del Can. Menico Morgigni (1853-1932)
Nel periodico il Domani di Andria, Anno I, N. 53, venne pubblicato un Articolo dal titolo «Il poeta di San Riccardo». Si leggeva in esso il periodo che segue:
«La quistione dell’origine, dell’opera e del cominciamento del culto del nostro Santo è ben lontano dall’essere definita; né per definirla bastano le carte, che sono oggi le più note come basi della ricerca: bisognerà estendere le indagini alla storia e alle pergamene delle regioni contermini alla nostra. Nel secolo XIII, per esempio, fu un vero delirio il culto di San Riccardo e in Puglia e in Basilicata».
Le quali parole non sono di chi parla oggettivamente, ma di chi si ostina di fare il critico a qualunque costo, adducendo sempre le stesse obiezioni e mai tenendo conto delle soluzioni di esse in contrario, soddisfacenti anzi esaurienti.
È un fatto: dai bollandisti sino all’ultimo critico il Monterisi non si è ancora potuto addurre una ragione vittoriosa contro l’epoca antica del nostro Santo; poiché di questo si tratta, se sta San Riccardo del quinto secolo o no; se debba questo personaggio confondersi col vescovo Riccardo comparso nel secolo XII.
Contro di questo dubbio capitale gli storiografi, la tradizione rispondono, che nella storia di Andria sono comparsi non uno, ma due Riccardi vescovi, il primo nel V secolo, l’altro nel XII. Che sia vero, basta conoscere, che ciascuno ha un documento in suo favore.
In ordine al primo Riccardo, quello della Leggenda o degli Atti scritti, mandato da Papa Gelasio I ad evangelizzare i popoli andriesi sparsi nei numerosi casali, si leggono le seguenti parole documentali: Sanctissimus ac beatissimus pater noster Richardus anglicus episcopus huius Andriae civitatis [1]; qui beatus pontifex ante obitum suum centum miracula fecit, cuius corpus collocatum est in Confessione istius Ecclesiae.
Le quali parole erano scritte in caratteri longobardici su di un antico Kalendario membranaceo, sulla fede del duca Francesco Del Balzo, che l’ebbe nelle mani e scrisse la Historia lnventionis.
In ordine al secondo Riccardo noi sappiamo ch’Egli viveva nell’anno 1196, che ricevé le reliquie dei SS. Martiri Ponziano ed Erasmo e le depose nella Chiesa di S. Bartolomeo in Andria.
Ecco il documento prezioso:
Ex quo Verbum Patris, sacris sui cordis penetralibus extens, per Angelicum divinum praeconium auribus fuit Virginis instillatum: unde virga Jesse viruit, floruit, germinavit, et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis; millenni centeni nonageni sexti anni curriculus voluitur, et terminatur, usque dum praesens Ecclesia SS. Martirum Erasmi, et Pontiani gloriosis fuit reliquiis ex divinae voluntatis beneplacito adornata.
Quas quidam reliquias – per diligentiam perfecti studii D. Manerii Sacerdotis, et D. Joannis huius Eccl. Abbatis a Civitello Samnitum vicinorum oppido, huc Deo concedente translatas – Dom. Richardus venerandus Episcopus Andriensis mente hilari, et devoto genu suscepit, et ordinato processionis ordine, cum omni qua decet reverentia, et exultatione gaudiorum, cum universo coetu Andriensis populi huic Ecclesie collocavit.
Ad quorum SS. Martyrum laudem praesens altare conditum, idem Episcopus sacrosanctis induit indulgentiis, relaxans perpetuo omnibus catholicis Deum colentibus de criminalium contagiis peccatorum annum unum, et dies quadriginta, qui ad anniversarium huius consecrationis ad hanc Ecclesiam S. Bartholomaei accelerare ex ardore bonae intentionis, et manus adiutrices porrigere studuerint. Actum anno instante, tertia die mensis Aprilis, Indict. 14. – Diamo la traduzione in italiano:
«Da che il Verbo, uscente dal seno del Padre fu per l'angelico annunzio instillato nel seno della Vergine; onde la verga di Iesse verdeggiò, fiorì, germinò ed il Verbo si fece carne ed abitò con noi; sino all'ora presente, nella quale questa Chiesa fu adornata, per beneplacito divino, delle gloriose reliquie dei Santi martiri Erasmo e Ponziano, decorre l'anno mille cento novanta sei.
Le quali reliquie - per la diligenza e grande zelo di D. Manerio sacerdote e di D. Giovanni abbate di questa Chiesa, Dio volente, qui traslocate da Civitella dei Sanniti - il signor nostro Riccardo venerando vescovo andriese ricevé con mente lieta e genuflesso; ed ordinata la processione, con tutta quella riverenza che si conveniva, con esultazione e intervento di tutti i ceti del popolo andriese, in questa Chiesa collocò.
Il presente altare, ad onore dei lodati Martiri, il medesimo vescovo arricchisce di sacrosante indulgenze, rilasciando in perpetuo, sulla pena dovuta alle colpe, un anno e quaranta giorni per tutti quei veri cattolici, i quali nell'anniversario di questa consacrazione, mossi dallo spirito di fede, si degnino di visitare questa Chiesa di S. Bartolomeo e di fare una oblazione»
Due documenti distinti, dunque due personaggi distinti: non è chiaro?
Innanzi che fosse il vescovo Riccardo del secolo XII, la storia ci fa i nomi di parecchi altri vescovi, che sedettero sulla Sede vescovile di Andria.
Riportiamo i documenti sul riguardo:
- 1145.- In uno strumento di donazione da parte di Gottofredo conte di Andria appare come testimone un Matteo vescovo:
- Ego Gottifredus comes andriensis ac Montis viridis dominus. - Ego Mattheus episc. Andriae testis. - Lo strumento si trova fra le carte dell’Archivio della Chiesa di Nazaret in Barletta.
- MCXLIV. – [Supradictus] Leo Episcopus Andriæ propter amorem [et devotionem] erga S. Stephanum et eius Monasterium, donavit Ecclesiam SS. Martirum Nicandri et Martiani, quæ est in Andriensi silva constructa cum integro statu et iure suo etc. [et Robertus Cellararius nomine abbatis et Monasterii possessionem capit per chartulam Notarii].
- MCXXXVII. – [Eodem anno] Leo Episcopus Andriæ confirmavit Monasterio (S. Stephani) [per chartam] donationem Hospitalis S. Mariæ quod appellatur Montis Balneoli.
I quali due rilievi storici leggonsi in Chronicum rerum mirabilium S. Stephani Protomartiris ad rivum maris, scriptum a Rolando monacho qui vivebat an. Dom. MCLVII.
– Nelle secolari divergenze tra i due Capitoli maggiori della Città appaiono due bolle episcopali in pergamena, mai ritenute apocrife dai tribunali, quella cioè di Mons. Ilderico nell’anno 1126, quella di Mons. Desidio nell’anno 1104. La pergamena del primo, che si custodiva nell’Archivio del Capitolo Cattedrale, andò perduta nell’incendio del 1799: la seconda conservasi ancora in Archivio presso il Capitolo di S. Nicola. Di quest’ultima parleremo di proposito in altro studio.
– 1089. – Il papa. Urbano II consacra l’arcivescovo di Bari Elia e lo provvede d’una bolla di concessione, nella quale enumera le diocesi che devono obbedirgli come a Primate: Hae Dioeceses sunt Barum, Canusio, Tranum, Bitectum, Bitontum, Medunium, Iuvenatium, Melficta, Rubum, Andri, Canna, Minervinum etc .. Codice Diplomat. Barese. Documento 33.
Mi fermo per ora, poiché potrei continuare, a questa testimonianza ufficiale, che la diocesi di Andria già esisteva nell’anno 1089.
La critica orgogliosa intanto, come la pitonessa sul tripode, pronunzia la sentenza che tutta questa roba sia apocrifa. Ma chi non sa, che la critica non sempre coglie nel mezzo e tal fiata ne sballa delle grosse, come nel caso nostro, affermando che il vescovo Riccardo del documento 1196 sia il beatissimo Riccardo di cui narrano gli Atti?
Come innanzi s’è veduto, non vanno confuse le due personalità, i due Riccardi. Il primo meritò di esser segnato nel Kalendario ms. con nomi o titoli, che indicano la eccelsa sua santità: Sanctissimus ac Beatissimus Pater noster Richardus. Hist. Invent. Di Del Balzo. Il secondo è quel vescovo, cui si riferisce il documento o bolla innanzi riportata, dal semplice titolo: Richardus venerandus episcopus andriensis.
Il primo visse tra il V ed il VI secolo; è di nazione anglo-sassone; apostolo delle genti di Andria, alle quali: – in pignus dilectionis – lasciò il suo corpo santo. Il secondo nella serie dei vescovi andriesi pontificò in fine della seconda metà del secolo XII; ma ignorasi il paese che lo vide nascere e dove si giacciono le sue ossa.
Un’altra differenza notevole tra i due Riccardi, mai rilevata da alcuno, è che i vescovi, successori del primo, meritarono d’essere effigiati sulle pareti della Cripta coi titoli di santi e beati: Hist. Invent. forse per dimostrare quanti eroici e santi fossero i primi tempi della Chiesa di Andria; fondata dal santissimo e beatissimo Riccardo.
I vescovi successori invece del secondo li sorprendiamo nella storia sotto la minaccia d’esser colpiti dai fulmini della Santa Sede. Erano quelli tempi agitatissimi, ed ardeva in Puglia la guerra per la tutela di Federico II imperatore tra Innocenza III e Marqualdo pretendente (sempre il tedesco).
Andria era divisa tra l’uno e l’altro. Il Papa manda a governarla un suo cugino, il maresciallo Iacobo di Segni. Questi, per tener e a freno la città, costruisce in essa una forte rocca: invano, poiché si attenta alla sua vita. Ciò si rileva dal documento, che segue:
Marescalcus … extruxit munitionem fortissimam apud (in) Andiam, ubi palatium Comitis prius erat. Quidam autem filii Belial ei ponentes insidias, irruerunt in ipsum, putantes cum gladiis interficere. Sed quoniam armatus erat sub clamide, intentionem suam non potuerunt ducere ad effectum … Ipse vero quosdam eorum capiens diversis suppliciis interemit, bona diripiens omnium autem confiscavit. Ex vita Inn. III del Baluzio nel Muratore. La traduzione si lascia agli intelligenti.
Il Papa Innocenza III allora scrive una sua lettera non soltanto ai capi del popolo, ma al vescovo, al Clero, al popolo di Andria, perché stiano al loro posto, minacciando in caso contrario il suo sdegno. Per sventura questa lettera non è più nel bollario dell’Arch. Capitolare; ma di essa ne parlano gli storiografi Pastore e Durso e l’Ughelli nella sua Italia Sacra, Tomo VII. Correva l’anno 1202.
A poca distanza sorge nuovo incidente ed è questo. Il vescovo di Andria, a danno degli Spedalieri di Barletta, usurpa un Casale e se lo ritiene. Non conoscendosi il nome di quel vescovo, non sappiamo se sia il su riferito Riccardo II, ovvero un suo immediato successore.
Al vescovo usurpatore segue un altro vescovo, il quale ostinandosi nel preteso diritto, si mantiene in possesso del Casale usurpato. Allora i monaci spedalieri di Barletta si appellano all’autorità d’Innocenzo III. Questi con sua lettera del 1210 ordina al Vescovo di Canne ed al Priore del S. Sepolcro di Barletta di aprire un processo contro il vescovo Andriese, a fine di costringerlo alla resa del Casale anche con le pene canoniche.
Ecco il documento, cui non puossi negare fede:
– Innocentius etc. venerabili fratri Episcopo Cannarum et dilecto filio priori S. Sepulcri de Barulo salutem …
Dilecti filii fratres Hospitalis Iherosolimitani de Barulo nobis conquercndo monstrarunt quod, cum bone memorie Andriensis episcopus quoddam eorum Casale auctoritate propria occuparit, prepediente malicia temporis et guerrarum: venerabilis frater noster successor ipsius (l’attuale cioè vescovo andriese successore del vescovo che aveva occupato il Casale) dictum Casale occupatum detinet ac reddere contradicit in ipsorum preiudicium et gravamen.
Quocirca discretioni vestre per apostolica scripta mandamus quatinus, partibus convocatis … quod iustum fuerit, appellatione postposita, statuatis; facientes quod decreveritis per censuram ecclesiasticam firmiter observari etc. Datum Laterani, VIII Kal. Maii, pontificatus nostri an. XIII. – Delaville Le Roulx, Tomo II, Paris.
In sostegno della mia tesi sulla irrequietezza dei vescovi di Andria nel principio del secolo XIII, do un altro documento. Al metropolita di Trani con bolla di Alessandro II, 15 Maggio 1063, furono sottomesse sin d’allora le Chiese di Andria, Barulo, Bisceglie, Minervino, Montemilone ed Acquatetta, ecc ..
Causa poi la nequizia dei tempi o la inconciliabilità dei diritti, spesso dai soggetti si negava fede a quel metropolita; in difesa del quale fu uopo intervenissero con nuove bolle i pontefici di Roma; così Urbano II nell’anno 1090, Callisto II nel novembre 1120, Adriano IV nel gennaio 1158, Alessandro III nel genn. 1177, Celestino III nel feb. 1192.
Con le quali bolle si confermava agli arcivescovi di Trani: – quidquid cognoscitur pertinere, urbem videlicet Tranensem, Coratum, Andrem, Barulum, Vigilia, etc. cum omnibus pertinentiis suis et Ecclesiis constructis intus et foris. –
Pare che i vescovi di Andria e di Bisceglie si fossero allora distinti più nella ritrosia ad ubbidire ai metropoliti tranensi. Infatti papa Gregorio IX nel 1228 scrive una lettera severa ai vescovi di Andria e Bisceglie – che non nomina: nella quale ingiunge loro prestare ubbidienza e riverenza a Frate Giacomo testè eletto arcivescovo di Trani – monitis et mandatis ipsius humiliter obsequendo … . Alioquin sententiam quam ipse rite tulerit vos in rebelles ratam habebimus ... Prologo, Le Carte dell’Arch. del capitolo tranese, Docum. CIX.
Tutto ciò s’ignora, o si mostra d’ignorare dalla critica, la quale non tenendo mai conto degli argomenti positivi in favore della verità storica, sostenuta da antichissima tradizione, non fa che ripetere le sue ragioni negative.
Ben diverso adunque dal vescovo Riccardo dello scorcio del secolo XII, nell’epoca dei Normanni, è San Riccardo, patrono di Andria, il di cui culto antichissimo vien luminosamente descritto dal duca Francesco Del Balzo nella sua Hist. Inventionis.
[tratto da “Pagine sparse nella Storia Civile e Religiosa di Andria”, del Can. Menico Morgigni, Andria, Tip. B. Terlizzi, 1919, pp. 3-15.]]
NOTE
[1] La parola civitatis nei tempi oscuri del Medio Evo non sempre aveva il significato d’un gran centro abitato, ma spesso significava un numero di Casali uniti insieme col vincolo amministrativo – come nel caso nostro.