Chiesa di S. Lucia

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Monografie Andriesi

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol II, pagg. 219-225
Chiesa di Santa Lucia

IX
Della chiesa rurale
di
SANTA LUCIA V. e M.

Tra i tanti villaggi, che, come si asserisce, coronavano bellamente Andria, nei tempi antichi, uno era quello di Santa Lucia, quasi un mezzo miglio distante dalla città.
L’ala distruggitrice del tempo, che ha adeguato al suolo tutti i suoi edificii, non ne ha rimasto in piedi un rudero almeno. Solo in mezzo alla totale distruzione pare abbia voluto religiosamente rispettare l’antichissima Chiesetta, sacra a Santa Lucia, la celeste Patrona del villaggio omonimo, nonché alcune tombe, che di quanto in quanto vengono scoperchiate dalla vanga e dall’aratro dell'agricoltore. Anni addietro in taluni di questi sepolcri, furono rinvenuti dei cadaveri, circondati di vani vasi di argilla, e le ceneri d’un guerriero con la sua armatura di ferro.
La conservazione di questa Chiesa, dopo tanti secoli, troppo chiaramente dimostra che la devozione alla Santa Vergine e Martire di Siracusa si è sempre viva mantenuta nel cuore degli Andriesi. Fin dai più remoti tempi questa Chiesa aveva un beneficio di libera collazione del Vescovo, con l’annuo reddito di lire 13,27, che si ritraeva da quindici ordini di terreno ad essa contiguo. Il beneficiato non sentiva altro obbligo se non quello di far celebrare una messa il giorno sacro a Santa Lucia. Ai 23 settembre 1697, Mons. D. Andrea Ariano essendosi portato a fare la santa Visita a questa Chiesetta, la trovò aperta, spogliata di tutti gli ornamenti, e povera! Per la qual cosa sottopose al sequestro le rendite del beneficio, che allora si esigevano dalla Commissione della Reverenda Camera Apostolica, affinché vi si facessero le opportune riparazioni [1].
Nel 1698, questo beneficio era posseduto da un Sacerdote della Collegiale di San Nicola, D. Ettore Malex. Questi avendo trovata la Chiesetta mal ridotta, curò, dietro istanza di Monsignor Vescovo, di rimetterla in onore, con le oblazioni dei devoti.
Nel 1743 ne era beneficiato il Sacerdote Don Giuseppe Tommaso Pincerna, il quale esigeva il censo di animi carlini 31 sopra la terra di mastro Ignazio Mucci [2].
Nel 1811 la manutenzione di questa Cappella era a carico del Demanio, che somministrava carlini 31 per la celebrazione di una messa, per cera e riattazione della medesima.
Il 3 agosto 1818, in forza del Concordato, questo beneficio passò all’Amministrazione Diocesana, con l’istessa rendita, e con l’annuo peso di due libbre di cera lavorata, da darsi a detta Cappella, e di una messa da cantarsi nel giorno festivo della Santa.
Ai 14 agosto 1829, Mons. Vescovo D. Giambattista Bolognese, a causa d’una rovina, avvertita in questa Chiesa, avanzò istanza presso l’Amministrazione Diocesana, perché vi si facessero le opportune riparazioni. Il ministro incaricato per tali affari, dietro parere dell’architetto Vincenzo Matera, dava, nell’istesso anno, i desiderati provvedimenti.
Nel 1859 Mons Vescovo Longobardi, a spese della medesima Amministrazione, ne faceva ricostruire il prospetto già diruto, faceva lavorare un’altare di marmo, che poi ebbe altra destinazione, ed una statua in legno della Santa, che fu in parte pagata dai devoti.
Venute le leggi sovversive del 1867, anche questo piccolo beneficio fu soppresso, e la Chiesa restò senza culto alcuno! Se non che ecco apparire alquanti zelanti cultori della Vergine e Martire Siracusana, i quali spiegarono tutto l’impegno per ravvivarne l’antica devozione. Alla Chiesa mancava la Campana, ed essi nel 1889, la facevano fondere a proprie spese [3]. L’Illustrissimo e Reverendissimo Mons. D. Federico Maria Galdi, Vescovo di Andria, solennemente la benediceva nell’Oratorio della Cattedrale, facendo da Patrino l’egregio giovinetto sig. Onofrio Jannuzzi.
A sempre più ravvivare il culto della Santa, nel 1890 a devozione dei fedeli, venne ingrandita una metà della Chiesetta, e l’ing. Cav. Riccardo Ceci l’arricchì a proprie spese d’un vago altarino di marmo, che s’innalza sotto una svelta cupoletta dal medesimo disegnata. A memoria di tutto ciò fu murata la seguente iscrizione:
AFFINCHÉ IL CULTO DELLA V. E M. S. LUCIA
SEMPRE PIO NEGLI ANDRIESI RIFIORISSE
ESORTATORI IL PARROCO MICHELE CAPRARO
LIRORIO BIANCOLILLO - NICOLA ZACCARO
LUIGI COTAZZI E LEONARDO MOSCATELLI
PASSIONATISSIMI DELLA SANTA
COL LORO ZELO E LE OFFERTE DEI DEVOTI
INGEGNERE IL CAV. RICCARDO CECI
PASQUALE CAGGIANO MURATORE
QUESTA ANTICA CAPPELLA
SUPERSTITE AL DISTRUTTO VILLAGGIO OMONIMO
INGRANDIRONO ED A PIÙ ELEGANTE FORMA RIDUSSERO
L’ANNO DEL SIGNORE 1898
Finalmente nel 1905 il Cav. Riccardo Ceci fu Diodato munificamente rifece a sua devozione la prima metà della Chiesetta.
Anima di questa ringiovanita devozione della Santa è sempre il Parroco, Priore della SS.ma Annunziata, Don Michele Capraro, che da varii anni ne celebra la festa, con un concorso non ordinario di gente pia.
Voglia la cara Vergine e Martire Santa Lucia, specie in questi tempi tanto avversi alla religione ed alla morale, mantenere sempre viva negli Andriesi la fede ed intemerati i costumi!

[1] Acta S. Visit. Epi. Ariani, 1697, p. 28
[2] Catasto Onciario di Andria, Vol. IV.
[3] Liborio Biancolillo, Nicola Zaccaro, Luigi Cotazzo, Salvatore Mazzone.