La meridiana addita sul mio viale
ch’è giunto il giorno all’ultima sua ora
nell’ombra netta al piano equatoriale;
con rai più caldi l’occidente indora
Apollo fiacco del lung’arco teso
coll’infuocato carro, ora discende
sull’arse Murge da Venere atteso
che china sugli ulivi già risplende.
Su d’essa l’ore apprendo al mio rifugio,
nel roseo cotto steso a mezzogiorno
della sorgiva valle, e senza indugio
per sopir gli affanni qui spesso torno.
Scorgo la Luna, in divisa a falce,
s’alza puntuta ed Afrodite affianca,
all’incontrario stacca i colli in calce,
rischiara l’ombre già avvolgenti a manca.
Ecco è già sera e non del dí soltanto
pur le mie membra volgono al tramonto,
con l’Arti di Mnemosine al mio canto
dell’Increato la Pietà racconto.
Alfin s’imbruna e cielo e terra immoti
la meridiana più non segna l’ore;
Lassù s’attende ch’io adempia ai voti
che Vi ritorni e taccia questo cuore.
Andria, 18 maggio 2018
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt