Torno a suonare la mia zampogna

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Torno a suonare la mia zampogna

[sul ritmo di una “ Pastorale” - ninna nanna [1]]

Adorazione dei pastori, di Corrado Giaquinto
["Adorazione dei pastori", di C. Giaquinto
Museo Diocesano "San Riccardo", Andria]

Quanti pensieri, Signore, allorquando
Ti miro rivolgerti sgambettando
verso Maria, dal probo Giaquinto
al Conservatorio nell’arco pinto!

Vedo ai tuoi piè musicante e pastore
che porgono doni, nenia e il calore
del loro candido e schietto sentire:
flautata armonia col tuo vagire.

Alta è l’intesa di Te con la Mamma;
riflesso è l’amore in ogni sua gamma;
splende nei volti quel raggio di pace
di cui la tua viva presenza è face.

Torno a suonar la mia rude zampogna
ché ad ogni iemale solstizio agogna
l’animo mio zufolare ai tuoi piedi
parole rimate di affetti e fedi

spesso delusi con vile grettezza
da me ch’or T’implora avendo contezza
delle sue pecche dei suoi raggiri
che Tu puoi mutare in auro e zaffiri

 

Era e Athena si stringono la mano simbolo di pace e amicizia (Museo Museo dell'Acropoli di Atene)
[Era e Athena si stringono la mano
(Museo dell'Acropoli - Atene - foto Marsyas, 2007, su wikimedia]

se negl’intenti vi scorgi l’ardore
del cuore pentito che cerca amore
e chiede perdono, un’aura di pace
per sé, per il mondo e che sia tenace.

Pace T’implora chi presso a Te viene,
sfibrato e depresso da grevi pene,
guerre ed eccidi efferati inumani.
Induci le genti a stringer le mani, [2]

riconciliati e concordi alla pace,
che sia, Signore, profonda e audace,
alba non cupa di nubi serena
che renda la vita men triste e amena!

Canto ai tuoi piedi qual tuo pifferaio
indegno incostante giullare gaio,
questa mia ninna; Ti giunga gradita.
Che torni, Signore, la pace ambita!

Ricorrendo l’avvento del Signore, dicembre del 2022.

Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt

 

Alcune note chiarificatrici

[1] A documentazione e arricchimento letterario si trascrivono i primi dieci versi di un testo poetico di Teocrito, poeta siracusano vissuto nel IIIº secolo avanti Cristo, perché in essi compare una ninna nanna, forse la prima che ci è stata tramandata per iscritto. Questo testo in greco dorico, dagli studiosi detto idillio e classificato come XXIV, è in effetti un epillio (breve carme epico-mitologico) composto come gli altri idilli da esametri, dove nell’incipit compare la suddetta delicata ninna nanna.
 A ninnare è Alcmena della città di Midea, madre dei piccoli gemelli Eracle e Ificle, moglie di Anfitrione. (Per inciso il mito afferma che i piccoli sarebbero stati eterozigoti perché generati il primo per opera di Zeus ed il secondo per mezzo di Anfitrione.)
Si notino le parole ripetute nonché alcune rime intermedie: tali accorgimenti poetici inducono a pensare che Teocrito abbia inteso riportare la cantilena propria delle ninna nanne:
εὕδετ', ἐμὰ ... ... / εὕδετ', ἐμὰ; / ὄλβιοι ___οισθε ... ... ὄλβιοι ___οισθε.

[trascrizione del testo greco di Teocrito] [mia traduzione libera]

ΗΡΑΚΛΙΣΚΟΣ

Ἡρακλέα δεκάμηνον ἐόντα ποχ' ἁ Μιδεᾶτις
Ἀλκμήνα καὶ νυκτὶ νεώτερον Ἰφικλῆα,
ἀμφοτέρους λούσασα καὶ ἐμπλήσασα γάλακτος,
χαλκείαν κατέθηκεν ἐς ἀσπίδα, τὰν Πτερελάου
Ἀμφιτρύων καλὸν ὅπλον ἀπεσκύλευσε πεσόντος.

ἁπτομένα δὲ γυνὰ κεφαλᾶς μυθήσατο παίδων·
«εὕδετ', ἐμὰ βρέφεα, γλυκερὸν καὶ ἐγέρσιμον ὕπνον·
εὕδετ', ἐμὰ ψυχά, δύ' ἀδελφεοί, εὔσοα τέκνα·
ὄλβιοι εὐνάζοισθε καὶ ὄλβιοι ἀῶ ἵκοισθε.
»
ὣς φαμένα δίνησε σάκος μέγα· τοὺς δ' ἕλεν ὕπνος.

[da “ Testi poetici della letteratura greca, Teocrito, Idillio XXIV”, vv. 1-10 (sito consultato il 03/12/2020)]

IL PICCOLO ERACLE

Si racconta che Alcmena di Midea
poi ch’ebbe lavato e saziato di latte Eracle
di dieci mesi, e Ificle, più giovane di una notte,
li adagiò nello scudo di bronzo, la bella arma
presa da Anfitrione allo sconfitto Pterela.

Ella indi accarezzando il capo dei bambini li ninnò:
«Oh sì, miei piccoli, dolce sonno fino al risveglio;
oh sì, anima mia, miei due gemelli, sani e salvi;
che beati riposiate e beati fino al mattino siate
»
Mentre cantava e dondolava il grande scudo s’addormentarono.

 

[2] La prima stretta di mano, “δεξίωσις”, data in segno di amicizia e pace tramandata nel nostro mondo occidentale è quella scolpita sulla stele del V sec. a. C., (nel testo riprodotta in un particolare della foto di Marsyas del 2007, edita su wikimedia) attualmente conservata nel Museo dell’Acropoli ad Atene. Il motivo ispiratore della stele realizzata dagli Ateniesi è quello di voler testimoniare l’amicizia e la pace esistente tra Samo e la loro città Atene (città nella scultura della stele rappresentate da Era e Atena). Infatti nella guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene, conclusasi nel settembre del 405 a.C., Samo era rimasta alleata di Atene nonostante la sconfitta subita dagli Ateniesi ad Egospotami, “Αἰγὸς ποταμοί” (torrente del Chersoneso, “Χερσόνησος”, nella Tracia [Turchia europea] che sbocca nello stretto dei Dardanelli, già Ellesponto).