L'Antico Reliquiario della Cattedrale di Andria

Contenuto

Monografie Andriesi

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg. 40-98
abside della cappella di San Riccardo con parte dell'armadio delle reliquie

II
L'Antico Reliquiario della Cattedrale di Andria


sommario

  1. Le Reliquie dei Santi.
  2. I. - Corpo di San Riccardo primo Vescovo e Patrono celeste di Andria, il quale riposa sotto il maggiore Altare della cappella a lui dedicata.
  3. II. - Il Capo e la Mitra del medesimo Santo.
  4. III. - Il Cuore ed il Pellicranio del Santo Vescovo.
  5. IV. - Una Croce d’argento contenente un pezzo del santo Legno, una particella della Spugna, della Veste di porpora, e di lana di Nostro Signore Gesù Cristo.
  6. V. - Una seconda Croce più piccola, contenente una particella del santo Legno.
  7. VI. - Una delle maggiori Spine della Corona di Cristo, nella punta e nel mezzo tinta di macchie di sangue.
  8. VII. - Reliquia del Latte e dei Capelli della gloriosa Vergine Maria.
  9. VIII. - Reliquia delle Ceneri e delle Ossa di san Giovanni Battista.
  10. IX. - Una delle pietre con cui fu lapidato il Protomartire santo Stefano.
  11. X. - La Testa di santa Colomba Vergine e Martire.
  12. XI. - Un Osso di San Vito Martire.
  13. XII. - Un Osso di Santa Caterina Vergine e Martire.
  14. XIII. - Un Osso di San Mauro Vescovo e Confessore.
  15. XIV. - Una Reliquia della Veste di N. S. Gesù Cristo.
  16. XV. - Una Reliquia del velo di S. Marta, Sorella di S. M. Maddalena.
  17. XVI. - Una Reliquia di S. Ruggiero Vescovo di Canne.
  18. XVII. - L’Altare portatile di S. Gregorio Magno P. e D. della Chiesa.
  19. XVIII. - Reliquie di molti Martiri.
  20. XIX. - Reliquia di San Biagio Vescovo e Martire.
  21. XX. - Reliquia di San Marino Confessore.
  22. XXI. - Reliquia di San Domenico Confessore.
  23. XXII. - Una Scarpa di San Filippo Neri, e due occhiali del medesimo.
  24. XXIII. - Reliquie dei Ss. Martiri Vito, Modesto e Crescenzia.
  25. XXIV. - Non tutte le Reliquie che mancano nel Reliquiario dovettero essere rubate dai Francesi.
  26. XXV. - Pare che le Teche di argento sieno state mutate in legno per decreto di Ferdinando IV.
  27. XXVI. - Il Reliquario manca di autentiche.
  28. XXVII. - Festa delle Reliquie.
  29. XXVIII. - Traduzione in italiano dal latino del Catalogo delle Reliquie di Mons. Resta.
  30.       Reliquie come una volta si conservavano nella Chiesa Cattedrale di Andria.
  31. - Nell’Altare di San Riccardo.
  32. - Reliquie insigni.
  33. - Reliquie nell’ angolo del medesimo Altare.
  34. - Reliquie dei Santi Apostoli.
  35. - Reliquie dei Santi Martiri.
  36. - Reliquie dei Ss. Confessori.
  37. - Reliquie di Sante Vergini e Martiri.



Le Reliquie dei Santi.

alcune reliquie attualmente esposte nella 3^ cappella destra

Narrasi nel vecchio Testamento che Giuseppe, con riverenza d’affetto, trasportasse dall’Egitto le ossa benedette del patriarca Giacobbe, suo genitore, e pietosamente le componesse nel sepolcro dei padri suoi in Ebron. Si racconta pure che Mosè abbia menate seco nella terra promessa. attraverso l’immensità del deserto, quelle del giusto Giuseppe.

Nasceva sulle vette del Calvario, dal costato trafitto del Nazareno, la Chiesa, e gli apostoli ed i discepoli cominciarono a tenere in altissima venerazione le Reliquie del primo martire, Santo Stefano.

Negli Atti del martirio di Sant’Ignazio, avvenuto nel 107, leggesi che di quel corpo: «non altro rimase che le più dure delle sante sue ossa, riportate in Antiochia, e chiuse in una cassa, come un tesoro inestimabile, lasciato alla santa Chiesa, per riverenza a questo martire».

Negli Atti di San Policarpo, scritti nel 169, si racconta che «il demonio fece ogni sforzo, affinchè non potessimo trasportare le reliquie di lui, sebbene molti bramassero di farlo, e comunicare col santo corpo». Il Damasceno appella le reliquie vere sorgenti di salute, e dice: «Come un giorno da un’arida rupe, volendolo Dio zampillò un’acqua cristallina a dissetare le carovane del deserto; cosi pure da quelle salutifere ossa scaturisce un vero fiume di copiosissime. grazie e di beneficii innumerevoli, a noi. Per esse sono fugati i demonj, scongiurati i morbi, guariti gl’infermi, resa ai ciechi la vista, sedate le tempeste, leniti i dolori, ed ogni dono perfetto per esse discende dal Padre dei lumi su tutti coloro, che con fede non dubbia fanno ricorso al loro aiuto». Finalmente il Concilio Tridentino vuole che i corpi dei Martiri e degli altri Santi, i quali furono membra viventi di Gesù Cristo, e tempii dello Spirito Santo, sieno onorati dai fedeli, concedendo Dio, per loro mezzo; molti beneficii agli uomini. Laonde fu sempre massima cura e delizia delle città cristiane il possedere nelle loro Chiese le Reliquie dei Santi, da esse stimate un tesoro, più prezioso dell’oro e delle gemme. Le veneravano per ciò con tutta la pompa del culto religioso, perché in quelle Reliquie riconobbero una qualità soprannaturale, che viene da Dio, ed alla gloria di Dio stesso si riferisce. Epperò in tutti i tempi le amarono di amore tenerissimo, perché credettero di communicare santamente per mezzo di quelle Reliquie, coi Martiri stessi.

Fra queste cattoliche città, che massime nei tempi andati si gloriarono di possedere moltissime Reliquie di Santi; non ultima fu Andria mia.

L’Abate Ferdinando Ughellio, nella sua Italia Sacra, parlando della Chiesa Cattedrale di Andria, la denomina basilica, dedicata all’Assunta, ed all’Apostolo Sant’Andrea, e la dice adorna di mille e trecento Reliquie di Santi, conservate in varie teche di argento, di vetro e di legno [1].

Fra Vincenzo Coronelli, nella sua Biblioteca universale, su per giù scrive le istesse cose: « La Cattedrale (di Andria), che gode il titolo di Basilica, è dedicata alla B. Vergine e a Sant’Andrea Apostolo; è di struttura mediocre, adorna di coro, organo, sacrario, e d’un campanile con sei campane; è copiosa di sacre suppellettili. Vi sono 1300 Reliquie di Santi, che vi si conservano in vani vasi d’argento, di cristallo, e di legno. Fra queste con venerazione particolare, è venerato il corpo di San Riccardo, eletto dalla città per tutelare» [2].

Il Pacichelli, nel suo Regno di Napoli in prospettiva, dice pure: «Il Duomo, dedicato alla Vergine Assunta, ed a Sant’Andrea Apostolo..., è fornito, in varie cassette di argento, di vetro, e di legno, di mille trecento Reliquie Sagre, venerando maggiormente con particolar culto di Tutelare, il corpo del nominato San Riccardo, il quale fu di stirpe Inglese» [3].

Finalmente il Moroni scrive: «La Chiesa Cattedrale di Andria, dedicata all’Assunzione di Maria Vergine, è ragguardevole pel gran numero delle Reliquie, che vi sono deposte» [4].

Queste sacre Reliquie in gran parte furono graziosamente donate al maggior tempio dalla insigne pietà e devozione d’un suo Vescovo, d’origine Spagnuolo, per nome Martino de Soto Major, il quale fu pure Vescovo di Montepeloso. Questi, al dire dell’Ughellio, molte Reliquie di Santi trasferì nella Cattedrale Andriese, come si legge in una Epigrafe, messa sulla parete del Presbiterio, e lo conferma un verso della iscrizione, inciso sulla sua pietra sepolcrale, essendo morto nel 1477 [5]. Anzi una tradizione di Montepeloso pretende che questo Vescovo, e forse anche il Duca, Francesco II del Balzo, che morì in odore di santità, abbiano sottratto da quella Cattedrale, gran numero di Reliquie, e le abbiano trasferite nella Chiesa di Andria [6].

parte dell'armadio delle reliquie incassato nel dossale del cappellone di San Riccardo

Succeduto a questo Vescovo, nel medesimo anno, Monsignor Angelo Florio, nobile Andriese, per esimia pietà e per eccellente dottrina chiarissimo, ed addottorato nell’uno e nell’altro dritto; questi tra le altre egregie sue opere episcopali, di santo zelo fervente, volle murare una elegante Cappella in onore di San Riccardo. Vi rizzò l’altare in mezzo a quattro colonne di breccia rossa, alte palmi dodeci, tutte vagamente screziate di oro, e sulla volta che lo copriva, entro un’urna di pietra, con molta eleganza lavorata, vi collocò il corpo del primo Santo Vescovo di questa città. Indi per sempre più abbellire questa Cappella, ordinò che quivi fossero pure depositate le numerosissime reliquie dei Santi, di cui era ricca questa Cattedrale, affinché esse intorno al glorioso sepolcro del celeste Patrono formassero come un nobile corteggio di paradiso [7].

Nel 1541, nella Sagrestia della Cattedrale, unitamente alla testa ed al cuore di San Riccardo si conservavano pure molte Reliquie di Santi, in un armadio, con le teche ornate di argento, di oro e di metallo, chiuso con due chiavi fatte fare dal Municipio, delle quali una conservavasi dall’Arcidiacono, e l’altra dall’Arciprete. Nell’anno innanzi, essendo stata tolta la chiave all’Arcidiacono dal Vicario del Vescovo e data al Sagrista, avvenne il furto di alquante Reliquie, che si sospettò perpetrato dall’Arciprete e dal Sagrista. Quindi dall’Università si domandò alla Santa Sede la facoltà di aggiungere altre due chiavi da darsi una al Priore della Cappella di San Riccardo e l’altra al Sindaco temporaneo della Università di Andria per la più sicura custodia di dette Reliquie; lo che da Papa Paolo III fu concesso nell’anno XIII del suo Pontificato, ai 2 luglio [8].

Monsignor D. Luca Antonio Resta, nelle Costituzioni Diocesane del Sinodo, da lui tenuto in Andria, nell’anno 1582, facendo menzione di queste Reliquie, dice che una massima e numerosa parte di esse si conservava e si venerava in questa Chiesa, come pure nell’Abside del maggiore altare, e dentro la Sacrestia [9].

Il medesimo Vescovo, nel 1586, riducendo l’antico ufficio di San Riccardo alla forma del nuovo Breviario Romano, vi aggiunse in appendice l’elenco di queste sacre Reliquie, «affinchè il popolo Andriese, tenendo sempre sotto degli occhi un tanto incredibile tesoro, di giorno in giorno di maggiore devozione vi s’accendesse, e più religiosamente venerasse ed alacremente imitasse e seguisse gli esempii di quei Santi, ai quali quelle Reliquie si appartenevano [10].

In prosieguo anche le Reliquie, che nel Sacrario si conservavano, furono traslate nella Cappella di San Riccardo, e conservate nei nuovi armadii, dei quali Monsignor Ascanio Cassiani, negli Atti di Santa Visita del giorno 8 marzo 1656, fa menzione [11]. Questi armadii circondavano bellamente quasi tutto l’altare del Santo. L’armadio situato dietro l’altare, aveva cinque chiavi; quello nella parte dell’Evangelo due; e quello nella parte dell’Epistola, tre. Ognuna delle cinque Dignità del Capitolo ne conservava due [12].

Nell’anno 1709, monsignor D. Nicola Adinolfi nella sua santa visita a questo Reliquiario, così lo descrive: Comandò che si aprissero i tre armadii delle Reliquie, non che quello posto dietro l’Altare, nel quale, per antica tradizione, si dice riposare il Corpo di San Riccardo. I detti armadii esternamente sono chiusi da porte di legno, ed internamente hanno tante piccole teche sferiche, congiunte tra loro, in cui si vedono collocate le reliquie dei Santi. Quando essi si aprono presentano un bellissimo ornamento, con quello di mezzo, il quale è ripieno di molte Reliquie di Santi, nelle rispettive teche d’argento e di legno. Fra queste spiccano a preferenza il Capo ed il Cuore di San Riccardo, la Testa di Santa Colomba, ed una delle maggiori Spine della Corona di N. S. Gesù Cristo, nelle loro teche d’argento [13].

Più tardi i tre armadii subirono altre modifiche. Attualmente si vede il Reliquiario, diviso anche in tre parti, ciascuna delle quali è alta palmi 9, e larga 5. Quella di mezzo è infissa nel muro, entro una cornice di marmo, dietro il maggiore altare del Santo Patrono; mentre le altre due chiudonsi l’una su l’altra sopra quella di mezzo.

Sulle due porte sono dipinte due Immagini a fondo d’oro, alla greca. Su quella di fuori si vede il divin Salvatore, seduto sulle nubi, col libro dei sette suggelli, chiuso ai piedi, con il globo sormontato dalla croce, nella mano sinistra, e con la destra alzata in atto di benedire, unendo il pollice coll’annullare alla maniera dei greci.

Su quella, che resta chiusa, si vede dipinta, anche a fondo d’oro, la B. Vergine d’un sembiante assai bello, e con una corona sul capo. Sta pure seduta sulle nubi, con la sinistra poggiata sul petto, e con la destra in atteggiamento di indicare la terra, che pare affettuosamente raccomandare al cielo. Ognuna di queste due porte laterali ha nel suo interno 483 Reliquie di Santi, chiuse entro altrettante teche sferiche di ottone dorato, con innanzi delle laminette di finissimo osso trasparente, che fa le veci di cristallo. Nei riquadri, formati da questi occhielli, vi sono dei vaghi ornati di ottone, tramezzati da pietre di vario colore, di bello ed elegante effetto.

Il terzo armadio è formato da tante nicchie di legno dorato, ed in esse attualmente si conservano 37 teche di legno parimente dorate, in forma di tempietti gotici, e di altri vaghi disegni. Vi erano pure dei busti, anche dorati, di parecchi Santi, con in petto le proprie Reliquie; ma nell’adattarsi questo Reliquiario nella parete, ove si rattrova al presente, venne segato il disotto, e distrutte tutte le nicchie, che ne contenevano i busti.

Descrivo intanto alcune di queste teche, anticamente conservate in questo armadio, secondo le descrisse monsignor Cassiani, e secondo il Catalogo delle Reliquie fatto stampare da monsignor D. Luca Antonio Resta, dietro il nuovo Ufficio di San Riccardo.

NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Cathedralis Basilica (Andriæ) titulo Deiparæ V. Assumptæ, ac S. Andreæ Apostoli... Sanctorum Reliquiis mille trecentis, quo variis in thecis argenteis, vitreis, aut ligneis osservantur, ornata. Tomo VII.
[2] Tomo III, pag. 658, n. 2561.
[3] Tomo I.
[4] Dizion. di erud. Storico-Ecclesiastica, vol. II
[5] Martinus de Sotomajor Hispanus.... plura sanctorum lipsana in Cathedrali Andriensi transtulit, quod indicat saxum in pariete Sacrarii:
MARTINUS DE SOTOMAJOR EPISCOPUS OLIM
PLURIMA IN HOC TEMPLUM SANCTORUM TRANSTULIT OSSA
M.CCC.LXXVII
(UGHELLIUS, Italia Sacra, T. VII).
[6] Condidit in templo plura sacella (MICHELE JANORA: Memorie di Montepeloso, ora Irsina, p. 274).
[7] Angelus Florius, nobilis Andriensis, patriae Ep.us ob eximiam animi sui pietatem, excellentemque doctrinam, erat juris utriusque doctor longe clarissimus, electus est anno 1477.
ADDIDIT IS DIVI RICCARDI IN HONORE SACELLVM
CORPVS VBI, ATQVE OSSA CONDITA SANCTA JACENT.
(UGHELLIUS, it. Sac., I. VII).
[8] Dall’Archivio Apost. Vaticano.
[9] Sanctorum Reliquiæ quarum maxima et numerosa copia in hac nostra Ecclesia, et in altaris Icona, et intus Sacristiam conservatur et veneratur (Const. Dioec. Syn. Andr., Sess. I, p. 25).
[10] Eique (Off. S. Rich.) Sanctarum Reliquiarum, quibus nostra hæc Cath. Ecclesia decorata est, notam adiungi fecimus, quo vos incredibile illud Thesaurum ante oculos semper habendo, eorum, quorum sunt vestigia imitari atque alacriter sequi et ad eos religiosius venerandos majori in dies devotione accendamini (Off. S.Richardi etc.).
[11] Visaque nova Armaria fuisse confecta, Reliquiasque et eorum Thecas e Sacristia, ubi prius osservabantur ad Capellam hanc S. Richardi fuisse translatas. (Curia Vescovile).
[12] Armarium est fere circum circa Altare, in latere Evanqelii sunt quædam capsulæ ex ligno deaurato, sicut etiam in cornu Epistolæ, retro altare ex ligno tantum inciso et omnibus affabre elaboratis. Portæ Armarii sunt et ipsæ auratæ, claves et seræ numero duo in porta in cornu Evangelii sunt firmæ et securæ sicut tres aliæ in porta in cornu Epistolæ, et quinque in foribus Armarii retro Altare. Claves asservantur a quinque Ecclesiæ Cath. Dignitatibus, et singuli eorum asservant duas. — Ex Act. S. Vis. Ep. CASSIANI, 1656 (Curia Vescovile).
[13] Episcopus Adinolfi 1709, iussit aperiri tria armaria Reliquiarum, et aliud in medio retro Altare, sub quo jacet Corpus Glor. S. Patris Richardi, cuius ossa, ut ex antiqua traditione dixerunt, ibi sunt posita. Dicta duo armaria, quæ a parte exteriori ostiis ligneis clauduntur, a parte interiori alligatas et sibi connexas habent mansiunculas sphericas, in quorum singulis collocata aspiciuntur Sanctorum Reliquiæ, quæ dum aperiuntur, speciosum ornatum cum Reliquiario medio ostendunt… Prædictum vero armarium medium plaribus Sanctorum Reliquiis in singulis suis respective thecis argenteis, vel ligneis accomodatis refertum conspicitur. Inter quas præsertim Caput et Cor S. Patris, Caput Sanctæ Columbæ, et Sancta Spina Coronæ Christi Domini, quæ in suis respective thecis argenteis summa veneratione asservantur, et pie a Fidelibus coluntur. Ex Act. San. Visit. Episc. ADINOLFI, 1709. (Curia Vescovile).

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1°. Corpo di San Riccardo primo Vescovo e Patrono celeste di Andria,
il quale riposa sotto il maggiore Altare della cappella a lui dedicata.

Il santo Pastore di Andria, il 9 Giugno 537, spirava l’anima sua benedetta, nel bacio soavissimo del Signore, ed in pegno di suprema dilezione lasciava il prezioso suo corpo agli amati suoi figliuoli Andriesi, i quali, dopo di averlo di lagrime affettuosissime bagnato, e di mille e mille baci coperto, religiosamente lo chiudevano in un sepolcro, che in breve per frequenza di strepitosi miracoli gloriosissimo addiveniva.

In uno dei tre antichi Calendarii, ritrovati l’anno 1438, nell’archivio della Chiesa Cattedrale, da un certo Angelo de Leone, sacerdote della medesima, a caratteri Longobardi, leggevasi scritto, come il Corpo del Santissimo e Beatissimo Padre, San Riccardo, Britanno, Vescovo di questa città di Andria, il quale prima della sua morte aveva operato cento miracoli, trovavasi deposto nella Confessione di questa Chiesa [14].

Era l’anno 1348 ed una schiera di soldati ungheresi per vendicare il Re Andrea, stringeva fieramente d’assedio la città di Andria; e perché in quei tempi i conquistatori anelavano impadronirsi dei corpi dei Santi, specie dei Protettori, che venivano poi a caro prezzo riscattati dai protetti; un ecclesiastico curò di nascondere segretamente il venerabile Corpo di San Riccardo. In tal modo questo preziosissimo tesoro non cadde nelle mani di quella sfrenata soldataglia, che per otto giorni fece in città cose orribili! Il pio Sacerdote venne a morte, e per lo spazio di ben 90 anni, dove stessero nascoste le sante ossa del celeste Patrono, niuno lo seppe mai; per cui si credette che fossero state sciaguratamente rapite! Pochi anni prima lo avevano saputo il Duca Guglielmo del Balzo, ed il Vescovo Melillo; ma non credettero opportuno scovrirle allora.

Senonché ecco un bel giorno, non senza divina ispirazione, il prezioso deposito veniva indicato da un piissimo uomo, per nome Tasso, a Francesco II del Balzo, Duca d’Andria, per specchiata santità di vita quant’altri mai illustre. Era il 23 aprile 1438, verso l’ora del mezzodì, quando gran parte degli Andriesi dormivano, ed il Duca in compagnia di monsignor Giovanni Dondei della Congregazione dei Celestini, in allora vescovo di questa città, del Tasso, d’un sacerdote, chiamato Giovanni, e di un suo servo, a porte chiuse, si adunano in Chiesa, e dopo avere innalzate umili preghiere al cielo, fortunatamente vi scoprono il luogo ove stava nascosto il prezioso corpo del Santo tutelare!

Dietro il maggiore altare vedevasi addossato un altro altarino, al quale per tre gradini si ascendeva, e nel frontone di esso eravi una porticina, che chiudeva un’apertura, grande quanto appena poteva entrarvi la testa di un uomo [15]. I preti, ignari di ciò, che ivi contenevasi, da venti anni circa se ne servivano per uso di sacrario.

Pulito per bene il pavimento da ogni sozzura, si vide apparire una pietra, segnata con una croce. Rimossa dal Tasso la pietra, fu ritrovata una cassettina, lunga un cubito, e larga ed alta un mezzo cubito, ravvolta in un drappo di seta rossa. Il Sacerdote la trasse fuori, ed apertala con ansia affannosa, vi trovarono, meravigliandone tutti, ben conservate e di un color rubicondo, le ossa desideratissime di San Riccardo! Fra queste notavansi i sandali di pelle nera, e sopra di essi il cuore e la testa [16]; mentre una soave fragranza di paradiso, che tutta imbalsamava la Chiesa e gli astanti, si diffondeva da quelle [17]. In questo mentre ecco d’improvviso una turba di uomini e di donne farsi a bussare fortemente dietro le porte della Chiesa, e minacciare di volerle sfasciare, se loro non si permetteva di entrare a venerare il corpo, già scoverto del Santo Protettore! E poiché il Vescovo ed il Duca vi si opponevano, il popolo cominciò a tumultuare, sicché fu necessario aprire le porte.
Allora esso vi si riversò in folla, si prostrò innanzi alle ossa benedette, le bagnò di lagrime affettuose, e per devozione si divise il drappo di seta entro cui erano state ravvolte.

Il sacro Corpo religiosamente per otto giorni stette esposto alla venerazione amorosa degli Andriesi, che non si saziavano di contemplarlo, e d’invocare Riccardo quale loro celeste Patrono. E poiché l’altare maggiore, che stava in mezzo alla tribuna, non era sufficientemente comodo per venerare il santo Corpo, venne traslato in un luogo più eminente, ove stava prima quel piccolo altare [18].

Dopo 137 anni, ai 2 di aprile del 1577, monsignor D. Luca Fieschi dei Conti di Lavagna nel Genovesato, avendo fatto riabbellire la Cappella del Santo, fece togliere di sotto l’altare il glorioso Corpo, e collocarlo sopra la cupola, sostenuta da quattro colonne dorate, come quelle che monsignor Florio aveva prima fatto innalzare. Anzi essendo queste colonne dell’altezza medesima di dodici palmi, e dorate, pare che fossero proprio quelle istesse d’un secolo prima. In tale circostanza la tomba di San Riccardo venne scoperchiata novellamente, le Ossa furono contate, e dentro l’urna, venne rinchiusa una carta, con la seguente iscrizione: «Reliquie et ossa del glorioso S. Riccardo, reposte nella cascia, collocata nella cappella nuovamente fatta, sono ossa numero sessantasei incluso il gangale» [19]. In tal modo S. Riccardo si ebbe un nuovo mausoleo.

Nel 1636, essendo Vescovo di Andria, monsignor Fra Felice Franceschini, questi considerando che la Chiesa prescrive doversi il sacrifizio della messa celebrare sopra, non già sotto le tombe dei Santi, secondo quello che leggesi nell’Apocalissi: «Vidi sotto l’altare le anime di coloro, che furono uccisi per la parola di Dio e per rendergli testimonianza»; ordinò si rimovesse l’urna del venerato Patrono di Andria da quel sito, e si ricolocasse nel primiero suo luogo, cioè sotto l’altare. Al primo scoverchiarsi dell' urna, usci tale una fragranza da far svenire le persone, che stavano sopra ad aprirla, e da riempirne soavemente la Chiesa tutta [20].

Dispose intanto il Vescovo intorno all’altare, a guisa di semicerchio, le colonne, tra le quali, a destra ed a sinistra, fece mettere due Riliquarii, non che gli altri due che stavano vicino al Coro, e sulle di cui porte, come si è detto, erano dipinte le Immagini di G. Cristo e della B. Vergine. Finalmente volle che un altro Reliquario fosse situato in mezzo al detto altare e colonne, e fatto in modo da potersi chiudere ed aprire, per la venerazione di quelle Reliquie. Indi sulla cupola fece mettere un mezzo busto di San Riccardo, dentro una bellissima nicchia di legno dorato [21].

Monsignor Nicola Adinolfi, dopo settantacinque anni, cioè nel 1711, in vedere che quelle quattro colonne erano piuttosto d’ingombro, che di ornamento alla Cappella; fece demolire il vecchio altare, e sostituirne un altro più bello per scelti marmi. In tale ricorrenza le sacrate ossa vennero novellamente disotterrate, ed esposte in una urna di cristallo, alla pubblica venerazione. Fu fatta una processione solennissima con l’intervento di vari Vescovi, tra i quali quello di Minervino Mons. Antonio Chenevix. Di poi, le venerande Reliquie, ravvolte in drappi di lino e di seta, vagamente ricamati in oro dalle mani della Duchessa di Andria, D. Aurelia Imperiale, furono un’altra volta chiuse in una cassa di cipresso, tutta rivestita di lamine di piombo, con suggelli, chiavi, e cerchi di ferro, e riposta riverentemente nella stessa urna di pietra, addossata all’Altare, e protetta da solido muro esterno [22].

Finalmente il 1.° Agosto del 1836, il piissimo monsignor Giuseppe Cosenza, Vescovo di Andria, per ravvivare sempre più negli Andriesi la devozione verso San Riccardo, accompagnato dalle Dignità del Capitolo Cattedrale, e delle due Collegiate, dal Sindaco, da alquanti Consiglieri, dal Giudice Regio, dal Cav. Carlo Carafa, da alquanti medici e nobili della città; dopo la pia recita delle Litanie maggiori, fece rompere il dorso dell’altare del Santo, ove si rinvenne la Cassa di pietra, fermata al suolo da due larghe sbranche di ferro. Apertala, fu ritrovata dentro la cassa di cipresso. Il Vescovo, verificati i suggelli, li franse, e trovò le sacre Ossa, involte in drappi, l’uno di lino, e l’altro di seta, con preziosi ricami in oro.

Le sante Reliquie artisticamente disposte in un’Urna di cristallo, stettero per otto giorni esposte alla venerazione di tutti; indi sulle spalle di quattro Sacerdoti, vennero processionalmente, e con pompa solenne, portate per la città, in mezzo alla gioia la più grande ed entusiastica che mai del Vescovo, del Clero e del popolo. Il Cosenza dopo di avere con trepida mano e con riverenza d’affetto da quelle preziose Reliquie sottratto un Osso del braccio destro, lo rinchiuse in una pregevole teca d’argento, in forma di braccio, ed intorno alla base vi fece incidere le parole: «Miserere nostri Deus omnium et respice nos. Innova signa et glorifica manum et brachium dextrum». Prese pure l’ultima falange del pollice destro, e la collocò nel petto della nuova statua d’argento, stupendo lavoro dei valenti artisti Napolitani Gaetano Coppola, Gaetano Capozzi, i quali fecero pure il mezzo busto ed il braccio d’argento. Tutti questi lavori costarono meglio di ducati sei mila. Ravvolse di poi le altre 70 ossa entro due drappi di lino e di seta, ed unitamente ad una dotta Relazione, latinamente scritta dal Canonico Penitenziere, D. Mariano Cocco, le ripose in un’urna di terra cotta, tutta dorata, e questa in una Cassa di cipresso, chiusa in una nuova tomba di verde antico, fatta lavorare a sue spese in Napoli, che collocò sotto l’Altare medesimo, donde il Santo Patrono, nelle ore del giorno, e nei silenzi della notte, non cessa di proteggere Andria sua [23].

NOTE
[14] SS.mus et B.mus Pater noster Richardus Anglicus Episcopus huius Andriæ civitatis, qui beatus Pontifex ante obitum suum centum miracula fecit, cuius corpus collocatum est in Confessione huius Ecclesiæ (UGHEL., Italia Sacra, T. VIII). Per Confessione s’intende quel luogo sotterraneo, che viene sovrastato dall’altare maggiore, in cui si custodiscono e venerano i corpi dei Santi e principalmente dei Martiri (Archelogia Sacra).
[15] Si chiamarono dagli antichi Cataracta Confessionis, Billicum, Foranem, Fenestrella quelle piccole aperture, che facevansi agli altari ed alle Cryptæ, o Confessioni, per venerare le ossa dei martiri, sepolte nell’inferiore Crypta, dalle quali si calavano l’incenso, i veli, i brandei, le chiavi benedette, ed i fiori (Moroni, Dizionario Eccl., Vol. XXXVIII, pag. 223)
[16] Sandalia de pelle nigra jacebant; desuper in eis Cor et Caput adstabant (Ughellius, T. VIII).
[17] Tantus de Corpore odor emanavit quod nos adstantes insuper et totam Ecclesiam replevit (Ughellius, T. VII).
[18] Ughellius, Tom. VII.
[19] Acta S. Visit. Ep. FRANCESCHINI, an. 1636 (Curia Vescovile).
[20] Bipatens reddiderunt sepulcrum, a quo tanta odoris fragantia defluebat, ut ipsi sopra astantes deficiebant, prout effuses odor per totam Eccl. percipiebatur. Acta S. Vicit. Ep. FRANCESCHINI (Curia Vescovile).
[21] Altari remoto, et in loco destinato fixo circumponantur Columnæ o[r]nantes, seu circulum mediæ lunæ formam significantes, duæ ex parte altaris dextera, duæ vero ex parte sinistra, in quibus duo conficiantur Reliquiaria apta, idoneaque ad omnes Reliquias asservandas, et eademet, quæ intus Ecclesiam hanc Cath. elevata existunt prope Chorum vitianda, cum ejsdem foribus remittenda, in quibus Imagines Jesu Christi, Beatissimæq. V. Mariæ delineatæ sunt. Aliud fiat in medio dicti altaris, et dictarum Columnarum, coopertum, clausum, sed validum ad aperiendum pro Reliquiarum inspectione. Acta S. Visit. Ep. FRANCESCHINI, an. 1636 (Curia Vescovile).
[22] Acta S. Visit. Ep. ADINOLFI, an. 1711 (Curia Vescovile).
[23] D’URSO. Storia della Città di Andria, Lib. VIII, Cap. III, pag. 179. Nel 1840 il Rev.mo D. Giuseppe Iannuzzi Seniore, Can.co Priore della Cappella di San Riccardo, nella Sagrestia comunemente appellata il Tesoro, fece incidere sopra una lastra di marmo per memoria dei posteri la seguente Epigrafe:
SEVIENTE IN ITALIA ANNO MDCCXCIX
TETERRIMO PERICULOSOQUE BELLO
QUUM IN HUIUS POPULATIONE URBIS
HOSTES CUM ARGENTEIS IN QUIBUS ERANT CLAUSA THECIS
DIVI HICHARDI PRIMI ANTISTITIS PRÆCIPUE ANDRIÆ PATRONI
COR CALVAMQUE IMPIO AUSU ABRIPUISSENT
JOSEPH COSENZA ANDRIÆ EPISCOPUS
KALENDIS AUGUSTI ANN. CIƆIƆCCCXXXVI
CLERO MAGISTRATU PEIMORIBUS CIVITATIS INSPECTANTIBUS
RESERATO CONDITORIO
UBI DIVI PRÆSULIS OSSA INTUS BINAS ARCAS ADSERVABANTUR
BRACHIIQUE ITIDEM SUBLATO OSSO ET ARGENTEA INCLUSO CAPSA
AD FOVENDAM FIDELIUM PIETATEM
PUBLICÆ ILLUD VENERATIONI EXPOSUIT
AD HOC PRETIOSIS LIPSANIS
IN NOVAM CUPRESSINAM COMPOSITIS ARCAM
MARMORIBUS AFFABRE CÆLATIS CONTECTAM
ET SUB ARA SACELLI EIDEM PATRONI DICATI INLATIS
VETERES EX LAPIDE PARITER ET CUPRESSA ARCAS
HOC IN LOCULO COLLOCAVIT
CAN.CUS JOSEPH IANNUZZI SENIOR
EIUSDEM SACELLI PRIOR
NE QUID POSTERITATI LATERET
LAPIDEM FACTI TESTEM P. C.
ANNO R. S. CIƆIƆCCCXL
.

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2°. - Il Capo e la Mitra del medesimo Santo.

A Nel 1438, quando si rinvennero le ossa del celeste Protettore, con quelle fu ritrovato il Capo, il quale, come narra Francesco II del Balzo, che scrisse la leggenda della invenzione, fu lasciato fuori della tomba [24]. Di poi venne racchiuso entro una testa argentea, col suo busto, in varii punti dorato, e con una certa eleganza inciso. Era vestito di piviale anche d’argento, e nella fascia, che dal collo a destra ed a sinistra gli scendea, vedevansi incise quattro immaginette di Vescovi, con mitre e pastorali, e sotto ciascuno il proprio nome. Nella parte destra si leggevano queste parole: «S. Lau. Arch. Sipo: S. Rog. Ep. Can.» cioè San Lorenzo Arcivescovo di Siponto, e San Ruggiero, Vescovo di Canne. Nella parte sinistra eranvi queste altre iniziali: «S. Pel. Ep. Sal. S. Sab. Ep. Canu» cioè San Pelagio Vescovo di Salpi, e S. Sabino Vescovo di Canosa. Finalmente sotto del mezzo busto, sopra una targhetta dorata, leggevansi incisi i due seguenti esametri:

Accipe, Sancte Pater, tua te rogat Andria supplex,
Dilectum populum tutare favore perenni [25].
Sull’argentea testa del busto, da una buca a guisa di stella, si vedeva il cranio del Santo, in essa racchiuso, e donde esalava una soavità di odore ineffabile. Nell’infausto giorno 23 marzo 1799, questo mezzo busto, con la insigne e preziosa Reliquia del teschio, nonché la magnifica statua d’argento del medesimo Santo [26], mentre da alcuni preti si nascondeva nella sepoltura dei Canonici sul Presbiterio, furono sacrilegamente rubati dai repubblicani Francesi, che senza commiserazione saccheggiarono la città nostra! Giorni dopo fortunatamente si potè riscattare in Barletta, ove prodigamente si vendette parte del bottino, con la testa d’argento, spirante una pietà tutta di cielo. Attualmente si vede nel nuovo mezzo busto, anche di argento, lavorato in Napoli, nell’anno 1841. Lo attesta la seguente iscrizione, incisa intorno alla base: «Divi Richardi primi Andriæ Presulis et Patroni argenteam Statuam, imposito ex antiqua altera capite, Gallorum vix populatione an. 1799 erepto, stipe collata, Andrienses condendam curavere A. D. 1841». Il teschio però, per quante ricerche si fossero fatte, non venne ritrovato giammai!

Per ciò che riguarda la Reliquia della Mitra del Santo, di cui si parla nel Catalogo di Monsignor Resta, non si ha notizia alcuna; né di essa si fa parola nella leggenda di Francesco II del Balzo, né nella S. Visita di monsignor Cassiani, la quale va dal 1644 al 1646, ed è la più antica, che si conservi in Curia, e descrive le principali Teche del Reliquiario. Come pure non si ha memoria dei Sandali di pelle nera, che furono ritrovati nella prima Invenzione, come narra lo storico del Balzo. Inoltre è storicamente dimostrato la non esistenza della Mitra, come ornamento sacerdotale o Pontificale, nel primo millennio di Cristo. Laonde alcune Mitre, che si conservano, come reliquie di antichi Santi, non sono genuine [27]. E tale deve essere stata questa, che si vuole di San Riccardo. Probabilmente doveva appartenere a qualche antica statua del medesimo Santo.

NOTE
[24] Ughellius, Italia Sacra, Torno VII.
[25] Act. S. Visit. Ep. CASSIANI, an. 1644-1646. (Curia Vescovile)
[26] Nel 1739 per fare questa statua fu necessario vendere alcune vacche, che l’Eccellentissimo Duca, Ettore Carafa per devozione del Santo teneva a sua cura. (Pro Ven. Cappella D. Richardi Civ. Andriæ donatio).
[27] BRAUN JOSEPH, S. I. Dic pontificalen Gewänder des Olendlandes etc.

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una reliquia di San Riccardo conservata attualmente nella 3^ cappella destra

3°. - Il Cuore ed il Pellicranio del Santo Vescovo.

Nella prima invenzione delle ossa di San Riccardo, insieme con la Testa, vi si trovò ancora il Cuore, ma disseccato. Allorché le Sante Reliquie furono religiosamente ricomposte nella tomba, il pio Duca, Francesco II del Balzo ed il Vescovo Dondei lasciarono fuori quel Cuore, che di tanto amore aveva palpitato per Andria; indi lo rinchiusero in un vaso di cristallo, ornato di argento. Da questo Cuore si vedeva, a guisa di rugiada, trasudare un odorosissimo liquore, il quale però per la sua scarsezza non potea raccogliersi [28].

In tempo della medesima Invenzione, un pio Sacerdote, per nome Giovanni di Leone, rovistando in una scatolina, ove eranvi conservate le sante Reliquie, che servivano per la consacrazione degli Altari, vi trovò un Pellicranio, o pelle clericale, ravvolta in una carta, sulla quale a caratteri Longobardi si leggeva scritto: questa la Chierica di San Riccardo: «Hæc est Clerica Sancti Riccardi». Tale reliquia fu unita col Cuore in una medesima Teca [29].

Questa Teca, che in vaso di cristallo riuniva le due preziose reliquie, era di argento, in gran parte dorata, in foggia di piramide, sormontata da una crocetta. Su di essa in campo rosso, si vedeva una stella raggiante, stemma dei del Balzo. Nel piede poi eravi l’emblema di Antonio Carafa, VI Duca di Andria e di Castel del Monte, con la seguente iscrizione: «Antonius Carafa Dominus Domus Carafæ VI Dux Andriæ et Castrimontis» [30]. Pare che il Carafa ne abbia fatto per devozione il piede. Anche questa Teca fu sciaguratamente rapita nel saccheggio del 1799, e con essa andarono perdute per sempre le due preziosissime Reliquie!

NOTE
[28] Cor quidem in vase vitreo manet, et parum liguoris videtur scaturire maxime redolentis; sed de eo colligi non prebetur facultas. Ughellius, Italia Sacra, Tomo VII.
[29] Ughellius, Italia Sacra, Tomo VII.
[30] Act. S. Visit. Ep. CASSIANII, an. 1644. (Curia Vescovile).

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4°. - Una Croce d’argento contenente un pezzo del santo Legno,
una particella della Spugna, della Veste di porpora e di lana
di Nostro Signore Gesù Cristo.

Questa Croce alta circa due palmi, era formata di laminette d’argento, dorate e cesellate nella parte anteriore. Sulla sommità eravi una palla di cristallo, sotto di cui una colonnetta dorata, e nell’apice della croce, sopra una lamina d’argento, l’Immagine del Crocifisso; il vuoto era ornato di smalto color di cielo. Nel braccio destro sopra uno smalto celeste e verde, stava incisa l’immagine di Maria, e nel braccio sinistro, sopra un altro smalto degli stessi colori, quello della Maddalena. Lateralmente nell’estremità della croce si vedevano due scudi con due stelle, ed in mezzo una effigie genuflessa, che per tradizione, dicevasi fosse quella di Francesco del Balzo, Duca d’Andria. Nel mezzo di questa Croce, entro un’altra più piccola, formata anche di laminette d’argento dorato, si conservava un grosso pezzo di legno della santa Croce, una particella della spugna, con la quale fu dato a bere fiele ed aceto a Gesù morente sulla Croce, un brandello della veste di Porpora e di quella inconsutile di lana di Nostro Signore Gesù Cristo. A tal uopo vi si leggevano incise queste parole cosi abbreviate: «Spongia J. Xsti. - Lignum Dñi - Indūm Dñi - Pūrpa et Lana». Finalmente ai piedi si vedeva scolpito il nome santissimo di Gesù «Jesu».

Ora questo Reliquiario cosi descritto non esiste più; però il legno della Croce si vede incastrato nell’attuale Croce, con le dette preziose reliquie. È anche tutta di argento cesellato ed alta più di due palmi; fu fatta dalla munifica pietà del signor Vincenzo Morselli, e porta lo stemma di Andria al piede, e sopra di esso l’Immagine dell’Addolorata, di cui era singolarmente devoto.

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5°. - Una seconda Croce più piccola, contenente una particella del santo Legno.

Oltre della Croce di argento già descritta, si conservava pure un’altra più piccola, lunga quasi un mezzo palmo, con in mezzo il Crocifisso. Nella sommità e nelle braccia vi erano scolpite alcune immaginette, vestite alla greca. Vicino alla base stava un cristallo, quasi rotondo, lavorato a punta di diamante, e dalla parte di dietro si vedeva incastonata una particella del legno della Croce di Nostro Signore. Ora questa piccola Croce, con la sua Reliquia, non esiste più!

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6°. - Una delle maggiori Spine della Corona di Cristo,
nella punta e nel mezzo tinta di macchie di sangue.

Di questa insigne e sacrosanta Reliquia mi taccio, dovendone appresso diffusamente parlare in una apposita monografia dal titolo: «Una delle maggiori Spine della Corona di Nostro Signore nel Duomo di Andria.»
Studii storici ed archeologi.

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7°. - Reliquia del Latte e dei Capelli della gloriosa Vergine Maria.

Questa Teca, quasi tutta di rame dorata, e circondata da cristalli, era di figura piramidale, col piede esagono, e con due angoli laterali più alti degli altri.

Nel mezzo di essa stava un’ampolla di cristallo, contenente poche stille rapprese del Virgineo latte. Accanto in un’altra piccola Teca di argento, si vedevano otto o dieci capelli della Benedetta in fra le donne.

Sventuratamente fu rubata nel 1799!

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8°. - Reliquia delle Ceneri e delle Ossa di san Giovanni Battista.

Anche questa Teca, tutta d’argento, era a guisa di piramide, con l’effigie di N. S. Gesù Cristo dall’una e dall’altra parte. Nelle quattro porticine laterali, invece di cristalli, vi erano quattro laminette trasparenti di osso. Nel mezzo si vedevano quattro vasetti d’argento, uno più grande dell’altro; ma nella santa visita, fatta da monsignor Cassiani nel 1644, niente in essi vi fu ritrovato. Solo in un’ampolla di cristallo si conservavano le reliquie delle ossa e delle ceneri di san Giovanni Battista. Ora non più esiste!

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9°. - Una delle pietre con cui fu lapidato il Protomartire santo Stefano.

Questa Teca di forma rotonda era tutta bellamente circondata da varie fasce d’argento dorato. Egualmente di argento dorato e cesellato era il piede, e nella colonnetta vi erano alcune lettere illeggibili. Dentro eravi una pietra grossa, quanto un’arancia, di color rosaceo cupo, pesante, e bucata come una spugna. Si ritiene fosse una delle pietre, con cui la ferocia dei Giudei lapidasse in Gerosolima il Diacono santo Stefano, primo martire. La pietra esiste tuttavia, ma non con la primiera Teca.

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10°. - La Testa di santa Colomba Vergine e Martire.

Un mezzo busto, con la testa d’argento, e con tutto il resto di bronzo dorato, vagamente cesellato, formava la Teca della santa vergine e martire Colomba. Sopra della testa si vedeva librato un Cherubino, mentre nel lato destro, vicino al braccio, vi era incisa l’immagine di una fanciulla genuflessa, con un dragone dinanzi, e sopra un angelo, che le porgeva la palma della vittoria. Sotto al petto stavano scolpite queste lettere: «M. A … Joan. Vincent. Campi M. F. 1579». Nella estremità della fascia si leggevano queste parole: «Ora pro nobis, beata Columba, ut digni efficiamur promissionibus Christi». Più sotto si vedeva il nome di: «Andres della Torres», nobile spagnuolo, che fu governatore di Andria pel Duca Luigi Guevara, dall’anno 1515 all’anno 1544.

In questa Teca stava chiuso il venerabile Capo della santa Vergine e Martire, che vuolsi fosse stato donato alla città di Andria dalla sua pia contessa Beatrice d’Angiò, figliuola di Caro II, Re di Francia, sposata in seconde nozze con Bertrando del Balzo, conte di Andria. La Teca con tutta la Testa della Santa fu infelicemente rubata dai Francesi, nel saccheggio di questa città, nel 1799! Nell’anno 1854, il Vescovo di Sens, avendo domandato notizie di questa insigne Reliquia al Vescovo di Andria, in allora Monsignor D. Gian Giuseppe Longobardi, questi dopo di avergli esposto il fatto della dispersione, lo pregò instantemente di mandargli qualche Reliquia della Santa, e quegli cortesemente gli faceva dono di una falange del dito. La devota contessa Caterina Jannuzzi negli Spagnoletti-Zeuli, a proprie spese, la fece racchiudere in una bella Teca d’argento, che donò al Capitolo Cattedrale.

La Santa Vergine e Martire, in tempi antichi, aveva pure in Andria una Chiesetta, che nel 1459, per ordine del Cardinale Latino Orsino, fu incorporata al Convento dei Domenicani, per ampliarne maggiormente il Chiostro [31].

NOTE
[31] Mons. E. Merra. La Chiesa e il Convento di San Domenico in Andria. Monografie Andriesi.

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11°. - Un Osso di San Vito Martire.

Questa Teca di ottone dorato, circondata da fasce dell’istesso metallo egualmente dorato, aveva forma piramidale, con la cuspide sormontata da una croce. Il piede era, pure di ottone indorato. Ai lati vi erano due scudi, con due stelle, arma dei del Balzo. Ora quest’Osso si trova in una gran Teca di legno dorato. In Andria, a piè della collina del Carmine, nel luogo detto una volta le Fosse, eravi una Chiesetta, lunga palmi 30 e larga 15, dedicata a san Vito; ma ora non esiste più, solamente la contrada continua a denominarsi dal Santo.

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12°. - Un Osso di S.a Caterina Vergine e Martire.

Entro un vaso tutto d’argento, chiuso da un coperchio, sormontato da una croce, conservavasi, ravvolto in un velo di seta, un Osso di Santa Caterina Vergine e Martire. Detta Teca non si trova più; come non più esiste la Chiesetta a lei sacra, messa nel cortile del palazzo Liso sul pendio, ove anticamente vi era un Conservatorio di Orfanelle.

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13°. - Un Osso di San Mauro Vescovo e Confessore.

14°. - Una Reliquia della Veste di N. S. Gesù Cristo.

15°. - Una Reliquia del velo di S. Marta, Sorella di S. M. Maddalena.

16°. - Una Reliquia di S. Ruggiero Vescovo di Canne.

Queste quattro Reliquie conservansi in una Teca di argento di figura sferica, circondata da raggi, con il piede simile a quello d’un calice.

Sulla palla di esso piede stava inciso un uccello, probabilmente stemma della famiglia Quarti. La sfera dall’una e dall’altra parte era chiusa da cristalli. Dentro si, vedeva una parte notabile di una Costola, legata con argento, su cui stava scritto: «San Mauro Vescovo». Nella medesima Teca, a destra, in un vaso rotondo di argento, vi era una particella di osso di: «S. Ruggiero Vescovo di Canne», ed a sinistra, in un altro vaso simile, la reliquia del: «Velo di S. Marta, Sorella di S. Maria Maddalena». Finalmente dall’alto della pisside pendeva un’ampolla di cristallo, in cui conservavasi un pezzetto della Veste di N. S. Gesù Cristo, circondata da una fascia d’argento, nella quale si leggeva inciso: «Indumentum Domini Nostri Jesu Christi». Questa Teca più non esiste.

Probabilmente vi doveva stare in Andria una Chiesa, dedicata a San Mauro, mentre vi esiste una contrada, che da questo Santo si appella.

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17°. - L’Altare portatile di S. Gregorio Magno P. e D. della Chiesa.

L’altare portatile di San Gregorio Magno è lungo un palmo, e largo mezzo in circa, formato di una pietra di bianco marmo da sembrare alabastro. È chiusa dentro una cornice di legno, sostenuta da una fascia di ottone dorato. Nelle due estremità sta incisa l’Immagine del Salvatore: dai lati i simboli dei quattro Evangelisti, cioè l’aquila, che indica San Giovanni, il leone San Marco, il bue San Luca, e la faccia dell’uomo San Matteo. Nel lato medio per lungo stanno quinci e quindi scolpite le effigie dei quattro Dottori della Chiesa, vestiti alla greca. Intorno intorno alla grossezza della fascia di ottone dorato, sta incisa una Croce, con le seguenti lettere gotiche ed indorate: «+ Hoc Altare sacratum est in honorem Sanctæ Trinitatis.»

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18°. - Reliquie di molti Martiri.

In una cassettina di legno dorato conservavansi molte Reliquie di Santi Martiri. Nel 1656 Mons. Cassiani avendola visitata, trovolla quasi tutta corrosa dal tarlo e dalla vetustà; laonde volle che le Reliquie fossero riposte in una nuova Teca, che attualmente esiste.

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19°. - Reliquia di San Biagio Vescovo e Martire.

Questa Teca era un vaso rotondo di argento, con il piede di bronzo dorato, dell’altezza d’un palmo e mezzo. Intorno intorno vi erano quattro Cherubini, ed era sormontato da una croce di rame anche dorato. Si vedevano malamente incise queste lettere: «S. Blasii». Quinci e quindi due cristalli, e nel mezzo una Teca d’argento, in cui stava riposto un osso di San Biagio Vescovo e Martire. Ora un braccio di legno dorato, entro cui vi è la Reliquia del Santo, forma la Teca, che conservasi nella Cappella della Madonna di Lourdes, sotto l’Immagine del Santo Martire, che è uno dei quattro protettori minori di Andria.

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20°. - Reliquia di San Marino Confessore.

La Teca di questo Santo, che Mons. Resta chiama Confessore, e Mons. Cassiani Martire, era a guisa d’una piramide, alta due palmi e mezzo, sormontata da una croce. La maggior parte di essa era di bronzo dorato, ornata di argento, e di molte pietre preziose. Era difesa da quattro cristalli, e dentro custodivasi un osso della lunghezza di più d’un palmo, appartenente a San Marino. Ora non, esiste più.

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21°. - Reliquia di San Domenico Confessore.

La Teca di San Domenico era di argento, alta un palmo e mezzo circa, di figura quasi rotonda, e con una raggiera d’argento all’intorno. In essa, chiusa da due cristalli, vi era un Osso del Santo Confessore, e quinci e quindi due Cherubini. Il piede era di ottone dorato; ora più non si trova questa Reliquia. San Domenico è uno dei protettori minori di Andria. Vi esiste in onore di lui la Chiesa Parrocchiale, ma il Convento è distrutto [32].

NOTE
[32] Mons. E. Merra. La Chiesa e il Convento di San Domenico in Andria. Monografie Andriesi.

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22°. - Una scarpa di San Filippo Neri, e due occhiali del medesimo.

Questa Teca di palmi due di altezza era di ottone, col piede a guisa di calice. La sormontava una croce simile alla fascia, che abbracciava e circondava i due lati, e legava il vaso di cristallo; il tutto bellamente ed artisticamente lavorato. Il coperchio era simile al vaso. Dentro il cristallo vi era una scarpa di cuoio nero, appartenuta a San Filippo Neri. Tale dono fu fatto a questa Cattedrale dalla benedetta memoria del Padre D. Giacomo Volpone, nobile Andriese, prima Sacerdote di esso maggior l'empio, e poi Padre dell’Oratorio, nella Chiesa di Santa Maria della Vallicella, in Roma. Si conservano tuttavia nell’Archivio della Cattedrale le lettere e l’autentica, con cui questo Padre accompagnò il pio dono. Monsignor Cassiani, nella sua Santa Visita, appella questo nostro Andriese, uomo probo, dotto e di grande stima in Roma. Ora detta Reliquia sta in una scatoletta di legno, munita di cristalli all’intorno, e si conserva nella nicchia del Santo, nella Cappella dell’Immacolata di Lourdes. Gli occhiali poi del medesimo Santo sono scomparsi.

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23°. - Reliquie dei Ss. Martiri Vito, Modesto e Crescenzia.

In tre Teche simili di legno dorate, unite tra loro, si conservano separatamente le tre mentovate Reliquie, che dicesi fossero state donate a questa Chiesa dal Chierico Fabrizio Imperati.

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24°. - Non tutte le Reliquie che mancano nel Reliquiario dovettero essere rubate dai Francesi.

Fuori di queste Teche, altre non trovansi descritte negli atti di Santa Visita, fatte da Monsignor D. Ascanio Cassiani, negli anni 1644 e 1656, perché vi mancano parecchi fogli.

Presentemente le Teche, che stanno in esso Reliquiario, invece di essere di argento, di bronzo dorato, e di ottone, sono tutte di legno dorato, ritenendo quasi l’antica forma. Senza dubbio esse dovettero in gran parte essere predate dai Francesi nel saccheggio del 23 marzo 1799. Sebbene in quelle circostanze si perdette in tutta Italia una «innumerabile quantità di Reliquarii di sommi pregi, tanto per la materia, che per l’arte veramente sublime, onde erano stati lavorati ad onore delle sante reliquie» [33]; non credo però che fossero allora rubate tutte in Andria. I saccheggiatori con le Teche avrebbero portate via anche le Reliquie dei Santi, come fecero con quelle della Sacra Spina, del Capo, del Cuore e del Pellicranio di San Riccardo, con la Testa di Santa Colomba e con altre; mentre noi troviamo esistenti ancora molte Reliquie d’una volta.

NOTE
[33] MORONI, Dizionario di Erud., Storia Ecclesiastica, Vol. LVII.

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25°. - Pare che le Teche di argento sieno state mutate in legno per decreto di Ferdinando IV.

Io son di credere che quelle Teche, nella massima parte, sieno state mutate nelle attuali di legno dorato, probabilmente nel 1794, quando Re Ferdinando IV, per opporsi ai Repubblicani Francesi, che si apparecchiavano ad assalire il Reame di Napoli, «domandò ai cittadini soccorsi e doni, che per essere a pro della patria, chiamò patriottici: tutte le comunità, le congreghe, molti cittadini ne diedero in copia …

Nell’anno medesimo altro regio decreto prescrisse che le Chiese, i monasteri, i luoghi pii dessero alla zecca dello Stato gli argenti sacri, salvo i necessarii ai divini ufficii: e i cittadini gli argenti proprj, fuorché gli arredi, ma da pochi, da mensa: polizza di banco, valevole dopo certi anni, ne pagava il prezzo; e si confiscavano gli argenti nascosti, concessane quarta parte ai denunziatori» [34]. Tale ordine fu ripetuto un’altra volta nel marzo 1798, e gli argenti furono mandati alla regia zecca per farne moneta [35].

NOTE
[34] COLLETTA, Storia del Reame di Napoli, Vol. I, Lib. III, Cap. II.
[35] BERARDUCCI, Diario del 1799, pag. 3.

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26°. - Il Reliquario manca di autentiche.

Tutte queste sante Reliquie mancano di autentiche. Nel Catalogo di monsignor Resta nulla si dice, se ai tempi suoi ne abbia trovate, oppure no; ma è certo che non le trovò nel 1644 monsignor Cassiani, come è noto nella sua S. Visita, nella quale avendo domandato ai Capitolari, se ne avessero le autentiche, gli fu risposto negativamente. Però tiene luogo di autenticità la non interrotta venerazione, che da secoli tali Reliquie hanno riscosso dal Clero e dal popolo Andriese.

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27°. - Festa delle Reliquie.

Questo vetusto e venerando Reliquario ogni anno viene aperto al pubblico culto, nel 26 Febbraio, giorno in cui la Chiesa di Andria ne celebra la festa, e specie in tutte le calamità cittadine.

È solito aprirsi pure nel Venerdì Santo, che coincide col 25 Marzo, in cui avviene il miracolo della Santa Spina, la quale posata sull’Altare di San Riccardo, è circondata, come da una splendida corona di Apostoli, di Martiri, di Confessori, e di Vergini, che uniscono le celesti loro preci a quelle del popolo, le presentano al trono di Dio, e lo muovono a misericordia per Andria.

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28°. - Traduzione in italiano dal latino del Catalogo delle Reliquie di Mons. Resta.

Affinché poi gli Andriesi sapessero quali e quante Reliquie di Santi vi siano in questo antichissimo Reliquario, e mettessero in essi Santi la loro illimitata fiducia; giudico conveniente dare qui appresso tradotto in Italiano l’Elenco, come nel 1586 fu formulato da monsignor D. Luca Antonio Resta, e fatto dal medesimo stampare dietro l’antico Ufficio di San Riccardo.

RELIQUIE
come una volta si conservavano nella Chiesa Cattedrale di Andria

Nella Cappella di San Riccardo si conserva il Corpo del medesimo Santo, Primo Vescovo e Protettore di Andria.

Nell’Altare di San Riccardo.

Si conservavano
- il Capo e la Mitra del medesimo, come pure il Cuore e il Pellicranio, ossia la pelle clericale dello stesso.
- Una Croce di argento, contenente un pezzetto del santo legno, una particella della Spugna, e della Veste di Porpora, e di Lana di N. Gesù Cristo.
- Un’altra piccola Croce, con una particella del Santo Legno.
- Una delle maggiori Spine della Corona di Cristo, nella punta e nel mezzo intrisa di macchie sanguigne.
- Una porzione del Latte e dei Capelli della gloriosa Vergine Maria.
- Delle Ceneri e della Ossa di San Giovanni Battista.
- Una delle Pietre, con le quali fu lapidato il Protomartire S. Stefano.
- La Testa di Santa Colomba V. e M.
- Delle Ossa di San Vito M.
- »  di Santa Catarina V. e M.
- »  di San Mauro V. C.
- Altare portatile di S. Gregorio P. e D.
- Reliquie di molti Ss. Martiri.
- Particella della Veste di N. S. G. C.
- » del Velo di S. Marta, sorella della Maddalena.
- » del luogo ove da S. Elena fu trovata la Croce di N. S.

Reliquie Insigni
Di S. Clemente M. Di S. Teodoro M.
» S. Gisberto M. » S. Valeriano M.
» S. Vito M. » S. Prospero M.
» S. Vincenzo M. » S. Mauro M.
» S. Antonino M. » S. Liberato M.
» S. Costanzo M. » S. Marino C.
» S. Placido M. » S. Bonifacio M.
Dei Ss. Crisanzio e Dario M. » S. Colomba V. M.
Una Scarpa e due Occhiali di S. Filippo Neri.  

Reliquie nell’angolo del medesimo Altare.
Del legno della S. Croce di N. S. G. C. Dei Capelli della Vergine Maria.
Della sua Veste. Del suo Latte.
Della Colonna della Flagellazione. Del luogo dell’Annunziazione.
Della Pietra del S. Sepolcro. Del S. Sepolcro.
Del Deserto in cui digiunò. Di S. Zaccaria Profeta, padre di S. G. Battista.
Della Porta Aurea di Gerusalemme.

Reliquie dei Santi Apostoli.
Delle Ossa e Croce di San Pietro. Della Veste di S. Giovanni.
Delle Ossa di San Paolo. Di San Filippo.
Delle Ossa e Croce di San Andrea. » San Matteo.
Delle Ossa di S. Giacomo Minore. » San Simone.
Di San Luca. » San Barnaba.
» San Marco.  

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Reliquie dei Santi Martiri.
A
Di S. Alessandro. Di S. Aproniano.
» S. Angelo » S. Agricola M.
» S. Arcadio M. » S. Augurio M.
» S. Attanasio M. » S. Anigonio M.
» S. Achilleo M. » S. Aquilino M.
» S. Aretizio » S. Antonio del Libano M.
» S. Apollinare V. M » S. Amanzio M.
» S. Alessandro P. M. » S. Agostino M.
» S. Audiface. » S. Annesio M.
» S. Abacuc M » S. Andeolo M.
Dei Ss. Abdenago e Abdon M. » S. Antonio M.
Di S. Agapito M. » S. Aniceto P. M.
» S. Antonino M. » S. Adriano M.
» S. Anacleto P. M » S. Aspro M.
» S. Anania M. Dei Santi Audace ed Aurieto M.
» S. Aureliano M.
B
Di S. Bernardino M. Di S. Biagio Vesc. M.
» S. Bonifacio M. Dei Ss. Batissi e Borti M.
» S. Basilide M. » S. Barbero M.
» S. Bartolomeo M.
C
Di S. Clemente P. M. Di S. Cleto P. M.
» S. Ciriaco M. » S. Cirillo M.
Dei Ss. Candido a Cipriano M. » S. Carpo Vesc. e M.
Di S. Cristoforo M. » S. Costanzo M.
Dei Ss. Cartilini e Cirillo M. » S. Callisto P. M.
Di S. Cornelio M. » S. Crescenzio M.
» S. Castulo M. » S. Centurione M.
Dei Ss Cautrone e Car¬bone M. » S. Claudio M.
Di S. Calocero M. » S. Crescenziano M.
» S. Callepodio M. Dei Ss. Cinilio e Carelisio M.
» S. Celoso M. Di S. Canzio M.
» S. Cancone Vesc. M. Dei Ss. Cartisio e Cirencrisio M.
» S. Ciro M. Di S. Cassiano M.
Dei Ss. Camoisse e Cerato M.
D
Di S. Domiziano Di S. Deciano M.
» S. Dario M. » S. Donato Vesc. M.
» S. Desiderio Vesc. M. » Dioscoro M.
Dei Ss. Dione e Dionone M. » S. Diogene M.
Di S. Dionigi Vesc. M. » S. Diodato M.
»  S. Damiano M.
E
Di S. Eleuterio Papa e M. Di S. Evaristo Papa M.
»  S. Eutiche Sac. M. Dei Ss. Eugenio e Giuliano M.
Di S. Eustasio Vesc. M. Di S. Eustachio M.
Dei Ss. Eustofilo ed Eradio M. » S. Emiliano M.
Di  S. Erasmo M. Dei Ss. Eubrobrio ed Erinaldo M.
» S. Ercole M. Di S. Epifanio Vesc. M.
» S. Ermete M. » S. Epimaco M.
» S. Ercolano M. » S. Evenzio M.
» S. Ermogene M. » S. Epictizio M.
» S. Ermacore Vesc. M. » S. Epipodio M.
» S. Ermene M. » S. Esestorgio Vesc. M.
» Ermenegildo Re M. Dei Ss. Elia e Paolo M.
» S. Evodio M.
F
Di S. Floriano M. Dei Ss. Feliciano e Forte M.
» S. Faustino M. Di S. Felice M.
» S. Fabiano P. M. » S. Fortunato M.
» S. Fedele M. » S. Festo M.
» S. Flaviano M. » S. Fausto M.
» S. Foca M. » S. Filomena M.
» S. Florenzio M. » S. Fabio M.
» S. Felice Vesc. M » S. Flumenzio M.
G
Di S. Giovita M. Di S. Giustino M.
» S. Gervasio M. » S. Giuliano M.
» S. Gajo Papa M. » S. Gennaro M.
» S. Giorgio M. » S. Giulippo M.
» S. Gorgonio M. » S. Giovenale M.
» S. Gordiano M. » S. Giovanni M.
» S. Gabino M. » S. Giulio M.
» S. Geledonio M. » S. Gioviniano M.
» S. Giusto M.
I
Di S. Igone M. Di S. Innocente M.
» S. Ireneo M. Dei Ss. Innocenti M.
» S. Isidoro M. di S. Illidio M.
» S. Ignazio Vesc. M.
L
Di S. Largo M. Di S. Lorenzo M.
» S. Lino Papa M. » S. Lamberto Vesc. M.
» S. Luciano M. » S. Longino M.
» S. Lucio M.
M
Di S. Marziano M. Di S. Milite M.
Dei Ss. Martiri » S. Massimo M.
Di S. Malpace M. » S. Moysete M.
» S. Metrano M. » S. Marcellino Papa M.
» S. Marcello Papa M. » S. Maurizio M.
» S. Montano Presb. M. » S. Modesto M.
» S. Melchiade Papa M. » S. Macario M.
» S. Massimiliano M. » S. Mattia Vesc. M.
» S. Marone M. » S. Mariano M.
» S. Martiniano M. » S. Marcelliano M.
N
Di S. Nicomede M. Di S. Nunzio M.
» S. Narizzo M. » S. Nobore M.
» S. Nazario M. » S. Nereo M.
» S. Nicandro M. » S. Nazaone M.
» S. Nicanore M. » S. Neopilo M.
O
Dei Ss. Ostorigio ed Ortizio M. Di S. Oronzio M.
Di S. Ostasio M. Dei Ss. Otto Martiri.
P
Di S. Pionio M. Di S. Prete M.
» S. Patrizio M. Dei Ss. Paolo e Pancrazio M.
» S. Pergentino M. Di S. Proculo M.
» S. Peregrino Presb. M. Dei Ss. Pietro e Panta¬leone M.
» S. Ponziano M. Di S. Papia M.
» S. Policarpo Vesc. M. Dei Ss. Porzio e Perfetto M.
Dei Ss. Perpete e Papinio M. » Ss. Pastore e Panfilio M.
» Ss. Passecrate e Processo M. » Ss. Prisco e Filippo M.
» Ss. Proto e Protasio M. » Ss. Polito e Primo M.
» Ss. Pomponio e Procopio M.
R
Dei Ss. Rogaziano e Raranno M. Dei Ss. Roncio e Russo M.
» Ss. Romano e Rustico M. Di S. Romolo M.
S
Di S. Salomone M. Di S. Semplicio M.
» Ss. Sette Fratelli M. » S. Sinforiano M.
» S. Severiano M. » S. Simeone Vesc. M.
» Ss. Sergio e Smaragdo M. » Ss. Sebastiano e Sennen M.
» Ss. Successo e Secondo M. » Ss. Sisimio e Sigesimo M.
» S. Silverio Papa M. » S. Sulpizio M.
» Ss. Sirio e Silelio M. » Ss. Saturnino e Sabiniano M.
» S. Sinapio M. » Ss. Serapione e Satiro M.
» S. Salamino Vesc. M.
T
Di S. Trasea Vesc. M. Di S. Trifone M.
» S. Terenziano Vesc. M. » Ss. Teogenio e Fuzio M.
Dei Ss. Tiburzio e Teodoro M. » S. Torquato M.
Di S. Timoteo Vesc. M. » S. Tedolo M.
» S. Torpete M. » S. Timone Vesc. M.
» S. Teofilo M. Dei Ss. Turbone e Terzio M.
» S. Turgino M.
U
Di S. Urbano Papa
V
Dei Ss. Vitale e Vincenzo M. Dei Ss. Valentino e Vittorino M.
» Ss. Valeriano e Valerio M. Di S. Vittoriano M.
Di S. Vittore Papa M. Dei Ss. Valentiniano e Vito Martiri
Dei Ss. Vittore e Verolino M.  
Z
Di S. Zotico M. Dei Ss. Zenone e Zenobio M.

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Reliquie dei Santi Confessori.
A
Di S. Amatore Vesc. C. Di S. Anselmo Vesc. C.
» S. Alessio C. » S. Ambrogio Vesc. C.
» S. Austergio C. » S. Agostino Vesc. C. D.
» S. Anastasio Papa C. » S. Antonio C.
» S. Augurita C. » S. Apollonio Vesc. C.
B
Di S. Benedetto Ab. Di S. Blandone Ab.
C
Di S. Cataldo Vesc. C. Di S. Colombano Ab.
Di S. Cisisio C. Cilicio e Sajo di S. Francesco
Di S. Carbonio Vesc. C. Di S. Costa C.
Cilicio di S. Pietro Majella
D
Di S. Desiderio Vesc. C. Di S. Domenico C.
Dei Ss. Dormienti Di S. Dragone C.
E
Di S. Eusepio C. Di S. Eubre Vesc. C.
» S. Eustasio Ab. » S. Eligio Vesc. C.
» S. Egidio Ab. » S. Egesippo C.
F
Di S. Frontone Vesc. C. Di S. Feliciano C.
» S. Frontosio C. » S. Fortunato Vesc. C.
G
Di S. Gaudioso Vesc. C. Di S. Gregorio Papa C.
» S. Gilberto C. » S. Giraldo Vesc. C.
» S. Gudrando Re C. » S. Giuliano C.
Dei Ss. Ginvivo e Giuseppe C. » S. Giuliano Vesc. C.
Di S. Giovanni Vesc. C.
I
Di S. Ilario Vesc. C. Di S. Ireneo Vesc. C.
» S. Isidoro Vesc. C. » S. Irunno Vesc. C.
» S. Ignugno Contestabile di Por.
L
Di S. Leonardo Ab. Di S. Leone Papa e C.
» S. Lodovico C. » S. Leucio Vesc. C.
» S. Leodogato Vesc. C.
M
Di S. Massimo Ab. Di S. Mauro Ab.
» S. Marco C. » S. Marino C.
» S. Martino Vesc. C. » S. Modestino Vesc. C.
» S. Mauro Vesc. C. » S. Macario C.
» S. Melano Vesc. C. » S. Mosete Vesc. C.
» S. Marco Papa C.
N
Di S. Nicola Vesc. C. Di S. Niceto Vesc.
» S. Nicola da Tolentino C.
O
Di S. Onofrio C. Di S. Onorato C.
P
Di S. Paolino Vese. C. Di S. Paolo I Erem. C.
» S. Pietro Morone C. » S. Pantaleone C.
» S. Pellegrino Presb. C. » S. Perpetuo Vesc. C.
» S. Pastore C. » S. Paolino C.
» S. Patrizio Vesc. C. » S. Paolo Vesc. C.
R
Di S. Riccardo Vesc. C. Di S. Rugiero Vesc. C.
» S. Roberto Ab. C. » S. Remigio Vese. C.
S
Di S. Severino C. Di S. Simetrio C.
» S. Simeone C. » S. Stefano C.
» S. Severino Vesc. C. » S. Sabino Vesc. C.
» S. Sentenzio C. » S. Satiro C.
» S. Siro Vesc. C. » S. Severino Ab. S.
T
Di S. Tommaso D'Aquino C. D. Di S. Teofane C.
Dei Ss. Tito Vescovo e Teodolo C.
U - V
Dei Ss. Umberto e Vincenzo C. Di S. Valeriano Vesc. C.

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Reliquie di Sante Vergini e Martiri.
A
Di S. Angotta V. M. Di S. Agatonica V. M.
» S. Agata V. M. » S. Auge V. M.
» S. Agape V. M. » S. Apollonia V. M.
» S. Antonia V. M.
B
Di S. Barbara V. M. Di S. Basilia V. M.
» S. Blandina V. M. » S. Basilissa V. M.
Delle Ss. Beatrice e Brigida V. M.
C
Di S. Cecilia V. M. Di S. Costanza V. M.
» S. Chiara V. » S. Colomba V. M.
» S. Cristina V. M. » S. Concordia M.
D
Di S. Doratea V. M. Di S. Domnina V. M.
» S. Donaziana M. Delle Ss. Dodicimila V. M.
E
Di S. Eufrasia V. M. Di S. Eufemia V. M.
» S. Emerenziana V. M. » S. Elisabetta V.
» S. Eufrosina V. M. » S. Eugenia V. M.
F
Di S. Facondia M.
G
Di S. Giulia V. M. Di S. Giusta M.
» S. Giuliana V. M. e della sua Veste.
I
Di S. Irenea V. M. Di S. Isaria M.
L
Di S. Leandra M. Di S. Lucia V. M.
» S. Licia M.
M
Di S. Margherita V. M. Di S. Monica Vedova.
» S. Marta V. » S. Matrona V. M.
» S. Marma V. » S. Martina V. M.
» S. Maria Maddalena e dei suoi capelli  
O
Delle Ss. Ottantuno V. M. Di S. Ologia V.
Delle Ss. Otto Vergini e Martiri.
P
Di S. Ponziana V. Di S. Prisca V. M.
» Prudenza V. e M. » S. Pauliaca V. M.
R
Di S. Romana V. M. Di S. Restituta V.
» S. Rufina M. » S. Rufina V. M.
S
Di S. Sinforosa M. Di S. Scolastica V.
» S. Sabina V. M.
T
Di S. Teodora M. Di S. Tessalonica M.
» S. Tecla V. M. » S. Teodosia V. M.
U
Delle Ss. Undicimila Vergini
compagne di S. Orsola V. M.

Vi sono ancora molte altre Reliquie di Santi nella Cona dell’Altare Maggiore; ma se ne ignorano i nomi, essendosi perdute le cartelle, sulle quali erano scritti.
Cosi nel Catalogo di Monsignor D. Luca Antonio Resta, Vescovo di Andria.

Una quantità di altre Reliquie vi sono nell’Altare di tutti i Santi, ed altre ancora furono lasciate alla Chiesa Cattedrale dai defunti Canonici D. Riccardo e D. Francesco Montaruli, nel 1904, e conservate nel medesimo Reliquario.