Contenuto

Lo stemma di Andria proposto

Lo Stemma di Andria

Ricerche

dell’Ing. Riccardo Ruotolo


Capitolo Quarto

Lo stemma di Andria nel periodo fascista
la proposta del Podestà Pasquale Cafaro
(da S48 ad S61)

A partire dal 1922 allo stemma del Comune è abbinato, per disposizione del governo, il fascio littorio, entrambi contenuti in ovali che si sovrappongono in piccola parte. è presa da un manifesto del 1927 l’unione dei due stemmi (foto S 48).

Stemma comunale a cartoccio con asce dell'anno 1927 (VI), abbinato al fascio littorio in ovale
[S48. ASCA: Stemma comunale a cartoccio con asce dell'anno 1927 (VI), abbinato al fascio littorio in ovale]

Lo stemma del Comune è a cartoccio con scudo ovale in cui un poco credibile leone rampante non coronato, poggia le zampe anteriori su di un alberello con la chioma quasi forzatamente piegata per stare nell’ovale. I due rami di alloro e di quercia (o solo di alloro) che inferiormente avvolgono lo scudo sono nascosti nelle volute del cartoccio e sono di una stessa indefinita essenza; la corona che sormonta lo scudo è ad otto punte di cui cinque visibili, sormontate non da fioroni ma da sagome che sembrano aquile con le ali spiegate. Dietro il cartoccio sono disposte “due scuri addossate” (cioè con le lame rivolte verso l’esterno, mentre le scuri affrontate hanno le lame una di fronte all’altra) che hanno il significato di giurisdizione e giustizia. Questo stemma è esteticamente poco gradevole, soprattutto per quanto rappresentato nello scudo.

Nell’altro ovale è raffigurato il fascio littorio con la scure “consolare” dal bastone terminante a testa di leone. Come ben si conosce, il fascio littorio, ripreso nel periodo fascista, è il simbolo che nell’antica Roma indicava il potere e, in generale, l’autorità suprema. è un fascio cilindrico di verghe di betulla, che è un legno quasi bianco a significare il potere di punire, legate con fasce di cuoio rossiccio a significare l’unione e la sovranità, con un’ascia di bronzo addossata ed avente la lama rivolta verso l’esterno, detta anche ascia consolare perché nell’antica Roma era simbolo del “potere di vita e di morte” che il Console aveva sui condannati.

Stemma comunale e stemma con fascio littorio ed aquila, disposti separatamente utilizzato nell'anno 1928
[S49. ASCA: Stemma comunale e stemma con fascio littorio ed aquila, disposti separatamente utilizzato nell'anno 1928 (VII)]

In un documento del 1928 è presente lo stesso motivo ma con gli stemmi completamente separati (foto S 49). Quello del Comune è veramente grossolano, con un leone che sembra uno scarafaggio, mentre l’altro è un vero e proprio stemma, con uno scudo tripartito, avente nella banda centrale il fascio littorio con scure, sormontato da un grande aquila con ali spiegate e testa rivolta a sinistra.

*

Al tempo della Delibera del podestà Cafaro, 23 agosto 1929, gli stemmi utilizzati dal Comune di Andria erano, quindi, quelli di cui alle foto S 45S 48S 49 che erano effettivamente di pessima fattura e che, evidentemente, non soddisfacevano il Podestà, tant’è vero che nella sua Delibera dice: “lo stemma quale attualmente risulta anche nell’uso ufficiale, … è un’evidente deformazione di quello originario”. Pertanto coglie subito l’invito, oggetto della circolare governativa n. 8600/6 del 30 luglio 1929, emanando il provvedimento, di cui alla citata Deliberazione, che afferma: “Poiché negli esemplari sopra citati e brevemente illustrati, risulta storicamente qual fosse lo stemma originario della Città di Andria, è opportuno e doveroso ripristinare quello in uso deformatosi ingiustificatamente da poco più di un secolo”.

Il podestà Cafaro si preoccupò anche di dare le informazioni di come preparare il bozzetto del nuovo stemma “attesochè nel 1818 lo stemma di Andria fu trasmesso, già deformato come sinora si conserva al Governo del tempo per la raccolta generale delle armi dei Comuni del Regno Napoletano, ora conservata nel R. Archivio di Stato di Napoli…. Che, accettando soltanto i colori del modello esistente nel R. Archivio di Stato di Napoli che si alliga in copia autenticata (“A”) (Campo azzurro con leone giallo-oro e fogliame verde), lo stemma ufficiale va ripristinato alla figurazione primitiva; che può fissarsi sul più perfetto modello, esistente come innanzi è detto, all’angolo del Convento delle Benedettine, e dal quale è tratto fedelmente il disegno colorato che si alliga (“B”) dal quale si rileva «Nello scudo a foggia fiorentina il campo azzurro è occupato in centro da un leone rampante giallo-oro coronato di stemma (è certamente un refuso al posto di corona) ducale, e poggiante le zampe su un virgulto verde di quercia sorgente a sinistra». Lo stemma così ripristinato dovrà essere inoltre sormontato di corona non più ducale – inopportuno ricordo ed anche inesatto, di dominio feudale –, ma della corona turrita a cinque torri, come è prescritto dall’araldica vigente”.

Il Podestà, quindi, detta in modo inequivocabile quali devono essere i requisiti dello “stemma ripristinato”, recupera il modello depositato nel 1818 e conservato presso il Regio Archivio di Stato di Napoli, ne fa fare una copia (che allega “A” alla sua Deliberazione) per ricavare i colori originari dello stemma di Andria e poi fa realizzare il nuovo bozzetto dello stemma tenendo conto della forma e della composizione di quello affisso sulla facciata posteriore del Convento delle Benedettine in angolo tra Via Duomo e via De Anellis, che allega “B” alla sua Deliberazione n. 511 del 23 agosto 1929.

Però, c’è da chiedersi: a quella data Andria era denominato Comune o Città? Perché la “corona turrita a cinque torri” è consentita dall’Araldica per gli stemmi delle Città e non per quelli dei Comuni come forse a quell’epoca doveva essere Andria, visto che solo in data 19 novembre 2010 è avvenuta la cerimonia della consegna del titolo di Città ad Andria.

*

In data 9 settembre 1929 il Podestà, dopo che la sua Deliberazione è stata affissa all’Albo Pretorio del Comune per il tempo stabilito, invia al Capo del Governo – Consulta Araldica la sua Deliberazione di richiesta di “legalizzazione dello stemma per questo Comune, secondo il cenno storico”, allegando ad essa sia la copia dello stemma come depositato in Napoli per il recupero dei colori originari sia il bozzetto del nuovo stemma riproducente quello del Convento delle Benedettine, oltre al vaglia di lire 10,10.

La Consulta Araldica, in base ai due bozzetti allegati alla Deliberazione, fa realizzare dal “blasonista Sig. Cav. Uff. Francesco Fantini (14)” il diploma riproducente il nuovo stemma del Comune di Andria. Però Pasquale Cafaro, diventato Commissario Prefettizio del Comune, con nota del 14 giugno 1930 lo rimanda indietro perché come disegnato dal Cav. F. Fantini esso “non risponde alle precise caratteristiche stabilite nel Decreto di S.E. il Capo del Governo emesso il 20 u:s: nel senso che dev’essere “D’AZZURRO, AL LEONE CORONATO ALL’ANTICA D’ORO, LAMPASSATO DI ROSSO, RAMPANTE AD UN RAMO DI QUERCIA RECISO AL NATURALE”.

Bozzetto di uno stemma dell'anno 1929, non ritenuto idoneo
[S50. ASCA: Bozzetto di uno stemma dell'anno 1929, non ritenuto idoneo]

Prima di ottenere ufficialmente dalla Consulta Araldica sia il bozzetto definitivo dello stemma sia l’autorizzazione del Capo del Governo, qualcuno aveva fatto disegnare uno stemma, che si trova nella cartella d’archivio del Comune: è un bozzetto (foto S 50), datato 1929, del quale non si è riusciti a trovare il nome del disegnatore. Lo stemma raffigurato è veramente brutto, molto diverso dai modelli antichi descritti dal podestà Cafaro nella Deliberazione e da quello che voleva fosse realizzato, per cui non fu preso minimamente in considerazione dal Comune tant’è che porta scritta, a mano e sul lato destro, l’annotazione (forse del Cafaro): “Non è questo. Veggonsi n. 2 della Chiesa Di Porta Santa e gli altri due l’uno delle Benedettine l’altro dell’Edificio Scolastico”. L’edificio scolastico è quello delle scuole elementari intitolato a Matteo Imbriani, costruito dall’Amministrazione democratica nel 1904 e prospiciente l’attuale Via Eritrea, sulla cui facciata principale la “democratica Amministrazione Comunale” aveva fatto affiggere lo stemma del Comune (oggi non più rintracciabile) e che per il podestà Cafaro era da tenere a modello perché bello come quello delle Benedettine.

Lettera di trasmissione del Decreto di riconoscimento del bozzetto definitivo del nuovo stemma di Andria
[S51. ASCA: Lettera di trasmissione del Decreto di riconoscimento da parte del Governo centrale
del bozzetto definitivo del nuovo stemma di Andria]

In data 30 giugno 1930 il Prefetto di Bari invia al Commissario Pasquale Cafaro la nota (foto S 51) con la quale rimette “il riconoscimento dello stemma civico del Comune di Andria, con allegata la miniatura (“C”) rispondente alla blasonatura riportata nel decreto stesso”.

Il Commissario prefettizio, ricevuto il riconoscimento dello stemma ed il suo disegno, provvide ad inviare al Cav. Francesco Fantini il vaglia cambiario di lire 200 come compenso. Questo sta a significare che accettò il disegno dello stemma ricevuto.

Il provvedimento di riconoscimento dello stemma del Comune da parte del Governo è il seguente (foto S 52a - foto S 52b):

La marca dei diritti di segreteria dell’anno 1909     La marca dei diritti di segreteria dell’anno 1919
[S52ab. ASCA:Decreto di riconoscimento del nuovo stemma di Andria]

Il Capo del Governo
Primo Ministro Segretario di Stato
Veduta la domanda del Podestà del Comune
di Andria
diretta ad ottenere il riconoscimento dello stemma comunale
e la iscrizione del Comune nel
Libro Araldico degli Enti morali;
Veduti gli atti prodotti a correda di questa domanda;
Udito il Commissario del represso della Consulta Araldica nelle sue conclusioni;
Udita la Giunta Permanente Araldica;
Veduto l’articolo 6 del Regolamento sulla Consulta Araldica,
approvato con Regio Decreto 21 Gennaio 1929 Anno VII N 61;
Salvi sempre eventuali diritti di terzi interessati;
dichiara
1º) Spettare al Comune di Andria, in provincia di Bari, il diritto di fare uso dello stemma comunale, miniato nel figlio qui annesso, che è: D’azzurro, al leone coronato all’antica d’oro, lampassato di rosso, rampante ad un ramo di quercia reciso, al naturale.
Ornamenti esteriori da Comune
2º) Doversi prendere nota del presente provvedimento nel Libro Araldico degli Enti morali.
Roma, addì 20 maggio 1930 (VIII)
Il Capo del Governo
Mussolini

Trascritto nei registri della Consulta Araldica
oggi ventuno maggio millenovecentotrenta (VIII)
F.to Il Cancelliere della Consulta Araldica

Per una corretta definizione di quale fu il disegno definitivo dello stemma del Comune di Andria redatto dalla Consulta Araldica, è necessario recuperare i tre allegati, segnati nei punti precedenti con le lettere (“A”) (“B”) (“C”).

L’allegato (“A”) è un disegno autenticato, in quanto copia dell’originale esistente presso il Regio Archivio di Stato di Napoli, fatto redigere dal podestà Cafaro per recuperare i colori originari dello stemma di Andria; l’allegato (“B”) è il bozzetto dello stemma fatto preparare dal Podestà ed inviato alla Consulta Araldica per l’approvazione, unitamente alla Delibera del 23 agosto 1929; l’allegato (“C”) � il disegno definitivo approntato dalla Consulta Araldica, approvato dal Capo del Governo ed accettato dal Commissario Prefettizio Cafaro.

*

Nella cartellina conservata nell’archivio storico del Comune di Andria di questi tre allegati non c’è traccia ma, accanto all’originale del documento di cui alle foto S 52a - S 52b, è presente un terzo foglio (foto S 53), della stessa dimensione dei primi due, riportante il disegno dello stemma di Andria (foto S 54) realizzato con lo scudo di tipo sannitico colorato con un azzurro tendente al viola (forse il colore è stato alterato dal tempo). Il leone rampante è lampassato di rosso con in testa una corona di tipo ducale a cinque punte visibili; il ramo che afferra con gli artigli è chiaramente di quercia. Questo stemma (indicato nel precedente punto 33 come allegato “C”) potrebbe essere quello ufficiale approntato dalla Consulta Araldica (come attestato dal timbro a secco della foto S 55a), e approvato dal Capo del Governo dell’epoca; in basso a destra di questo terzo foglio c’è la firma “Luigi Rangoni Machiavelli” (foto S 55b) con una sigla sottostante illeggibile. Per inciso, il cognome Rangoni Machiavelli è quello di un’antica e nobile famiglia feudataria della contessa Matilde di Canossa, imparentata con illustri famiglie italiane come gli Estensi, i Gonzaga, gli Orsini ecc. . Luigi Rangoni Machiavelli negli anni trenta del Novecento era il Commissario del Re presso la Consulta Araldica, come si rileva dal timbro a secco posto al di sopra della firma.

Bozzetto dello stemma di Andria proposto dalla Consulta Araldica     Filigrana e sigilli sul documento della Commissione Araldica
[S53-54, S55ab. ASCA: Bozzetto dello stemma di Andria proposto dalla Consulta Araldica- Filigrana e sigilli sul documento della Commissione Araldica]

Lo stemma raffigurato nella foto S 54 non corrisponde, però, alla descrizione che ne aveva fatto il podestà Pasquale Cafaro nella sua Delibera di cui si è detto sopra, perché lo scudo è del tipo franco-italiano detto sannitico e non a forma di “foggia fiorentina” come quello del monastero delle Monache Benedettine ed il colore di fondo non è l’azzurro ma un indefinibile violaceo, come anche il colore del leone non è d’oro. Anche la corona che sormonta lo scudo non è quella richiesta dal Cafaro ma è come quella proposta per i Comuni dall’articolo 44 del Regolamento Tecnico Araldico di cui al Regio Decreto 13 aprile 1905, n. 234, cioè formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (15), di cui tre visibili, con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte, di cui nove visibili, sormontata da una merlatura a coda di rondine con nove merli visibili. Forse la Consulta Araldica aveva modificato sia lo scudo sia i colori che voleva il Cafaro?

È forse questo lo stemma originale trasmesso al Commissario Prefettizio Cafaro con il provvedimento di riconoscimento del Capo del Governo? Forse il Cafaro, al tempo in cui era Podestà di Andria, desiderava troppo? Cioè desiderava uno stemma che la Consulta non riteneva idoneo? Nel senso che il Podestà desiderava che Andria fosse considerata Città e avesse come scudo quello antico, sagomato a testa di cavallo come quelli del Convento delle Monache Benedettine.

*

Nella cartellina d’archivio che contiene i documenti sullo stemma, c’è anche un altro bozzetto, realizzato a colori e firmato solo con una sigla non decifrabile. Questo stemma (foto S 56) corrisponde esattamente a quanto voleva il podestà Cafaro ed alle caratteristiche da lui dettate nella Delibera dell’agosto del 1929. Infatti, ha lo scudo sagomato come quelli del Convento delle Monache Benedettine e quelli del cortile del Palazzo Vescovile che sono i più antichi, ha il leone rampante colorato d’oro e “lampassato di rosso”, cioè con la lingua in fuori e colorata di rosso, ha la coda bifida ed il ramo fra gli artigli è chiaramente riconoscibile come un ramo di quercia. Lo scudo ha l’azzurro come colore di fondo ed è sormontato da una corona “turrita a cinque torri”, come la corona di una Città.

Bozzetto dello stemma di Andria, non ufficiale, contenuto nella cartella dell'anno 1929
[S56. ASCA: Bozzetto dello stemma di Andria, non ufficiale, contenuto nella cartella dell'anno 1929]

Per giungere a delle certezze circa i colori dello stemma originario di Andria, la forma dello scudo voluta dal Cafaro, gli elementi rappresentati e quanto approvato dalla Commissione Araldica, bisognerà rintracciare i tre bozzetti che in questa mia ricerca ho indicato con le lettere (“A”), (“B”) e (“C”) e, quindi, è necessario consultare sia il Regio Archivio di Stato di Napoli, sia l’Archivio della ex Consulta Araldica che si spera possa trovarsi presso l’Ufficio della Presidenza del Consiglio denominato “Ufficio Onorificenze e Araldica”.

Personalmente ritengo che il disegno che più si avvicina ai tre bozzetti su menzionati è quello della foto S 56 ed è molto probabile che questo disegno sia una copia di quello inviato dal Podestà alla Commissione Araldica a corredo della sua Deliberazione del 23 agosto 1929 ed ha, certamente, i colori come quelli riportati nell’originale depositato nel 1818 presso il Regio Archivio di Stato di Napoli.

*

Dalla ricerca sui disegni degli stemmi adottati dal Comune di Andria per i suoi documenti ufficiali e la sua carta intestata, emerge che già nello stesso anno 1930 il Commissario Prefettizio Pasquale Cafaro fece abbinare allo stemma del fascio littorio quello di Andria disegnato secondo le indicazioni che egli stesso aveva mandato alla Consulta Araldica per l’approvazione (foto S 57). Infatti, lo stemma di Andria ha lo scudo sagomato a nove punte sormontato da una corona a cinque torri visibili, come quella assegnata alle Città ed è molto somigliante allo stemma raffigurato nel bozzetto della foto S 49. In questo disegno lo scudo che contiene il fascio littorio è del tipo sannitico, però, deformato nella parte inferiore rispetto alle regole dimensionali dello scudo sannitico moderno (16); si può dire che è un sannitico antico.

Stemma di Andria del 1930 con la corona di Città, disegnato secondo Pasquale Cafaro
[S57. ASCA: Stemma di Andria del 1930 con la corona di Città, disegnato secondo Pasquale Cafaro]

*

Nell’anno 1933 si riscontra una fusione di stemmi, anzi di scudi, abbastanza singolare: sembra un compromesso tra i desiderata del Cafaro e le indicazioni della Consulta Araldica e del Governo (foto S 58). Viene adottato lo scudo sannitico deformato nella parte inferiore; lo stesso è ripartito in due parti con una linea orizzontale: nella parte inferiore, più grande, è disegnato lo scudo sagomato a nove punte come quello del convento delle Benedettine, con al centro il leone rampante con il ramo di quercia tra gli artigli e sul capo la corona a cinque punte visibili con perle alla sommità; nella parte superiore, su fondo rigato verticale, sono disegnati due rami di alloro legati alla base, che abbracciano il fascio littorio con la scure. Al di sopra dello scudo sannitico è posta la corona a cinque torri visibili, quella delle Città.

fusione dello stemma di Andria con il fascio littorio, cimato con corona di Città, anno 1933
[S58. ASCA: fusione dello stemma di Andria con il fascio littorio, cimato con corona di Città, anno 1933]

*

Nel 1935 lo stemma di Andria varia ancora (foto S 59) e questa variazione si mantiene per tutto il periodo della seconda guerra mondiale. Lo scudo resta sannitico, deformato nella parte inferiore e suddiviso in due parti, però nella parte inferiore non è più sagomato come quello del Convento delle Benedettine, ma c’è solo il leone rampante con la corona ducale e uno strano ramo di quercia fra gli artigli (foto S 60), mentre nella parte superiore l’unica variante è la rigatura del fondo che non è più verticale ma obliqua dall’alto verso il basso e da destra a sinistra. La variante più significativa è il cambio della corona che sormonta lo scudo: da corona di Città a cinque torri visibili è diventata corona di Comune, con la cortina muraria a nove merli visibili, nove aperture nel secondo anello e la Pusterla nel primo.

Stemma di Andria  e fascio littorio su scudo partito, cimato con corona Comune, anno 1935     Stemma di Andria  e fascio littorio su scudo partito, cimato con corona Comune, anno 1938
[S59 e 60. ASCA: Stemmi di Andria e fascio littorio su scudo partito, cimato con corona Comune, anni 1935 e 1938]

*

Nel 1936 un’Associazione privata, la “Società di Mutuo Soccorso fra sordomuti del barese”, fondata in quello stesso anno con sede in Andria presso l’Oratorio Salesiano, realizza un logo con uno stemma veramente singolare (17). Per l’occasione, infatti, il socio Romeo Landriscina disegnò con una certa perizia, il logo della nuova società utilizzando lo stemma di Andria e dando alla composizione la sua personale interpretazione (foto S 61). Il logo è costituito dai seguenti elementi: un cartoccio color terra di Siena che si trasforma in scudo sagomato a testa di cavallo con nove punte e di colore celeste, tranne nella parte inferiore in cui il celeste si interrompe e viene ripreso il colore del cartoccio con la scritta 1936 - anno. Nello scudo è disegnato un leone di bella e fiera presenza, in piedi sulle zampe posteriori mentre quelle anteriori sono poggiate su un fascio littorio senza ascia; la testa dell’animale non è rivolta verso il fascio ma verso l’osservatore, come se fosse in posa e con in testa una corona d’oro molto particolare perché ha soltanto dodici punte, di cui sette visibili. In alto, sul cartoccio, è disegnato il Castel del Monte mentre il cartoccio con lo scudo sembra sorretto da un nastro rigido di forma ovale in cui sono riportate le seguenti parole: “SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO – APICELLA – FRA SORDOMUTI DEL BARESE”. Appeso a questo nastro rigido è disegnato, un altro nastro morbido, che riporta la scritta “ANDRIA”. In basso a destra è riportato la dicitura: Romeo Landriscina – Trani. Nella sua stravaganza, è certamente uno stemma originale, la cui composizione attira l’attenzione.

Associazione sordomuti di Andria. Stemma dell'Associazione
[S61. Associazione sordomuti di Andria. Stemma dell'Associazione]

[da “Lo Stemma di Andria - ricerche”, di R. Ruotolo, tip. Pubblicom, Andria, 2012, pp. 48-56]


NOTE

(14) All’epoca della richiesta del podestà Pasquale Cafaro di modifica dello stemma di Andria, giusta Deliberazione dell’agosto 1929, il Cav. Francesco Fantini faceva parte della Consulta Araldica. Il cognome Fantini appartiene ad una nobile famiglia toscana che nel 1648 si unì con un’altra nobile famiglia chiamata Agostini per cui, da quella data in poi il cognome divenne Agostini-Fantini.

(15) Pusterla o Postierla o Posterla o Pustierla, è la porticina che si apriva sul retro delle fortificazioni del passato.

(16) Lo scudo sannitico moderno è formato da un rettangolo di sette moduli di larghezza e nove moduli di altezza, con gli angoli di base arrotondati con un quarto di cerchio avente il raggio di mezzo modulo e con una punta al centro del lato di base realizzata con quarti di cerchio di raggio sempre di mezzo modulo.

(17) Nel 1863 Lorenzo Apicella dei Frati Bigi fondò nella Città di Molfetta l’Istituto Sordomuti che poi prese il suo nome. Anche in Andria fu istituito un punto incontro per sordomuti in un locale di Via Mulini; questo avveniva nell’anno 1922 (come da recensione della Gazzetta del Mezzogiorno). Questo gruppo però, ben presto si sciolse. Nel 1934 un nuovo gruppo aprì un centro per sordomuti presso la sartoria di Raffaele Lomuscio in Corso Cavour. In quei tempi giunsero ad Andria i Salesiani che subito dettero ai sordomuti una sede presso il loro Oratorio. C’erano, a questo punto, tutte le prerogative per far diventare stabile il punto d’incontro per cui, il primo marzo 1936 (esattamente settantacinque anni addietro) il gruppo formato dai signori Romeo Landriscina, Nicola Tursi, Giacomo Zagaria, Michele Lorusso e Raffaele Lomuscio, fondò con regolare statuto la “Società di Mutuo Soccorso fra sordomuti del barese” con sede in Andria presso l’Oratorio Salesiano.