[con la musicalità di una ode anacreontica]
Nativo mio paese,
oh, Andria premurgese!
L’afoso clima estivo
mi induce via a migrare
su un cristallino mare:
bagni iodati e svago;
ritorno acciò alle dune
corolle delle spiagge
ridenti e ancor selvagge
sotto la bianca Ostuni.
Lo stagno qui al tramonto
mi appare blu turchino
e il rospo smeraldino
giù dallo sparto tonfa;
la stipa cespugliosa
protegge la riviera,
le dona un'atmosfera
calida tropicale.
In rari dì la pioggia
rimanda il suo bruire
confuso col frinire
delle cicale in voglia
e attenua la calura;
d'incanto tutto tace
ma il cuor non vi soggiace
brama effusioni e attende.
Là presso la scogliera
di innamorati nido
emerge di Cupido
l’arco su noi scoccato
e in tocchi, strette e baci
dimentichi del mondo
l’amore a tutto tondo
Venere ci elargisce.
Nei lieti giorni al lido
serbato dal Pilone
frizzante un'abluzione
dona briosa l'onda,
purifica e ritempra
le membra in ogni assetto
lo spirto torna eletto,
arsi di eccelsa ebbrezza.
Sdraiato poi in veranda
in frivola lettura
nell’aere perdura
lo sciabordio dei flutti
sommesso e sottotono
erotico e ventrale
qual ritmo ancestrale
delle emozioni e brame.
Zampetta sul mio prato
che attornia la villetta
fratino che or cinguetta
gaio del colto seme
tra i talli dei cespugli
del mirto in fioritura,
aulente alta bordura,
balsamo del respiro.
Mi accoglie indi il suo canto
all'alba dal lentisco
ed un ricordo prisco
torna a infiammarmi il cuore:
rimembro il mio rifugio
tra i colli premurgiani
che ispirano peani
e saffici intensi carmi
rivolti alla mia sposa
unica generosa.
Da “Il Pilone” di Rosa Marina, 18 luglio 2020
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt