Umbriae, lustrandis Sanctimonialium
Caetibus, magnis aliis rebus adhibitus. Andriam
Tandem antistes missus, postquam templi hujus
Pavimentum stravit, atrium refecit, odeum
Struxit, utrumque pictis imaginibus decoravit,
Hostia ampliora, fenestras lucidiores vitreasque
Baptisterium magnificentius resposuit, et quod
Potius viva tempia virtutibus illustravit, templum
Coeleste jam meritis ornat, E terris abiit
Anno Domini MDCLVII die XII Iulii
Abbas Ludovicus Fratri dilecto lacrimans posuit

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*       *
Ed ora veniamo a parlare delle Reliquie, che si conservavano nell’armadio del Cappellone di S. Riccardo, giusta l’elenco presentatoci dal Vescovo Resta nel 1586 [13], e l’elenco, che posteriormente fu compilato delle nuove Reliquie sopragiunte.
Di queste Reliquie, una parte, ai tempi di Mons. Resta, conservavasi nell’Abside dell’antico altare maggiore, ed una parte nella sacrestia del Duomo.
In seguito furono trasportate nella Cappella di S. Riccardo, e conservate nell’armadio, di cui è fatto innanzi parola.
Come rilevasi da una Bolla del Cardinale Rainuzio, data da Roma, a nome del Papa Paulo III, a dì 2 luglio 1547, par che molte reliquie fossero state involate dall’Arciprete e dall’Arcidiacono di quel tempo.
Difatti, in questa Bolla si ordina che, per maggiore sicurezza delle reliquie, «oltre alle due chiavi possedute dall’Arciprete e dall’Arcidiacono, se ne fosse posseduta un’altra anche dal Priore della Cappella di S. Riccardo, essendo accaduto che, per negligenza dei due custodi [l’Arciprete e l’Arcidiacono] o per un perpetuo furto, molte reliquie furono sottratte» [14].
Pertanto ecco l’elenco delle reliquie, che esistevano al tempo del Vescovo Resta.

Reliquiae quae conservantur in Ecclesia Cathedrali andriensi.
In sacello S. Richardi extat corpus eiusdem Sancti Primi Episcopi Andriensis et Patroni.

In altari S. Richardi:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 1 alla n. 17) … …
… … …

Insigni:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 18 alla n. 33) … …
… … …

In angulo ejusdem altaris:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 34 alla n. 44) … …
… … …

Reliquiae SS. Apostolorum:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 45 alla n. 55) … …
… … …

Reliquiae SS. Martyrum:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 56 alla n. 340) … …
… … …

Reliquiae Sanctorum Confessorum:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 341 alla n. 441) … …
… … …

Reliquiae SS. Virginum et Martyrum:

… … …
… … (elenco delle reliquie, dalla n. 442 alla n. 508) … …
… … …
Secondo riferisce il medesimo Vescovo Resta, molte altre reliquie esistevano (come tuttora esistono) nell’armadio della Cappella di San Riccardo, delle quali non si conoscono i nomi dei Santi cui appartengono, essendosene smarrite le cartelle. Sunt etiam multae aliae reliquiae in Icona Altaris Majoris, quarum nomina ab amissa earum cedula ignorantur.
L’Ughelli scrive, che la Cattedrale di Andria, ai suoi tempi, possedeva mille trecento reliquie di santi, alcune delle quali erano conservate in teche d’argento, altre in teche di cristallo, ed altre in teche di legno. Ecco le sue parole: Cathedralis Basilica [15] titulo Deiparae Virginis Assumptae, ac S. Andreae Apostoli mediocris est structurae, Choro, 0rgano, Sacrario, sacraque turri, et sextupli aere campana insignis, sacris praeterea ornamentis ad divina necessariis abunde instructa, Sanctorum reliquiis mille trecentis, quae variis in thecis argenteis, vitreis, aut lignis asservantur ornata [16]. Ciò confermano il Pacichelli [17] ed il Coronelli [18].
Molte di queste reliquie furono donate alla nostra Chiesa dal Vescovo De Soto Maggiore e dal Vescovo Florio, come abbiamo già detto nel I. volume di quest’opera, dove parlammo di questi due insigni Vescovi. Però una parte di queste reliquie, specialmente quelle chiuse in teche di argento, ci fu involata nel saccheggio, dato dai francesi alla nostra Cattedrale nel 1799! ...
*
*       *
Nel 1899 il Canonico D. Francesco Montaruli donava alla nostra Chiesa molte altre reliquie di Santi di sua proprietà e di suo zio Don Riccardo Montaruli, ambedue Canonici della Cattedrale. Ne riportiamo qui anche l’elenco di queste reliquie.

[tratto da “Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi” di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.II pag.21-41]

… … …
… … (elenco di 97 reliquie) … …
… … …
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1] De Iorio, Vita di S. Riccardo, pag. 399.
[2] Questo voto «di ricostruire la Cappella» ha dato occasione al Comune di Andria di pretendere il diritto di Patronato laicale su questa Cappella e sulla nomina del Rettore (o Priore) di essa. Ma di questa quistione è fatta parola nel Capo XIX del I volume di quest’opera [a pag.467].
[3] De Iorio, op. cit., pag. 353.
[4] Idem, ibidem.
[5] Anima di tutto ció fu il benemerito e zelante Priore D. Vincenzo Latilla, quel Priore tanto combattuto dal Capitolo, e tanto, invece, sostenuto dal santo Vescovo Cosenza, come, a suo tempo narrammo nel I. volume di quest’opera [a pag.401].
[6] Quest’Urna fu fatta costruire in Napoli dal Vescovo Cosenza, secondo è detto nel I. volume di quest’opera [a pag. 396], laddove parlammo di questo insigne Vescovo, che fu poi Arcivescovo di Capua, e Cardinale di Santa Chiesa.
[7] Anticamente i due quadri rappresentavano l’uno S. Riccardo, l’altro S. Nicola di Mira.
[8] Questa Teca verrà trasportata nella nuova Cappella monumentale dedicata alla S. Spina, appena saranno ultimati i lavori, ora [1911] in corso.
[9] È opinione, che il viso di questa bellissima statua sia copia fedele del viso di S. Riccardo. Difatti si narra che, quando i summenzionati artefici lavoravano in Napoli quella Statua, un vecchio sconosciuto, dal volto venerando, fossesi presentato, e vedendo l’imbarazzo in cui si trinceravano i due artefici, avesse loro detto: «Scolpite la mia immagine, ed avrete la vera fisionomia di S. Riccardo». Ciò che realmente fecero i due artefici, trovando quel volto degno di venerazione. Non vogliamo mettere il visto a tale istoria: ma, per chi crede al soprannaturale non deve ciò far meraviglia, quando si consideri che quel volto ispira davvero venerazione ed ammirazione. Che, se S. Riccardo ha operato tanti miracoli in vita, e poi tanti e tanti altri prodigi dopo la morte, qual meraviglia se avesse operato quest’altro miracolo?
[10] Gli altri componenti detta Commissione furono i Sacerdoti D. Nicola Sinisi, D. Vincenzo Losito, D. Francesco Fortunato, ed i Signori Cav. Riccardo Spagnoletti fu Sebastiano, Riccardo Porro fu Francesco, Riccardo Fasoli fu Filippo, Notar Isacco Guglielmi, Salvatore Grossi, Michele Nevola, Dottor Nunzio Cannone, Dottor Giuseppe Chicco, Avv. Nicola Chieppa, Dottor Domenico Memeo e Tommaso Fatone.
[11] Queste dodeci stelle furono donate dal Sig, Emmanuele Merra fu Francesco.
[12] Nella medesima Cappella sono tumulati pure i Vescovi Franceschini e Ferrante, Nel rifare il pavimento di questa Cappella, la lapide che ricorda il Vescovo Cassiano fu murata nella Sacrestia del Tesoro di S. Riccardo: le tre lastre, poi, che portano scolpite le immagini, al naturale, dei tre Vescovi Cassiano, Franceschini e Ferrante (vestiti in abiti pontificali) furono trasportate fuori la Cappella, e collocate di fronte alla cancellata, dove tuttora si vedono.
[13] La lettera, che precede l’elenco di queste Reliquie, fu da noi riportata nel I. volume di quest’opera [a pag. 208], laddove parlammo del Vescovo Resta.
[14] Ecco le testuali parole di quella Bolla: « … ac cum in praefatae Ecclesiae Sacrestia in quadam Arca seu Sacrario duabus clauso clavibus, quarum una per Archidiaconum, altera vero per Archipraesbyterum dictae Ecclesiae custodiuntur praefati B. Riccardi et nonnullorum aliorum Sanctorum reliquiae reconditae existunt, ex quibus eorumdem clavium custodum forsan negligenter seu alias nuper nonnullae oblatae seu furto subtractae fuerunt, pro majori et tutiori dictarum reliquiarum conservatione dictae Cappellae pro tempore Priori unam aliam dicti Sacrarii clavem, ultra dictas duas, retinendi». (Archivio Capitolare).
[15] Nessun documento possiede il Capitolo, che attesti come la Chiesa Cattedrale di Andria avesse il titolo di Basilica. Forse un documento esisteva, ed andò distrutto in uno dei varii incendi subiti dal nostro Archivio. Egli è certo, però, che, oltre all’Ughelli ed altri autori, che danno alla nostra Cattedrale il titolo di Basilica, sul fondo Martinelli esisteva un’antica Cappella (oggi quasi diroccata) dedicata a S, Riccardo, di proprietà dell’Arciprete della Cattedrale D. Domenico Nicola Pincerna. Questa Cappella, edificata nel 1712, portava incisa sul muro interno, la seguente iscrizione, «D. Domin. Pincerna Prior Cathedr, et unicae Paroch. BASIL, Andr. nec non Sanct. Mariae de Porta S. hanc Ecclesiam a fundam, erexit, Sanctoq. Patri suo Riccardo dicavit. Ann. MDCCXII». A noi sembra, però, che il titolo di Basilica le venga (come a tutte le antiche cattedrali) dalla primitiva Chiesa (Cripta), sulla quale fu poi costruita l’attuale Cattedrale.
[16] Ughelli, Italia Sacra, Toni. VII.
[17] Pacichelli, Regno di Napoli in prospettiva, Tom. I.
[18] Coronelli, Biblioteca Universale, Tom, III, pag. 653.