Le tombe delle imperatrici sveve

Contenuto

Monografie Andriesi

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.1-39

I - Le Tombe delle due imperatrici sveve Iolanda ed Isabella
e la Cripta della Cattedrale di Andria

sommario

  1. I.  Federico II di Svevia sposa in seconde nozze Iolanda figliuola del Re di Gerusalemme
  2. II.  Iolanda partorisce un figlio in Andria, e muore
  3. III. Federico sposa in terze nozze Isabella, sorella di Enrico III, re d’Inghilterra
  4. IV.  Isabella muore in Foggia, ed è seppellita in Andria
  5. V. Le due Imperatrici Sveve seppellite nella Cattedrale di Andria
  6. VI. Si credono seppellite nella Cripta, ma non con certezza
  7. VII. Nel 1892 il Ministero della P. I. incarica il Can.co Merra di ricercare le due tombe Sveve nella Cripta
  8. VIII. Guglielmo Il Imperatore di Germania
  9. IX. La Cripta della Cattedrale
  10. X. Scoprimento delle Tombe Sveve
  11. XI. Andria dopo la caduta della Casa Sveva
  12. XII.  Perché la Cripta fosse mutata in ossario
  13. XIII. Avanzi d’arte dell’epoca sveva trovati nella Cripta
  14. XIV. L’Imperatore Guglielmo II la sera del 24 aprile 1904 ritorna a Berlino, senza vedere le tombe Sveve
  15. XV. Le due Tombe Sveve a torto definite una mistificazione
  16. XVI. Secondo il Prof. Arturo Haseloff le due Tombe è probabile, anzi molto probabile, che siano quelle delle imperatrici Sveve

I.I - Federico II di Svevia sposa in seconde nozze
Iolanda figliuola del Re di Gerusalemme.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.1-7

La liberazione della sacra terra di Palestina, per inscrutabili giudizi di Dio, sciaguratamente caduta nelle mani dei seguaci di Maometto, fu l’ideale radioso dei Pontefici Romani, come quella, in cui eransi compiti i primi e più grandi misteri della umana redenzione. Laonde dal giorno, in cui Urbano II e Pier l’Eremita fecero risuonare le valli ed i monti di Clermont del celebre grido: Dio lo vuole! Dio lo vuole! grido che ebbe un’ eco dall’uno all’altro capo d’ Europa, e tutta l’animo al sacrato conquisto; i Papi non tralasciarono giammai di esortare efficacemente i principi cristiani alla liberazione del gran Sepolcro di Cristo.
Nella sesta Crociata Papa Onorio III sperò di avere finalmente trovato nell’Imperatore Federico II di Svevia un protettore potente dei luoghi santi; ma lo Svevo, dopo di aver fatto molte promesse, menzognero quale fu sempre. non ne mantenne alcuna! Per la qual cosa quando Ermando Saltza, gran maestro dei Teutonici, dopo la resa di Damiata, venne in Puglia, e tutta spiegò l’ardenza del suo zelo affinchè Federico, già vedovo di Costanza, sposasse in seconde nozze la bella ed avvenente Jole, figliuola unica di Giovanni di Brienna, Re di Gerusalemme, il Pontefice vi acconsentì volentieri. Fu fatto comprendere allo Svevo, che Iolanda, quale erede della Madre Maria di Monferrato, gli avrebbe, insieme col titolo, portato ancora in dote il Regno di Gerusalemme, che egli poi con le sue armi avrebbe dovuto strappare dalle mani di Saladino. La speranza di tal regno fece sì che Federico di buon grado vi acconsentisse, come vi acconsentì pure Re Giovanni, venuto all’uopo dalla Palestina per ordine di Onorio III, accompagnato dal Patriarca di Gerusalemme, e dal Vescovo di Betlemme.
Questi quattro illustri personaggi, abboccatisi in Ferentino, conchiusero il matrimonio; mentre lo Svevo solennemente prometteva di portarsi fra due anni, con un possente esercito, alla conquista di Terra Santa [1].
Intanto con quattordici galee l’Arcivescovo di Capua venne spedito in Palestina per menare in Italia Iolanda, allora dimorante in Tiro, nella di cui Cattedrale con splendidissima solennità aveva ricevuta la corona di Gerusalemme[2]. Il 9 novembre del 1225 la sposa felicemente giungeva in Brindisi, ove l’Imperatore, reduce di Sicilia, l’attendeva, e ne celebrò le nozze pomposamente[3]. Sposato appena Federico non volle aspettare la morte del suocero, ma assunse subito la corona di Gerusalemme, e nei pubblici atti se ne intitolò Re. Per questa azione sleale Giovanni cominciò a muovere cielo e terra contro dello Svevo, che, irato e senza nemmeno salutarlo, da Brindisi si portò in Foggia. Ciò non ostante Re Giovanni dissimulando l’offesa, lo segui e per consiglio di Iolanda fu a visitarlo nel palazzo imperiale, ove si ebbe un’ accoglienza freddissima. Nel 1226, l’Imperatore, lasciata Iole in Terracina, passava in Terra di Lavoro, e poscia faceva ritorno in Puglia, donde unitamente all’Imperatrice veniva in Sicilia. Nell’agosto del 1227 con la regina venne a Brindisi ove tutti convennero i Crocesegnati, e di là nel giorno sacro all’Assunzione di Maria al cielo, con un poderoso esercito fece vela per Terrasanta [4]. Ma passati pochi giorni appena, un fiero morbo invadeva l’esercito; il Langravio di Turingia ed il Vescovo di Augusta vi morirono, e l’Imperatore, fingendosi ammalato dello stesso morbo, ritornava in Brindisi con quarantamila armati!
A tale inaspettata novella, Papa Gregorio IX, che da poco era successo ad Onorio III, arse di santo sdegno, ed il 29 settembre solennemente lo scomunicò in Anagni!
Per questa scomunica Federico sommamente adirato dalla Puglia si portò con l’Imperatrice ai Bagni di Pozzuoli, per sempre più dare a vedere al Pontefice come egli fosse davvero infermo, ed in pari tempo si affrettò a spedirgli ambasciatori per scagionarsi del voluto fallo. Il Papa fu irremovibile nella sua determinazione, ed il giorno 16 novembre lo scomunicò novellamente, e con sue lettere ne dette avviso alla cristianità; mentre Federico dal canto suo sempre più si studiava di giustificare la propria condotta.

[1] RICHARDUS DE SANCTO GERMANO, Chronicon, p. 204.
[2] DEL GIUDICE, Riccardo Filangieri, pag. 11, nota 2.
[3]RICHARDUS DE SANCTO GERMANO, Chronicon, pag. 299.
[4] RICHARDUS DE SANCTO GERMANO, Chronicon,pag. 216.

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I.II - Iolanda partorisce un figlio in Andria, e muore.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.7-8
Intanto l’anno seguente lo Svevo s’avviò verso Barletta per ivi celebrare un generale parlamento; ma giunto presso questa città di Andria, l’Imperatrice, che seco andava gravida, dette alla luce in Castel del Monte [5] un figliuolo, cui fu posto il nome di Corrado, dal padre più degli altri figli teneramente amato. Senonché nei primi giorni di maggio, dieci dì appena dopo il parto, come a Dio piacque, la sventurata Iolanda, per i travagli del puerperio, non già per inumane sevizie, fattele dal marito, come scrissero Giovanni Villani, e gli altri scrittori Guelfi, disgraziatamente se ne morì lagrimata senza fine da Federico, e rimpianta sopra tutti dalla città di Andria, che nella quasi totale ribellione delle città Pugliesi, all’ Imperatore restò fida così, da meritare di essere dal medesimo appellata fedele e diletta al suo cuore: Andria fidelis, nostris affixa medullis! [6].
Si crede, dice Matteo Camera, facendo eco a tutti gli altri storici, che l’Imperatore abbia fatta seppellire la sventurata Iolanda nella Chiesa Cattedrale di Andria [7].

[5] MATTEO CAMERA, Lettera del 15 settembre 1840, a D. Lorenzo Troia, Can. della Catt. di Andria. La tradizione in Andria afferma che proprio lassù Corrado fosse nato, e la madre Iolanda vi fosse morta. GREG0ROVIUS, Castel del Monte, pag. 310
[6]RICH. DE SAN. GERMANO, Chron. MCCXX VIII.: Imperatrix apud Àndriam filium parit, nomine Churradum, quae non multo post, sicut Domino placuit, ibidem in fata concessit, pag. 210. — Il MURATORI scrive: « Partorì l’imperatrice Iolanda in quest’anno in Andria di. Puglia con dare al marito un principe maschio, a cui fu posto nome Corrado, ma ella stessa morì di quel parto, compianta da tutti ». Ann. 1228, Vol. VIII.
[7] MATTEO CAMERA, Lett. etc.

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I.III - Federico sposa in terze nozze Isabella,
sorella di Enrico III, re d'Inghilterra.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.8-9
Passati sette anni di vedovanza, Federico, consenziente il Papa, sposava in terze nozze la graziosa Isabella, sorella di Enrico III, re d’Inghilterra, che dieci anni innanzi voleva dare in isposa al suo primogenito, stringendo così più saldi legami con la nazione Inglese. Il 13 agosto 1235 le nozze ebbero luogo a Vorms, e furono splendidissime. Indi dopo di avere in Colonia coronato Re dei Romani il figliuolo della defunta Iolanda in luogo di Arrigo, che aveva deposto e cacciato in prigione, lasciò in Lamagna l’Imperatrice e venne in Rieti, ove fece giurare al figlio fedeltà ed obbedienza al Pontefice Sommo. In questo frattempo Isabella dette alla luce un maschietto, che chiamò pure Arrigo, e dopo un anno una figlia, che nominò Costanza. Nel marzo del 1240 l’Imperatrice, accompagnata da Riccardo, Arcivescovo di Salerno, venne in Andria, nel di cui castello allora dimorava Federico di Antiochia, figlio bastardo dello Svevo [8].

[8] HUILLAR-BREBROLLES, Hist. dipl. Frid. II, T. V.

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I.IV - Isabella muore in Foggia, ed è seppelita in Andria.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.9-10
Finalmente nel 1.° decembre, o come altri vogliono, il 21 del 1241, stando lo Svevo nella città di Foggia, Isabella fu sciaguratamente sor­presa da un improvviso malore, che in breve tempo la trasse inesorabilmente a morte, e, per ordine di Federico, fu seppelita in Andria, presso le amate ceneri della sua dilettissima Iolanda!
Che anche questa sventurata Imperatrice, la quale si era succeduta alle amorose tenerezze dell’Imperatore, sia stata seppelita in Andria, si afferma anzi tutto da Riccardo da San Ger­mano, scrittore contemporaneo e veridico, e dagli altri storici del Reame [9].

[9] RICH. DE SAN. GERMANO, chronicon: MCCXLI, mense Decembris Imperatrix apud Fogiam obiit, et apud Andriam sepelitur, pag 299. « Nel dicembre di quest’anno 1’Imperatrice Isabella, sorella del Re d’In­ghilterra, dimorando in Foggia, morì di parto, e fu seppelita in Andria ». MURATORI, Ann. 1241, Vol. III.

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I.V - Le due Imperatrici Sveve seppelite nella Cattedrale di Andria.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.10-11
Ma in qual luogo della città di Andria avrà Federico fatto erigere i due Mausolei? Gli storici unanimemente dicono nella Chiesa Cattedrale. Il Troyli scrive: «Si crede che l’Imperatrice Iola, madre del Re Corrado, fosse seppelita nella Chiesa Cattedrale di detta città (di Andria): estinta al parto nel Castello del Monte» [10]. Il Canonico Troia dice: « In Andria erano freschi ancora i monumenti delle sue mogli Imperatrici, Iolanda ed Isabella, seppelite nella sua Cattedrale » [11]. In qual luogo però? Gli storici non lo seppero con precisione. Il Troyli, parlando di Iolanda dice: «Manca però il di lei avello, perché rifabbricatosi di nuovo quel tempio, non si badò a serbar viva la memoria di si nobile Principessa» [12].

[10] Storia del Regno, Vol. I, P. II. Andria.
[11] DAVINO, Enciclopedia dell’Eccl., Tom. IV. Andria.
[12] Storia del Regno, Vol. I.

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I.VI - Si credono seppelite nella Cripta, ma non con certezza.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.11-15
Il Capecelatro parlando della tomba d’Isabella scrisse che nella Cattedrale di Andria di tale sepoltura non appariva vestigio alcuno[13]. Il più antico storiografo Andriese, il Prevosto Don Giovanni Pastore, così di questi Mausolei, scriveva: «Questi due tumuli sono stati, e lo sono ancora il soggetto delle ricerche di vani dottissimi scrittori, senza che per il passato se n’è potuto rintracciare il menomo segno della loro esistenza: nè al presente cade sott’occhio dei cittadini monumento alcuno, onde possa argomentarsi il vero. Quel tanto che dir si puote si è che li detti fossero stati eretti in quel luogo sotterraneo della Cattedrale Chiesa, che in altro tempo chiamavasi Soccorpo, in cui si entrava per una patente porta, e che si spazia sotto il Presbiterio, ma oggi da per tutto chiuso, chè serve a conservare gli ossarii e scheletri dei cadaveri, che si estraggono dalle tombe di detta Chiesa, e dove si entra per una buca dai becchini, li quali ivi le dette ossa trasportano». Quindi secondo questo nostro storico i Mausolei delle due Imperatrici stanno in detta Cripta, e lo argomenta da quello, che segue a dire: «In questo luogo si osservano alcune colonne erette ed ordinate in modo che possono farci .congetturare non ad altro uso ivi collocate, che per quello dei Mausolei, o sepolcri»[14].
L’ altro storico Andriese, il Cantore D. Riccardo D’Urso, quasi un secolo dopo, così scriveva intorno alla esistenza di queste due tombe imperiali, nel Soccorpo del nostro Duomo: «In una. delle sere degli anni scorsi, sostenuto dalla presenza di un amico, che mi dirigeva, scesi per quella bocca sepolcrale dirimpetto alla Cantoria, e con la guida d’ una face, vidi quell’ Ipogeo, dove in massa dormivano silenziosi, perché oppressi dal tempo, i figli della polvere. La soverchia curiosità rendendomi ardito cercai, barcollando su quelli ammonticchiati carcami, evocare al mio cupido sguardo quelle abbandonate memorie. Scopersi nelle sfigurate pareti molti contorni chiesastici, molte smussate corone di altari, e riminando il timido piede pel lato destro d’ingresso, incontrai un coacervo di tanti pezzi di fino intaglio, di mezzo al quale si elevavano due colonnette, le quali andavano a finire sostenendo una base anco di delicato lavoro. Da lì non lungi eranvi altre due colonnette, ma scoperchiate mostravano aver sofferta ingiuria nel crollamento dell’ edificio superiore. Non valsi a discernere se questi rottami fossero di semplice pietra, o di marmo pregevole, perchè eravi sparsa al di sopra una crosta nerognola. Fin qui si spinse la mia audacia, mentre venni arrestato da occulto timore, eccitato dalla tristezza del luogo, e dall’ incerto vampeggio della fiaccola. Mi persuasi essere questi i due avelli, che contenessero gli angusti avanzi delle due Imperatrici»[15]. Il D’Urso adunque è pure di opinione che nella Cripta della Cattedrale sieno stati eretti i Mausolei delle due Imperatrici Sveve.
A tacere di altri, nel 1875 venuto in Andria lo Storico Tedesco, Ferdinando Gregorovius, nel. suo libro intitolato: Nelle Puglie, parlando di queste due tombe scrive: «Nel Duomo di Andria il grande Imperatore fece sotterrare le due sue mogli, Iolanda di Gerusalemme, che appunto quivi nel 1228, gli aveva dato il figliuolo Corrado, e di lì a poco morì, ed Isabella d’Inghilterra, che morì a Foggia il 1° dicembre 1241» [16]. Ed altrove il medesimo scrive: «Nel palazzo di Foggia morì, nel 1241, la moglie dell’ Imperatore,. Isabella d’Inghilterra. Essa fu. sepolta non a Foggia, ma nella Cripta del Duomo di Andria, ove pure già era stata deposta la prima moglie di Federico, Iolanda di Gerusalemme»[17]. L’istesso Gregorovius parlando del luogo dove queste Imperatrici furono sepolte, dice: Indarno cercammo alcuna traccia dei Mausolei delle due Imperatrici Iolanda ed Isabella. Le due mogli di Federico II furono sepolte in una cappella sotterranea, la quale venne più tardi adibita come Ossuario, e quindi murata» [18].
Lungo il corso degli anni molti egregi eruditi si portarono in Andria, ed ansiosamente cercarono nella Chiesa Cattedrale i monumenti imperiali; ma ora fu loro risposto che essi non esistevano più; ora che fossero nascosti in mezzo alle ceneri ed alle ossa di quella Cripta! Questo ardente desiderio di parecchie celebrità nostrane e straniere crebbe massimamente dal tempo, in cui Castel del Monte presso Andria, opera del grande Federico, addivenne monumento nazionale, e fu mèta di frequenti pellegrinaggi. Quei pellegrini dopo di avere visitato ed ammirato l’imponente Colosseo delle Puglie, sentivano rinascersi vivissima in petto la brama di contemplare i due Mausolei, che lo Svevo aveva fatto costruire, come era fama, per le due Imperatrici Iolanda ed Isabella, nella Cripta della Cattedrale di Andria. Ma il loro pio ed ardente desiderio rimaneva frustato in sentire che i due sepolcri stessero in essa Cripta, mutata in Ossario!

[13]Storia del Regno di Napoli, Lib. V, pag. 219.
[14] Storia Mss. o descrizione della città di Andria, parte I, cap. XV.
[15] Storia di .Andria, Libro IV, Capit. V, pag. 69.
[16] Nelle Puglie, Andria, pag. 250.
[17] Nelle Puglie, Lucera, pag. 127.
[18] Nelle Puglie, Lucera, pag. 127.

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I.VII - Nel 1892 il Ministero della P.I. incarica il Can.co Merra
di ricercare le due Tombe Sveve nella Cripta.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.16-18
Il Governo italiano s’interessò della ricerca di questi Mausolei, e nel 1892, essendo Ministro della Pubblica Istruzione Pasquale Villari, questi mi dava l’onorevole incarico di rintracciarli. Ben volentieri accettai l’invito, e, con intelletto d’ amore, mi accinsi all’ opera. Il 27 aprile di quell’ anno, feci aprire l’antico Ossario, ed attraverso la sepoltura, che guarda la Cappella del Crocefisso, posta sotto l’organo, a grande stento, carponi, e con una fiaccola in mano, penetrai in quel luogo d’ogni luce muto, e che al solo guardarlo facea tale paura da farti agghiacciare il sangue nelle vene!
Le ceneri umane, che in quella Cripta si vedevano ammonticchiate, erano tali e tante, che appena vi si poteva stare in piedi, a capo chino! Vani sepolcri la frastagliavano da non potersi osservare bene la forma. Si vedevano appena le sommità di quattro colonnine di granito, sormontate da quattro archetti di tufo, corna quattro semicerchi, che s’impostavano sopra tre mensolette di pietra rustica. Una di esse aveva un capitello romano, alto circa due palmi, con delle foglie di acanto, appena accennate, e quasi rose dalla umidità del luogo; le altre non avevano capitelli affatto. Tanto le pareti della Cripta, come le volte costruite di piccole e rozze pietre, erano del tutto prive d’intonaco!
Da alcuni ammuffiti brandelli, che a prima vista sembravano ragnateli, pendenti dalla volticina di mezzo, si vide, massime quando quei brandelli si furono asciutti, che la Cripta doveva essere rivestita di una finissima pelle vagamente screziata di piccole stelle dorate. La vista di questa pelle mi fece credere che probabilmente la intera Cripta doveva formare l’unico Mausoleo, sotto di cui le due tombe imperiali s’ innalzassero. E poiché dalla storia di Andria del D’Urso, e da alquanti vecchi, fui assicurato, che all’ingresso della porta maggiore della Cattedrale, fino all’anno 1844, si vedevano due lapidi tombali, sulle quali erano effigiate a bassi rilievi le imagini di due Signore, che dicevansi essere le due Imperatrici, scomparse poi con la costruzione del nuovo atrio fatto ergere da mons. Cosenza; fui di credere che i due sepolcri dovettero essere distrutti al tempo della mutazione dell’ antica Cripta in Ossario, e propriamente sotto il governo degli Angioini. nemici acerrimi degli Svevi, e quindi inutile tentarne la ricerca. In tale senso ne scrissi al Ministero.

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I.VIII - Guglielmo II Imperatore di Germania.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.18
Senonchè dopo dodici anni, nell’aprile del 1904, ecco spargersi con asseveranza la voce che Guglielmo II, Imperatore di Germania, avrebbe fatta una crociera sul mediterraneo per sollievo della sua salute, e che in tale circostanza sarebbe venuto in Puglia, e precisamente in Andria, per visitare Castel del Monte, il più grande ricordo di Federico Il di Svevia.
A questa notizia nell’animo del nostro giovane Sindaco, Avvocato Vito Sgarra, si accese vivissimo il desiderio di ricercare nella Cripta della nostra Cattedrale i famosi Mausolei delle due Imperatrici Svevo. Con febbrile lavoro fece mettere mano all’opera dello sterro di quell’Ossario, sotto la vigile ed instancabile cura del dottor fisico Raffaele Sgarra, Consigliere Provinciale, e la fortuna arrise alla loro patriottica audacia!

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I.IX - La Cripta della Cattedrale.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.19-25
Vuotata infatti la Cripta da una quantità immensa di ceneri umane e di terriccio, che internamente la ingombravano; ecco apparire alla luce questo pregevole monumento della storia di Andria.
Circa questa Cripta è necessario fare talune osservazioni archeologiche. Anzitutto è da osservare che essa, rispetto all’attuale Cattedrale non occupando il presbitero e la navata trasversale, come si vede nelle Chiese dei secoli XI, XII e XIII, pare che debba appartenere alla Chiesa preesistente nel IX o X secolo[19]; epperò è di gran pregio per la nostra storia patria, risalendo a tempi antichissimi. Anzi, come osserva il Comm. Bernich, questa Chiesa sotterranea non fu scavata come la Cripta della Cattedrale di Andria, ma fu la medesima sua Chiesa primitiva, anteriore al X secolo, e posteriore al VII, sulla quale nel secolo XI fu eretta la Cattedrale. Dello stesso parere è pure l’Haseloff [20].
Questa Cripta è di forma basilicale, orientata alla bizantina, con l’abside ad oriente; e l’ingresso ad occidente. L’asse della nave in rapporto all’abside ha una inclinazione troppo manifesta, che si direbbe un difetto costruttivo; ma tutt’altro; essa simboleggia bellamente il capo del Nazareno, piegato sulla croce, come si vede nelle antiche Cattedrali. Questo sotterraneo è composto di due parti, delle quali la prima è formata di una sola navata con tre pilastri nel mezzo, l’ultimo dei quali poggia sopra una mensa di pietra, dietro di cui vi è un muro a semicerchio in forma di coro, e due finestre quadrate lungo il lato settentrionale. La seconda è formata di due navate, di stile frammentario, cioè composta di cinque mozziconi, probabilmente avanzi di vetuste colonne di tempii pagani, che sempre più rivelano l’antica origine di questa città.
Le volte della Cripta, fatte a crociera, poggiano su colonnette, tre delle quali sono di granito rosso-bruno.
È antica tradizione, dice il D’Urso, (ed è canone indubitato di critica, scrive il Cibrario, che il fondo delle tradizioni è vero, è storico, e merita fede)[21], che dove ora s’innalza la Chiesa Cattedrale, nei primissimi tempi di Andria, si ergesse un tempietto, sacro a Venere, e che l’apostolo San Pietro, dall’ oriente, sbarcato a Brindisi, di là per la via Appia nell’ andare a Roma, sia venuto in Andria. Qui si vuole che, rovesciata una statuetta di creta, dedicata alla Dea, e ridottala in frantumi, abbia su quell’ara, rizzato il vessillo della Croce, consacrato quel luogo a Cristo, dicesi che l’Apostolo, in tempo della sua dimora, vi abbia celebrato i santi misteri. Gli Andriesi sempre gelosamente custodirono tale tempietto, come il primo e sacro monumento della loro rigenerazione spirituale[22]. Infatti il Coronelli scrive: «Nel luogo dove Pietro celebrò in Andria, i fedeli convertiti fabbricarono col suo nome una Chiesa., e su una cappella» [23]. Il Pacichelli egualmente dice: «Tuttavia rimane in piedi venerabile ai cittadini di Andria la Cappella e l’altare, in cui celebrò il Santo Apostolo passando di lì »[24].
E finalmente Benedetto XIV, scrive che la città di Andria si vanta di aver ricevuto la fede dal B. Pietro Principe degli Apostoli, e di conservare ancora gli avanzi della Cappella e dell’ altare, ove si dice abbia quegli celebrato[25].
Ora questo tempietto e questo altare consecrati da San Pietro nella Cattedrale di Andria quali sono? Quali sono questo tempietto e questo altare che, ai tempi del Coronelli e del Pacichelli e di Benedetto XIV, si dice rimanessero ancora in piedi, circondati dalla venerazione degli Andriesi? Io, se mal non mi appongo, son di credere che debba essere precisamente la Cripta di essa Cattedrale, il più vetusto monumento di Andria. E quella Mensa, che tuttavia si vede addossata all’ultimo pilastro di essa, ed è sostenuta da un piede cilindrico, e davanti a cui si apre un pozzetto, ove probabilmente vi era l’acqua lustrale, forse debba essere la mensa, sulla quale celebrò prima San Pietro, e San Riccardo poi.
Le Cripte «a poco a poco cambiarono il primitivo loro nome in quello di Basiliche, sicchè le sontuose basiliche, innalzate sui sepolcri dei martiri, non furono se non ampliazioni delle primitive celle o memorie, erette a guisa di edicole sepolcrali nelle aree dei Cimiteri» [26]. Quando poi nel 1016 il normanno Petrone trasformò il villaggio di Andria in grossa e forte città, raccogliendo in essa gli abitanti di tutti gli altri villaggi e borgate, che erano nei dintorni, e la cinse di mura; su questa Cripta già preesistente, i suoi Signori innalzarono la Basilica o Cattedrale della loro Contea. Infatti l’Ughellio[27] ed il Coronelli[28], parlando della Cattedrale di Andria, dicono che era chiamata Basilica. Coll’andare degli anni in faccia all’ultimo pilastro di questa Cripta venne dipinta ad incausto una Immagine del Salvatore, in piedi, per cui pare che a questi sia essa dedicata. Disgraziatamente però questa Immagine manca della testa, tiene solo un libro aperto nella sinistra, su cui sta scritto: «Lux ego sum mundi et Redemptor» con delle iniziali che non si distinguono bene se siano latine o greche, e tiene infine la destra alzata in atto di benedire alla greca. Se tale dipinto poi è proprio di quasi tutte le antiche Chiese, dedicate al Salvatore; per la Cripta di Andria questa opinione viene confortata da una Bolla di Papa Callisto II del 1127, con la quale si concede ai Benedettini del Vulture, in Andria, la Chiesa di San Nicola e del Salvatore, ed in Gurgo la Chiesa pure dei Salvatore [29]. Inoltre Papa Alessandro III il 2 aprile 1175 confermando da Forenza a Filippo, Abate del medesimo Monastero, tutti i possedimenti della Badia, tra gli altri parla di una Chiesa di San Salvatore in Andria, e d’una Chiesa di San Nicola in Gurgo [30]. Ora di quale Chiesa parlano questi Pontefici? A me pare, se le loro Bolle sono autentiche, che essi intendano parlare di questa Cripta, non conoscendone noi altra più vetusta.
Nello sterro di questa Cripta si è rinvenuta primieramente l’antica scalinata, formata da diciassette gradini, con una porta che immette nella Chiesa. Finita la scalinata, si veggono a sinistra alcune arcate, lunate a pieno centro, ed artisticamente svelte, che poggiano sulle mensolette di tre colonnine di granito quasi nero; un’altra colonnetta havvi presso l’angolo del muro, ed una quinta di pietra sta nel fondo. Esse sono senza capitelli, tranne una che lo ha di stile romano, ed un’altra che pare lo abbia invece alla base. Appresso si vede un altro archetto dello stesso stile, e qui verso il lato occidentale, in fondo di questa Cripta, si rinvennero due tombe, col recinto di pietra.

[19] Andria ed il Castel del Monte, pag. 11, apr. 1904.Tip. Matera, Andria
[20] Napoli nobilissima, Vol. XIII, pag. 183-186.
[21] Storia del Santuario della Consolata, Cap. II.
[22] Storia di Andria, Lib. II, pag. 14.
[23] Biblioteca Universale, pag. 654.
[24] Il Regno di Napoli in prospettiva.
[25] Potissimum vero Civitas praedicta in eo laetatur, et gloriatur in Domino, quod Fidem Catholicam ab ipsomet B. Petro Principe Apostolorum acceperit; et quidem prope et extra moenia dictae civitatis supersunt religuiae Cappellae, et Àltaris, in quo ipse Apostolorum Princeps Sacrum peregisse traditur. Cost. In excelso per la Catt. di Andria, 1746.
[26] De Rossi, Roma sotterranea, I, pag. 96.
[27] Italia Sacra, Tom. VII.
[28] Biblioteca Univ., Tom. III.
[29] In Andre Ecclesiam, S. Nicolai et S. Salvatoris, in Gurgo Ecclesiam S. Salvatoris. ROBERT, Bullaire Calliste II.
[30] In Andre Ecclesiam S. Salvatoris, Ecclesiam S. Nicolai in Gurgo, Biblioteca Naz. di Napoli, Ms. I, AA., 39.

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I.X - Scoprimento delle Tombe Sveve.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.25-26
All’improvviso apparire di questi due avelli, i fortunati scopritori in un’estasi di gioia esclamarono con Archimede: Le abbiamo ritrovate! Le abbiamo ritrovate le due tombe Sveve! E rimosse ansiosamente due pesanti lastre di pietra, che le coprivano, e scoperchiatele, si udì da quelle immantinente esalare una tal quale fragranza soavissima, cagionata dai pellegrini aromi orientali, coi quali senza dubbio dovettero essere imbalsamati quei due augusti cadaveri di Iolanda ed Isabella, che in quel sito da secoli dormivano il sonno cinereo della morte! I due scheletri giacevano distesi in un cavo rettangolare, ed all’aria aperta divennero in parte ceneri.
Fra questi due sepolcri si ritrovò un’altra tomba, ma senza recinto di pietra, con due scheletri sepolti nel suolo, nè si potè scernere a chi appartenessero; certamente non potevano essere di nobili personaggi, seppeliti così nella terra. La Cripta è lunga metri 20, compreso l’abside, e larga metri 7. 10, ed alta metri 2. 80.

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I.XI - Andria dopo la caduta della Casa Sveva.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.26-29
Ma queste tombe scoverte sono oppur no delle Imperatrici Sveve? Qui comincia il lavoro della critica demolitrice, la quale, senza tenere sotto gli occhi certe circostanze storiche, riguardanti specialmente Andria, le mette in dubbio! Sventuratamente su queste tombe non si sono trovate nè iscrizioni, nè pergamene, nè monete, nè alcun altro segno, che indicasse appartenere esse alle Imperatrici; quindi naturalmente la critica ha emesso un verdetto dubbio, se cioè quei due Sarcofaghi si appartenessero alle due Sveve, oppure ad altre Contesse o Duchesse di Andria, ivi pure seppelite.
Primamente di nessuna Principessa di Andria si legge che sia stata sepolta in questa Cripta., come leggiamo delle due Imperatrici Sveve; nè che sia stato mai demolito qualche loro tumolo per odio di parte, come la tradizione di Andria ci assicura essere avvenuta per i sepolcri delle due mogli di Federico II.
Secondariamente bisogna notare che, caduta la Casa Sveva, con la sconfitta di Re Manfredi presso Benevento, nel 1266, la Puglia passò sotto il dominio di Carlo I d’Angiò, il quale dette Andria, col principato di Altamura, in feudo a Filippo suo secondogenito, ed alla morte di costui, investì del solo contado di Andria Raimondo Berlingieri, figlio di Carlo II, il quale nel 1305 salito sul trono di Napoli, gli tolse la Contea di Andria e la dette in dote alla figliuola Beatrice, sposata nel 1305 ad Azzo d’Este Marchese di Ferrara, ed in seconde nozze, nel 1308, a Bertrando del Balzo valoroso cavaliere provenzale, e gran Giustiziere del Regno.
In questo frattempo gli Angioini, successi agli Svevi, dovettero distruggere senza dubbio in Andria tutti i ricordi di quella Casa loro nemica, e le tante volte sfolgorata dalle scomuniche del Vaticano! Sotto gli Angioini bisognò che Andria da città ghibellina si mutasse in città guelfa; bisognò che Andria, la quale era stata tanto fedele all’Imperatore, da meritarsi il titolo di città a lui fedele, massime nella dedizione di quasi tutte le città pugliesi al Papa: Andria fidelis nostris affixa medullis; fu necessario che dimenticasse il suo affetto per gli Svevi, ed addivenisse città fedele agli Angioini ed al Pontefice. Laonde qual meraviglia se si vollero togliere dinanzi agli sguardi degli Andriesi anche le tombe delle due Imperatrici, le quali erano monumenti troppo eloquenti della predilezione di Federico per Andria e di Andria per Federico?
Alla vista pertanto delle lagrimevoli rovine trovate in questa Cripta, non si può non convenire che una mano nemica e potentemente devastatrice abbia, per odio feroce ed implacabile di parte, barbaramente infranti quei Sarcofaghi per farli così dimenticare del tutto, nè più ravvisarli!
Agli Angioini non bastò di avere dalla Cripta strappate persino le lapidi, che coprivano le tombe Sveve, e metterle nell’ingresso della Cattedrale, onde, per ludibrio, farle calpestare da quanti vi passavano! Agli Angioini non bastò di aver ridotti in un mucchio miserando di rovine quei due Mausolei; fu pure necessario chiudere per sempre l’ingresso della Cripta; fu pure necessario per vilipendio, mutarla in orrido ossario! Oh! a che non giunge l’ira di parte? Che se non ne dispersero al vento le auguste ceneri; ne cancellarono siffattamente le tracce da non potersi più dire con asseveranza: Qui furono le tombe delle due Imperatrici Sveve!
Fortunatamente però quei miserevoli avanzi, testè rintracciati, sono troppo eloquenti: Saxa loquuntur, e da essi, non ostante la critica severa, si sprigiona forte un grido: Ecco le tombe Sveve! Ecco le tombe di Iolanda e di Isabella!

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I.XII - Perché la Cripta fosse mutata in ossario.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.29-33
Quindi a me pare che il motivo per cui venne chiusa la Cripta, e fu mutata in ossario, non debba essere quello che adduce il D’Urso, in sulle prime, cioè: «Essendo il Soccorpo troppo sprovvisto di luce, ne avveniva, che appena il giorno incominciava a declinare, che qui dentro dominava un fitto buio. Or raffreddata la primitiva carità cristiana, ed in taluni anco totalmente estinta, si avverava delle volte che questo sacro asilo servisse per l’empio di sicuro ricovero alle sue dissolutezze. Ad evitare quindi tali contumeliose profanazioni, si venne alla determinazione di chiudere il piano inferiore di detta Chiesa; e di quel vano formarsi tanti grandi sepolcri. Or lì dentro trovandosi i due Mausolei delle sullodate Imperatrici, vennero per ciò sottratti alla vista dei viventi» [31].
Ma la ragione principale, della chiusura della Cripta viene assegnata dal Pastore, cioè: «Questi due Tumuli, scrive il Prevosto, bisogna dire che fossero la cagione fra le altre, per cui Roma tanto sdegnata si mostrava contro la città di Andria, dacchè essi erano testimoni loquaci della dipendenza sua dall’Imperatore Federico, onde in ogni conto più non veniva provveduto del suo Vescovo, ed è probabile che allora la totale memoria dei detti tumoli fossesi abolita, quando venuti gli Angioini, nemici capitali degli Svevi, e posti in possesso di questa città, distrussero ogni lor monumento, e fecero restituire li Vescovi alla sua sede; locchè chiaramente si vede se non fossero stati astretti da forza superiore gli Andriesi a demolirli, certamente che avrebbero tenuto la cura di conservare si nobili depositi, che molto lustro recavali, siccome hanno tenuto il pensiero di conservare quegli altri di quei personaggi che l’hanno dominata»[32].
E nella sua storia istessa il Pastore scrive pure:
«Nel 1280 arriva il vescovo Fra Placido in Andria e la città rimane assoluta dalle censure, ed ora appunto è assai probabile che abolita venne la memoria di quei due famosi Tumuli delle due Imperatrici Sveve, Iolanda ed Isabella; tanto più che questi due Tumuli erano la testimonianza loquace della pendenza, ed aderenza di essa città albi defunti Svevi, e della communicazione delle medesime scomuniche.
»Si conferma questa mia opinione dalla pratica, che Carlo d’Angiò tenne sin dai primi dì del suo ingresso nel Regno, avendo fatto seppelire in luogo ignoto il Corpo del Re Manfredi, ed in luogo ignobile il corpo di Corradino decapitato da lui in mezzo al Mercato di Napoli, col pretesto di essere scommunicati: e come inimicissimo dei Svevi, tolse per quanto potè, ogni loro memoria da tutto il regno: ed ecco come da Andria svelti furono questi due monumenti che non poco di lustro recato l’avrebbero. Non deve accagionarsi a trascuratezza e scioperaggine dei cittadini una tale mancanza, come taluni si avanzano a dar taccie e rampogne; ma alla forza ed all’astio. E Filippo, che n’era il Conte senza meno diè l’ultima mano a tal perdita. E per questo motivo medesimamente si tolse alla Cattedrale Chiesa il Soccorpo, dentro di cui questi Tumuli erano situati»[33].
Il Cantore D’Urso poi adduce quasi le istesse ragioni: «Taluni hanno asserito, che gli Andriesi nei tempi degli Angioini, considerando essere stato un atto di poca religione l’aver dato tomba ecclesiastica a due corpi odiati dalla Santa Sede, perchè mogli di Federico, gli avessero trasferiti sull’ atrio della Chiesa, e che al presente siano quelle due Signore, effigiate in lapidi, che guardano l’ingresso della porta maggiore del Duomo»[34].
Finalmente un manoscritto anonimo vuole che la Cripta propriamente fosse stata chiusa nel 1438, quando fu restaurata la Chiesa da Mons. Antonello Giannotti, Vescovo di Andria e di Montepeloso. In tale circostanza alcune corporazioni presero la loro parte per adibirla a sepoltura di confraternite[35].

[31] Storia di Andria, Lib. IV, Cap. V, p. 68.
[32] Storia Mss. di Andria.
[33] Storia Mss. o descrizione della città di Andria, Parte 11, Capo I.
[34] Storia di Àndria, Lib. IV, Cap. V, p. 68.
[35] Presso l’Avv. Sabino Losito.

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I.XIII - Avanzi d'arte dell'epoca sveva trovati nella Cripta.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.33-34
Ritrovate con molta probabilità le tombe delle Imperatrici, ed i miserrimi avanzi dei Mausolei, la Cripta venne diligentemente ripulita, le sue fitte tenebre furono illuminate a luce elettrica, con lampade ad arco, e con varii lampanini ad incandescenza, due dei quali destinati ad irradiarne i Sarcofaghi, le di cui anguste ceneri saranno con cristalli di Boemia ricoperte.
Nello sterro di questa Cripta varii frammenti di Mausolei furono ritrovati, fra i quali due piedi di pietra, ben lavorati, come zampe di leoni, uno intero e l’altro scheggiato, e pare si appartenessero ad una urna elegantemente scolpita. Si rinvennero pure archetti di pietra nostrale, con lavori ed intagli di gusto orientale, come dice anche il D’Urso [36]. Su questi archetti sono pure scolpiti bellissimi aquilotti, simili a quelli, che si ammirano sugli Augustali, moneta d’oro di Re Federico. E poi avanzi di ghirlande di fiori, e di rose, nonché la testa d’una leonessa, e vaghi geroglifici di gusto orientale. Tutti questi ruderi, con altri oggetti tra quelle ceneri ritrovati, ed ammirati non poco dal Barone Keher, dal Dottor Haseloff, e dai Comm. Bernich, ed Avena, Direttore dei monumenti nazionali, sono tutti gelosamente custoditi entro due armadii di legno, chiusi con lastre di cristallo, e messi nell’istessa Cripta.

[36] Storia d’ Andria, pag. 69.

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I.XIV - L'Imperatore Guglielmo II la sera del 24 aprile 1904 ritorna a Berlino,
senza vedere le tombe Sveve.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.34-36
Però mentre la città di Andria era ornai tutta sfarzosamente preparata a festa, mentre era in attesa per additare all’Augustissimo Pronipote di Federico di Svevia quelle urne, che da secoli gli eruditi ricercarono invano; l’Imperatore Guglielmo II nel pomeriggio del 23 aprile dell’anno 1904 arrivava nelle acque di Bari, in cui doveva sbarcare. Senonchè la sera del 24, dietro dispacci a lui diretti da Berlino, improvvisamente ritornava alla sua capitale! Il monarca con un telegramma ringraziò il Prefetto di Bari delle accoglienze preparategli, dichiarandosi dolentissimo di dover rinunziare per quella volta a visitare la nobile Puglia, tanto ricca di ricordi e di monumenti storici. Indi per mezzo della medesima autorità rese singolari azioni di grazia al Sindaco di Andria, promettendogli che in altra circostanza, non lontana, sarebbe venuto a visitare sulle Murge Castel del Monte, in Andria la Porta di Sant’Andrea, la Chiesa di Sant’Agostino e di Porta Santa, e nella Cripta della Cattedrale le auguste ceneri delle due Imperatrici Sveve.
Così quest’Andria nostra, che a cura e zelo dell’onorevole Spagnoletti e dell’attuale Amministrazione Comunale, tanti splendidi preparativi aveva fatto per accogliere, quanto più munificamente per lei si potea, un tardo discendente del grande Federico II, aspetterà con ansia febbrile quel giorno non lontano, in cui nell’Imperatore Guglielmo II di Germania, saluterà dopo tanti secoli, Federico di Svevia; e l’Augusto Ospite alla vista pietosa delle ceneri delle due Imperatrici, nella Cripta di questa Cattedrale, stringerà la destra agli egregi fratelli Sgarra, che ne furono i fortunati scopritori, e, guardando con occhio di singolare compiacenza questa nostra Città, con tanti ricordi degli Hohenstaufen, ripeterà a lei il geniale saluto dello Svevo: Audria fidelis, nostris affixa medullis!

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I.XV - Le due tombe Sveve a torto definite una mistificazione.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.36-37
Senonchè dopo circa un anno di ansiosa aspettazione, non vi mancarono di quelli, che sparsero sui giornali la voce essere stata la scoperta delle due tombe Sveve una mistificazione dell’Amministrazione Comunale di Andria! Epperò l’augusto Imperatore di Germania, il 29 aprile 1905, con l’Imperatrice e tre suoi figli si portava in automobile a visitare Castello del Monte, e non degnava d’uno sguardo la città prediletta di Federico II, e andava via !...Quanto Andria fosse rimasta di ciò grandemente corrucciata, non è a dire!

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I.XVI - Secondo il Prof. Arturo Haseloff le due Tombe è probabile,
anzi molto probabile, che siano quelle delle imperatrici Sveve.

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.37-39
Ma la scoperta delle due tombe Imperiali non fu una mistificazione, nè una fantasia. Il Professore Arturo Haseloff, illustre Archeologo tedesco, persona di fiducia dell’Imperatore, e da lui espressamente inviato in Andria ad osservare le due tombe, ecco quanto in data del 5 marzo 1905, scriveva al Sindaco di Andria, Avv. Vito Sgarra:
 
Illustrissimo Signor Sindaco,
 
«Le mie ricerche storiche ed archeologiche finalmente sono terminate, ed oggi rispondendo alla di lei gentile lettera, posso comunicare i risultati a Lei, che è tanto benemerito degli scavi nella Cripta. Mi dispiace tanto di dover dire che la quistione delle tombe resta incerta. È probabile, anche molto probabile, che le tombe trovate nella Cripta sono quelle delle due imperatrici, ma sopra ogni dubbio, no. Non essendo trovato nessun oggetto nelle tombe, nessuna iscrizione, è assolutamente impossibile di dichiararle con certezza. I frammenti trovati nella cripta sono senza dubbio dell’epoca sveva. Anche le colonnine ed i capitelli della casa Montenegro possono essere di quest’epoca. Ma che essi facevano parte delle tombe sepolcrali, non crederei affatto. Invece sono convinto, come già le dicevo, che avrebbero formato un solo monumento, e non due. Indubbiamente la ricostruzione è sbagliata. È un guaio che i frammenti ritrovati non bastano per decidere la quistione difficilissima. Altri scavi, specialmente nel paradiso della Cattedrale, potrebbero forse offrire altro materiale più concludente. I risultati dunque non danno una risposta definitiva sulle questioni dei monumenti sepolcrali, ma secondo me questo non diminuisce l’importanza degli avanzi. I frammenti sono assai importanti per la storia dell’arte pugliese nell’epoca sveva, e rappresentano un bel tesoro di resti gloriosi.
E il merito di averlo reddito alla luce ed alla scienza spetta a Lei: questo che è trovato forma già un bel principio di un Museo Municipale di Andria».
Non è dunque una ciarlataneria nè una mistificazione Municipale la scoperta delle due Tombe sveve; ma, come dice il Professore Haseloff, è probabile, molto probabile che proprio queste e non altre sieno le tombe delle due Imperatrici Sveve; ed Andria non ha voluto ingannare l’Imperatore Guglielmo II; ma presso dell’augusto Sovrano merita ancora di ritenere l’onorevole titolo di fedele, come un dì presso Federico II di Svevia, e di stare ancora profondamente stampata nel cuore di lui: «Andria fidelis nostris affixa medullis».