Vecchia Torre Sabea, Gallipoli

Contenuto

Vecchia Torre Sabea,     a Gallipoli

(rime odeporiche)

(con la leggerezza del ditirambo)

Torre Sabea, spiaggia presso Gallipoli

Vecchia Torre, spiaggia aprica,
scogli e arena rada e bionda,
in quest’ansa il mar s’attonda
smorza i flutti e vi ristà.

Torre Sabea

Torre della Punta Spea [1],
baluardo ai Saraceni
che a Naupatto furon scemi,
veglia austera la Città.

Cinquecento anni or sono
qui racconta una leggenda
di due sposi la vicenda,
che alla morte lor portò.

Fu a una Pasqua delle rose.
Flavio è guardia nella torre,
Florilanda da lui corre;
nell’amplesso riposò.


Nella notte densa d’ombre
la beltà gallipolina
pel paese s’incammina;
ma la strada sua smarrì.

Alla torre allor rientra;
a un nemico Flavio conta
e nel buio già l’affronta.
Florilanda gli morì.

scogliera presso "La Vecchia Torre Sabea"

Disperato il baldo sposo
con l’amata in una barca
l’orizzonte estremo varca …
e nel mar s’inabissò.

Nella Torre due gabbiani
ogni sera da quel tempo
in amore fan concento
sino all’alba al mar: ohibò!


Vecchia Torre spiaggia aprica:
la letizia qui ti è amica.

Gallipoli, 23 Luglio 2017

Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt

Litorale presso "La Vecchia Torre Sabea" a Gallipoli
[panoramica al tramonto del litorale presso "La Vecchia Torre Sabea", Gallipoli - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 07/2017]


Note
[1] Si trascrive il seguente testo dal sotto citato studio di Tommaso Leopizzi, per rendere comprensibile la leggenda succintamente richiamata nella composizione in versi.
"A circa cinque chilometri da Gallipoli, sulla scogliera di settentrione, si può ammirare un'altra torre posta nelle immediate vicinanze del mare. Nelle mappe e nei documenti militari è detta "Torre Sapea o Spea", ma dai Gallipolini è conosciuta come "La Vecchia Torre". E' di forma quadrata, simile nel disegno ma anteriore alla Torre S. Giovanni della Pedata. …
Non di rado intorno ad alcune torri sono sorte, in epoca imprecisata, delle toccanti leggende che, arricchite di particolari, sono giunte fino ai nostri giorni. Gli episodi, che stiamo per narrare, da alcuni sono riferiti alla circolare Torre del Pizzo, da altri alla Torre S. Giovanni della Pedata. Ma poiché il racconto popolare menziona ripetutamente "La Vecchia Torre" di Gallipoli, a noi sembra più giusto ritenere che si tratti della Torre Sabea.
Infatti, ancora oggi, quando i gallipolini parlano della "Vecchia Torre", intendono indicare espressamente e solo la Torre Sabea; inoltre, parlando la leggenda di costa irta e frastagliata su cui la giovane protagonista macera le sue carni delicate, ci è parso di riscontrare una simile scogliera solo a settentrione di Gallipoli.

Si narra che durante il secolo XVI, periodo funestato da continui assalti di pirati, le torri costiere venivano sorvegliate da drappelli di soldati addestrati a fronteggiare il pericolo. Tra i torrieri incaricati di difendere la Vecchia Torre vi era un giovane aitante di nome Flavio, il quale si era innamorato ed aveva sposato Florilanda, una fanciulla gallipolina dalle dolci e formose sembianze ma di poveri natali. Nel giorno di Pentecoste, detta anche Pasqua delle Rose, la giovane sposa, desiderando ardentemente rivedere anche per un solo istante l'amato sposo di stanza alla Vecchia Torre, insieme ad un gruppo di compagne raggiunse la torre, dove si incontrò in un appassionato abbraccio col suo sposo, che l'aveva seguita da lontano. I due innamorati rimasero avvinghiati in un amplesso senza tempo, ignorando il richiamo delle compagne di Florilanda le quali ripresero, sul far della sera, la vita del ritorno. Quando Florilanda, svegliatasi dal profondo sogno d'amore e licenziatasi dallo sposo, volle rientrare in città, ormai le dense ombre della notte erano calate sulla scogliera facendole smarrire la strada. Pensò bene allora di ritornare da Flavio; ma questi, insospettitosi dello strano rumore e credendo trattarsi di un nemico, le corse incontro trafiggendo con un colpo di alabarda il corpo reso informe dalla notte fatale. Ben presto comprese il tragico errore: compose su di una barca il corpo esanime della fanciulla amata e insieme sparirono verso l'orizzonte senza più fare ritorno. La gente continua a narrare che ogni sera due bianchi gabbiani riposano nei ripari della Vecchia Torre per volare, all'alba, verso il mare infinito avvolti da un comune eterno destino d'amore (In nota: Luigi Sansò, "La leggenda della Torre di S. Giovanni", da: Una Manciata di fogli, ed. Paiano, Galatina, 1954, pagg. 15 e 16.)."
[tratto da “Torre Sabea” in “Le torri costiere intorno a Gallipoli”, di Tommaso Leopizzi, pubblicato nel sito http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1984/I/art/R84I006.html, (consultato il 23 /07/2017)]