La Chiesa di Cristo di Misericordia, messa a poca distanza dalla via,
che mena al Santuario della Madonna dei Miracoli, rimonta ai tempi degli Iconoclasti,
e pare che sia stata costruita dai Basiliani, come abbiamo innanzi detto,
parlando della Cripta di S. Croce, che trovasi a poca distanza dalla Chiesa
di Cristo di Misericordia, incavata ancor questa, come quella, nel muro tufaceo,
a guisa di catacombe. Questa Chiesa ha nulla di rimarchevole,
tranne un affresco sul muro, rappresentante Gesù, detto della
Misericordia,
che chiama, specialmente nei Venerdì di ogni settimana, molti devoti
a venerare questa antica Immagine. Il Vescovo Bolognese destinava questa Chiesa
agli esercizi spirituali per gli ordinandi; ed egli medesimo recavasi
ad abitare, in quel periodo di esercizii, le due stanze adiacenti
a questa Chiesa. Morto Mons. Bolognese, questa Chiesa restò abbandonata,
e quelle stanze servivano per le sezioni anatomiche dei morti
per disgrazia o per delitto, ed i loro avvanzi erano seppelliti in una fossa vicina a questa Chiesa
[1].
Nel 1866, essendo Cappellano il Canonico D. Raffaele Tota, questa Chiesa venne restaurata,
e la divozione a quella sacra ed antica immagine crebbe ed ingigantì nell’animo dei devoti.
Al Tota successe il Canonico D. Riccardo Palombella, il quale mantenne anche viva
la devozione a Gesù di Misericordia in questa Chiesa, che fu a sua cura
anche ingrandita ed abbellita. Al Palombella successe il Canonico D. Carlo Marziani,
il quale non si dette pensiero alcuno di questa Chiesa, che lasciò affidata
ad un custode laico, il quale, più che alla Chiesa, pensava al proprio utile,
usufruendo delle stanze adiacenti, del giardino, e delle obblazioni dei fedeli. …
Alla morte del Marziani il Capitolo affidò a noi ,la custodia di questa Chiesa;
e noi cominciammo col mettere alla porta il predetto custode laico, sostituendovi
il Sacerdote D. Vincenzo Chicco, che prese ogni cura di questa Chiesa.
Ciò spiacque al Vicario del Vescovo, Mons. D. Antonio Cataldi, il quale
predilegeva quel custode, che facea anche a lui da cameriere, e provocò
una ordinanza dal Vescovo Galdi (già infermo e non più
compos sui),
con la quale annullava la delibera-zione capitolare, ed affidava la custodia
di questa Chiesa al Parocco di S. Domenico D. Nicola Fatone, il quale ne tiene
tutt’ora la cura. Il Capitolo, per deferenza al Vescovo Galdi, non reclamò
i suoi diritti, e, col silenzio, accettò la nomina dal Parroco Fatone
[2].