“σοὶ δὲ θεοὶ τόσα δοῖεν, ὅσα φρεσὶ σῇσι μενοινᾷς ...”
“νῦν δ'[έ], ἐπεὶ ἡμετέρην τε πόλιν καὶ γαῖαν ἱκάνεις,
οὔτ' οὖν ἐσθῆτος δευήσεαι οὔτε τευ ἄλλου,
ὧν ἐπέοιχ' ἱκέτην ταλαπείριον ἀντιάσαντα. ...”
[1]
[sul ritmo di una Romanza lirica]
Or, mentre nel cielo brumale
del dì che si appresta l’albore
nunziato dall’astro d’amore
abbozza un’Andria apicale,
ti miro tra coltri raccolta
e nei sogni, e, come una volta
mia cara, ti colgo avvincente.
Un dì, per celeste espediente
d’Atena glaucopide Diva
destato, Odisseo blandiva
Nausica donzella avvenente:
“Gli Dei t’elargiscano doni
sì quanti nel cuore tu intoni”
augurò, dal suo guardo sedotto.
[2]
Anch’io, che or n’ho settantotto
d’inverni trascorsi in attesa
che prima al dì l’alba sia accesa,
anelo d’Atena un indotto
che appieno ti appaghi mia amata,
sollecita sposa adorata,
formosa, di nobil sembianza.
Già in me da gran tempo tien stanza
l’atavica teofania
del Cristo ferente energia
all’Amore sublime che avanza
ed esalta l’umano sentire;
l’Avvento che or stiam per fruire
mi rende men rude e sociale.
[Salvator Dalì, Teofania nel roveto ardente, 1964]
L’umano sentir solidale
inveniam da Nausica già espresso,
Odisseo accogliendo malmesso:
“Se sbarca sul mio litorale,
non abito manchi né un morso
al meschino che implora soccorso”,
ciò disse con far risoluto.
Sull’Oreb più nobile aiuto
[3]
a Mosè nel roveto ardente
concesse Adonài, afferente
la legge d’addurre in nov’uso;
infuse speranza e una fede,
princìpi allo spirto che crede,
e il vivere rese sereno.
[Andria, 1° vicolo Tutino, anni Cinquanta del Novecento]
Mia cara, mia amato terreno
abbraccio e ristoro dei sensi,
la fede che alluma gli assensi
del nostro convivere appieno
ci avvolga d’amore immortale
che forte scavalchi ogni male
in questo Natale imminente.
Al prossimo nostro adiacente
carente di certe speranze
porgiamo concrete sostanze
un gesto non solo accogliente.
“Tu ama” – Lui proferì spesso
“il prossimo come te stesso”,
finché non fioriscan sorrisi,
letizia traspaia dai visi
e amore ci tempri indivisi.
Fine novembre 2021, all'Avvento del Signore.
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt
Note sui testi richiamati nei versi
...
ἔνθ' αὖτ' ἄλλ' ἐνόησε θεὰ γλαυκῶπις Ἀθήνη,
ὡς Ὀδυσεὺς ἔγροιτο, ἴδοι τ' εὐώπιδα κούρην,
...
“σοὶ δὲ θεοὶ τόσα δοῖεν, ὅσα φρεσὶ σῇσι μενοινᾷς,”
...
“νῦν δ'[έ], ἐπεὶ ἡμετέρην τε πόλιν καὶ γαῖαν ἱκάνεις,
οὔτ' οὖν ἐσθῆτος δευήσεαι οὔτε τευ ἄλλου,
ὧν ἐπέοιχ' ἱκέτην ταλαπείριον ἀντιάσαντα.”
...
allora ecco altro arguì Atena, glaucopide Diva:
che Odisseo si destasse e mirasse la fanciulla dall’ammaliante sguardo,
...
... [Ulisse:]
“Gli dei ti elargiscano tanti doni quanti in cuore desideri”
...
... [Nausica:]
“Ora poi, che sei giunto nella nostra città e terra,
non ti mancherà abito, né altro,
quanto è giusto ottenga l’indigente che supplica.”
1 Moyses autem pascebat oves Iethro soceri sui sacerdotis Madian; cumque minasset gregem ultra desertum, venit ad montem Dei Horeb.
2 Apparuitque ei angelus Domini in flamma ignis de medio rubi; et videbat quod rubus arderet et non combureretur.
3 Dixit ergo Moyses: “Vadam et videbo visionem hanc magnam, quare non comburatur rubus”.
4 Cernens autem Dominus quod pergeret ad videndum, vocavit eum Deus de medio rubi et ait: “Moyses, Moyses”. Qui respondit: “Adsum”.
5 At ille: “Ne appropies, inquit, huc; solve calceamentum de pedibus tuis; locus enim, in quo stas, terra sancta est”.
6 Et ait: “Ego sum Deus patris tui, Deus Abraham, Deus Isaac et Deus Iacob”. Abscondit Moyses faciem suam; non enim audebat aspicere contra Deum.
1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.
2 L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.
3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».
4 Il Signore [Adonài] vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!».
5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!».
6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.
[tratto da “ Sacra Scrittura, La Sacra Bibbia”, edizione CEI, Esodo, 3, vv. 1-6. - Sito consultato il 15/11/2021.]