di questa
sentenza, che riguarda tanto ciò che
giuridicam.e
fu con ret=
titudine decretato dal Vescovo Sorrentino, quanto ciocche fu
rivocato, ed
ingiustam.e
deciso a prò, e contra il
collegg.o
di S. Nicola, questo gravato=
sene, ricorre in grado di
appellaz.e al
metropolita di Trani, e cerca la
confirma dell'uno, e la riforma dell'altro. Con buona grazia da
questo
fu accettata l'istanza, e fatta la
citaz.e alle parti, studiato il
Processo,
proseguiti gli atti convenevoli in tal causa, si determina dopo lo
spazio
di ben nove mesi, di venire alla definitiva sentenza con approvare
ciocche
giuridicam.e
dal Vescovo di Andria fu pronunciato, e riforma=
re ciocche
malam.e fu deciso. Il Giudice
di questa causa fu il Vicario di
Trani, chiamato Martino de Orta Napolitano, ed insieme Canonico
dell'
Arcivescovado Tranese, e l'arcivescovo era il Cardinal'Errico Prete
del ti=
tolo di S. Anastasia, chi per allora resideva in Roma presso del
Papa. Or
volendo il
pred.o
Vicario procedere alla Sentenza diffinitiva di tal causa,
nel dì p.
o di Febbraio dell'anno 1386, nella Sala del Palazzo Arcivescovil di
Trani, con le solite formule
& pronuncia:
Quia invenimus
intenzionē
ipsorum clericorum S. Nicolai de Trimodia de Andria actorum, et
Procu=
ratorum ipsorum fundatam, et legitime probatam super sepoltura, et
cœmeterio, et Fontibus Baptismalibus, et receptione clericorum in
eccle=
sia memorata, pro Tribunali sedentes in loco ad Iura reddendum so=
lito, in Scriptis sententiamus, decernimus, et declaramus:
Sepulturam, et
cœmeterium, Fontes Baptismales, et recipere clericos in eadem
ecclesia S.
Nicolai, et ipsorum ecclesiam, vel Procuratores eorum legitime
pertinere;
præfatamque ecclesiam S. Nicolai, et eiusdem ecclesiæ clericos, et
ipsorum
Procuratores in præmissis, et quolibet præmissorum debere deinceps
sicut
hactenus consueverunt pacifica libertate gaudere. Clero. Capitulo
maioris
ecclesiæ Andrien, et ipsorum Procuratoribus quorumque ad præmissa,
si=
cut
sup.a est expressum,
perpetuum silentium imponendo. Questa è la
sē=
tenza emanata da questo metropolita, contro le petizioni de' cherici
della
Cattedrale, le quali furono ammesse nella Curia di Andria da quel
Vescovo
nel dì 3. luglio dell'anno antecedente 1385, e che il medesimo
Vescovo ben
le conobbe insusistenti nel di 20
aplē
del
medes.o anno, ma le
rivocò con
un contrario decreto nel
pred.o
dì 3. luglio 1385.
Quanto poi alle consuetudini prodotte dal Clero della Cattedrale, e
che
dal Vescovo Sorrentino parte furono riprovate, e parte ammesse, il
d.o
metropolita uniformandosi al
medes.o
Vescovo, soggiunge e decreta:
et quia
unã consuetudinem invenimus, prout
in petitione actorum conti=
netur, quæ non consuetudo, sed abusio abhorrenda, et corruptela
potius
nominatur, seu censeri, et nominari debet, cum sit corruptio Animæ,
et
corporis, et abominabilis apud fideles, quæ est contra Ius positivum,
et cano=
nicum, ut Iura canonica dicunt; Cum aliquis in ultimis constitutus
ini=
unxerit corpus suum sepelliri in ecclesia S. Nicolai, quod nisi
prius habita
licentia dicti Capituli, absque conscientia Diocesani, et pacto
præcedente,
non permittant aliquem in dicta ecclesia S. Nicolai sepelliri, et
aliud ad hoc
contra