Fiorito è il sarcopoterio spinoso
rosso violaceo nella valle Oscura;
colse un fardello, il contadin, nodoso
la scorsa estate per scaldar le mura
nel gran Sinedrio, giudice stasera
del Giusto per cui Procula ha paura.
È il mese di Nizan, è primavera,
giorno quattordici, del sacrificio;
cinerei raggi dalla velata vera
la luna piena effonde in quell’ufficio
ove Anna e Caifa squarciano le vesti
all’udire il Cristo, ed un giudicio,
una sentenza «Ha bestemmiato! Questi
indotto venga a Pilato e condannato».
Dal Procuratore messo agli arresti,
Cristo, di spinaporci è incoronato,
dagli stolti soldati Re deriso,
qual crepitio di pruni, frastornato.
Già tutto il corpo è insanguinato e il viso,
il popol sobillato «A morte! » grida,
e sale il Golgota pel sentiero inciso.
Gesù stremato or sulla croce invia
l’ultimo afflato al Padre ch’è nei cieli,
e della Madre Giovanni il figlio sia.
Vuota è la grotta, sol vi sono i veli,
tornato è donde qui per noi discese,
con Lui, redenti, ritorniam dialleli.
Tra le reliquie che quel dì l’offese,
portentosa una Spina Andria accese,
di misericordia invito palese.
Venerdì Santo e Annunciazione del Signore 2016
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt