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da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"
di Michele Agresti (1852-1916)
Volume II - Capitolo V
"Chiese figliali anticamente appartenenti al Capitolo della Cattedrale,
e poscia destinate alle Collegiate, ed alle Parrocchie"
Chiesa di S. Francesco
3. La Chiesa di S. Francesco ricorda l’epoca sveva.
Esisteva già in Andria l’istituzione dei Templari e dei Teutonici da circa due secoli,
quando nel 1200 apparve al mondo il poverello d’Assisi. Nel giro che fece Fra Francesco per l’Italia,
vuolsi che si fosse fermato a Bari, e, nel ritorno, che avesse visitato anche Andria.
Federico II lo tenne in grande venerazione; e, nel ritorno che egli fece da Gerusalemme,
nel 1230 (quando Andria innalza in suo onore la famosa porta di S. Andrea),
Federico, per rispetto al santo uomo, si cooperò perché sorgessero in Andria due Conventi di Francescani,
l’uno detto degli
Osservanti, e l’altro dei
Conventuali; il primo, prese il nome di
S. Maria Vetere,
perché costruito accanto di una Chiesa già esistente sotto il nome di S. Maria;
l’altro (vicino alle mura della città) prese il nome di S. Francesco.
Questo Convento fu cominciato a costruire nel 1230, come rilevasi da una lapide,
messa su di una porta sita nel primo Chiostro di quel Convento:
Hoc opus factum est in anno D.ni 1230.
[1].
Caduti poscia i poveri frati in disgrazia dell’Imperatore (perché creduti sospetti di congiura contro di lui),
furono discacciati dai chiostri, esiliati, torturati, fatti trascinare
per le strade delle città legati alle code dei cavalli
[2].
Morto lo Svevo Imperatore, i poveri francescani riebbero la pace, e potettero ritornare nei loro conventi.
Nel 1364 (sotto il Pontificato di Clemente VI), per opera del Padre Maestro Bonanno da Barletta,
Andria vide menato a termine il Convento dei Francescani,
come rilevasi da un’altra lapide, messa sulla stessa porta, dove a caratteri gotici leggesi:
MCCCLXIV- sub Pontificatu Domini, Domini Nostri Clementis VI Papæ, Per magistrum Bonannum de Barulo.
Fu, forse, allora che si potette completare anche la Chiesa, che è pure pregevolissima.
Essa è dello stesso stile gotico, come lo dimostrano le due pregevolissime porte
site l’una nel frontespizio di essa, l’altra al lato destro.
La prima, tutta in pietra viva, è ricca di varii ornati, terminando ad angolo acuto.
Ha una fascia, larga tre dita, a modo di cornice, tramezzata da otto quadretti,
distanti fra loro di due palmi. Ciascun quadretto porta un rosone nel centro,
ricinto di foglie. Delle cornici arcuate si vedono nel vano del triangolo, che si estolle
dall’architrave sino alla punta. La prima di queste cornici, scanellata,
porta negli opposti lati altre due cornici a cilindro ritorte, formando un arco
di circa quattordici palmi. La seconda, solcata a cordoni orizzontali,
percorre l’arco di palmi dodici. La terza, anche scanellata, si estende fra due cilindri levigati,
ed incurvasi per circa palmi dieci. La quarta, formata a guisa di ghirlanda,
si estende per circa palmi otto. Ai lati delle colonnette sono sculti due dragoni,
mordendosi la coda. Accanto all’architrave si vedono due nicchie, nelle quali sono allocate
le statue di S. Francesco e di S. Antonio. Le fasce che fiancheggiano questa artistica porta,
hanno i capitelli ed i zoccoli traforati sul gusto gotico.
Sull’angolo, dove termina il frontespizio, si vede scolpito un Agnus Dei.
La seconda porta di questa Chiesa, formata anche a triangolo dall’architrave alla cima,
ha delle cornici formate a Z ed a spira, orlate di finissimi merletti e di piccoli gigli.
In mezzo al triangolo si vede la figura di Cristo Crocefisso, da cui S. Francesco
ricevè le sante stimmate. Più sotto vi è un affresco rappresentante S. Antonio di Padova
col Bambino sulle braccia.
La Chiesa, ad una sola navata, con volta ben elevata, è tutta ornata di fino stucco.
Una ricca ed artista balaustra di marmo divide la Chiesa dal presbiterio,
sul quale poggia il magnifico altare maggiore di marmo pregevolissimo e ricco di lapislazzoli.
Il pergamo, opera dei fratelli Gigli di Andria, è ricco di fregi dorati,
rabbellito dallo stemma dell’ordine francescano e da parecchi angioletti.
Sei altari tutti di marmo, disposti simmetricamente, completano il vano di questa Chiesa.
Il primo è intitolato a S. Francesco d’Assisi, del quale si ammira su tela la sua figura,
stringendo fra le braccia il Crocefisso, con accanto un vaso contenente acqua,
una scodella, un libro, ed a piedi un cappello da pellegrino, mentre il suo compagno
gli legge un libro, che sarà forse la sacra scrittura, o il salterio.
Dall’alto un Cherubino tocca la lira, al di cui soave suono Francesco resta quasi tramortito.
Il secondo altare anticamente era intitolato all’Addolorata, il di cui simulacro,
sculto in legno, era riposto in una nicchia, chiuso da fascia di noce con cristalli
[3].
Il terzo altare, dedicato alla Madonna degli Angioli, porta l’immagine della Vergine,
ai cui piedi si vedono S. Biagio, S. Antonio Abbate e S. Bonaventura Cardinale,
il cui berretto di porpora vien a lui presentato da due serafini.
Il quarto altare anticamente era dedicato a S. Antonio di Padova, di cui una tela raffigura
l’immagine del Santo, genuflesso a piè del Bambino Gesù, con ai lati due angioli,
uno col giglio in mano, simbolo della purità, l’altro con un libro
[4].
Il quinto altare, prima dedicato all’Immacolata, ora è intitolato a S. Antonio di Padova.
Nel sesto altare venerasi S. Giuseppe da Copertino, che sorvola in faccia alla Croce.
Ai suoi piedi si vedono dei monaci, compresi da stupore.
Dietro l’altare maggiore, in fondo al Coro, quasi a piramide, sorge la Cantoria,
opera veramente pregevole dell’artista andriese Tommaso Porziotta
[5],
e l’organo, una volta ricco di canne e di registri, ora mal ridotto e spogliato di molte canne.
Il Coro, tutto di noce, con intagli artistici e finissimi, fu costruito nel 1699.
Non si conosce l’autore di questo Coro; ma probabilmente deve essere opera di qualche discepolo
della scuola del Bolognese Infante, avendo molta somiglianza di stile col Coro della Cattedrale,
eseguito nel 1659 da Scipione Infante di Bagnuoli. Fra i vani degli stalli
(divisi da colonnine, striate ai lati, fornite di piedistalli e capitelli corintii),
in testa a ciascun sedile, si vede una specie di scudo convesso, portante un motto,
che si riepiloga nei versi seguenti.
Ante Deum stantes — ne sitis corde vagantes
Si cor non orat — invanum lingua laborat
Anno Domini 1699 opus hoc fuit completum
Soli Deo honor et gloria. Amen Amen
Nel centro del Coro, sulla cornice di esso, vi è un ritratto raffigurante Clemente XIV
(della famiglia Ganganelli), che appartenne all’ordine francescano.
Altre due tele si ammirano in detto Coro, l’una rappresenta il Divin Redentore sulla Croce,
con ai piedi la Vergine e Giovanni; l’altra S. Francesco, genuflesso ai piè del Crocefisso.
Un pregevolissimo quadro, opera di Salvator Rosa, si ammira nella sacrestia di questa Chiesa,
rappresentante S. Tommaso Apostolo in atto d’immettere il dito nel sacro costato del Divin Redentore.
Nella medesima sacrestia si vede affisso nel muro un mezzo busto di marmo,
che porta la seguente iscrizione:
D. O. M.
Frater Gabriel Maria Pisani ab Andria
Artium et Sacrae Theologiae Magister
Orator zelo typus Minister Provincialis
Et Commissarius Generalis aequissimus
Sacristiam hanc suppellectibus auxit
Fundo dotavit
Cessit e vita III Nonas Novembris
Anno aetatis suae LXXV mens. X. die XIII
Vulgaris autem aere MDCCLII
Et ne tanti viri memoriam saecula occultarent
Patres Conventus
Memoriae et beneficientiae ergo
Hoc monumentum posuerunt
[6].
Un maestoso ed artistico campanile torregia questa bellissima Chiesa.
Esso fu cominciato a costruire nel 1760 dai bravi maestri muratori Vito e Domenico Ieva di Andria.
A dì 25 Giugno 1765 fu completata la base; nel 1772 il campanile fu menato a termine.
Esso conta 65 metri di altezza
[7].
Accanto a questa Chiesa sorgeva il grandioso Convento dei Francescani,
il di cui spazioso ed elegante Chiostro era decorato di preziosi affreschi,
rappresentanti vari episodii della vita di S. Francesco, e di altri Santi dell’ordine.
Molti altri preziosi monumenti e lapidi si riscontrano in questo Chiostro e Convento, che, per brevità, tralasciamo.
Nel 1809 il Re di Napoli Gioacchino Murat, dopo d’aver soppressi tutti i Conventi del Regno,
cedeva questo di S. Francesco all’Università di Andria, la quale lo adibì a palazzo di città,
costruendovi allora quella stupenda scalinata, che forma l’ammirazione di tutti.
Una parte di quel Convento fu poscia adibito ad ufficio della pretura ed a scuole comunali.
Il Chiostro poi fu, parte adibito a carcere penale, parte a scuole pubbliche;
e recentemente, anche una parte ad ufficio della conciliaziore.
Misteriosa metamorfosi delle vicende umane! Là dove si sopprimono i Conventi,
si sostituiscono le prigioni!... La Chiesa, però, restò sotto la dipendenza della Cattedrale
sino al 1857, quando, in essa, fu istallata una delle sei Parrocchie della città;
ed il Parroco D. Francesco de Corato ne tiene oggi la custodia di essa.
[M. Agresti, "Il Capitolo Cattedrale
di Andria ed i suoi tempi", Tipi Rossignoli, Andria,
1912, pagg. 85-89]
[2]
Giannone Lib: XVII, Vol. 2. pag. 433. Muratori Ann. D’Ital. Anni 1239 -1250.
[3]
Questa statua, lavorata in Napoli, come anche l’altare di finissimi marmi,
devonsi alla pietà e generosità della famiglia Iannuzzi. Ora questo altare
è invece dedicato alla Immacolata, e la statua dell’Addolorata è sita in una nicchia,
sull’altare messo nel Cappellone, costruito a tutte spese del Conte Onofrio Spagnoletti - Zeuli.
Nel 1888, il Cappellone fu donato all’Arciconfraternita dell’Addolorata,
che ha sede in questa Chiesa. Per la costruzione di questo grandioso ed artistico Cappellone,
e per tante altre benemerenze, il nobiluomo Onofrio Spagnoletti - Zeuli ed il suo genero
Sig. Sebastiano Iannuzzi (ricco ancor lui di censo e di benemerenze ecclesiastiche e civili)
ottennero da Papa Leone XIII il titolo ereditario di Conte.
[4]
Per la costruzione del Grande Cappellone, annesso a questa Chiesa, dì cui è fatta menzione
nella nota precedente, questo altare, intitolato a S. Antonio, venne distrutto,
per mettere in comunicazione il Cappellone con la Chiesa, ed il quadro di S. Antonio
fu trasportato all’altare quinto, intitolato prima all’Immacolata.
Sicché oggi gli altari siti nella Chiesa sono cinque, ed il sesto,
(quello dell’Addolorata) è sito nel Cappellone, chiuso da una gigantesca ed
artistica cancellata di ottone, che lo divide dal resto della Chiesa.
[5]
Quel medesimo che costruì il trono Episcopale della Cattedrale.
[6]
In questa Chiesa, oltre Arciconfraternita dei nobili e civili, intitolata alla Madonna dei dolori,
è eretta pure la Confraternita di S. Chiara, composta d’ogni ceto di persone.
[7]
A dì 20 Aprile 1890 un fulmine mandò in rovina la parte superiore di questo campanile,
per cui il Municipio deliberò la somma di Lire ventimila per i restauri,
che furono eseguiti nel 1894 sotto la direzione del bravo muratore Emmanuele Merra di Andria.