Chiesa di Sant'Agostino

Contenuto

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

di Michele Agresti (1852-1916)

Volume II - Capitolo V
"Chiese figliali anticamente appartenenti al Capitolo della Cattedrale,
e poscia destinate alle Collegiate, ed alle Parrocchie"

La Chiesa di Sant'Agostino

2 - La Chiesa di S. Agostino. Di questa Chiesa già abbiamo più volte fatto menzione nel I. volume di questa opera, là  dove parlammo dell'ordine dei Templari, poscia dei Teutonici, e finalmente degli Agostiniani calzi, ivi istallati, non che del Capitolo dell'Annunziata, che tuttora risiede in questa Chiesa. Ora ci piace dire una parola della parte materiale di questa Chiesa, che è una delle più belle e, forse, la più artistica Chiesa di Andria.
Essa si presenta con una porta, il di cui frontale, tutto in pietra viva, è un vero capolavoro d'arte gotica medioevale, e che forma la meraviglia di quanti vengono qui ad ammirarla [1].
Presentiamo qui la figura di questa porta, veramente meravigliosa.
portale della chiesa
L'ornato di questo portale, largo palmi [=cm 26,5 circa] sei e mezzo, è formato da lunghe fascie parallele fra loro, a cominciare dal zoccolo ai capitelli. Esso comincia, tanto a destra che a sinistra, con una cornice, sporgente dal muro, larga mezzo palmo, infissa tenacemente di taglio, che serve alle seguenti d'appoggio e difesa. è lavorata a forma della lettera M, con globetti geminati a fianco, a cominciare dallo zoccolo sino alla punta della prospettiva, che termina ad angolo acuto. Una seconda fascia, che si estolle al par della prima, porta un nastro, largo due dita, con fregi variati nel mezzo, anche a traforo. Sedici quadretti, l'un distante dall'altro di circa un palmo, son tagliati da questa fascia. Ciascun quadretto, contornato da cornici a cordone, ha, nel fondo, rosoni, stelle, tulipani, fiordalisi, gigli, garofani ed altri fiori ricchi di foglie. Un quadretto contiene una specie di libretto, formato da foglie che s'incurvano dai quattro lati, e ne richiudono quasi l'apertura con tanti trafori.
Questa fascia sale sino all'apice, come la prima, ma s'inarca da sopra i capitelli. Ai lati dei quadretti si vedono teste di putti, di satiri, di lumache, testuggini, ranocchi, conchiglie, foglie aggomitolate, pine, nicchie, maluschi, univalvi e simili capricci; non che facciette incappucciate di monaci.
La terza fascia è adorna di piccoli fiori disposti a croce, dal mezzo dei quali viene fuori un globetto trapunto, come di fragola o mora. Due fettucce opposte fra loro a modo di spirale, contornano e inserrano ciascuna croce, da cima a fondo. Una cornice poi, fatta a scala, e fregiata di piccoli gigli, orla da ambo i lati questa fascia, larga oltre il palmo. La quarta fascia, larga mezzo palmo, è intagliata da fronti di viti. La quinta, larga mezzo palmo, porta foglie di gigli verticali. La sesta, larga tre dita, porta un velo crespo inanellato a brevi tratti; lavoro eseguito con molta naturalezza. La settima porta scolpiti dei quadretti con mazzolini di fiori e foglie, stelle, non mancati di trafori, che potrebbero dirsi fiori d'altea, o malvisco, girasoli, rododafne e simili. L'ottava, larga tre dita, è ornata di tassellini a punta di diamante. L'ultimo lavoro termina con una colonnetta a cilindro spirale del diametro di mezzo palmo, che serve alle imposte della porta. Le due opposte spalliere portano quasi gli stessi freegi sino ai capitelli; senonchè la fascetta a quadretti comincia con maschera tragica da un lato, e con una testa di fiori dall'altro. Più l'una termina con trina a rabesco, l'altra invece con testa di daino. La quarta e quinta fascetta a sinistra presentano anche delle varianti dalle fascette di destra.
Il zoccolo di di questa porta si alza dal suolo circa due palmi, sino al piccolo epistilio, che porta il medesimo fregio della cornice della porta, ed altri ornati a traforo. I capitelli a foglie sono dello stesso stile gotico.
La porta, dal zoccolo sino all'architrave, s'innalza di circa dodeci palmi, e per altri quindeci palmi dall'architrave all'apice. Dall'architrave poi sorgono cinque fascie arenate, che formano il cornicione. La prima inferiore, larga due terzi di palmo, porta scolpite foglie di pampini, o di platano, intorno alle quali serpeggiano dei tralci, forniti di cornicette semplici; la seconda, larga quali un palmo, scanalata nel mezzo, porta un meraviglioso intreccio di trine, che avvolgonsi intorno a duplici bastoncelli cordonati, che a due a due s'intersecano tra loro a guisa di una X, che in realtà sono scettri,portanti sulla punta foglie di gigli da un capo solo, lungo ognuno tre quarti di palmo, sparsi per la superficie tutta dell'arco, l'uno capovolto, o contrario all'altro, in numero di sedici. La terza, quarta e quinta fascia, scanellata nel mezzo, e larga ciascuna un palmo, portano un duplice ornato di foglie di acanto, o platano. Lungo il primo ordine serpeggiano tralci a cordoncino, i quali avvolgonsi intorno ogni foglia, quasi che volessero inghirlandarla. Nel secondo ordine le foglie incurvansi e si ripiegano lentamente in cima; ed inarcate come sono, sembrano che volessero formare un ombrello o padiglione verdeggiante al quadro scolpito sull'architrave nel vano di un triangolo.
Questo quadro, a bassorilievo, rappresenta il Salvatore, cui due serafini, sospesi pei vanni, da ambo i lati, con turiboli offrono l'incenso, i cui globi di fumo sono meravigliosamente imitati. Il Salvatore, vestito alla greca, e decorato da un'aureola, sta in atto di benedire, avendo ai lati S. Remigio (Vescovo di Reims) in mitra e pastorale, e S. Leonardo (protettore dei prigionieri) eremita dell'ordine Basiliano, vestito di cappotto e scapolare (ossia pazienza), con cappuccio in testa ed in mano una catena, che gli pende sino ai piedi. Tutti questi finissimi lavori di architettura gotica medioevale sembrano eseguiti piuttosto da valoroso pennello, tanta è la loro morbidezza, anzichè da paziente scalpello, tanto più ammirabile perchè scolpiti su pietra, la quale rendesi meno cedibile del marmo. Sventuratamente non si conosce il nome dell'artista che ideò ed eseguì questo insuperabile capolavoro di arte, che forma un monumento mondiale, anzichè nazionale!...
Sull'atrio di questo tempio, al quale si accede per alcuni gradini, rizzansi due colonne lapidee, l'una d'ordine toscano, l'altra corinto. Su questa seconda veggonsi sculti due scudi, l'uno con gigli laureati intorno, l'altro portando una stella con la lettera B, che forma lo stemma dei Del Balzo. Sull'altra colonna vedevasi confitto un calzuolo, che serviva a sostenere la bandiera negli otto giorni della fiera stabilita da Francesco II Del Balzo, di cui è fatto parola nel primo volume di quest'opera,  in commemorazione dell'invenzione del corpo di S. Riccardo. Due leoni (oggi assai sfregiati) son fissati ai lati di questa meravigliosa porta, simili a quelli, che si vedono nell'Arcivescovado di Napoli, che sostengono sul dorso due colonnette, solita impresa sveva [2]. Dal lato interno di questa porta si vedevano due affreschi, l'uno raffigurante alcuni cerusici, che medicavano i crociati feriti nelle battaglie contro i Turchi, l'altro il Gran Maestro dell'Ordine Teutonico in abiti pontificali, con mitra, piviale e pastorale.
Abolito l'Ordine Teutonico, cui devesi la costruzione di questa Chiesa, nel 1387 venne occupata dagli Agostiniani calzi, sotto il Pontificato di Urbano VI. Ciò si conferma da una lapide rinvenuta in una attigua cisterna, su cui erano scolpiti questi versi:
  Belligerus Ordo Deo haec struxit templa sacrata,
  Inque aegris curam struxit et ille domum
  His deinde pulsis, pietas suprema Dinastae
  Fratribus Eremi haec ipsa colenda dedit
  Ut fidei nitor, et sanctae observantia legis
  Cresceret , et staret Principis altus amor

Nel 1770 la Chiesa di S. Agostino fu, nella parte interna, radicalmente rimodernata e decorata di stucchi dal P. Maestro Ricatti di Andria.
In questa occasione si trovò, nella trave maggiore che sosteneva il comignolo del palco, la seguente iscrizione:
"Federico de Aragonia Illustrissimo Principe ac Duce Andriae imperante."
Appresso leggevansi i seguenti nomi:
"Antonio Marullo Notaio, Nardo Cereccio ac Marino de Mastro Tosiano Procuratoribus 1493."
Dopo la rifazione del 1770, questa Chiesa si presenta ad una sola nave, benchè spaziosa, con presbiterio, cui si accede per alquanti scalini di marmo, nei cui angoli si elevano quattro colonne. In fondo al Presbiterio sorge un magnifico altare di marmo, forse il migliore di quanti ve ne sono in Andria.
Quattro statue colossali, rappresentanti i quattro Evangelisti, fiancheggiano questo presbiterio, il di cui pavimento, come quello di tutta la Chiesa, è intarsiato di marmi. Tre altre statue sono attaccate al muro, tra i tramezzi degli altari.  Una rappresenta l'Eremita Gregorio de Verucolo, morto nel XIII secolo in età di 118 anni; l'altra il beato Agostino Termense, Generale dell'Ordine Agostiniano, morto pure nel medesimo secolo; la terza rappresenta il frate Tommaso Arbuatti Picentino, morto in odore di santità nel secolo XVII.
Sei altari, situati simmetricamente, completano il vano di questa Chiesa.
Un ottimo organo, con Cantoria artisticamente lavorata, è sito sul Coro, messo a ridosso dell'Altare Maggiore. Gli stalli di questo Coro, tutti di noce, sono opera del rinomato Ebanista Andriese Giuseppe Gigli. Il pergamo non manca pure dei suoi pregi negli ornati di fiori, foglie, cornici, e specialmente nella leggiadra Colomba fra un fascio di luce che la circonda. Alcuni affreschi rendono ancor più ammirevole questa Chiesa. Bellissimi sono i quattro affreschi, relativi alla vita di S. Agostino. Il primo rappresenta Agostino, ancora infedele, seduto sotto una ficaja, collo sguardo rivolto ad un Angelo, che gli porge la Bibbia, nell'atto di dirgli: tolle et lege; il secondo nell'atto, che riceve il Battesimo da S. Ambrogio, il terzo vestito dell'abito claustrale, che dà la regola ai suoi alunni, dai quali è circondato; il quarto nell'atto di fulminare gli eretici. Molte tele pregevoli ha pure questa Chiesa, fra le quali degne di ammirazione sono l'Adorazione dei Magi e l'Ascensione di Cristo, messe sul Presbiterio. Le tele dei sei altari minori non mancano ancor esse del loro pregio. Quella, messa sul primo altare, rappresenta la Madonna della Consolazione; quella del secondo altare S. Nicola Tolentino, dell'ordine Eremitico; quella del terzo la Madonna degli Angioli; quella del quarto l'Incoronata; del quinto l'Annunziata; del sesto finalmente Gesù Crocefisso. Ciascuno di questi altari ha pure delle piccole tele ad ovato di minor valore. Il migliore dipinto poi si ammira sulla porta di questo Tempio, nel quale sono rappresentati i dottori della Chiesa, confusi e stupiti nell'ascoltar la parola del Divin Verbo.
In questa Chiesa è istallato ora il Capitolo Collegiale dell'Annunziata, trasferitosi nel 1813, sotto il governo di Gioacchino Murat, secondo è detto nel I. volume di quest'opera.
La seguente iscrizione ricorda quel trasferimento:
D. O. M.
Collegium SS. Annuntiatae
A vetusto post urbem Templo
Ioachim Napoleone Rege
Paludamento et Toga
Usque dignissimo
Salvatore Maria Lombardi Antistite
Optimo merito
Secundo Civium voto
Indulgentibus
In hoc S. Augustini sane speciosius deductum
Iuribus integris
Post lunas Ianuarii MDCCCXIII
[3]
Questo Capitolo Collegiale ora è civilmente soppresso, in virtù delle leggi eversive del 1866 - 1867; ma ecclesiasticamente esso è ancora nel suo pieno vigore; ed a quel Capitolo appartengono soggetti degni d'ogni considerazione. In questa Chiesa esiste il beneficio parrocchiale, che negli ultimi anni venne unito al Priorato, unica Dignità di questo Capitolo Collegiale. Presentemente è Priore - Parroco il Rev.mo D. Michele Caprara.

[M. Agresti, "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", Tipi Rossignoli, Andria, 1912, pagg. 79-85]

[1] Questa porta è segnata fra i più belli monumenti del mondo, ed è riprodotta in tutte le illustrazioni dell'arte architettonica. Essa è dichiarata monumento nazionale

[2] Ammirevole è pure la porta antica di questa Chiesa, oggi murata. Essa  è costruita in forma parallelogramma, alta palmi diciassette sino alla lunghezza dell'architrave, donde per altri palmi sette le due cornici laterali vanno a congiungersi in cima, formando un angolo acuto. Il zoccolo è alto un palmo e mezzo. Le fascie laterali, o mostre della stessa porta, sono lunghe palmi quattro e mezzo. L'ornato comincia da una cornice, che sporge dal muro circa mezzo palmo di taglio, secondo lo stile gotico. Siegue l'altra a cordone, quindi una fascia, di poi un'altra cornice a cordone, indi un solco, e termina coll'ultima cornice cordonata. Sull'apice dell'angolo vedesi uno scudo con appiccaglio, ornato di gigli. A destra, accanto all'architrave, vedesi un quadretto con lione rampante (stemma del Comune), ed in corrispondenza altro quadretto con vaccarella (stemma del Vescovo Florio). Fuori del cornicione si vede altro quadretto con due aquile a vanni spiegati (stemma di Federico II). Tutto questo ornato è in pietra viva.

[3] Nella Chiesa di S. Agostino trovasi istallata ab antiquo la Confraternita di S. Monica. Sin dal 1600 questa Confraternita trovasi impiantata in questa Chiesa, e ad essa non potevano appartenere che i soli nobili, o persone di civile condizione. Ora invece a questa Confraternita appartengono persone di ogni ceto e condizione.