dell’Ing. Riccardo Ruotolo
Per dare una risposta al secondo quesito: qual è stata la trasformazione che ha subito lo stemma di Andria, mi sono servito dei documenti dell’archivio storico comunale. Consultando questi documenti ho fotografato i logo e gli stemmi che in varie epoche ha utilizzato il Comune per la sua carta intestata; in questo modo è stato possibile documentare, anche se in modo non completo, quali sono state le varianti che lo stemma di Andria ha avuto nei cent’anni precedenti il 1929.
La carta su cui sono trascritte le Delibere del Consiglio Comunale dei primi decenni dell’Ottocento non porta alcun logo del Comune: forse l’Amministrazione comunale ha cominciato ad utilizzare il suo stemma, come logo sulla carta intestata, a partire dal 1861 anno dell’unità d’Italia? La ricerca va approfondita.
Nel 1801 il Comune, per trascrivere le sue Delibere, non utilizzava la carta intestata, forse non era in uso, ma la carta bollata dell’epoca. Il bollo (foto S 34 a) era stampato in alto a sinistra del primo foglio ed era formato da due rami floreali che formano un ovale, suddiviso in due parti: in quella superiore ci sono i tre gigli simbolo dei Borbone sormontati da una corona regale, nella parte inferiore è scritto l’anno, in questo caso 1801, ed il valore del bollo che a quell’epoca era pari a grana due (il grano era il nome di una moneta napoletana di valore pari ad un seicentesimo di oncia d’oro, ovvero ad un ventesimo di tarì, ovvero ad un decimo di carlino; mentre l’oncia era all’incirca pari a 30 grammi). Anche la filigrana del foglio di carta bollata del 1801 è formata da un disegno (foto S 34 b) realizzato con due rami che formano un ovale con al centro i tre gigli borbonici, il tutto sormontato dalla corona regale con croce in alto. Sotto lo stemma c’è la scritta: REGIO DAZIO.
[S34a e S34b. ASCA: carta bollata dell'anno 1801 - filigrana della carta bollata dell'anno 1801]
Nel 1806 la carta bollata aveva ancora il valore di grana due ma il simbolo era cambiato (foto 34 c) perché al posto dei tre gigli borbonici c’è un’aquila con delle saette che partono dalle zampe e la corona con la croce non è più in alto ma direttamente sulla testa dell’aquila.
Nel 1808 il simbolo cambia ancora (foto S 34 d): non ci sono più i due rami che formano l’ovale, ma c’è una semplice cornice ovale con dentro un’aquila, che poggia le zampe su un cordone da cui escono due saette, e le scritte NAP (Napoli) E SIC (e Sicilia) e poi G. 6 (Grana 6).
[S34c e S34d. ASCA: carta bollata dell'anno 1806 - carta bollata dell'anno 1808]
Nel 1811 il bollo cambia di nuovo (foto S 34 e): l’ovale diventa tondo ed è suddiviso in due parti; in quella inferiore molto piccola c’è la scritta G. 6 (Grana 6), mentre in quella superiore c’è uno scudo di tipo sannitico suddiviso in due parti, con al centro un altro scudo sannitico con aquila e corona. Nella parte superiore del grande scudo ci sono due simboli: a sinistra ci sono due cornucopie incrociate mentre a destra c’è un delfino; nella parte inferiore c’è il simbolo della Sicilia con la testa della Medusa e tre gambe. Lo scudo è all’interno di due rami con foglie di cui è difficile riconoscere l’essenza ed è sormontato dalla corona; oltre i rami, ma sempre nel tondo, ci sono le scritte NAPOLI E SICILIA.
Anche la filigrana è cambiata, è diventata molto più bella (foto S 34 f). In un cerchio è rappresentata una sirena nuda, con le gambe trasformate in doppia coda che termina con due tridenti, e con in una mano un’ancora e nell’altra una cornucopia con fiori e frutti; in testa la sirena ha una corona regale. La filigrana porta la scritta: NAPOLI E SICILIA.
[S34e e S34f. ASCA: carta bollata dell'anno 1811 - filigrana della
carta bollata dell'anno 1811]
Nel 1817 la carta da bollo varia ancora la forma del bollo (foto S 34 g): nel tondo c’è la scritta REGNO DELLE DUE SICILIE ed uno scudo con tre gigli, simbolo dei Borbone, sormontato da una corona regale, tenuto da due rami con foglie ripiegate di essenza di difficile individuazione. Il tondo è diviso in due parti, in quella inferiore, molto piccola, è riportato il valore del bollo pari a G.6.
Nel 1817 cambia anche il simbolo nella filigrana (foto S 34 h): ora è formato da un tondo che porta sul bordo la scritta REGNO DELLE DUE SICILIE suddivisa in due parti da due elementi floreali e contenuta tra due cordoni. Il cerchio interno è suddiviso in tre settori: nel primo ci sono i tre gigli dei Borbone e la scritta Catenacci (che forse è il nome dell’incisore); nel secondo c’è un cavallo che si alza imperioso sulle zampe posteriori, mentre, nell’ultimo settore c’è la rappresentazione del simbolo della Sicilia: la testa della medusa con tre gambe disposte a girandola. E’, senza dubbio, una composizione molto bella.
[S34g e S34h. ASCA: carta bollata dell'anno 1817 - filigrana della carta
bollata dell'anno 1817]
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Diversamente dai primi decenni dell’Ottocento, per la seconda a metà del secolo, a partire dagli anni sessanta, la documentazione esistente presso l’archivio storico comunale è piuttosto cospicua e troviamo non più la carta bollata ma la carta comunale intestata che riporta il logo del Comune, cioè lo stemma.
Lo stemma utilizzato in quest’epoca è esteticamente apprezzabile (foto S 35), anche se si discosta radicalmente da quello del Convento delle Benedettine. Lo scudo è quasi sempre un ovale contenuto in un cartoccio con le volute rivolte all’indietro, tranne quella superiore; le volute inferiori si avvolgono sempre su due rami, uno di alloro e uno di quercia che abbracciano lo stemma. Alla sommità del cartoccio è presente una corona ducale con otto fioroni, di cui cinque visibili, aventi una perla nel centro; dal retro della corona fuoriescono due nastri svolazzanti. Nel cartoccio è disegnato uno scudo ovale con al centro un leone rampante che ha una folta criniera e una coroncina ducale in testa; il leone ha le zampe posteriori in terra mentre quelle anteriori sono poggiate sul tronco di un albero di cui è difficile individuare l’essenza, ma dovrebbe essere un albero di quercia. Rispetto agli stemmi storici in cui il leone rampante ha fra gli artigli solo un ramo di quercia, in tutte le variazioni che lo stemma ha avuto nella seconda metà dell’Ottocento è presente sempre un albero, senza dubbio attribuibile alla famiglia delle querce.
Nel 1865 il timbro usato dal Comune di Andria era quello riportato nella foto S 36 che, come si vede, è come un doppio timbro: quello con la scritta MUNICIPIO DI ANDRIA è sottoposto a quello nazionale che ha la dicitura VITTORIO EMANUELE RE D’ITALIA.
[S35 e S36. ASCA: stemma utilizzato nella seconda metà dell'Ottocento -timbro utilizzato
dal Comune nell'anno 1865]
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Durante i quarant’anni 1861-1900 lo stemma sulla carta intestata non è stato sempre lo stesso, anche se quello della foto S 35 è il più utilizzato: è evidente che i vari settori del Comune non sempre hanno coordinato tra loro quello che andava rappresentato sulla carta intestata. E questo si verifica ancora oggi.
Lo stemma utilizzato su di una carta intestata del 1873 (foto S 37) è forse il più bello dell’Ottocento. è uno stemma molto curato in ogni parte, con il leone che può definirsi rampante perché ha tre zampe sul tronco di un albero ben piantato nella terra da cui nasce anche dell’erba; lo scudo è un ovale contenuto in un cartoccio molto rifinito come pure lo sono i due rami che lo avvolgono nella parte inferiore di cui sono riconoscibili le essenze: la quercia con le ghiande e l’alloro con le bacche tonde. La corona ducale è in alto, con le cinque punte visibili sormontate da fiori a forma di “nocche” a tre lati con al centro la perla.
Su una carta intestata del 1878 è riportato lo stemma della foto S 38. è uno stemma di fattura molto modesta con scudo ovale contenuto in un cartoccio e un leone poco rifiniti.
Nel 1879 la carta intestata del Comune, utilizzata per registrare i deliberati della Giunta e del Consiglio Comunale, aveva lo stemma come quello della foto S 39 con le diciture REGNO D’ITALIA – AMMINISTRAZIONE MUNICIPALE DI ANDRIA.
[S37, S38 e S39. ASCA: stemma su carta intestata dell'anno 1873, 1878 e 1879]
Nel decennio successivo la carta intestata varierà completamente.
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Da un documento del 1880 proviene lo stemma della foto S 40 che è impostato diversamente da quello della foto S 37 ma egualmente pregevole nella sua composizione. È formato da uno scudo ovale contenuto in un cartoccio che ha in alto due volute ad esse e in basso due grandi foglie che sembrano di acanto, con un leone abbastanza rifinito, munito di folta criniera e di coroncina in testa, rampante su un albero che appare proprio di quercia. Al di sotto del cartoccio ci sono due rami: uno di alloro e l’altro di quercia, mentre al di sopra c’è la corona ducale che ha sulle cinque punte visibili dei fioroni disegnati come nastri a fiocchi triangolari con al centro la perla.
[S40. ASCA: stemma di Andria utilizzato sui documenti e cancelleria dal 1880]
Come si è prima detto, nella seconda metà dell’Ottocento la carta intestata del Comune sulla quale si scrivono le Deliberazioni di Giunta Municipale e di Consiglio porta quasi sempre lo stemma; alcune volte, però, la carta intestata è particolare, come quella su cui è trascritta la deliberazione di Giunta Municipale del 25 gennaio 1885 (foto S 41): non porta il logo, ma in alto a sinistra sul primo foglio, sotto lo stemma di Casa Savoia, si legge in successione: REGNO D’ITALIA – PROVINCIA DI BARI – CIRCONDARIO DI BARLETTA – MANDAMENTO DI ANDRIA – COMUNE DI ANDRIA – Oggetto – Tornata straordinaria.
[S41 e S42. ASCA: delibera della Giunta Comunale del 1885 con lo stemma di Casa Savoia e timbro del Comune]
Balza subito agli occhi l’assenza dello stemma del Comune, sostituito da quello del Regno di Casa Savoia di Vittorio Emanuele II, formato da doppio mantello di cui quello più piccolo contiene lo scudo di tipo sannitico crociato (su campo rosso c’è la croce dei Crociati) sostenuto da due leoni rampanti che reggono anche due bandiere – vessilli; lo scudo è sormontato da un elmo mentre sul grande mantello è posta la corona con una grande stella raggiante. In quella data si sopperì alla mancanza dello stemma comunale con un timbro, come quello della foto S 42 ricavato da una delibera di Giunta comunale dello stesso anno. Lo stemma è a cartoccio con uno scudo ovale contenente il leone rampante con le zampe anteriori poggiate su di un albero.
[S43 e S44. ASCA: timbro del Comune del 1890-1900 - Stemma su carta intestata di fine Ottocento con stemma di Andria]
Fino alla fine dell’Ottocento il Comune ha utilizzato sia la carta intestata con lo stemma di Casa Savoia ed il timbro dello stemma comunale (foto S 43) e foto S 42, sia la carta con lo stemma come quello della foto S 44 in cui la corona ducale sullo scudo al posto dei fioroni ha dei trittici di perle.
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Nei primi ventuno anni del Novecento lo stemma del Comune di Andria più usato è quello riportato nella foto S 45. È uno stemma abbastanza semplice, a cartoccio, con un leone rampante con in testa una corona allungata e con le zampe anteriori poggiate su un alberello; in basso ci sono due ramoscelli le cui foglie sembrano di ulivo. È, decisamente, uno stemma di poco pregio.
[S45. ASCA: stemma di Andria utilizzato nei primo ventennio del Novecento (1921)]
In questo primo ventennio del Novecento il Comune di Andria, per la tassa chiamata “diritti di segreteria” del costo di 20 centesimi, ha stampato le relative marche riproducendo in esse il suo stemma, come si vede nella marca del 1909 (foto S 46).
È uno stemma con lo scudo sagomato a sette punte, usato per la prima volta, con un leone veramente rampante che ha fra gli artigli delle quattro zampe un ramo di quercia, ha la lingua fuori e non ha in testa alcuna corona. Nella parte inferiore, un ramo di alloro a sinistra ed un ramo di quercia a destra (con le foglie dai bordi più ondulati) avvolgono lo stemma che è sormontato da una corona con otto torri di cui cinque visibili, tipicamente indicativa di Città e non di comune; nella fascia superiore della marca, infatti, è scritto “CITTÀ DI ANDRIA”.
[S46 e S47. ASCA: Le marche dei diritti di segreteria degli ann1 1909 e 1919]
La marca dei diritti di segreteria dell’anno 1919 (foto S 47) è molto bella. Il disegno, rispetto a quello del 1909, è arricchito da una elaborata cornice che porta ai quattro angoli altrettanti tondi con l’indicazione del valore della marca. Lo stemma è sagomato a sette punte, con il leone rampante che ha fra gli artigli un ramo di quercia, senza corona in testa e senza lingua fuori; i due rami che avvolgono al di sotto lo stemma sono di alloro a sinistra e di quercia a destra (molto più realistico di quello dello stemma precedente), mentre al di sopra della corona, anche questa tipica della Città, la dicitura CITTÀ DI ANDRIA è riportata su di un festone curvo ed accartocciato che avvolge dal di sopra l’intera composizione. Lo scudo è disegnato su un fondo rigato che, a sua volta, è contenuto in una sagoma che forma un altro scudo unitamente al festone superiore. L’insieme è molto armonioso, equilibrato e ricco, come un tappeto orientale. Senza dubbio fu una bella iniziativa messa in essere dal Comune.
La consuetudine di stampare lo stemma del Comune sulle marche dei diritti di segreteria è continuata fino all’anno 1945, utilizzando lo stemma come quello della foto S 60, come si evince da documenti d’archivio.
[da “Lo Stemma di Andria - ricerche”, di R. Ruotolo, tip. Pubblicom, Andria, 2012, pp. 42-47]