Cullano lunghe le onde
la piccola vela all’ancora, ammainata,
una nenia par le cantino
dal lento sciabordio tenuemente intonata;
mille canne ad occaso tuonano ancora,
rumoreggia con baritonal voce
nella sibarite baia tuttora il nembo esausto;
s’alza da oriente, dal lido della prossima rocca
in variopinto abbraccio di speme e pace
l’arco che spuma e sponda affratella
e fievolmente assicura
che arieggia ormai la quiete attesa.
Sull’acciottolata riva, increspata dagli scorsi marosi,
rincorrendosi in ampie volute tornano
a strusciare gli adunchi becchi tra loro
i ridibondi gabbiani in festosa gazzarra,
lievemente planano e strillano intese.
Giovani in coppia scampati al fortunale
ricalcano le orme lasciate sul greto
che in dolce declive alla riva conduce,
per mano l’un l’altra trascina
a guazzare nella bianca risacca:
fondono gli schizzi e la schiuma
ogni linfa vitale che imperiosa erompe,
dagli innamorati abbracci esplosa.
Istanti di schiarite e affetti intensi;
memoria viva della scorsa estate
in questi ultimi giorni d’Avvento
riemersa non so per qual intimo nesso ...
o semplicemente sorta mirando in Cattedrale
la tenerezza espressa dai gotici tratti
di Maria orante accanto al mio Salvatore,
serena, coll’assorto Giuseppe riapparsa
nel nostro secolare ligneo Presepe:
focagna vernale del cuore cristiano,
arma dell’Amore che ogni altro amore affuoca,
sbianca i più cupi presagi in chiare speranze,
attenua le asperità della vita,
e nei cuori risana,
le molteplici angosce del difficile tempo corrente.
Nell’avvento del Signore, 25 dicembre 2014
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt