Protendi le tue braccia, mio Signore,
su questa ormai desolata landa
da noi vastata senza alcun pudore:
la tua Misericordia qui si spanda!
Ci stiam chiudendo su noi stessi a riccio
rigettando al di là il derelitto
e l’ospitalità or ci è d’impiccio:
l’alta tua Carità ci sia d’editto!
Viti ammantate dei primi colori
dell’arcobaleno poi che ai tepori
vermigli porsero i dolci racemi
nell’ultimo sol di settembre, memi
d’usi vitali nei tralci archiviati,
ed i glauchi olivi, già picchiettati
nel pressante verno di brune drupe
mature, sulla premurgiana rupe
a rada schiera radicati, frangono
le attuali irruenti acque e sorbono,
diluvianti per l’alterato clima,
dacché per la natura non c’è stima.
Ed alza intanto l’occidente muri
acché gli aviti geni restin puri
e a insana protezione di poteri
vacui di democratici voleri.
Dove son dovizie fomentan guerre,
fuggon gl’indigeni dalle lor terre;
rischioso viaggio tra deserto e mare
asilo attendon non ripulse amare.
Ibris ognor più spesso ecco s’aggira
nelle mie contrade e l’umano evira:
tracotanza insinua, efferatezza,
in chi del più alto scranno s’attrezza.
Riavrem le prische miti primavere
e le strette di mano, saran sincere?
La Saggezza regoli il nostro agire
e il Rispetto non ci farà perire.
Ch’Elpis non sia sol sogno di sveglio!
All’Altro il dar, sia generoso appiglio,
memori del mandato del Signore:
“Il prossimo amerai con tutto il cuore”.
Oggi Tu fiducioso benigno guardi,
che il nostro rinsavir più non s’attardi!
Nell’avvento del Signore del 2017
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt